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Autore: meiousetsuna    21/02/2014    4 recensioni
Contest: Angst Vs Fluff di Jo_gio17, consistente nello scrivere sugli stessi personaggi, nelle diverse situazioni!
Se nella 5x12 Elena resistesse alla possessione di Katherine?
Damon rimase un istante senza respirare, come se non volesse credere alle parole che stava ascoltando.
Elena lo stava trattenendo dalla manica, un atteggiamento così insolito per lei, che Damon si bloccò girandosi per fissarla negli occhi, cercando un indizio, ma l’emozione che trovò stampata sul viso della ragazza era paura.
Terrore era la definizione più giusta, perché ogni sentimento per un vampiro è amplificato.
Come la paura che ho provato di non sentirmi più umano.
Come l’odio che mi ha avvolto tra le sue spire.
Come l’amore che mi ha sottomesso.

Rivisitazione della 2x20: La verità era che avrebbe provato un sottile piacere nel vedere suo fratello privo di quello che lui non avrebbe mai potuto avere, perché da morta Elena non sarebbe appartenuta a nessuno.
Mezzi come cercare di denigrare Stefan non gli erano mai interessati, gli sembravano squallidi, meschini, non avrebbe voluto essere ancora la seconda scelta, il ripiego.
Preferiva rischiare tutto, apertamente, in modo estremo come era nel suo carattere e sapere di averla salvata.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è la prima di due, per il contest: Angst Vs Fluff di Jo_gio17 sul forum di EFP, consistente nello scrivere sugli stessi personaggi, nelle diverse situazioni!

Personaggi: Damon/Elena, comparsa di Stefan
Rating: Verde
Genere: Fluff, Character!Study, Sentimentale
Avvertimenti: What if? Della 5x12: Elena sta resistendo alla possessione di Katherine, in quanto ha ferito Mia e Nadia molto più gravemente che nell’episodio.

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I hear you talk girl (Now your conscience is clear)

Mai chiedersi se qualcosa può andare peggio, se il tuo nome corrisponde a quello di Damon Salvatore.
Le prime gocce di una fastidiosa pioggerella salutavano l’arrivo dell’Inverno col loro rumore quasi tintinnante, che in un altro momento sarebbe risuonato al suo raffinato udito di predatore come una musica strana suonata da una bambina vestita di un abito antico, usando dei bicchieri pieni d’acqua durante un pranzo di Natale, come quelli di quando era piccolo.
In quel momento invece sembravano solo lacrime dal cielo che si beffava di lui, che non aveva lo stesso coraggio di lasciar precipitare dagli occhi ormai liquidi l’indiscutibile segno del suo dolore.
Elena stava per lasciarlo davvero, senza ritorno.
Pochi minuti prima gli era corsa incontro, come se avesse visto l’unica speranza di salvezza mentre qualcosa di terribile la inseguiva.
Eppure, il mostro era lui, lì.
Non si era mai fatto particolari problemi a proposito, aveva imparato piano piano qual era la verità.
Dopo averla ascoltata così tante volte dalla voce di suo fratello, di tutte le persone che aveva conosciuto, o le cui vite aveva spezzato nel mezzo di una strada desolata e buia.
Desolata come la mia anima, buia come il mio cuore.

Nel momento in cui si era aggrappata alle sue spalle, il calore del Sole gli era esploso dentro, attraversandolo da capo a piedi, facendogli desiderare che non si allontanasse più.
Tutto era a posto, sentiva il suo baricentro tornare sul suo asse, poteva ancora restare ancorato alla Terra.
Aggrappato a me stesso, alla donna che amo.
Si era sempre considerato un uomo felice nella solitudine, che preferiva nutrirsi di rabbia e rancore che di favole chiamate sentimento e romanticismo.
Quando Elena staccò il viso dal suo petto, sottraendosi lentamente a quell’abbraccio stretto e protettivo tutta la spavalderia evaporò in un istante; non era certo la prima volta che la vedeva star male, non era stata fortunata con le persone che amava.
Come aveva potuto lasciarla, se pur per essere altruista almeno una volta nella vita?
Perdendo il sorriso radioso che posava sulle sue labbra quando si svegliava per prima e non poteva aspettare, il profumo del lunghi capelli lucidi che scivolavano sulla pelle nuda, con un piacevole solletico, le parole che gli sussurrava perché non gli dispiacesse non aver terminato di dormire.
Perdendo il senso della mia umanità.
“Damon, grazie a Dio! È Katherine, sta cercando di controllarmi, aiutami!”
“Elena cosa dici, Katherine è morta, l’ho sepolta io dove avrebbe sempre dovuto essere, che ti succede?”
Il vampiro la sorreggeva come se dovesse cedere da un momento all’altro, anche se era salda sulle gambe; il fiato spezzato e gli occhi terrorizzati però contraddicevano quell’apparente fermezza.
Sono io che crollerei se non potessi più toccarti.

“Sta usando il mio corpo, Damon, ci ha ingannati tutti, nella cava ci sono Nadia e una strega, sono riuscita a ferirle ma non sono morte… credo. Bisogna fermarle, se completeranno l’incantesimo non sarò più io, capisci?”.
Damon rimase un istante senza respirare, come se non volesse credere alle parole che stava ascoltando, per voltarsi di scatto, pronto a correre per eliminare dalla faccia del pianeta quella dannata che aveva distrutto tutto quello che di buono aveva nella sua esistenza.
Ma qualcosa glielo impediva.
Elena lo stava trattenendo dalla manica, un atteggiamento così insolito per lei, che Damon si bloccò girandosi per fissarla negli occhi, cercando un indizio che gli svelasse se quella era già l’altra ma l’emozione che trovò stampata sul viso della ragazza era paura. Terrore era la definizione più giusta, perché ogni sentimento per un vampiro è amplificato.
Come la paura che ho provato di non sentirmi più umano.
Come l’odio che mi ha avvolto tra le sue spire.
Come l’amore che mi ha sottomesso.

“Andrò io, resta con lei, controllala, Damon, andrà tutto bene”.
La voce di Stefan giungeva alle sue spalle ferma e tranquilla, in apparenza.
“Sicuramente anche Caroline e Tyler mi aiuteranno e Matt sa come si riconosce un Viaggiatore. Devi fissare sempre i suoi occhi, se diventassero neri, portala a casa e chiudila in una stanza al sicuro. Elena, scusami, io…”
“Va bene, Stefan, grazie! L’ultima cosa che sopporterei sarebbe diventare un pericolo per tutti voi, fate presto, non voglio che succeda!”
Un lieve sibilo tagliò l’aria mentre il vampiro si allontanava rapidamente, approfittando di un momento in cui nessuno passava vicino a loro nel parco.
Damon si accorse di stare trattenendo il fiato mentre Elena faceva un passo indietro, uno solo, probabilmente per aiutarlo a tenerla sotto controllo, ma il vuoto che era rimasto tra loro gli sembrava una voragine che l’avrebbe inghiottito al primo movimento sbagliato.
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che si era sentito così insicuro?
Nemmeno un anno, quando avevano scoperto che trasformarla col suo sangue aveva creato il legame del sirebound e tutta la felicità provata si era spenta come il fuoco di un fiammifero sotto la pioggia, come quella che ormai scendeva impietosa su di loro.
Per fortuna i vampiri non soffrono il freddo come gli umani, almeno all’esterno.
Dentro non si era mai era sentito così perso, nel corso della sua lunghissima esistenza, così bisognoso di appoggio.
“Di’ qualcosa, ti prego”. *

Elena lo guardò mostrandogli un vortice di emozioni; panico per ciò che le stava succedendo, insicurezza nei suoi riguardi, anche tenerezza forse.
Ed era terribilmente bella, con i capelli bagnati che aderivano al visetto da bambola, le labbra tremanti e morbide, che avrebbe coperto di baci fino a farle dimenticare perfino il suo nome.
Era come incantato di fronte a lei, attendendo di ascoltare l’inevitabile condanna, eppure anche se il prezzo era un duro colpo all’orgoglio, doveva tentare.
Sperare inutilmente è la decisone più stupida.
Non poteva arrendersi senza lottare per riprendersela.
Mi schianterò contro un muro di disprezzo, essere immortale non diminuirà il dolore.
L’idea di perderla per l’eternità, di pensarla con un altro lo faceva impazzire.
Il mio desiderio sarà la mia tortura.
“Stefan risolverà tutto vedrai”.
Suo fratello l’amava ancora, di sicuro. Non con la sua stessa passione, ma con abnegazione.
Non sono all’altezza, non sarò mai abbastanza.

“Ti ho cercato dappertutto, Damon, credevo di non fare in tempo! Dobbiamo anche discutere di molte cose… so che è assurdo in questo momento, ma potrebbero essere le mie ultime parole”.
“Non pensarlo neppure. E lasciami dire per primo che so quanto ho sbagliato nel fare quella scenata, ho attribuito troppo credito a me e a te nemmeno l’ombra di quello che meriti, credendo anche per un secondo di poterti cambiare in peggio; sei la persona migliore che ho incontrato nella vita, senza di te c’è soltanto un buio spaventoso”.
Elena sembrò assorbire lentamente quelle frasi, come se fossero inchiostro versato sulla carta, prima di riuscire a formulare delle parole sensate; era difficile mentre annegava nello sguardo disperato e appannato di lacrime che Damon avrebbe trattenuto fino alla fine; e se non fosse stato così, avrebbe mentito, dichiarando che era soltanto la pioggia.
“Non è abbastanza”.
Era preparato, la risposta doveva essere quella, pensò il vampiro, quasi con sollievo.
‘Mi hai smascherato, Elena; non sono il fratello bravo, sono cattivo: il mio posto è lontano da te, perché non ti merito anche se ti amo più di quanto sono mai stato capace, tanto da sentirmi di nuovo umano. Anche se ho sperato che vedessi il buono che c’è in me, di dimostrartelo e in fondo ho perfino desiderato che mio fratello mi amasse, di nuovo. Va bene così, posso smettere di sforzarmi di restare dal lato giusto del baratro, anzi, tornerò ad essere quello che so fare meglio. Allora perché mi sembra di spezzarmi dentro, fino al cuore?’
“Voglio molto di più, Damon”.

Elena allungò una mano fino a posarla sul viso del ragazzo, pianissimo, timorosa di sentirlo scostarsi perché la risposta non gli era piaciuta abbastanza, scatenando una reazione di rabbia.
Lui era semplicemente immobile, a eccezione delle palpebre che si socchiusero per godersi di più quel contatto insperato, che lo tratteneva come l’ultimo raggio di luce carico di speranza prima del tramonto definitivo.
“Ci sono due condizioni: credimi, detesto chiedertelo in questo modo, ma a volte hai bisogno di maniere forti per prestare attenzione, sei convinto di sapere le cose a priori e che siano negative. Per prima cosa, devi promettermi di non comportarti più così con me. Non accetto che ogni discussione, ogni problema, si risolva con te che mi giri le spalle e scappi, Damon. Non puoi essere un bambino che grida per avere ragione, perché è l’unico modo che conosce per far sentire la sua voce, perché rinunciare significa non affrontare la paura che siano gli altri a rifiutarti”.
Adesso anche l’altra mano della ragazza tratteneva delicatamente il volto di Damon, la punta delle dita che tremava appena sulla sua pelle – o forse erano minuscole carezze, impossibili da reprimere.
“Voglio il mio uomo, quello che è sopravvissuto alla perdita della sua famiglia, di Alaric, del falso idolo che una donna malefica è stata per centocinquant’anni; che ha imparato a volere bene a Jeremy, che ha messo la mia sicurezza davanti alla sua, sempre. Voglio indietro quella persona scontrosa, difficile, egocentrica, dolce, divertente, che ha lottato per me, non contro di noi. Litigheremo, ci faremo male, ci perdoneremo. Quello che non sopporterei ancora sarebbe vederti essere vigliacco, Damon; mi perderesti veramente. Puoi promettermelo?”
“Ce l’avevi già, Elena, la mia promessa ce l’avevi dal momento che mi hai dato una possibilità. Non farò ancora una cosa come questa, ma ho tanti fantasmi che mi spingeranno a comportarmi male, lo sai. Non sarò mai un fidanzato perfetto”.
“Mi piaci come sei”.

Damon sentì un macigno sollevarsi dal cuore, come per magia, lasciandolo libero di avvolgere la sua ragazza in un abbraccio, avvicinandosi per baciarla, ma lei lo respinse delicatamente posandogli entrambe le mani sul petto.
“Aspetta… ti prego. Adesso ascoltami attentamente, è la cosa più difficile che abbia cercato di dirti, è importante, Damon; devi fidarti di me, va bene?”
“Va bene. Continua a guardarmi negli occhi, Elena, devo sapere che sei tu. Le mani non spostarle, vuoi?”
Il vampiro posò i palmi sul dorso delle mani della ragazza, premendole piano sul petto, una per metà sulla pelle esposta dalla camicia slacciata, che gli trasmetteva tepore.
Elena raccolse tutto il coraggio che aveva, sperando che avrebbe compreso malgrado la sua natura autolesionista, propensa a fargli provare tutto come un’accusa, un rifiuto; ad aggrapparsi a decisioni che lo facevano soffrire atrocemente, pur di mostrare agli altri che se lo consideravano malvagio, avrebbero ottenuto quello che volevano. Doveva riuscirci, ora.
“Io… all’inizio ho commesso un errore con te, non rispondere di no, lasciami dire tutto di un fiato, o non ci riuscirò più. Ero solo una ragazzina, ho creduto che domandarti di diventare più buono, come Stefan, fosse giusto, perché quello che facevi alle persone era inaccettabile, Damon. E  l’hai fatto, sei cambiato per me, ma non nel profondo, perché non ci credevi veramente. Pensi di essere orribile, di dover essere maltrattato e se ti accorgi di essere felice fai qualcosa di sbagliato per punirti, per spingere gli altri a giudicarti. Non voglio più questo dolore per te. Non perché lo chiedo, ma perché devi fermare questa spirale, Damon, prima che ti distrugga. Le persone che ti hanno torturato… so che non dovrei dirlo, ma capisco che tu le abbia sterminate, i loro figli, no”.

Prima che il vampiro potesse emettere un suono, Elena aveva premuto due dita sulle sua labbra morbide, fermandolo, sentendo l’accenno di un bacio sui polpastrelli.
“Tutti abbiamo ceduto alla nostra parte oscura, abbiamo ucciso, anche io l’ho fatto. Vorrei solo che adesso fosse finita, perché questo odio è tornato contro di te. Ti senti in colpa, non vuoi ammetterlo, così farai qualcosa di peggiore, perdendoti. Ti amo troppo per lasciartelo fare, per restare a guardare mentre ti smarrisci nel buio, quando possiedi una luce che può brillare tanto da abbagliare chi ti guarda. Non devi cambiare trasformandoti in qualcun altro, ma crescere, Damon. Da te stesso ad un te stesso più grande, più forte, mentre io ti sosterrò. Non cercherò di dirti cosa fare, te lo giuro, ti appoggerò quando avrai bisogno di me. Lascia che ti aiuti a non essere il tuo peggior nemico, permettimi di entrare nel tuo mondo. Basta con le maschere e le bugie, non puoi salvarti da solo”.
Damon sentì la terra vacillare sotto i piedi, o era la testa a girare e dargli la sensazione di poter cadere? Doveva esserci una trappola, non poteva essere così semplice uscire da tutto quello schifo, ci sarebbe stato un prezzo molto salato da pagare.

“Ti deluderò, cosa succederà allora?”
Elena fece scorrere le mani delicatamente intorno alla vita del bruno, per portarlo vicino a sé.
“Non accadrà, perché non devi farlo per accontentarmi, non mi ascolti, vero?”
Il tono della vampira era di finto rimprovero, caldo e dolce.
“Sarai abbattuto e penserai che non valga la pena tentare ancora, ma io ti aiuterò a rialzarti e sarò orgogliosa di vederti provare, è l’unica cosa che ti domando per me. Dimmi di sì”.
Per un lunghissimo istante, un silenzio assoluto si frappose tra loro: la paura di aver chiesto troppo era visibile nelle pupille di Elena, finché vide un sorriso formarsi sulla bocca di Damon, che pronunciava un ‘sì’ appena prima di catturarla in un bacio dato con l’anima, sorreggendosi a lei, cercando di non farglielo notare troppo.
‘Sei così fragile, a volte, Damon’ – pensò mentre lacrime di emozione le scorrevano sul viso – ‘questo non cambiarlo mai’.

*So che è più comune usare per l’imperativo, però:
Per omogeneità con gli altri imperativi monosillabici (da’, fa’, va’), sarebbe bene usare per l’imperativo del verbo dire solo la forma con l’➔apostrofo.    (www.treccani.it › Enciclopedia)

  
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