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Autore: Kiki87    21/02/2014    3 recensioni
Ognuna di loro era una principessa e sapeva che le avrebbero insegnato qualcosa, seppur ancora non fosse abbastanza grande da considerarsi una di loro. Ma un giorno, le ripeteva la stessa melodica e soffusa voce, anche lei lo sarebbe stata e, finalmente, avrebbe compreso tutto.
Da sempre amante delle favole, Brittany deve affrontare una nuova realtà ben diversa da quella conosciuta e rassicurante. Con le presenze rassicuranti della madre e di Lord Tubbington, incontrerà nuove persone e inizierà una nuova vita. Sarà duro il cammino per sentirsi come le sue principesse preferite? Troverà, infine, quel principe di cui sognava da bambina?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Brittany Pierce, Hunter Clarington, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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epilogo
Le favole si avverano:
nel profondo
vogliamo credere che
continuano ad avverarsi
e un segreto è svelato,
è la parte della storia
che preferiamo.

Non chiedere al tuo cuore se
sente di poter volare.
La tua testa sente di poter girare,
ogni lieto fine è un nuovo inizio,
restane affascinato.

(Ever Ever After – Carrie Underwood, colonna sonora
di “Come d'Incanto”, Walt Disney) 1



Epilogo



Era sempre qualcosa d’emozionante e di “magico” estrarre la sua scatola a forma di scrigno: ne sfiorava la superficie intagliata con l'incisione dei due simboli (un diadema da principessa e una stella a simboleggiare il grado militare) con rispettive iniziali “B” e “H” che un caro amico aveva commissionato per loro. Uno dei doni decisamente più apprezzati di sempre.
Lo schiuse e, ancora una volta, lo sguardo vagò tra i ricordi più sereni della sua vita, ma non indugiava mai troppo nella dolce nostalgia: richiamarli alla mente, era come riviverli, ma con la consapevolezza di ciò che era avvenuto dopo e, al contempo, con la dolce sicurezza che ve ne sarebbero stati altri. Altrettanto sereni e felici con i quali riempire ulteriormente quello scrigno.
Il primo che prese tra le mani era una pergamena arrotolata: seppur conoscesse a memoria le parole scritte, le rilesse ancora una volta. E la mente, con un sorriso sognante sulle labbra, vagò alla prima volta in cui le aveva lette.

Quando schiuse gli occhi, un sorriso sereno aleggiava ancora sulle sue labbra, ma serrò nuovamente le palpebre, quasi volendo assicurarsi di poter trattenere quella nuova serenità il più lungo possibile. Dopo anni nei quali era sembrata vagare in una sorta di limbo, tutto sembrava così incredibilmente meraviglioso nella sua naturalezza.
Allungò la mano, ma corrugò le sopracciglia, quando percepì la zona più fredda del materasso. Schiuse nuovamente gli occhi e si sollevò con il torso: ad eccezione di Mr Pussy che si stava stiracchiando pigramente, era sola.
Ma fu alla vista della rosa adagiata sul comodino e della busta che si rasserenò: allungò la mano a prenderla, l'altra intenta ad accarezzare il micio le cui fusa sembravano un saluto.
Schiuse il bigliettino, gli occhi già illuminati d’aspettativa.

Perdonami se non sarò qui, quando troverai questo biglietto,
i miei doveri di Princip-2 Capitano esigono la mia presenza.
Buon risveglio: sembra tu stia facendo sogni meravigliosi che non vedo l'ora di conoscere.
A più tardi,
Hunter


Si beò della rosa che si portò al volto per sentire la fresca morbidezza dei suoi petali e, infine, si alzò. Lasciò a sua volta un biglietto, prima di uscire dalla camera.

I doveri di un Principe Soldato sono improrogabili,
almeno ti ho incontrato in sogno, ma non vedo l'ora che avvenga davvero.
Buona giornata, a più tardi,
xoxo3
Brittany

~

Sarebbe stata l'ultima volta in quella camerata, ma non poté fare a meno di provare un po' di nostalgia, soprattutto quando Marley l'abbracciò e dovette deludere le sue speranze su un suo possibile ritorno a frequentare l'Accademia.
Persino Lauren, certo a modo suo, sembrava un po' dispiaciuta, anche se asserì che non le sarebbero ovviamente mancate tutte le punizioni extra che erano state scontate per i suoi guai.
S’intrattenne tutta la mattinata con loro e stava ancora discutendo circa la possibilità di un colloquio con il responsabile delle ammissioni alla Tisch School of Arts4, quando un placido miagolio le riscosse tutte. Mr Pussy avanzò nella stanza e Brittany sorrise, ma si chinò a prenderlo in braccio, ignorando le risatine maliziose delle altre, fino a quando non scorse una pergamena arrotolata ed incastonata nel collare.
La srotolò, il cuore in gola e le guance più rosate, e scorse quell'iscrizione che sembrava tratta... da un libro di favole, persino con l'iniziale in miniatura, le rifiniture dorate a decorazione e il font di scrittura perfettamente abbinato.

Non abbiamo ancora avuto il nostro “ballo ufficiale” e credo sia giunto il momento di rimediare.
Questa sera, dove ti ho vista ballare da sola la prima volta, alle 21.
Ti accludo un biglietto da visita: sono certo che farà al caso tuo. Ogni Principessa dovrebbe avere una “fata madrina” che si rispetti.
Confido che, in questo caso, sarà davvero speciale.
A stasera,
Hunter

PS: fremo nell'attesa.

E' così romantico”, aveva commentato Marley con sguardo sognante, per poi punzecchiarle il fianco con il gomito. “Abbiamo appurato che il Capitano Clarington ha un cuore, dopotutto”.
Parla per te,” fu la sferzante e maliziosa replica di Lauren, “io di altri parti del corpo, non ho mai avuto dubbi”.
Non le stava ascoltando, Brittany, il foglio di pergamena ancora tra le mani e un sorriso rivolto al biglietto allegato, anch'esso decorato con fregi e decorazioni degne dei suoi libri preferiti. Rilesse il post scriptum e sentì il cuore scalpitare furiosamente: decisamente se la loro vita sarebbe stata simile a quell'esordio giornata, non avrebbe potuto sognare di più.

~

Dream Dress5”, quello era il nome del negozio, scritto con un carattere elegante e raffinato che Brittany aveva ammirato con sguardo emozionato.
Entrata, fu subito attratta dalla visione degli abiti più incantevoli e pregiati che avesse mai scorto: abiti da sera, da Prom, fino ai modelli da cerimonia e dai più svariati colori e tessuti che sembravano soltanto attendere di poter essere indossati per dare davvero vita ai sogni delle ragazze. Si guardò attorno, quasi suggestionata da tanto splendore, fino a quando non le apparve di fronte un ragazzo le cui belle fattezze erano paragonabili a quelle di un elfo, nel suo immaginario infantile. Aveva, infatti, lineamenti delicati, ma la statura era ben più slanciata, rispetto alla versione mitologica. Tutta la sua carnagione sembrava lucente come la porcellana: su di essa erano incastonati, come pietre preziose, occhi di sfumatura cangiante di azzurro e gli abiti di raffinata sartoria, ne risaltavano il portamento signorile.
Mademoiselle,” si era presentato con un sorriso altrettanto brillante, “lasci che mi presenti: sono Kurt Hummel6 e è mio compito quello di realizzare i sogni di ogni fanciulla che valichi la porta di quel negozio. L'accompagnerò in un tour accurato e, nel frattempo, potremo scambiare qualche parola, così conoscerò meglio la mia prossima Musa”.
Sorrise, Brittany, e fu impossibile resistere ai suoi modi galanti, ma intrisi di piacevole complicità.
Come una fata madrina?”, chiese con aria evidentemente sognante prima di porgergli la mano, “è un piacere conoscerti, Kurt, mi chiamo Brittany”.
A quel paragone, Kurt dondolò le spalle con aria compiaciuta, ma ne baciò la mano con la stessa raffinatezza che sembrava parte di lui, prima di sorriderle più accattivante. “Il mio metro”, e lo estrasse dalla tasca interna della giacca, “fa più magie di una bacchetta: questo te lo assicuro”.
Come prevedibile, Kurt andò letteralmente in visibilio alla vista dell'invito impresso su pergamena, seppur avesse sorriso con aria sorniona, evidentemente già a conoscenza delle intenzioni del ragazzo. “Il signor Clarington, sì: ho già parlato con lui, ma la sua iniziativa è andata ben oltre le mie aspettative sulle sue doti da Principe”, aveva ammesso.
Quasi non resistesse, srotolò di nuovo la pergamena, la mano sul petto e un sospiro quasi sognante. “E' così bello vedere che esistono ancora dei fidanzati così romantici ed è persino un soldato, lui”, l'aria sognante aveva lasciato spazio ad una più polemica, a giudicare da come aveva alzato la voce ad una maniera assai eloquente.
Solo in quel momento, lievemente sorpresa, Brittany si avvide di un ragazzo seduto su un divano (era stato così silenzioso fino a quel momento, che neppure vi aveva fatto caso), le gambe accavallate, sembrava completamente preso dalla lettura della sua rivista sportiva. Aveva i capelli di un castano chiaro, sollevati in un ciuffo morbido e vaporoso, occhi verdi, spesso illuminati dal divertimento e con un ghigno che ne increspava le labbra sottili. A quelle parole, tuttavia, levò lo sguardo e sollevò gli occhi al cielo. Senza distogliere lo sguardo sulle pagine che aveva di fronte, replicò con voce annoiata ma intrisa di sarcasmo.
I soldati sono sopravvalutati e quelli dell'Accademia sono solo arrapati disperati che farebbero di tutto per arrivare... all'alzabandiera”.7
Una sfumatura color vermiglio pitturò le gote di Kurt che parve irrigidirsi: da parte sua, Brittany, non riusciva a capire quale attinenza potesse avere la bandiera dell'Accademia, ma preferì non intromettersi o esplicitare quel dubbio. Almeno alla presenza del ragazzo che appariva così brusco nelle risposte.
Kurt, tuttavia, si schiarì la gola, evidentemente desideroso di ignorarlo, perché le sorrise nuovamente e si concentrò su di lei. “Quindi sarà un appuntamento galante, con tanto di ballo, se ho ben capito?”, le chiese conferma.
Sorrise soddisfatto, il ragazzo seduto al suo angolo, e voltò pagina, apparentemente deciso ad ignorarli.
Annuì, Brittany, le guance nuovamente rosate, ma lo guardò quasi timorosa. “Ecco, in realtà non siamo proprio fidanz-”.
Non ancora”, ribatté Kurt con una garbata strizzata d'occhio, “ma è bello vedere che esista ancora una certa attenzione al corteggiamento”, aveva sospirato nuovamente con aria stoica.
Disse colui che mi odiò dal primo istante in cui il suo ex ragazzo ci presentò e dal suo « non mi piaci », cadde tra le mie braccia. Sei mesi dopo, tutto secondo il mio piano”, fu la pronta replica dell'altro ragazzo, quasi fosse stato implicitamente chiamato in causa.
Brittany, suo malgrado incuriosita, cercò di trattenere il sorriso.
Sei mesi?”, chiese infatti.
In realtà mi amava da prima, ma sa essere molto testardo”, replicò l'altro con una scrollata di spalle. “L'attesa comunque si è dimostrata... piacevole quanto il risultato”.
Kurt, che era divenuto di un bel color ciliegia, si volse nuovamente al ragazzo per poi assumere una posa rigida e impettita. “Da questo momento, t’ignorerò!”, dichiarò con veemenza.
Rise l'altro e Brittany dovette nascondere il suo stesso divertimento, ma si affrettò a stringere il braccio che Kurt le aveva porto, evidentemente intenzionato ad iniziare il tour.
Realizzerò la tua favola: credo di avere già l'idea adatta”.


Aveva perso la cognizione del tempo tra abiti di diverso tessuto e colore, ma quando uscì per l’ennesima volta dal camerino e il suo sguardo incontrò quello di Kurt, seppero entrambi che non avrebbe potuto esservi un’altra scelta.
L'abito era naturalmente ispirato ad una delle favole preferite di Brittany: soprattutto il momento cruciale del ballo, non quello del primo incontro sotto false spoglie per entrambi, ma quello finale, a palazzo e circondati dalle reciproche famiglie e dai sudditi.
Un bustino stretto ed aderente alla vita sottile, ne modellava il busto, aveva maniche lunghe e il bavero bianco a risaltare contro la sfumatura rosa dell'abito. Lasciava le spalle nude e il corpetto era impreziosito da uno scintillio dorato di pietre a disegnare un ghirigoro sul davanti. Si apriva poi in un'ampia gonna, resa corposa dagli strati di tulle e che scivolava morbida fino al pavimento, sembrava perfetta per un ballo da sala. 8
Sai, l’ignorarmi era divertente per le prime due ore-”, persino Sebastian (quello era il nome del ragazzo) si concesse di gettarle un’occhiata distratta. Probabilmente era stato il tessuto lucido ad attirarne l’occhio. O l'espressione emozionata della ragazza e quella commossa di Kurt che si affrettò ad avvicinarsi per togliere delle pieghe inesistenti e sistemare gli strati di tulle.
Batté le mani ed annuì. “E’ per questo che disegno abiti: lo sguardo della fanciulla che trova quello giusto, è come innamorarsi”.
Era rimasta silenziosa fino a quel momento, Brittany, incapace di distogliere lo sguardo dal proprio riflesso e dirsi, ancora una volta, che la sua favola si stava realizzando e quell'abito ne era uno splendido ed evidente simbolo. Non restava, a quel punto, che vivere la sua favola e senza più alcun timore.
E’ davvero… perfetto”, sussurrò, infine, con voce quasi rauca, incapace di articolare una frase più lunga.
Sei davvero Britteliziosa”, fu l’ispirazione di Kurt che le strappò una risatina.
Sebastian si strinse nelle spalle con le sopracciglia inarcate: “Sarà difficile toglierlo”, fu la recensione che strappò a Kurt un verso d’indignata disapprovazione.
Gli colpì il braccio con fare ammonitore, Kurt, ma il sorriso dell’altro divenne persino più suadente, mentre, ignorandone l’espressione stizzita, ne cingeva la vita: “Come questo”, aveva aggiunto sfiorando una sorta di bustino da uomo che indossava sotto la giacca del tight, facendolo arrossire persino di più.
Brittany sollevò le mani, dopo essersi concessa una piroetta su se stessa, con un sorriso più sognante: “Continuare pure a fingere di litigare: vado a cambiarmi”, trillò in loro direzione.
Non stiamo fingendo!”, fu la stridula protesta di Kurt.
Stiamo ancora litigando?”, chiese Sebastian, “A giudicare da come tremi, stiamo già per fare pace”.
SEBASTIAN!”, Brittany ne sentì il rimprovero persino dal camerino.
Si premunì di cambiarsi con attenzione: in parte per il timore di poter rovinare l'abito, d'altra parte per lasciare che i due “litigassero” o “non litigassero”, per un po'.
Al congedo, Brittany abbracciò dolcemente lo stilista. “Sei davvero magico”, lo lodò e il ragazzo sorrise con evidente soddisfazione, ma lo sguardo addolcito dallo scintillio delle iridi.
Vivi la tua favola”, le augurò baciandole entrambe le guance.
Anche voi”, rimarcò la giovane sorridendo ad entrambi.
Lo faremo”, la rassicurò Sebastian che le rivolse un vago cenno del mento, ma uno sguardo tutt'altro che innocuo al proprio ragazzo.

~

Uno stato di dolce attesa e d’impazienza febbrile, al contempo, aveva atteso che l’orologio scandisse quell’esatto momento. Persino quei corridoi bui sembravano accoglierla con sguardo attento, silenzioso ma complice dell’atmosfera più favolosa.
Camminava lentamente e solo il suono dei tacchi infrangeva il silenzio: scorse la luce accesa in prossimità dell’aula di danza e quando vi entro, rimirò la tavola che era stata sontuosamente allestita.
Hunter era lì. Ciò che ne faceva risplendere il viso era quel sorriso che raramente ne increspava le labbra, ma che ne faceva risaltare le iridi verdi e sembrava lui stesso parte di quella favola annunciata, la sua figura quasi fin troppo meravigliosa e affascinante per potersi definire reale. Con un gesto fluido le aveva cinto la mano e Brittany sentì il suo stesso cuore scalpitare intensamente, come un orologio che scandisse quei momenti di intensa serenità.
Il giovane si portò la mano alle labbra e la sfiorò con un tocco appena accennato, ma capace di farle scorrere un brivido lungo la spina dorsale. “Sei meravigliosa questa sera”.
E Brittany gli credette, non per proprio merito, ma per quel dolce scalpitio in petto che prometteva nuovi istanti da vivere insieme e con altrettanta gioia ed incanto.
Anche tu”, riuscì a sussurrare e il giovane si scostò dolcemente per spostarle la sedia e permetterle di sedere.

Non avrebbe potuto ricordare con esattezza il dialogo durante la cena: anche ripensandoci, a distanza di tempo, vi erano solo fotogrammi di un sorriso o del momento in cui la mano del giovane trovò la propria per non lasciarla più andare.

L’aveva stretta con una lieve pressione, prima di alzarsi e indicarle il parquet. “Vorresti ballare con me?”.
Per un solo istante, pensò a quel primo ballo, quando con quel fare più autoritario l’aveva vincolata a sé e, ancora una volta, realizzò quanto il loro rapporto si fosse evoluto e così la loro comunicazione e sintonia.
Non desideravo altro”, sussurrò per risposta e, malgrado il sussurro più tremulo, si riusciva a cogliere l’aspettativa nello sguardo brillante.
Se la danza era il modo di esprimere se stessa, non poteva essere una coincidenza il riuscire a sentirsi libera e leggera tra le sue braccia. Quasi tutto il mondo si fermasse e la sua realtà fosse solo quella melodia, il calore della sua mano nella propria, la pressione ferma e sicura del suo braccio attorno alla vita o il battito del suo cuore sotto il proprio palmo.
Si era fermato, Hunter, apparentemente non prestando più attenzione alla musica.
Ho riletto la tua lettera”, l’aveva cinta in una postura meno formale nel fasciarle la vita e Brittany aveva allungato entrambe le braccia alla sua nuca, adattandosi a quel nuovo stile.
Le guance più rosate a quelle parole. “Lo farai ogni giorno?”, gli chiese, cercando di dissimulare l’imbarazzo.
E’ probabile”, le concesse con un sorriso più complice.
Si era nuovamente fatta seria. “Non credevo di riuscire a dirti tutto di persona, ” aveva ammesso, la voce più tremula ma il sorriso a schermirsi, “probabilmente neppure adesso, eppure è tutto perfetto”. Probabilmente neppure ce ne sarebbe stato bisogno, non fino a quando i loro sguardi fossero riusciti a fondersi in quel modo.
La stretta del giovane si era rafforzata. “Non avresti potuto farlo meglio”, aveva obiettato, allungando una mano a sfiorarne la gota con la punta delle dita, quasi timoroso di poterne compromettere la dolcezza o di poterle persino procurare dolore.
Ma neppure io credo di essere in grado di dire ciò che ci aspetta,” aveva ammesso ma, a dispetto di tali parole la pressione delle sue braccia si rafforzò, “forse essere una Bestia era più semplice”, aveva inclinato il viso di un lato ed esibiva quell'espressione provocatoria che aveva adattato nei loro dialoghi iniziali e più diffidenti.
Aveva emesso uno sbuffo, Brittany, tra il divertito e il risentito nell’imbronciare le labbra a quella maniera più puerile. “Hai smesso di esserlo da molto tempo”, aveva dichiarato infine.
Si fermò di nuovo, Hunter, e la osservò intensamente. “Sei riuscita a non perdere la Principessa che è in te, malgrado questa Accademia, il tentativo di adattarti alla nuova famiglia e il ritorno di tuo padre”.
Aveva sorriso, Brittany, lusingata da quell'osservazione ma aveva scosso il capo: non si era trattato soltanto di un suo merito. “Sono entrata per mia madre, ma era per te che volevo restare”, aveva affermato con semplicità.
Aveva annuito, Hunter e lo sguardo si era fatto persino più pensieroso.“E’ per questo che sarà facile lasciare tutto questo e trovare di nuovo la mia strada, con te e ovunque vorrai”.
M-Ma l’Accademia-”.
Si era stretto nelle spalle. “E’ stata la mia casa per molto tempo: è venuto il momento di seguire il mio sogno come ha suggerito qualcuno, o di crearne uno nuovo”, spiegò con altrettanta semplicità per poi rafforzare la pressione attorno alla sua vita, “ e vorrei te accanto per riuscirci, se accetterai di essere la mia principessa”.
Un singulto emozionato, un sorriso sguardo lucido e, con slancio, gli gettò le braccia al collo.
Solo se continuerai ad essere il mio Principe”, aveva asserito con voce tremula, il viso adagiato sulla sua spalla e le braccia esili a cingerlo, quasi fosse l’unico appiglio a cui aggrapparsi all’indomani di un nuovo inizio.
E’ la più alta carica che io abbia mai raggiunto”, aveva sussurrato e aveva appoggiato il mento contro il suo capo, socchiudendo gli occhi e quasi dondolandola in quel contatto prolungato.
Infine, la scostò dolcemente. Non sorrideva più e aveva smesso completamente di muoversi: l’emozione le tolse il respiro.
La pressione delle sue braccia intorno alla vita si fece più ferma, l’altra mano continuava a sfiorarne la gota e lo sguardo fisso in quello della giovane, sembrava cercare una conferma o una consapevolezza da sempre condivisa ma mai esplicitata, fino a quel momento.
Si chinò al suo viso e Brittany socchiuse gli occhi come nient’altro fosse possibile e tutto sembrò fermarsi in quel preciso istante. Conscia soltanto del battito incessante del suo cuore che sembrò voler cristallizzare quel momento, renderlo unico ed eterno.
Le sue labbra sfiorarono le sue e trattenne il respiro, consapevole che ogni singolo istante vissuto fino a quel momento, li avesse condotti esattamente lì.
Sorrise sulle sue labbra, il ricordo dei baci “del vero amore”, di cui aveva letto da bambina, ne sfiorò la gota, quasi necessitasse di un segno tangibile della sua presenza e della conferma che non stesse sognando. Sorrise quando la mano più grande si strinse attorno alla sua, a trattenerla.
Rafforzò la pressione intorno al suo collo, con fare più fanciullesco e puerile, nel prendere nuovo slancio, che lo indusse a sollevarla leggermente nel trattenerla a sé. Un sorriso a fior di labbra, un abbraccio che prometteva che non l'avrebbe lasciata andare e di nuovo il tempo si fermò.
Un altro istante.

Brittany sorrise e ripose la pergamena. Lo sguardo fu attratto da una busta pregiata e la schiuse per leggerne il messaggio della partecipazione al matrimonio di sua madre e di Neal.

Una meravigliosa giornata estiva e soleggiata: la sua domanda d’ammissione alla Tisch era già stata inoltrata e così quella di Hunter alla stessa Università, ma per la facoltà di medicina9.
Sua madre sarebbe rimasta a Colorado Springs con il marito e quell'anno il Glee Club, volendo tenersi stretto il trofeo e il titolo, avrebbe avuto una spumeggiante ma professionale ballerina alla guida.
Era stato tutto predisposto e i campi d’addestramento dell'Accademia sembravano, con il padiglione sontuosamente allestito e le decorazioni, un giardino fiabesco. Così anche l'altare di legno intarsiato di fronte al quale gli sposi si sarebbero scambiati le promesse di nozze.
Erano entrambi sulla terrazza che dava accesso posteriore all'edificio e stavano rimirando il paesaggio. O almeno lo avevano fatto per qualche istante, prima che si ritrovasse avvinta tra le braccia del ragazzo.
Un verso divertito al sentirsi nuovamente trattenere, prima che le labbra del giovane sfiorassero le proprie e, ancora una volta, le ripetesse quanto fosse splendida quel giorno.
Cercò di divincolarsi dolcemente: “Devo andare”, aveva sussurrato con voce appena trasognata.
Lo so,” aveva replicato, senza tuttavia accennare a lasciarla, “ma non ne ho voglia”. Si era stretto nelle spalle nel rinsaldare la pressione intorno ai suoi fianchi.
Devo farlo”, replicò con poca convinzione nel socchiudere gli occhi, al tocco delle labbra lungo la gota, “sono la damigella d'onore”.
Sì, sembra plausibile”, l'aveva lasciata dopo un lungo istante e aveva indicato la porta con un cenno del mento, come molto tempo prima. “Va'”.
Aveva annuito, Brittany, l'aria ancora sognante, ma, prima di entrare, si era nuovamente voltata in sua direzione e ne aveva cinto il collo, con un verso divertito. “L'ultimo”, lo aveva blandito, ricevendone un sorriso sornione in risposta, prima che si chinasse al suo viso.
Si era scostata alla vibrazione del cellulare per poi estrarlo dalla pochette: “Dieci chiamate perse: sono morta”, gli occhi sgranati prima di schizzare letteralmente via, suscitando una risata divertita nell'altro.
Si era voltato, le braccia appoggiate alla balaustra e aveva rimirato il paesaggio con un sorriso: una delle ultime panoramiche di quel luogo e tra le più emozionanti da serbare nel ricordo.
Grazie a Shirley nessuno potrà più dire che le Accademie non sono romantiche”.
Si era voltato con un sorriso alla vista del padre, fasciato nella sfolgorante alta uniforme e pronto al suo ruolo di testimone, a braccetto con una donna molto elegante e dal sorriso scintillante.
Papà, Julienne10”, Hunter si era loro avvicinato e si era chinato a baciare la guancia della donna.
Suo padre lo aveva osservato divertito, scambiando uno sguardo sornione con la donna. “Sono sicuro che oggi Brittany sia persino più raggiante del solito”, aveva commentato.
Inarcò le sopracciglia, Hunter, guardandolo con la tipica compostezza, serrando le braccia al petto. “Ne sono sicuro”, aveva replicato cautamente, “credo sia in ostaggio nella camerata femminile”, indicò la struttura.
Aveva annuito, Jonathan, e per qualche motivo Julienne gli aveva affibbiato una pacca sul braccio. “Non essere irriverente”, lo aveva rimproverato dolcemente.
Hai ragione”, convenne Jonathan che aprì la porta cavallerescamente, ma si sporse verso il figlio: “Hai una macchia di rossetto proprio in quel punto”, aveva indicato una sbavatura accanto alle labbra e il ragazzo aveva sgranato gli occhi. Un vago colorito rosato ne aveva sfiorato le gote, prima che estraesse, più goffo che mai, un fazzoletto dalla tasca.
ALT!”, era stata la voce di un agitatissimo Kurt Hummel a fermarlo.
Sebastian trotterellava alle sue spalle con posa indolente, le mani conficcate nelle tasche dei pantaloni eleganti, ma guardandosi attorno come un turista distratto.
So cosa stavi per fare!”, lo additò il ragazzo che, benché leggermente più basso, ma dalla stazza più esile, appariva più minaccioso che mai. “Insubordinazione al buon gusto!”, esclamò con enfasi, prima di scuotere la testa. “Andrò anche a strigliare la damigella”, aveva scosso il capo con evidente disapprovazione, ma, con un gesto spiccio, aveva estratto una salvietta inumidita che un Hunter inebetito aveva preso. Sospirò, Kurt, che gli strappò di mano il fazzoletto e lo insinuò nuovamente nel taschino del tight con aria stoica.
Jonathan e Julienne si allontanarono ancora ridacchiando.
Devo ancora vedere la sposa e già sto iperventilando”, lo stilista che si era improvvisato wedding planner, stava letteralmente parlando da solo.
E io che speravo fosse per come sono sexy in questo smoking”, era intervenuto Sebastian con voce suadente.
Alzò gli occhi al cielo, Kurt. “Andiamo, siamo in ritardo: devo ricordarti il perché?”.
Non mi sembrava che ti fosse dispiaciuto rivestirmi”, c'era un sorriso malizioso ad incresparne le labbra, ma lo seguì con aria indolente, rivolgendo appena un cenno del mento al ragazzo che sorpassò.
Sbatté le palpebre, Hunter, con aria perplessa: quella giornata si prospettava tutto fuorché banale o priva di personaggi curiosi.

~

La cerimonia era stata davvero emozionante: Brittany aveva sentito gli occhi inumidirsi in più di un'occasione, ma era una gioia senza eguali poter contemplare l'autentica felicità sul volto della madre e la consapevolezza che, finalmente, anch'ella avesse trovato l'amore della sua vita.
Il pranzo stava procedendo altrettanto serenamente, quando era giunto il momento dei brindisi e Neal si era alzato dal suo posto.
Ho molto di cui ringraziare quest'oggi e se ho trovato la gioia in questa splendida donna che oggi è diventata ufficialmente mia”, fischi d’approvazione, qualche sporadico applauso.
Splendida e ancora in attesa della torta, però”, si era stretta nelle spalle, Shirley, con finta modestia, ma lo sguardo raggiante.
Neal si era schiarito la gola ed aveva atteso che gli ospiti silenziassero nuovamente. “Credo che una dedica del tutto speciale vada ad un'altra giovane donna che mi ha permesso di entrare nella sua vita. E' con questo che, sperando non mi dica di no e garantendole che sono stato addestrato a dovere”, aveva occhieggiato verso Shirley con un’aria complice, “vorrei chiederle di concedermi il primo ballo tra padre e figlia”.
Aveva sentito le guance infuocarsi, Brittany, a tutti gli sguardi puntati in sua direzione - il naso già arrossato di Kurt che soffiava nuovamente nel suo fazzoletto - ma aveva sorriso di cuore. Si era lasciata sollevare da Neal che, rapidamente, l'aveva raggiunta, per porgerle cavallerescamente la mano.
Sarà un onore”, sussurrò per risposta e si era lasciata condurre sulla pedana che era stata allestita (dopo aver rimosso tutti gli elementi del famigerato percorso ad ostacoli).
Attenta, Britty Woman”, si era levata la voce della madre e il guizzo ironico, “Jonathan sarà anche impegnato, ma potrei sempre prendermi l'altro Clarington”.
Scosse il capo, Brittany, ridendo allo sguardo imbarazzato di Hunter, almeno dopo che ebbe evitato il soffocamento nel sorseggiare il suo drink. Lasciò che Neal le cingesse la vita e, insieme, si abbandonarono al ritmo.
Sorrise quando sollevò il braccio per farla piroettare, attenta a non calpestare l'orlo del suo lungo abito.
E' la festa che volevi?”, chiese in un sussurro.
No”, aveva commentato l'uomo con un sorriso nel condurla abilmente, “è persino migliore”.
Aveva annuito, lo sguardo luminoso quasi quanto quello della madre: “Sono felice di far parte del suo sogno”.
Aveva rafforzato la pressione dell'abbraccio, Neal, appoggiando il capo contro i suoi capelli e ne baciò la fronte. “Non sarebbe stato lo stesso senza di te”.
E sono anche onorata di questo ballo padre-figlia: l'ho sempre sognato”, aveva ammesso con le guance più rosate.
E sarà solo il primo”, aveva commentato con aria gioviale, ma trattenendola contro di sé e lasciandole affondare il viso contro il suo petto.
Un altro lungo istante nel quale non sembrò necessario scambiare altre parole. Era finito il tempo del disagio, dei silenzi da riempire, delle frasi di circostanza o del sentirsi in soggezione. Era tutto perfettamente naturale, tutto in funzione di quell'istante.
Immagino di doverti lasciar andare”, aveva alluso ad Hunter che si era avvicinato con un sorriso, ma aveva atteso educatamente. La pista, come notò la ragazza, si era rapidamente riempita di coppie che volteggiavano dolcemente.
Sorrise, Brittany, ma prima che potesse cingerne la mano, era stato Jonathan ad intervenire, lasciando il figlio di stucco. “Rispetta i gradi, soldato: testimone e damigella, dopo lo sposo sono l'uomo più importante”, aveva commentato, facendo ridere Neal.
Beh?”, era intervenuta, Shirley, le mani sui fianchi in un'espressione sorniona, “la sposa non ha diritto a sgranchirsi le gambe? Non vedo l'ora di gettare dal tetto queste stupide scarpe”, era parsa timorosa che lo stilista non la sentisse.
Al braccio porto di Neal, aveva scosso il capo, cacciandone la mano con un gesto rapido. “Avrai tempo di calpestarmi i piedi: credo che finalmente mi prenderò il mio Cavaliere”, con un sorriso accattivante aveva insinuato il braccio sotto quello di Hunter che, lo sguardo ancora incredulo, si era schiarito la gola, prima di rispondere un cauto: “Sarà un onore”.

Rise ancora al ricordo, Brittany, e scosse lievemente il capo.
Lo sguardo corse ad un altro oggetto: una scatolina metallica che aprì con un sorriso, rivelando dei cartigli rettangolari, alcuni vergati dalla propria calligrafia, altri da quella di Hunter.
Rilesse quelle parole che sembravano già allora segnare il destino che li avrebbe attesi, quando quelle aspettative si sarebbero concretizzate. Aspettative che erano divenute la cornice della quotidianità che stavano tuttora vivendo.

Erano saliti sul tetto della casa di New York, sul quale la madre aveva fatto edificare un giardino che si apriva al paesaggio della città. Brittany si muoveva con incedere fluido e sicuro, il giovane la seguiva con cipiglio appena più curioso.
Perché siamo saliti fin qua?”, chiese, infatti, prima che il suo stesso sguardo fosse catturato dalla splendida panoramica che poteva osservare da quell'altezza.
Non solo per quello”, lo blandì Brittany che stava scrutando attentamente il pavimento fino ad individuare una mattonella mobile nel pavimento. Sorrise con aria di trionfo e la scostò per rivelare qualche giocattolo che Hunter osservò più divertito.
Un nascondiglio?”.
Esatto, era per i giocattoli, ma ho pensato ad un altro modo per usarlo da quest'anno”, aveva esordito, rimettendosi in piedi ed osservandolo. “So che non ti piace festeggiare la notte di San Silvestro”, aveva alluso agli invitati della madre e di Neal che stavano già rumoreggiando nell'appartamento in cui avevano vissuto fino all'anno precedente.
E questo mi sta bene, ma non devi smettere di credere che le cose non andranno meglio e te lo proverò!”, aveva concluso con aria determinata. Fu allora, che dalla borsa appesa alla spalla, estrasse due penne e dei cartigli rettangolari per poi porgerne alcuni al giovane.
Scrivi una lista di desideri per il prossimo anno: tra un anno torneremo qui e scopriremo quali si sono realizzati e quali avranno bisogno di più tempo”.11
Aveva scribacchiato velocemente i propri per poi inserirli in una scatola di latta che avrebbe ospitato anche quelli del giovane, ma fu quando lo scorse con la penna ancora in mano e lo sguardo volto a lei, che si immobilizzò. “Non riesci a decidere?”.
Si morsicò il labbro, quasi timorosa che lui potesse obiettare quanto quell'espediente fosse sciocco o infantile. O che la sola idea palesava quanto fossero diversi, fino anche a suscitarne un terribile ripensamento.
Aveva scosso il capo, un sorriso più dolce e lo scintillio più amorevole nello sguardo. “In realtà stavo pensando che momenti simili hanno reso quest'anno incredibilmente perfetto ed è difficile immaginare che possa andare persino meglio”.
Aveva sorriso per risposta, quasi commossa. “Ma è soltanto l'inizio”, lo aveva blandito più dolcemente.
Aveva annuito, Hunter, si prese un istante di riflessione e scrisse sui suoi cartigli, il sorriso ancora sulle labbra. A quel punto, Brittany li piegò e li confuse tra loro, prima di nasconderli nella scatola e poi sotto la mattonella.
Tra un anno sapremo”, aveva sussurrato, realizzando che ciò implicava la volontà di essere ancora insieme a costruire i loro sogni.
Sembrò intuirlo, Hunter, perché ne cinse la mano prontamente. “Tra un anno”.

Indugiò nel rileggere qualche proprio cartiglio nella scintillante biro rosa:
Mamma e Neal felici.
Un altro anno con il Principe.
Un saggio di danza alla Tish.

Aveva poi scorto quelli del ragazzo:
Mio padre e Julienne felici.
Hudson fuori dall'Accademia (possibilmente senza che vi faccia ritorno).
Sopravvivere al primo anno di medicina.
Smettere di essere una “Bestia”.

Aveva riso di quell'ultimo cartiglio, seppur fosse divenuto una sorta di gioco tra loro, ma ancora si ritrovava ad arrossire alla menzione di quella prima lettera d'amore e quel paragone che sembrava racchiudere tutto quanto.
Fino a quando non scorse l'ennesimo proposito che riuscì, ancora a distanza di tempo, a strapparle un brivido lungo la spina dorsale e un sorriso a fior di labbra.
Non si sarebbe mai stancata di percorrere quelle parole: ignara, nel momento in cui erano state vergate, che quella voce in particolare, nella lista dei desideri, ne avrebbe cambiato la vita.

Il tuo ultimo per quest'anno”, aveva riepilogato nell'indicare il cartiglio.
Come di tradizione, erano saliti sul tetto per poi riprendere la scatola con i reciproci desideri e leggere quelli dell'altro ad alta voce, lasciandolo poi commentare se fosse più o meno riuscito nell'intento. Aveva dispiegato il foglietto e una vampata di calore le aveva sfiorato le guance, gli occhi appena lucidi e le labbra tremanti nel leggerlo: “Chiederti di diventare mia moglie”, aveva letto con un sorrisino accattivante, prima di sfiorare con dedizione l'anello e sorridere.
Questo è stato più che realizzato”, convenne.
Il giovane sorrise, cingendone la vita: “Decisamente era il più importante”.

Sfogliò l'album con le fotografie del matrimonio, un sorriso nello scorgere un foglio su cui, stesso inchiostro di sempre, aveva scribacchiato (tra correzioni varie), le parole delle sue promesse di matrimonio.

Ero una ragazzina con la testa tra le nuvole e questo non è cambiato molto. Ero testarda e permalosa... ma solo un pochino”, aveva ignorato lo sbuffo ironico della madre e del giovane che le stava di fronte, più bello che mai nello smoking confezionato dal sarto di fiducia e ormai provetto wedding planner.
Gli aveva rivolto uno sguardo di pacato rimprovero. “Poco, poco!”, aveva esplicitato, indicando una piccola quantità con pollice ed indice, prima di schiarirsi la gola e ritrovare serietà e concentrazione, stringendo il bouquet quasi fosse un punto di sostegno.
Le favole erano il mio rifugio dal mondo: dai momenti tristi o dalle mie paure. Mi sentivo sperduta, quando ho abbandonato New York per venire a vivere in quell'Accademia con quelle orribili uniformi: era come se strappassero via la felicità e la sarta si era rifiutata di farmene una rosa, ancora non ho capito perché, in fondo credo che, invece, avrebbe-”.
Allo schiarimento di gola di Kurt, si era morsicata le labbra. “Stavo divagando, chiedo scusa”, si era raddrizzata e aveva sospirato.
Non è stato facile adattarmi alla nuova città, una nuova casa o alle corse alle cinque del mattino, a non dormire durante le ore di storia”, aveva sorriso a Jonathan per poi schiarirsi la gola.
E poi c'eri tu”, lo aveva indicato con lo stesso bouquet, “non somigliavi proprio ad un Principe, a dirla tutta, ma io ero soltanto un'aspirante principessa senza corona e senza il suo Re, almeno non ancora”, e lo sguardo aveva cercato quello che era divenuto suo padre a tutti gli effetti, con un sorriso più dolce.
Non mi sono arresa: certo, c'è voluto del tempo e Kitty e le mie compagne di camerata potrebbero aggiungere che ho combinato qualche guaio lungo il percorso, ma poi le cose, a poco a poco, sono diventate più nitide perché avevo già le risposte, dentro di me”, lo sguardo era divenuto più sicuro e la voce più rauca, quasi commossa.
La mia favola è diventata realtà perché tu l'hai resa tale e di questo non potrò mai ringraziarti abbastanza, ma prometto che ci proverò, ogni giorno, con tutto l'amore che ho e tutto quello che verrà”.

Stava ancora indugiando sulle fotografie del meraviglioso abito che Kurt aveva confezionato, ispirandosi naturalmente agli abiti delle Principesse, ma fu il vagito alle sue spalle a strapparla dalla sua contemplazione. Fu lesta a riporre tutto nel bauletto ed alzarsi in piedi: un sorriso a fior di labbra nell'avvicinarsi alla culla, posta ad un angolo della camera da letto matrimoniale. Si chinò rapidamente ad osservare la sagoma agitata.
“Shhh, va tutto bene”, sussurrò con voce più dolce nello sfiorarne la gota, quasi timorosa di non essere abbastanza delicata nel farlo.
Gli occhioni si spalancarono alla sua vista: sembrò che tutto si fosse fermato in quello stesso istante e tutto fosse in funzione della sua voce e presenza. Aveva aperto e chiuso le manine, le labbra avevano emesso un suono prolungato, simile ad un richiamo e il lamento era finito. Una nuova urgenza ne faceva rilucere il viso.
Brittany aveva sorriso nel sollevarlo con attenzione e baciarne la fronte, per poi specchiarsi negli occhi di quel verde di una sfumatura chiara, quasi azzurrina.
“Ciao Nathan12: ben svegliato, amore”, lo aveva cullato dolcemente e aveva osservato quel sorriso di pura adorazione che ne aveva increspato le labbra, mentre la manina cucciola si allungava, come sempre, ad insinuarsi tra i capelli biondi e sciolti. “Hai di nuovo confuso la notte con il giorno, mh?”, lo aveva blandito premendo il naso contro quello del bambino.
Lasciò che le dita della mano libera ne sfiorassero il viso, inducendola a baciarne il palmo. “Hai fame, mh?”, si era avvicinata al comodino per prendere il biberon pieno (dopo averlo riscaldato) e glielo porse, sorridendo dell'espressione evidentemente soddisfatta.
Ne continuò a sfiorare la testolina bionda, la manina ancora avvinta alla sua: non distoglieva lo sguardo, Nathan, seppur impegnato a suggere, distraendosi di tanto in tanto per sfiorarne il viso, mentre si chinava a baciarne la fronte.
Quando fu nutrito, si appoggiò nuovamente alla sua spalla e passeggiarono lungo la camera, prima di uscire nel corridoio, sorridendo all'udire la voce di Hunter in sottofondo: la flessione cadenzata e piacevole che assumeva durante la lettura.
Si soffermava spesso sulla soglia dell'uscio, quasi timorosa di invadere quell'atmosfera o di essere persino di troppo.
Sorrise nell'osservarlo appoggiato alla testiera del letto di Rebecca13, i cui occhi erano velati dal sonno, malgrado si sforzasse di mantenerli aperti e di riuscire a prestare ancora attenzione.
Nathan, scostandosi appena dalla sua spalla, aveva contemplato a sua volta la scena ed emesso un altro vagito.
“Shhh, papà sta leggendo la favola a tua sorella”, lo aveva blandito, baciandone nuovamente la fronte, ma aveva sorriso, quando la bambina le aveva rivolto uno sguardo sognante per poi bisbigliarle un: “Siediti, mamma”, tastando l'altro lato del letto.
Sotto lo sguardo divertito del marito che aveva interrotto la lettura, si era accomodata a sua volta, dondolando ancora Nathan che sembrava a quel punto interessato ad osservare a sua volta il volume, gli occhi sgranati e le dita protratte a toccare le figure.
Hunter riprese la lettura e Brittany sorrise nel riconoscere il passaggio della sera di Natale e il ballo di Belle e di Adam.

“Una delle mie parti preferite”, aveva osservato nel vederlo richiudere il libro, quando la bambina si era finalmente addormentata. Non ci sarebbe stato bisogno di schiudere la copertina per conoscere le parole che Hunter vi aveva vergato, otto anni prima, quando era nata.

Questo libro mi ha condotto alla mia Principessa,
l'ho guardata diventare Regina, ogni giorno al suo fianco.
Con la promessa di essere sempre il tuo Re,
ma lasciarti crescere e vivere la tua favola,
Papà.

“Perché? Esiste una parte che non ti piace?”, le chiese con un accenno più ironico, mentre, con attenzione, rimboccava il letto della bambina e spegneva la lampada sul comodino.
“L'allontanamento di Belle”, rispose di riflesso, rimettendosi in piedi, ancora cullando Nathan che, tutt'altro che stanco, stava ancora toccando (e talvolta tirando) le ciocche di capelli che le scivolavano sulle spalle.
“Ma era necessario”, la blandì con un sorriso.
“Ma è triste”, aveva obiettato.
“E' il vissero per sempre felici e contenti che conta”, aveva rimarcato cingendone la vita, baciando il capo del figlio e soffermandosi ad osservare la bambina addormentata.
Aveva sorriso, Brittany, e si era chinata a sua volta a baciarne la fronte con un: “Sogni d'oro”. Ne scostò la frangetta dalla fronte ed uscirono silenziosamente, per poi dirigersi alla loro camera.
Le prese il bambino dalle braccia, consentendole di inoltrarsi per prima sotto le coperte, raggiungendola poco dopo, malgrado Nathan fosse impegnato a tirarne chirurgicamente i capelli con espressione divertita.
“Che ne diresti di dormire un paio d'ore?”, chiese al bambino in tono accattivante, appoggiandoselo in grembo. Questi lo stava scrutando, ma si era sbilanciato in avanti ed era parso troppo interessato a tastarne il viso o osservarne le smorfie e le espressioni: soprattutto il sopracciglio che inarcava ad esprimere spesso scetticismo o perplessità.
Brittany scosse il capo con un sorriso ormai consapevole, ma ne aveva profittato per prendere carta e penna dal comodino accanto al suo lato del letto. Quell'anno aveva in mente di proporre anche a Rebecca di stilare la sua lista di desideri per l'anno successivo.
“E' tutto a posto per il 31, hanno tutti confermato: mamma e papà, tuo padre e Julienne, Marley e Ryder, Kurt e Sebastian (credo lo costringerà), Alyson e le sue amiche e...”, aveva voltato il foglio, “Finn e Rachel, sì”.
Si era voltato così bruscamente, Hunter, che si sarebbe detto che un nervo del collo si fosse accavallato, gli occhi sgranati e persino Nathan sembrò restare congelato per un istante, quasi ne avesse percepito lo stato d'animo. “Hudson?!”, ripeté in tono incredulo. “In casa nostra”.
“Rachel aspetta un bambino”, aveva commentato con tono sognante, “non è meraviglioso?”.
“Un baby Hudson?”, aveva soggiunto, persino più sconvolto, “scommetto che distruggerà qualcosa persino dal ventre materno”.
Aveva soffocato una risatina, Brittany, il viso inclinato di un lato. “Oh, avanti, non fare-”.
“La bestia?”, aveva chiesto con un sorriso malizioso.
“Non stavo per dire questo”, si era affrettata a distogliere lo sguardo, un sorriso appena più divertito ma le guance rosate. Ancora a distanza di tempo si sorprendeva di come sembrava riuscire a leggerle il pensiero. O probabilmente era dovuto al fatto che non fossero cambiati molto dal primo incontro, seppur cresciuti insieme.
“Non sai mentire”, fu la replica pacata ma divertita, mentre dondolava appena le gambe quasi sperando di poter così indurre il bambino ad addormentarsi.
Aveva scosso il capo, Brittany, ma ne aveva cinto la mano. “Lo so che per te non è facile e ne sono davvero fiera”, aveva sussurrato con voce più dolce, intrecciando le dita alle sue e rivelando quanto la sua riflessione andava ben oltre la conferma di una lista di invitati.
L'espressione dell'altro si era addolcita, sporgendosi a baciarne le labbra in un tocco sfiorato, attento a non schiacciare il bambino. “Lo è, quando si crede di nuovo in qualcosa o in qualcuno”, aveva sussurrato nel baciarne poi la tempia.
“Lieta di averti salvato allora”, aveva sorriso nello stendersi per poi accoccolarsi al suo petto, cingendo a sua volta il bambino. Quest'ultimo, evidentemente comprendendo cosa stava accadendo, di nuovo insinuando le dita nei capelli della madre, si era steso a sua volta, ma di traverso. Il capo appoggiato al seno della madre e i piedi sulla faccia del padre.
Hunter sospirò e scostò delicatamente il piede con una mano, le sopracciglia inarcate, ma la scrutò con la coda dell'occhio: “Mi salverai anche da questo?”.
Aveva ridacchiato, Brittany, prendendo il bambino tra le braccia e stendendolo su di sé. “Una Regina può questo ed altro per il suo Re”, aveva sussurrato con dedizione, lasciando che Hunter l'attirasse a sé e appoggiasse il capo al suo.
La Principessa aveva lasciato spazio alla Regina, ma nel suo cuore non vi erano più timori nel vivere appieno la sua favola.




The End


Poco conta quanto tempo si dedichi alla stesura della fanfiction o quanto abbia preceduto lo scriverne la prima bozza: quelle due parole finali sembrano sempre una sorta di condanna definitiva. E' sempre una gioia dolce amara lasciar andare i propri personaggi, pur sapendo perfettamente che, almeno nel proprio immaginario, avranno il loro “ e vissero per sempre felici e contenti”.
Credo che ogni fanfiction rappresenti una fase della propria vita: indubbiamente alla stesura di questa ha contribuito l'essermi affezionata al personaggio di Hunter (per non scomodare l'interprete e cadere nel puro fangirling). Ha voluto essere uno sfizio per riuscire a convivere con la consapevolezza che, ancora una volta (dopo Sebastian), Murphy mi abbia fatto infatuare di un personaggio, senza svilupparne adeguatamente il background e la personalità, per poi porlo da parte come un giocattolo difettoso all'origine e non più utile al disegno finale.
La scelta della principessa è stata semplice: certamente con l'avvertimento dell'OOC o la premessa di un contesto e premesse diverse dall'originale, avrei potuto sbizzarrirmi con chiunque, pur rispettando le mie “coppie ideali” che fossero canon o fanon. Ma ha voluto essere anche il riscatto di un personaggio inserito nella trama quasi per sbaglio, per un espediente fortunato dell'interprete e che è scandalosamente evoluto ad una maniera spesso illogica e incoerente. Più per l'affetto, le aspettative dei fan, che per merito del personaggio di per sé (almeno per come sviluppato, senza alcuna critica ad Heather che ho sempre ammirato come ballerina e alla quale ovviamente auguro ogni fortuna nella carriera e vita privata).
Credo che ognuna di noi abbia avuto il suo sogno di essere una Principessa (più o meno riposto nel cassetto), ognuna si sia affezionata a quelle favole che (come le fanfiction stesse) sono proiezioni dei desideri per una vita serena. E ognuna di noi ha avuto (e ha ancora) il sogno di un Principe che non manchi di essere garante di protezione e sicurezza e, al contempo, capace di dolcezza e di tenerezza, quando richiesto.
Brittany ed Hunter sono stati il mio filtro in una realtà immaginaria nella quale tutto è andato, come avevo pianificato dall'inizio ed è come se, con loro, anche una parte di me si fosse sentita partecipe della loro gioia.

Una gioia ulteriormente alimentata dai feedback che ho ricevuto e scorgere dalle splendide recensioni. Persino le attese e speranze di chi ha letto, le osservazioni argute o più spiritose, sognanti o ironiche. Ma, soprattutto, la disponibilità a lasciarsi guidare da me e condividere un po' di sé, relazionandosi alle mie creaturine (più o meno originali) e sognando con me.
Tutto questo e molto più in questi cinque mesi.

Non mi resta che, con un sorriso, ringraziarvi di cuore di essere stati parte della mia personale favola.
Senza bacchetta magica ma con uno spruzzo di magia che non basta mai e augurandovi di realizzare le vostre favole e i vostri sogni :)

Kiki87







1 Per ascoltare il brano e vederne il testo originale: Ever Ever After
2 Non è stato (stranamente) una mia dimenticanza in fase di correzione: Hunter stesso ha scritto la parola “principe” e ha “finto” fosse sbagliata e che dovesse cancellarla :D
3 Non chiedetemi perché, Brittany mi sembra molto il tipo da “xoxo” anziché “baci e abbracci” come formula finale di un messaggio :)
4 Come certamente saprete, la Tish è uno dei dipartimenti della New York University e come dice il nome stesso, si tratta della facoltà dedicata alle arti: dal teatro alla musica, dalla recitazione alla scrittura, dai musical ai film e alla televisione.
5 Letteralmente “abiti da sogno”, ringraziando Sophie Kinsella e “I love shopping in bianco”, trovandomi davanti questo nome nell'ennesima lettura, ho cestinato il mio abbozzato “Fabbrica dei sogni” :)
6 “Shame on you” a chi mi conosce personalmente, se non aveva capito che era lui lo stilista e il “caro amico” a cui si allude all'inizio dell'epilogo, che ha confezionato lo scrigno :P
7 Immagino non ci siano dubbi sull'identità del fidanzato che ho attribuito a Kurt. Chiedo venia a chi stesse leggendo e non fosse uno stimatore della Kurtbastian. Non ho segnalato la coppia, poiché ha ruolo soltanto in questo epilogo e volevo fare una gradita sorpresa ad altri lettori che mi conoscono per le fanfiction dedicate a tale coppia. Ma se siete state così tolleranti da arrischiarvi a leggere finora una crackship come quella principale, confido che possiate dimostrarvi pazienti. Vi ringrazio di cuore e spero che questo non pregiudichi l'umore nel leggere queste scene :)
8 Si tratta dell'abito con cui Aurora ha danzato alla fine del racconto, ero indecisa (come le due fate :D), tra l'azzurro e il rosa ma le avevo già attribuito l'azzurro e dopotutto il trolley rosa è stato uno dei segni distintivi ;) abito
9 Ci tengo a precisare che i  riferimenti all'Hunter canon e l'avventura con gli steroidi e le iniezioni ai Warblers, non hanno nulla a che vedere con questa rivelazione. Nella sua aria più intellettuale ( e la foto di Nolan con gli occhiali impressa nella mia mente) mi suggerisce questo head canon :)
10Non è stato facile scegliere una presta-volto per questo personaggio per quanto sia semplicemente citato, almeno fin a quando non ho cercato tra le immagini di Google nella filmografia di Sasha. E mi sono letteralmente innamorata di questa fotografia: Sasha & Charlotte  La collega con cui ha recitato in “Across the River to Motor City”, una miniserie canadese, è Charlotte Sullivan.
11Sì, vorrei prendermi il merito dell'idea. In realtà ho tratto l'espediente da One Tree Hill: era usanza di Lucas e Haley quella di scrivere anno per anno le aspettative del nuovo anno scolastico :) E poi tornare a leggerle all'inizio di quello nuovo e scriverne altre. L'ho riadattata in stile Huntany :P
12Il nome (naturalmente è una coincidenza che coincida con quello di Nathan Scott di One Tree Hill e che io adoro *_*) voleva essere una sorta di fusione tra quello di Neal e Jonathan :)
13La bambina ha naturalmente il nome della nonna paterna che non ha conosciuto.
   
 
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