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Autore: Amika_Chan    21/02/2014    1 recensioni
Tsunami e Kentin sono amici da sempre, lui timido e introverso e lei temeraria e pronta a difenderlo dai compagni di scuola.
Questo fino a quando per lavoro, i genitori di Tsunami si devono trasferire per lavoro e lei li deve seguire lasciando l'amico in quella scuola dove tutti gli sono contro.
Lei farà nuove conoscenze, nuove amicizie ma anche nuovi spiacevoli incontri.
Lui invece verrà obbligato dal padre ad andare in un accademia militare.
Nuove verità sconvolgeranno non solo la loro vita ma anche tutta quella del liceo Dolce Amoris.
Il loro passato tornerà e cercherà vendetta, nel modo più terribile.
Vecchie conoscenze, antichi rivali e segreti orribili si nascondono dietro il loro Io.
La maschera sta per cedere e nessuno potrà mentire a se stesso: la guerra contro la propria anima sta per iniziare, sarete pronti ad affrontarla rimanendo lucidi?
***
Salve salve.
eccomi qui, mi presento: sono Ami, la folle a cui vengono idee idiote .
questa storia sarà abbastanza intrecciata e difficile da seguire e quindi se non ci sarà almeno una recensione (di qualsiasi genere) per ogni capitolo, la storia non andrà avanti proprio perché sarebbe inutile pubblicare qualcosa che nessuno legge.
A presto, spero
Ami
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Lysandro, Nathaniel, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avevo sette anni, correvo ridendo a piedi scalzi sul prato del parco insieme al mio migliore amico.
Riuscivo a vedere la scodella di capelli castani muoversi verso di me, tentando di tenere il passo. Io ero un po’ più avanti e lo stavo aspettando con le braccia incrociate: ero molto veloce, lui un po’ meno … si beh diciamo che era davvero un tipo imbranato e poco coordinato.
Mi raggiunse dopo qualche istante e iniziammo a ridere come pazzi, rotolandoci nel prato.
Eravamo talmente felici a quei tempi, nessuno avrebbe mai potuto separarci.
Poi tutto divenne sfocato e poi il buio.
 
Mi svegliai di colpo, con le lacrime agli occhi e una profonda tristezza nel cuore.
Ormai erano passati nove anni da quei ricordi e le cose erano cambiate.
Una sola decisione per distruggere l’amicizia che ci aveva accompagnati fino a quel momento, una maledettissima decisione che non potevamo cambiare, che non avremmo potuto neanche mettere in discussione.
Il trasferimento dei miei genitori era previsto per fine Agosto ed io sarei dovuta andare con loro, frequentare un’altra scuola, in un’altra città e lasciare tutto quello che in sedici anni mi ero costruita, guadagnata con fatica e amore.
Avrei dovuto abbandonare Ken in quel mare che era la vita e che per lui era particolarmente dura.
Soprattutto quando si è magrolini, non particolarmente dotati di qualche caratteristica interessante o di un aspetto diverso da ciò che si aspetta la gente, come nel caso del mio amico.
Che poi Ken era uno dei ragazzi più dolci e teneri sulla faccia della Terra, conoscendolo meglio non si faceva più caso al suo aspetto, dal tanto che si era presi da lui.
Tutti a scuola lo prendevano in giro, lo trattavano male, dandogli il titolo di “sfigato”, lo picchiavano e gli rubavano ciò che potevano portare via.
Toccava a me proteggerlo, almeno quello che potevo fare lo facevo volentieri.
E se io me ne fossi andata cosa avrebbe fatto? Come avrebbe fatto a sopportare tutti loro? Le prese in giro e i furti?
Non sapevo neanche come qualche giorno prima avevo trovato la forza di dirgli che me ne sarei andata insieme ai miei genitori.
E nella mia nuova camera quella sera pensai solamente a lui e a come il giorno che stava arrivando sarebbe andato per entrambi: primo giorno di scuola, io in quella nuova città di cui conoscevo solo il nome e lui a quella vita tanto triste e terribile.
Il sole si alzò nel cielo, la luce iniziò ad entrare dalla finestra dietro alla testata del mio letto.
Trovai la forza di alzarmi e prepararmi per la scuola.
Mi vestii, pettinai i capelli, lavai denti e faccia e mi truccai com’era mio solito fare.
Mi guardai allo specchio.
Indossavo una canottiera nera con delle borchie argentate sulle spalline larghe, dei pantaloni a righe verticali bianche e nere e degli anfibi neri.
Diciamo che la gente, oltre all’abbigliamento mi guardava perché avevo un taglio di capelli un po’ particolare e avevo deciso di essere ciò che mi sentivo, non ciò che dovevo essere.
Avevo i la parte destra della testa rasata e nell’altra metà dei capelli lunghi fino a metà schiena blu elettrico, gli occhi erano sempre contornati di eye-liner nero e matita nera, che facevano risaltare i miei occhi chiari e sulla faccia avevo qualche piercing.
Presa la mia amata giacca a righe dall’appendiabiti uscii di casa salutando mia zia.
Andai alla fermata del pullman, con le cuffiette nelle orecchie ed ascoltando un gruppo Svedese.
Rimasi seduta sulla panchina di acciaio ad aspettare il pullman che mi avrebbe accompagnato a scuola per dieci minuti buoni, girando tra le mani il cellulare.
Che faccio? Cosa gli scrivo a Ken?
Ero ferma con il suo numero digitato e per la prima volta non sapevo come parlare con lui.
Negli ultimi giorni c’eravamo sempre sentiti ed ora?
Scrissi inviando prima di poterci ripensare.
In bocca al lupo Ken, stai attento. <3
mi rispose qualche secondo dopo.
‘Crepi. Auguri per il primo giorno e vedi di non metterti nei guai Nami J
Continuammo a messaggiare fino a quando salii sul pullman, pieno di gente.
Sentivo tutti gli occhi puntati addosso, anche quelli che non potevo scorgere dal punto in cui ero.
Appena arrivai a scuola scesi dall’autobus velocemente, avrei voluto non dover rincominciare tutto daccapo.
Arrivai davanti al Dolce Amoris, il mio nuovo liceo.
Era enorme, con un parco gigantesco e con molte piante.
Aprii la porta d’ingresso ed entrai in quell’edificio.
La sala delegati era il mio obbiettivo, dovevo trovare il delegato che mi aveva parlato al telefono riguardo l’iscrizione.
Mancavano solo una fototessera, il modulo e la tassa d’iscrizione,che tenevo in una busta di plastica trasparente nella tracolla in pelle che portavo sempre con me e che quella mattina aveva rischiato di farmi rubare sul pullman da una rossa.
Sentivo lo sguardo di tutti sulla schiena, l’ansia cresceva e in più mi ero persa. Non sapevo dove fosse la sala delegati, ne tanto meno che faccia avesse l’uomo con il quale avevo parlato il giorno prima.
Dopo circa dieci minuti mi decisi a chiedere informazioni.
Trovai un gruppetto di ragazze, mi avvicinai a passo deciso, almeno fino a quando capii che tipo di ragazze erano.
Una delle tre era bionda, con i capelli lunghi e l’aria di chi pensa di essere la regina del mondo, parlava con le altre due, una cinese e una con la pelle chiarissima.
<< Non so se l’avete visto ma giuro che prima o poi si innamorerà di me, come tutti del resto … anche Cass è un maschio e nessun maschio riesce a resistere al mio fascino …>>
Bene, dopo questo discorso potevo girarmi e andarmene via.
E fu quello che feci.
Mi voltai di scatto, cercando di andare via il prima possibile, ritrovandomi con il sedere per terra e gli occhi di tutti puntati addosso.
 Mi osservai attorno, con ancora le cuffie nelle orecchie, per capire cosa fosse accaduto.
Un ragazzo dai capelli rossi era steso per terra qualche centimetro lontano da me e aveva tutta l’aria di essere uno di quei bulletti da quattro soldi delle serie TV.
Aveva i capelli rossi sicuramente tinti abbastanza lunghi da coprirgli il collo e si stava alzando con fare alquanto arrabbiato.
Essendo di schiena non vedevo la sua espressione ma dalla folla che ci osservava divertita mi fece capire che presto mi sarei trovata con un occhio nero.
Mi alzai con la mia solita calma, in fondo se avesse voluto picchiarmi mi avrebbe preso anche se fossi corsa via.
Anche lui si era alzato nel frattempo ed ancora era girato, con i pugni chiusi.
Decisi che quello era il momento di chiedere scusa e andarmene senza dover fare a botte con nessuno.
Nell’arco del tempo avevo praticato molti sport di autodifesa come il karate e taekwondo, che mi erano sempre serviti per difendermi dai bulli e per aiutare Ken. Modestia a parte, ero diventata molto brava e non mi spaventava fare a botte con un tipo del genere ma preferivo evitare, il mio primo giorno di scuola.
Così tentai di scusarmi, con la voce di Ruki che mi invadeva le orecchie sulle note di Derangement.
<< Emh, scusami ero di fretta e ….>>  dissi con voce calma e sicura.
Si girò di scatto e notai solo in quel momento quanto fosse bello, per fortuna che non fossi una di quelle ragazze che arrossisce ogni volta che qualcuno le parla.
I capelli rossi di lui mettevano in risalto i due pozzi di onice nera che erano i suoi occhi, il profilo della mascella e il fisico asciutto davano un senso di cupo e tristezza al tempo stesso.
<< E un cazzo, ringrazia che oggi sia di buon umore carina altrimenti … >> mi interruppe di scatto avvicinandosi con un pugno alzato, come avviso.
<< Altrimenti cosa?! Chi ti ha dato tutta questa confidenza, rosso? Uno: non chiamarmi più carina perché non lo sopporto. Due: non sei il Padre Eterno quindi non atteggiarti che tanto non fai paura a nessuno. Ora scusa, ma dovrei andare ad iscrivermi, con permesso. >> e detto questo lo sorpassai con una spallata e andai verso il portone dal quale ero entrata, verso l’unico posto che avevo visto della scuola: il parco.
Non mi voltai indietro.
Almeno fino a quando sentii qualcuno tirarmi una manica della giacca.
Mi voltai e mi trovai immersa in due occhi color miele, così caldi e così diversi da quelli dell’altro ragazzo che mi persi per qualche secondo.
Tolsi una delle cuffie e aspettai.
<< Ciao, tu devi essere Tsunami Kamashi, la ragazza nuova … >> disse con un tono che mi ricordò molto quello di Ken quando parlava con gente nuova, passandosi la mano libera nei capelli biondi.
<< Sì, ma non credo di averti mai visto … Ci conosciamo? >> chiesi sorridendo.
Il suo viso divenne color pomodoro prima di rispondermi.
<< no, cioè, ci siamo conosciuti ma al telefono. Sono il segretario delegato … >>
E io che mi aspettavo un signore quarantenne calvo e con i baffi …
<< Oh, in questo caso piacere, emhhh? >>
<< emh, Nathaniel, il piacere è tutto mio. Ho assistito allo scontro che hai avuto poco fa con Castiel e ti ho riconosciuta subito. Se vuoi seguirmi, così sistemiamo tutte le scartoffie >> disse indicandomi la via e affiancandomi andammo nella sala delegati.
Sistemammo tutti i documenti e mi chiese gentilmente se volevo che mi mostrasse la scuola.
Accettai di buon grado e dopo che mi ebbe fatto visitare la scuola tornai a casa, pronta a iniziare il giorno seguente.
Feci la strada a piedi, avendo un grande senso dell’orientamento, pari a quello di un pesce in decomposizione mi persi nell’arco di dieci minuti.
Mi ritrovai a vagare per un parco senza meta, non sapendo dove andare.
Approfittai del fatto che fossero le cinque del pomeriggio e non essendo ancora tardi mi sedetti sul prato ascoltando i The Gazette e tirai fuori il mio materiale da disegno.
Matite e fogli erano sempre con me, dovunque io andassi, un po’ come la mia giacca.
Iniziai a tracciare segni che man mano diventarono occhi, che divennero a loro volta parte di un volto femminile, di una ragazzina con la faccia completante ricoperta da squame e sul collo delle branchie.
Iniziai a colorare quando un’ombra mi si piazzò davanti oscurandomi la luce.
Alzai lo sguardo e mi trovai davanti ad un cane gigantesco che stava seduto a scodinzolare proprio davanti a me.
Era un Beauceron che aveva tutta l’aria simpatica.
Mi sporsi in avanti e iniziai ad accarezzarlo, lasciando per un attimo i miei fogli sul prato.
Dopo un po’ qualcuno arrivò a disintegrare la quiete che si era creata.
Una testa rossa spuntò da dietro un albero e si avvicinò a passo spedito a noi.
<< Demon, vieni qui, cane. Ti ho cercato dappertutto e tu stai qui a farti coccolare da una ragazza?>>
<< Aspe, tu sei la tipa tutta pepe di oggi! Prima mi fai cadere e poi porti il mio cane contro di me?! Stai organizzando un complotto contro la mia persona e non ne so nulla? >> disse facendo un mezzo sorriso di beffa, mentre metteva il guinzaglio al cane.
<< Magari, stai attento. >> dissi io rimanendo al suo gioco.
La sua espressione divertita mi fece capire che probabilmente non era abituato a ricevere risposte simili.
Poi fece una cosa inaspettata.
Si sedette accanto a me, spostando i fogli e osservandoli curioso.
<< Comunque io sono Castiel, principessa >>
Perché si ostinava a darmi soprannomi stupidi? Dalla mia faccia, con un sopracciglio inarcato probabilmente capì che mi dava fastidio e perciò continuò a chiamarmi così per tutto il tempo. Non so perché rimasi con lui a parlare, o meglio farfugliare frasi ogni tanto quel pomeriggio, forse perché lì non avevo nessuno con cui parlare, forse per l’alone di mistero che avvolgeva quel ragazzo o forse per la tristezza che avevo notato nei suoi occhi la prima volta che lo avevo visto quella mattina.
***
okk, ecco il primo capitolo, in cui vediamo Tsunami, la nostra protagonista.
è un po' particolare ehh, comunque fatemi sapere cosa ne pensate e se avete qualche idea per dei nuovi personaggi.
mi servirebbero cinque personaggi nuovi da inserire nella storia, abbastanza fuori dagli schemi e che siano ragazze, capirete più avanti il perchè.
se qualcuno volesse darmi una mano in questa avventura sono ben accetti consigli purchè siano nei messaggi privati.
rigrazio vivamente chiunque sia giunto fino a questo punto della storia e spero di conoscerlo presto lol
bando alle ciance
vi saluto esseri umani
Amika
  
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