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Autore: CharlieMadison1    22/02/2014    6 recensioni
Lui è un esaltato, a cui piace attirare l'attenzione della gente. Lei guai se qualcuno si avvicina! Lei odia lui.
Lui odia lei.
Inutile dire che, per una serie di sfortunati eventi lui e lei staranno molto insieme e chissà cosa porterà questo. Di certo niente rose e fiori!
Dal capitolo 1.
[“Ti darebbe fastidio se ti corteggiassi, eh?”Domandò con aria strafottente, mentre si avvicinava alla sottoscritta. E improvvisamente il suo umore era cambiato, un secondo fa sembrava un toro infuriato e adesso mi ritrovavo con una specie di criceto voglioso. ]
Dal capitlo 5.
[«Mi sto facendo del male.» Cominciò a dire: «Però, nonostante ciò. Sì a me piaci. Harry. Per davvero.»
Me l'aveva detto così tante volte quelle due parole. Eppure questa volta, fecero più effetto. O almeno, colpirono il mio cuore, lo avvolsero con un'energia calda e mi resero felice.
Fu un qualcosa che partì dalla mia pancia, dalle farfalle che sentivo nello stomaco; presi tra le mani il viso di Charlie e la baciai.
Ancora e ancora.
Lei rimase a guardarmi con gli occhi sgranati e io non riuscivo a non sorridere: «Voglio innamorarmi di te.»]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap2

         
    Capitolo 15.
Ecco il mio problema.
Più diventi grande e più diventi consapevole di come funziona il mondo, di come ti guardano gli altri e soprattutto il timore dei giudizi e delle voci che purtroppo ti influenzano. E quando comprendi il gioco, vorresti trovare e appartarti in un mondo tuo, stare con delle persone che veramente ti fanno stare bene, senza che tu debba indossare una maschera.
Sono pochi gli spazi che mi permettono di essere così, scrivendo, disegnando, passeggiando e parlando anche se poche volte con la mia migliore amica.
E' difficile trovare una persona a cui non importi il guscio, peccato che al giorno d'oggi il guscio è l'unica cosa che viene considerata importante.
Harry era riuscito a capire bene questo giochino, molto meglio di me, però aveva capito anche che andando avanti così, si era creato solo un mondo di incertezze, di bugie e di tristezza.
Come me.
Ma io diversamente da lui, ero stata un parassita che osservava tutto e che non si smuoveva. Ero quel tipico soggetto che voleva che le cose accadessero per magia.
Harry no.
Lui cercava di aggrapparsi a qualcosa, di trovare un punto fermo di trovare la sua felicità: pensava ai suoi genitori, pensava al padre...
“Non sei costretto a farlo, Harry.” Dissi voltandomi verso di lui. Avevo fin da subito intuito cosa avrebbe voluto, ma non volevo...cioè, sì, lo volevo però non così in fretta. Se poi tutto dovesse andare male?
Sei il pessimismo cosmico in persona, Charlie. Commentò la mia coscienza, fai concorrenza a Giacomo Leopardi.
“Una cosa che non sopporto di te, è che sei troppo intelligente.” Dichiarò freddo gettandosi a peso morto sul sedile, lanciandomi occhiate di nascosto.
“L'invidia è una brutta bestia.” Sospirai io dandogli un pizzicotto sul braccio.
“Stai tentando di avere un approccio fisico con il sottoscritto?” Chiese alzando il sopracciglio e mordendosi il labbro, come solo Harry Styles poteva farlo.
Okey, questa cosa di descrivere ogni suo gesto era qualcosa che potevo evitare ma poi quando buttai di nuovo lo sguardo su di lui, capii che era di importanza vitale analizzare ogni piccolo gesto.
Chiamate il 911. Il 911. E' un'emergenza. Stiamo perdendo Charlie. E' in balia agli ormoni, causati da effetto collaterale chiamato Harry Styles.
Coscienza, smettila di fare sarcasmo.
“Scherzi?” Chiesi buttando lo sguardo fuori dal finestrino: “Prima che un criceto possa schiacciare un panda, ce ne vorrà di tempo.”
“Mi stai sfidando, per caso?”
Riportai la mia attenzione verso Harry che mi osservava curioso: “Allora?” Ripeté.
“Niente di tutto questo. Pensavo a tante cose e a quanto tu sia senza paura. Fai ciò che credi giusto e provi sempre. Non ti arrendi, sei pieno di coraggio, ecco. I percorsi che hai scelto, ti hanno fatto maturare...”
Mi sentivo strana nel pronunciare quelle parole. Stavo capendo che tra i due, io ero la più immatura, quella che giudicava senza conoscere, quella falsa, quella che voleva passare per buona.
Harry era più sincero, sotto questo punto di vista.
Non gliene fregava niente di cosa pensavano gli altri. Lui proseguiva diritto per la sua strada.
“Non pensare che io sia tanto diverso da te. Anch'io come te sono insicuro, e ho trovato la mia sicurezza facendo ciò che gli altri considerano figo.” Riprese fiato: “Non mi piace dire smancerie, ma so che tu sei la mia sicurezza. Come te vedi me maturo, io vedo te matura. Non ti sei mai fatta mettere i piedi in testa da un coglione come me. Non sei mai ceduta di fronte ai miei comportamenti stupidi. Hai tentato di cambiare pagina, e chissà forse ci saresti riuscita e speravo di farlo anch'io. Sì, insomma di cominciare un pezzo della mia vita, ma io non ero abbastanza forte. Perché avevo e ho bisogno di te...”
Era bello poter incrociare di nuovo il suo sguardo, sapere che il suo cuore sussultava vedendomi. Come io facevo con lui.
Non stavamo facendo niente, solamente fissarci però era come se il mondo attorno a noi non ci fosse.
In quell'istante capii, e fui sicura, che Harry Styles doveva fare parte di quel mondo, doveva essere una persona con cui volevo condividere le mie emozioni e i miei pensieri. Una persona di fiducia.
Volevo lottare ancora per lui e credere in quella storia che prima era quasi sbocciata. O forse, aveva ancora bisogno un po' di tempo, per poter nascere.
“Se ti becco con un'altra, giuro che ti ammazzo.” L'atmosfera di cuoricini, luci e scintille mi stava facendo venire il diabete. Quindi interruppi la scenetta romantica e soprattutto lo spettacolo gratuito che il povero taxista era stato costretto a vedere dallo specchietto e ascoltare.
“L'unica marmocchia che mi vedrai spalmata, sarà la fusione tra un criceto e un panda.” Rispose sarcastico.
“Non hai fantasia. Ripetermi le stesse cose del faccialibro.” Dissi scuotendo la testa.
“Eh, non fare la maestrina. Accontentati. Il criceto è stato resuscitato da poco. Riprenderà le sue funzionalità quando...”
Vidi gli occhi di Harry illuminarsi e formarsi sul suo viso un sorriso malizioso.
Mi allungai verso di lui e gli sussurrai all'orecchio: “Sei un criceto perverso.”
Ripresi di nuovo le distanze e dissi con fierezza: “E anche se il criceto dovesse riprendere le sue funzioni al cento per cento, Harry, il tuo cervello continuerà ad avere lacune e problemi. E' questione di dna.”
“Sei una stronza.” Replicò: “O sei acida e mi sfotti o sei a lamentarti.” Brontolò.
“Però ti piaccio.” Controbattei con sorriso trionfante sul viso.
Il ricciolo non poté che annuire con la testa.
Il nostro dialogo finì insieme alla corsa.
Eravamo arrivati di fronte agli uffici Bennett. Uscimmo dall'auto e dopo che Harry pagò il taxista, iniziammo a dirigerci verso l'edificio che ci era di fronte.
“Se caso mai dovessimo sposarci, e avere una bambina...mi dispiacerebbe per lei.” Mi fermai in mezzo alla strada con la bocca aperta.
Styles dovette afferrarmi per il braccio e trascinarmi con forza fino a concludere l'attraversamento.
Volli dire qualcosa di cattivo, però non ci riuscii. Le immagini di lui insieme alla sottoscritta all'altare e di una possibile bimba tra le nostre braccia, non era un futuro così malvagio.
“Guarda che alla bambina si dispiacerebbe ad avere un padre così perverso, sai.”
“Beh, capirebbe subito come nascono i bambini e si potrebbe evitare di raccontarle la storia della cicogna.”
“Harry!” Esclamai scandalizzata.
“E' la verità, i bambini sono il risultato di un processo biologico. E' stata madre natura e padre natura, ad aver creato il mondo.”
Mi immaginai Harry che tentava di spiegare alla nostra bambina, come nascevano i bebè e pensai che Styles avrebbe il coraggio di spiegare molto candidamente il 'processo biologico', sconvolgendo la creatura.
Sorrisi perché sarebbe stato qualcosa di buffo e dolce. Questa versione di dolcezza mi fece venire la voglia di diventare carina e coccolosa e decisi così di diventare un piccolo koala, avvinghiandomi al suo braccio destro: “Ci penserò io a raccontare questa parte della storia. Non voglio che per colpa tua, diventi anche lei un criceto pervertito.”
“Sarebbe un criceto obeso.” Specificò lui.
“Vaffancuore.” Ribattei.
“Io cerco sempre di essere sincero. E' una qualità che voi ragazze richiedete sempre.” Continuò.
“Noi ragazze cerchiamo anche una cosa chiamata sensibilità e questa parola nel tuo vocabolario non esiste.” Affermai.
“Te l'ho detto, Charlie. Non pretendere troppo.”
Continuammo a bisticciare, prendendo in giro l'uno con l'altra. Potevo dire che Harry mi era mancato tanto e anche se mi faceva esasperare terribilmente, sapeva poi rifarsi a modo suo.
E poi io non avevo un carattere pacifico e tranquillo. Forse un po' di timidezza ad affrontare per certi argomenti, ma non potevo dire di essere una suora. Ecco.
Ci dirigemmo verso l'ascensore ed entrammo nella scatola di metallo.
“Harry, non dovresti prima avvisare..insomma.” Sì, stavo diventando nervosa, perché un po' temevo la reazione del padre del ricciolo. Magari era un uomo non cattivo peccato che con la sottoscritta si era dimostrato abbastanza distaccato e non contento nel conoscermi.
“Tranquilla. Andrà tutto bene.”
“E se non dovesse?” Domandai facendo gli occhioni da gatto degli stivali di Shrek.
“Scappiamo in Australia e andiamo a vivere con i koala e i canguri.”
“Ma tu odi gli animali.” Dichiarai.
“E' la tua influenza. Paragoni qualsiasi cosa ad un animale e ho cominciato ad apprezzarli.”
“E' grave.” Dissi piatta.
Il ricciolo mi lanciò un'occhiataccia e roteò gli occhi, sbuffando.
“Pronta?” Chiese.
“Sì.”
Le porte dell'ascensore si aprirono e Harry allungò la mano, intrecciandola nella mia.

Zayn's POV.
“Perché non hai rispettato i patti?”
“Non ce l'ho fatta. Non mi andava di prenderla in giro. Charlie è veramente innamorata di Harry.” Dissi abbassando lo sguardo.
“Non mi interessa.” Rispose.
Entrambi ci fissammo e rabbrividii vedendo in quello sguardo così gelido neanche una minima nota di compassione o sentimento positivo.
Squillò un telefono e non era il mio.
Tirò il cellulare fuori dalla tasca del cappotto e lo portò davanti a sé: “Pronto?”
“Come Harry?”
“Ho capito, arrivo subito.”
L'uomo spense il telefonino e mi lanciò un'occhiata: “Penso che tu abbia ragione. Sarà un problema questa Charlie.”

Charlie's Pov.
La segretaria che lavorava per mio padre ci fece entrare nel suo ufficio e ci disse di aspettare, mentre lui rientrava da una riunione importante con altri finanziatori.
L'aula era piuttosto ampia. E se una persona volesse fare una festa, ci potevano stare tranquillamente cento persone se non di più.
Le finestre che ci davano le spalle illuminavano tutto e davano una visuale sull'intera città. Un misto di enormi palazzi e pozze verde, sparse qua e là.
“Eccomi. Mi hai fatto visita senza nessun preavviso.” Disse entrando il padre di Styles, appendendo il capotto nell'attaccapanni.
“E' stato qualcosa di improvviso.” Rispose Harry.: “Comunque ti devo parlare di una cosa importante.” Iniziai a dire ma venni interrotto da un segno della mano dell'uomo
“So di cosa vuoi parlare. Ma a me Charlie non piace.” Annunciò con tranquillità.
Il rossore invase il mio viso e il desiderio di urlargli contro, aumentava in maniera smisurata dentro di me.
Mi alzai dalla poltrona su cui era seduta e mi diressi verso il signor Styles.
“Vorrei sapere il motivo di questo contrasto nei miei riguardi.” Domandai.
Per fortuna che c'ero io, la tua cara coscienza a controllare il tuo stato d'animo. Se la mia intelligenza non ti assistesse mia cara Charlie, adesso staresti urlando come un caro gorilla e daresti una ragione in più al signor Styles, per farti odiare.
Sicuramente soffrivo di qualche strana patologia che mi causava pensieri contorti partoriti dalla mia mente, malsana. Purtroppo. Ma adesso non dovevo pensare a me, dovevo pensare ad affrontare un altro membro della famiglia Styles.
“E' una sensazione a pelle.” Replicò.
Sospetto che sia una questione genetica. Temo che gli uomini della famiglia Styles abbiano effettivamente dei mal funzionamenti a livello mentale. Per questo si spiegherebbe il comportamento di astio del padre di Harry nei tuoi confronti.
“Charlie, ci penso io.” Mi disse Harry poi si rivolse verso suo padre: “Papà, io e Charlie torneremo a Holmes Chapel.”
L'espressione che si dipinse sul volto del padre di Harry mi sorprese. Era come se lui non si aspettasse affatto un comportamento del genere da parte di suo figlio.
Rise nervosamente: “Harry lo sai che oggi non è il primo d'aprile.”
“Io non sto scherzando. Ero venuto qui per dirtelo.”
Gli occhi di padre e figlio si incrociarono.
“Andiamo Charlie.”
Usciti dall'edificio mi fermai e di conseguenza anche Harry.
“Che c'è?”
“Non voglio che per colpa mia devi rompere il tuo legame con tuo padre.”
“Charlie, tu non hai colpa di niente. E' lui che si ostina a non capire me. Come in tante occasioni...” Lasciò la frase incompiuta: “Vuoi mangiare qualcosa?” Domandò poi. Capii che ancora non era pronto per parlarne ma mi sentivo in colpa. Non riuscivo a concentrarmi e a godermi il pomeriggio con Harry.
Tornati a casa, Harry venne da me e rimanemmo insieme. Cucinammo insieme la torta. Fu divertente immergerlo nella farina, ma lui si vendicò usando la cioccolata.
“Sei una disgrazia.” Commentai.
“Hai cominciato tu!” Si difese, mentre ripuliva la tavola. “E guarda che bravo uomo di casa, ti aiuto pure!”
“Vuoi un applauso?”
“No, preferisco che mi ripaghi in natura.”
“Sei un caso perso comunque adesso devo andare a lavoro.” Non gli dovevo mentire però volevo aiutarlo. Anche perché anche lui era sovrappensiero. Cercava di essere allegro ma non c'era la stessa atmosfera che c'era stata prima di incontrare il padre di Harry. Probabilmente anche lui era rimasto sorpreso dalla reazione che aveva avuto suo padre, quando gli aveva detto che saremmo tornati a Holmes Chapel.
“Ma dobbiamo festeggiare il tuo compleanno? Insieme?”
“Non ti preoccupare.” Dissi mentre gli diedi le chiavi dell'appartamento: “Verso le undici sono di nuovo qui. Però non è che quando torno, mi ritrovo un edificio distrutto, vero?”
“Tranquilla. A dopo.”

Così decisi di fare di testa mia e la stessa sera, mentre dovevo essere al lavoro a lavare i piatti, tornai di nuovo a fare visita presso gli uffici Bennett.
Ovviamente la segretaria non vedendomi assieme ad Harry non mi fece passare ma proprio in quel momento arrivò il signor Styles.
“Capiti proprio a pennello, sai.”
“Ah sì?” Chiesi: “Sono qui per poter chiarire e...”
“Certo, possiamo fare una chiacchierata. Sei da sola, a quanto vedo. Beh, mentre ti accompagno a casa, possiamo parlarne.”
Mi meravigliai nel vedere come il signor Styles divenne gentile e disponibile. Forse, in realtà avevo sbagliato a giudicarlo male e in fondo, anche Harry si sbagliava.
Accettai la proposta e seguii l'uomo.
Peccato che una volta che fui in macchina, mi accorsi che la strada che l'autista aveva preso non era quella che usavo io solitamente.
“Forse ha bisogno di qualche indicazione..” Suggerii ma vidi un fazzoletto bianco davanti a me e la mano del signor Styles che premeva contro la mia bocca.
Ero costretta a respirare quella cosa che c'era su quella stoffa.
Tentavo di ribellarmi ma le forze mi stavano abbandonando.

Harry's Pov.
Erano quasi le undici e mezza e ancora Charlie non era tornata. Dapprima pensai che magari il ristorante aveva avuto qualche cliente in più e magari aveva avuto qualche piatto da lavare in più.
Ma più le lancette dell'orologio continuavano a muoversi e non vedevo quella dannata porta aprirsi, decisi di chiamarla per assicurarmi che non le fosse successo niente.
“Charlie, cazzo rispondi!” Sbottai.
Ipotizzai che magari non ci fosse campo e per questo non rispose, decisi di mandarle un messaggio ma ancora nessuna risposta.
Chiamai anche il ristorante dove lavorava ma quando mi disse che Charlie non era mai venuta, mi venne un colpo. Mi aveva mentito.
Cazzo, Charlie.
Se fossimo stati a casa, almeno sapevo che Charlie poteva andare da Sophie, ma qui...
Decisi comunque di chiamarla e le chiesi se poteva provare a contattarla, ma anche lei ebbe i miei stessi risultati.
“Mi aveva promesso che alle undici sarebbe stata qui, con me a festeggiare.”
“Tranquillo Harry.” Disse Sophie: “Prova a chiamare Zayn. Magari è con lui.”
Avrei voluto che Charlie non fosse con lui, ma in quel momento avevo paura che le fosse successo qualcosa e mi stava anche bene che si trovasse con lui.
“Ehi Zayn. Senti Charlie è li con te? Vero?”
“Perché?”
“Sentimi, Zayn. Evita. Dimmi se è con te.”
“No. Lei non è con me. Ma raccontami che è successo.” Chiese anche lui preoccupato.
La paura continuò a salirmi sempre più.
Gli raccontai tutto e gli dissi che oggi avevamo fatto pace e che era il suo compleanno, decisi di farle un bel regalo. E che era un bel passo nella nostra relazione.
“Temo che Charlie sia in pericolo.” Dichiarò infine.

Charlie's Pov.
“Il desiderato lieto fine non è sempre scontato come molti credono. Spesso ci sono forze maggiori che ti impediscono di vivere il tuo sogno. Anche questo è un lato della realtà che devi imparare ad accettare.”
Fu la prima frase che mi disse il signor Styles appena riaprii gli occhi. Non sapevo dove ben fossi.
La stanza era buia e l'unica fonte luminosa proveniva dall'alto, che mi illuminava.
“E' per questo motivo lei dovrebbe distruggere la vita di suo figlio?” Mi guardai spaventata, ma parlai chiaro, esprimendo la mia opinione.
“Sto salvando la vita di mio figlio.” Replicò: “Non voglio che per una cotta lui faccia scelte che lo possano rovinare per sempre.
“Perché mai si dovrebbe rovinare? Non ha fiducia in ciò che fa?”
“Anch'io ero innamorato perso di Michelle. Ma alla fine non ha funzionato. Non deve sbagliare come ho già fatto io.”
“E questo le da il diritto di mettere il bastoni fra le ruote a Harry? Sbagliare è umano. Capita a tutti. Ma non per questo bisogna evitare di affrontare la vita e andare avanti e provare. Perché sennò vivere non avrebbe senso. Non fare qualcosa che magari ci farebbe stare bene, solo perché ci potremmo fare male. E' come dire, non voglio camminare perché potrebbe cadere un pianoforte dal cielo.”
Non sapevo neanch'io dove dovessi puntare lo sguardo. Cercavo di farlo dove sentivo una risposta ma ogni volta, la voce arrivava da un'altra zona.
Harry si starà preoccupando tantissimo, già me lo immaginavo a sbraitare contro il telefonino e a maledirmi in ogni lingua da lui conosciuta.
Anch'io da stupida non ero stata coraggiosa. Avrei dovuto parlare con Harry magari adesso non sarei qui a farmi mille viaggi mentali sulla morte della sottoscritta.
Ingenua. Ero stata ingenua.
Perché mai, avrei dovuto credere a quel folle che magicamente da burbero era diventato gentile?
Semplice Charlie, intervenne la mia coscienza, hai visto in lui lo sguardo di Harry.
“Ti rimando a Holmes Chapel. Da sola. Intanto rimani qui fino a domani pomeriggio. Io devo organizzare le nozze tra Harry e Natalie.”
Gridai.
Già, feci un urlo fortissimo, ma che probabilmente nessuno avrebbe sentito: “Dice di non volere far soffrire Harry e poi lo costringe a stare con una persona che non ama?”
“E tu saresti convinta che Harry ti ami? Ti ha tradito.” Affermò con nota di superiorità.
“Verissimo. Ma se ad Harry non gli fosse importato di me, non sarebbe tornato da me. Avrebbe accettato di sposarsi con Natalie.”
Non disse nulla.
Aspettai, ma ci fu solo il silenzio.
“Tranquilla. Presto tutto sarà finito.” Sentii dire questa voce in lontananza.
-

Harry's Pov.
“Forse è il caso di chiamare la polizia.” Suggerii, mentre stavo componendo il 911, ma la mano di Zayn mi fermò: “No. E' meglio di no. Chiama Natalie, piuttosto.”
Corrugai la fronte e mi chiesi perché dovessi chiamare proprio lei. Zayn dopo cominciò a spiegarmi e a rivelarmi gli scheletri che c'erano nell'armadio di mio padre.
“Armi illegali?” Ripetei sconvolto. Inizialmente sospettai droga. Perché solitamente era quella che fregava sempre.
“Già e la famiglia Bennett venendo a sapere del mercato in nero di tuo padre, cercò di far sprofondare la vostra società di famiglia. E il signor Styles disperato, organizzò il fidanzamento tra e Natalie.”
Sgranai gli occhi incredulo.
“Perché Natalie non ha rifiutato?”
“Perché a Natalie piacqui subito e con la faccenda dell'azienda, si era diciamo protetta. Nel senso se l'avessi lasciata, lei ti avrebbe risposto:-Ma come non tieni alla tua famiglia?- Natalie è sempre stata innamorata di te. Come Charlie, d'altronde.”
“Ma io sono innamorato di Charlie. Se Natalie fosse stata innamorata veramente di me, me ne avrebbe parlato e...”
Non conclusi la frase perché proprio Natalie rispose al telefono: “Ciao, Harry. E' da tanto che non ci sentiamo.”
“Ho bisogno che tu mi aiuti.” Dissi spiccio e non c'era tempo da perdere.
“Passare subito al sodo, eh?” La sentii sospirare: “Hai litigato con Charlie?”
“Ci speri?”
“Forse.” Confessò.
Le spiegai rapidamente cosa fosse successo e disse che ci avrebbe raggiunto anche lei con suo padre.
Conclusi la telefonata e guardai Zayn: “Sei sicuro che far coinvolgere così tante persone, non sia pericoloso per Charlie?”
“Dobbiamo prima trovarla. Una volta fatto, entreremo in azione.”
“Sembra quasi un film poliziesco.” Commentai.
“Avrei voluto che le fosse.” Replicò Zayn.
Altre domande mi si formavano nella testa. Come faceva Zayn a sapere così tante cose? Avrei voluto chiederglielo, ma la priorità era data al panda.
Ah, quella zuccona! Una volta tanto che mi ascoltasse!
Inveire contro di lei, però non mi sarebbe stato d'aiuto. Dovevo stare calmo.
Aspettammo diversi minuti e Natalie finalmente ci raggiunse, insieme a suo padre.
“Penso che tu abbia delle ragioni più che valide per averci chiamato, qui.” Dichiarò freddo il signor Bennett.
“Mio padre ha rapito la mia fidanzata.” Dissi: “E magari lei potrebbe aiutarci a trovarla.”
“La tua ragazza è Natalie.” Replicò.
“No. E' Charlie.”
I fari delle macchine che percorrevano la strada illuminavano il viso del signor Bennett, che sospirò: “Avrei voluto che tu avessi dato queste attenzioni alla mia bambina.”
“Arriverà qualcuno che sarà anche meglio di me.”
Lo sgranchirsi della voce di Zayn interruppe il nostro dialogo.
“Dobbiamo trovare Charlie.” Ricordò il moro.
A questo punto mi venne un'idea. E spiegai il mio piano.
“Vorresti farci acquistare la vostra società? Lo sai che per noi sarebbe solo una perdita e basta.” Disse il signor Bennett.
“Allora la vostra azienda rischierà di essere chiusa per armi illegittime. Sicuramente la polizia troverà qualcosa. Quindi io terrò la bocca chiusa, in cambio tu dovrai dire a mio padre che sarai disposto ad acquistare la società di famiglia, solo se libererai Charlie.”
“E se non dovesse accettare?” Domandò Natalie.
“Perché non dovrebbe? E' stato per il patrimonio aziendale che ha fatto questo casino!”
“Non c'è bisogno di urlare.” Mi rimproverò: “E non serve minacciarci di fare fallire la società di famiglia.”
“Scusami. Hai ragione.”
Così ebbero inizio le danze. Il signor Bennett chiamò il signor Styles e i due si accordarono per incontrarsi.
Inizialmente si era pensato di parlare subito della liberazione di Charlie, ma in tal caso, poteva succedere che il signor Styles non avrebbe collaborato e poteva reagire in maniera negativa, peggiorando la situazione.
Ripetei al padre di Natalie il copione: “Devi assolutamente convincerlo. Quando avrà detto di sì, interverrò io e parlerò con mio padre.”
“E' troppo scontato e banale.” Interruppe Natalie: “Dobbiamo prima scoprire dove è nascosta Charlie. Una volta che sappiamo dove è lei, bisogna tenere occupato tuo padre mentre qualcuno andrà a salvare il panda.”
“Piano geniale. Perché non ci ho pensato prima!” Esclamai con tono sarcastico. Feci un applauso di due battiti e poi mi fermai, guardando interrogatorio Natalie: “Ma mi diresti come ti faresti dire dov'è nascosta Charlie?”
“Sicuramente non era da solo quando ha portato Charlie. E quando papà sarà impegnato a parlare con tuo padre, tu e Zayn vi farete condurre dal complice.”
“E' possibile che Natalie abbia ragione. Non credo che tuo padre abbia fatto da solo. Ha anche lui una certa età!”
“Vi state basando su una stupida ipotesi.” Gridai: “Se non c'è questo secondo complice? Avete un piano B?”
“Non ci sarà bisogno del piano b!” Obiettò Natalie: “Andrà tutto bene.”
Tutto sembrava troppo strano. Perché tutti erano così sicuri, calmi e fiduciosi? Insomma, va bene che Charlie non stava simpatica a Natalie, perché così tanta tranquillità?
Non dissi nulla e annuii facendo cenno con la testa.
Papà arrivò con una porche nera, che però non era guidata da lui ma da un altro uomo. Tirai un sospiro di sollievo.
Forse Zayn e Natalie non avevano torto.
Mentre noi tre eravamo nascosti tra il buio e cassone della spazzatura, mio padre scese dall'auto, fece sbattere violentemente la portiera e si diresse verso il signor Bennett.
“Come mai tutta questa fretta?”
“Acquisterò la tua società. Non ci sarà bisogno più del matrimonio tra tuo figlio Harry e la mia Natalie.”
“Ragazzi, andate dall'autista.” Propose Natalie accanto a me.
Così, come se fossimo degli agenti speciali di polizia, ci avvicinammo all'auto ed entrammo. Zayn si sedette nei sedili posteriori mentre io mi misi seduto accanto alla postazione del guidatore.
“Non dire niente e non fare nessun passo falso.” Dettò legge Zayn: “Ho una pistola con me. E tu non vuoi che la tiri fuori, vero?”
L'uomo alzò le mani: “N-no.”
“Portaci dove è stata nascosta Charlie.” Dissi io autoritario. Non dovevo farmi assalire dalla paura.
“Io non so di cosa stai parlando.” Disse l'uomo, usando di nuovo un tono di sicurezza.
“Penso che la pistola voglia venire fuori.” Interruppe Zayn.
L'uomo allora, portò le mani sul volante e lo strinse con forza: “D'accordo.” Disse sospirando.
Anch'io tirai un sospiro di sollievo, sapendo che presto avrei rivisto Charlie.

Il viaggio proseguì in silenzio, fino ad arrivare in un deposito di merci fuori città. Chiamare quel posto illuminato, era come fargli un complimento.
Uscimmo in auto e Zayn si assicurò che l'uomo ci facesse da guida, senza che ci facesse brutti scherzi.
“La ragazza si trova lì dentro.” Affermò l'autista.
“Sarà meglio che sia vero.” Replicò Zayn.
Corsi verso il portone e lo trascinai con forza verso la destra.
“Charlie! Charlie! Sono Harry, rispondimi!” Urlai, sentendomi vibrare le corde vocali.
“Harry!” Sentii la voce del panda e gridai ancora.
“Charlie!” Divenni più rapido di flashman, più di speedy gonzales e la raggiunsi. Le sfiorai le spalle e gliele strinsi. Temevo che potesse sparire davanti ai miei occhi.
“Charlie!” Dissi ancora. Le presi il viso e la baciai.
“E' tutto ok. Ci sono io.” Avevo un fiatone da far paura, ma ero sollevato. Adesso che sapevo che lei stava bene, potevo stare tranquillo.
Liberai Charlie e mentre lei si controllava i polsi e le caviglie sentii un applauso dietro le mie spalle.
“Ingegnoso, figliolo. Veramente.” Mi voltai di scatto e vidi mio padre entrare, affiancato dal signor Bennett e Natalie: “Mi dispiace.” Mimava con le labbra.
Riportai la mia attenzione verso mio padre.
“Cosa ci sarebbe di ingegnoso qui? Hai rapito la mia fidanzata! E hai sempre pensato al peggio nei miei riguardi e...” Esplosi dalla rabbia. In quel momento tutto quell'insieme di emozioni si catapultarono fuori.
“Ho cercato di proteggerti!” Si giustificò: “Figliolo,” proseguì: “fai la scelta giusta. Vieni da me e vivrai felice. Te lo assicuro.”
“Perché mai mi dovrei fidare di te?” Chiesi: “Cosa c'entrava Charlie?! Perché metterla in mezzo e farle questo?!”
“Perché ti ha fatto il lavaggio del cervello!”
“No!” Gridai: “Tu volevi usarmi dal principio. Volevi combinare il matrimonio tra me e Natalie. Cosicché da salvare la tua azienda dal baratro assoluto. E non hai pensato alla vita di tuo figlio? No. Assolutamente no.”
“Calmati Harry.” Sentii la mano di Charlie stringere la mia. Avvertii una dolcissima sensazione di calore dentro di me che mi fece comprendere quanto fosse veramente per Charlie.
Se lei non fosse entrata nella mia vita, se io non me ne fossi innamorato, probabilmente avrei seguito le orme di mio padre e chissà se sarei stato felice. Felice in quell'ingarbugliato insieme di segreti, bugie e semplice desiderio di potere e ricchezza.
Allungai il braccio fino alla fine del fianco del mio panda e la portai vicino a me: “Vedi questa donna papà,” dissi: “beh, lei sarà tua nuora.” Annunciai.
“Cosa?!” Charlie mi urlò praticamente nell'orecchio, danneggiando per l'ennesima volta il mio povero organo uditivo.
Tutte le ragazze normali si sarebbero emozionate e avrebbero pianto dalla gioia.
L'espressione di Charlie fu quella di una persona che aveva appena visto la morte in faccia. Infatti era sbiancata subito.
“Io dovrò sopportarti per sempre?”
“A qualcuno toccherà.” Risposi.
Roteò gli occhi e sorrise: “E va bene, mi sacrificherò per l'umanità.”
“Non essere così plateale.” Sussurrai avvicinandomi a lei e baciandole la guancia: “Sono serio.” Dissi sicuro.
“Lo so.”
La voce di Zayn si sgranchì interrompendo, purtroppo il momento amore-pucci tra me e Charlie.
“Harry potevi anche aspettare di fare la tua dichiarazione. Il bel finale, arriva alla fine.”
“Bisogna seguire i propri sentimenti.” Replicai.
Zayn sorrise.
“Ho chiamato la polizia.” Affermò: “E appena sapranno del rapimento di Charlie, signor Styles per lei è finita.”
“Anche per te, Zayn lo sai, vero?”
Mi voltai verso il mio amico ma non disse nulla. Le sirene della polizia coprirono quel silenzio e quegli sguardi che ci stavamo lanciando tra di noi.
L'investigatore che entrò all'interno del capannone era seguito anche dal signor Parker.
Successivamente si venne a scoprire che lo stesso signor Parker era a conoscenza del mercato nero di armi illegali tra la società Bennett e quella degli Styles.
E venne a galla anche il passato di Zayn e quello di Keyra.
“Quindi Keyra era stata vittima di un incidente autostradale. E pensavi che fosse stato il signor Parker a ucciderla.” Dissi sorpreso.
“Già. E quando giunsi a Manhattan, avevo solo lo scopo di vendicarmi, a modo mio... Infatti lo stesso giorno incontrai tuo padre, Harry. E lui mi propose di aiutarlo nel suo piano, cioè quello di far convolare a nozze te e Natelie e di mettere fuori gioco Charlie. E in cambio il signor Styles avrebbe fatto scomparire Parker. Solo che conoscendo meglio Charlie e vedendo in lei Keyra, avevo deciso di lasciare stare e di non farmi coinvolgere più da lui. Però venni a sapere, che il signor Styles avrebbe ucciso il signor Parker, facendo poi incolpare me e quando lo venni a sapere...”
“Intervenni io e chiesi a Zayn di fare ricerche più approfondite sul conto del signor Styles e del signor Bennett e con l'aiuto di Natalie, siamo riusciti a chiudere questa faccenda. E anche tu Charlie.” Disse poi il signor Parker rivolgendosi al panda: “Se non ci fossi stata tu, probabilmente saremmo ancora in alto mare.”
Sgranai gli occhi incredulo.
“Quindi voi due sapevate tutto!” Esclamai, indirizzandomi verso Natalie e Zayn. Capii così il perché della sicurezza dei due nel piano.
Gli agenti portarono via sia mio padre che il signor Bennett. Chiesi successivamente a Natalie perché non mi avesse detto niente e lei mi spiegò che era un'operazione segreta e che meno persone erano a conoscenza di questa piano e meglio era.
“Ma da quando andava avanti questa storia?” Proruppe Charlie.
“Da quando ci hai beccati insieme all'hotel.” Soffiò con noncuranza poi si voltò verso Zayn e cominciarono a chiacchierare.
“Quei due si metteranno insieme.” Constatò piatta il panda.
“No, Zayn non è il tipo da Natalie.”
“Mai dire mai. Io non ero mica il tipo da criceti.”
“E io non ero il tipo da panda.”
“Sì, che lo eri. Altrimenti non mi avresti chiesto di sposarti.” Ribatté.
“Te l'avrei chiesto, davvero? Perché io non ricordo.” Controbattei appositamente. Finalmente questo caos era finito. Niente Natalie, niente matrimoni combinati, niente società da dover gestire. Ero libero.
Beh, l'unica persona che avrei dovuto sopportare sarebbe stata Charlie, ma non era un problema.
Alla fine avrei avuto anch'io i miei vantaggi.
“Hai la memoria corta, eh?”
“Ci sarebbe un modo per far tornare tutto, sai...” Allusi malizioso.
Charlie scosse la testa e sorrise: “Dai, dobbiamo prima concludere con la polizia.”
Così andammo in centrale e ognuno di noi: Charlie, io, Zayn e Natalie facemmo la nostra deposizione.
Qualche settimana più tardi, fummo convocati in tribunale, davanti al giudice per riconfermare ciò che era successo.
Il giudice sentenziò colpevole mio padre, come assassino di Keyra e omissione dei soccorsi e in aggiunta ci fu l'aggravante di rapimento di Charlie.
Mentre l'attività commerciale del signor Bennett e quel poco che rimaneva dell'azienda di famiglia venne assorbita dall'azienda del signor Parker.


Charlie's Pov.
“Harry sei sicuro di voler tornare in Inghilterra?”
“Sì, Charlie. Te l'ho già detto. Voglio stare vicino a mamma e stare con i nostri amici. E poi ci siamo conosciuti là e là che voglio vivere.”
Dopo le varie vicissitudini che entrambi avevamo passato Harry sembrava essere maturato molto. Non per quanto riguardava il fatto di prendermi in giro in modo continuo, ma piuttosto sull'affrontare i problemi. Ogni volta che litigavamo e se io mi arrabbiavo, mi prendeva per il braccio e finché non parlavamo seduti sul divano, non mi faceva alzare.
Stavo preparando i bagagli e stavo chiudendo l'ultima valigia. Anche se quella dannata scatola arancione non era intenzionata a farlo.
“Usa il tuo dolce peso e vedrai che ti obbedirà all'istante.” Aveva suggerito Styles, poggiandosi allo stipite della porta con braccia incrociate.
“Quindi tu sei caduto ai miei piedi per i miei sessantacinque chili?”
“Chi può dirlo.”
“Che stronzo che sei. E dire, che pensavo che fossi cambiato, ma mi sbagliavo.”
Harry sorrise e abbassò la testa, scuotendo la testa: “Charlie, io sarò sempre lo stesso idiota Harry Styles per cui hai perso la testa. E' vero, forse sono un po' maturato. Ma di certo non sarò un tipo serioso sempre. E poi dimmi, se diventassi una specie di vecchio noioso e brontolone, mi diresti:-Dai Harry, un po' di energia!-”
“Vuoi aver sempre ragione, eh?” Domandai inarcando il sopracciglio.
“Certo!”
Peccato che quella frase in cui Harry voleva avere ragione non si realizzò mai negli anni successivi.
***

“Papà, ma perché prendi in giro sempre la mamma e la mamma si arrabbia sempre?” Ecco quella fu la domanda dolente che avrei voluto che Emma non avesse chiesto.
“Perché sono dei giochi dei grandi. E' divertente lo sai.” Rispose Harry prendendo la nostra bambina in braccio.
“Che storia lunga che mi avete raccontato...” Continuò a dire mentre mio marito la stava facendo accomodare sul letto di camera sua.
Le sistemò le coperte e poi disse: “Non vedo l'ora di vedere zio Zayn!”
“Ma come!” Esclamò Harry: “Davvero, preferisci zio Zayn al tuo papà!?”
“Sì.”
“E' colpa di tua madre.” Borbottò Harry: “Sicuramente qualche suo gene è finito nel tuo sangue e con questo si spiega tutto.”
Il criceto sospirò affranto e dando il bacio della buonanotte ad Emma, le coricò per bene le coperte, spense le luci ed entrambi uscimmo dalla stanza.

“Sono offeso.” Mugugnò Harry: “Pensavo di essere il suo eroe!”
“Il mio lo sei.” Dissi abbracciandolo.
“Io voglio essere l'idolo di essere umani non di animali.” Controbatté.
Poggiai il mio mento sul petto di Harry e lo guardai con sguardo cigliato: “Ah, sì? Non vuoi stare in bianco, vero?”
Stupida domanda retorica. La risposta sarebbe stato un:-No, che non voglio stare in bianco.-
Harry mi afferrò per il polso e mi baciò.
“Sono contento di averti sposato e di essere diventato papà di nostra figlia ...Pensavo che la felicità stava nel fare le cose perfettamente, nel dover rispettare ogni cosa, ma alla fine, la felicità si trova nelle piccole cose, e, a volte anche nelle grandi. Come il giorno nel nostro matrimonio. Solo tu potevi inciampare nel vestito e distruggere metà della torta nuziale.” Raccontò divertito.
Quella giornata che per numerose persone poteva essere perfetta e dolce, per me e Harry era stata un'altra giornata alla panda-criceto.
Io ero goffissima con quell'enorme abito bianco e avevo chiesto anche di accorciare il vestito, ma la sarta non mi dava retta. Quando poi mi sono letteralmente spalmata sulla torta, la signora mi venne a dire: “Forse avevi ragione.”
“E ti ricordi quando sei rimasta incinta di Emma?”
“Già! Non pensavo mica di avere così presto una bambina. E solo perché non sei riuscito a tenere sotto controllo il tuo biscione.”
“Non offendere una creazione divina così perfetta.” Si difese Harry.
Non dissi nulla perché sarei potuta diventare cattiva. Non perché lo fossi, ma perché ero sadica e fare battute sulla grazia del criceto, era piacevole.
“Dai andiamo a letto.” Proposi: “Domani devi essere presto in aula, giusto?”
“Sì, ma adesso pensiamo ad altro...faremo attività fisica, vero?”
Eh, Harry era rimasto il solito playboy che aveva una strana fissa per il mondo a luci rosse.
Ma a me andava bene così.
Quando tornammo dagli Stati Uniti, Harry si iscrisse all'università e decise di seguire la carriera da avvocato. Dopo diversi anni di studio, riuscì a guadagnarsi un nome a Holmes Chapel e anche nei quartieri vicini.
Mentre io diventai giornalista. Dopo ciò che ci era successo per via del padre di Harry, cominciai a scrivere e questo mi aveva fatto capire che scrivere mi aiutava molto con me stessa, scelsi così di seguire questo percorso.
Zayn e Natalie, come aveva predetto Harry si misero insieme e ci venivano a trovare qualche volta. Non sempre, anche perché i rapporti tra me e Natalie non erano tra i migliori.
Avevo tentato di fare amicizia con lei, ma con scarni successi.
Liam e Sophie si erano sposati pure loro e avevano avuto una coppia di gemelli maschi. Diversamente da me e Harry, quando quei due si sposarono sembrava di essere in un angolo di paradiso.
Sophie era meravigliosa con l'abito bianco e il pancione. E Liam era così emozionato che quando disse il tanto sospirato: “Sì.” lo disse per ben tre volte.
Harry invece non aspettò neanche che la figura religiosa finisse di pronunciare la frase da rito, e mi baciò. Mi prese in braccio e mi portò subito in carrozza.
Quell'idea stranamente così romantica mi piacque, perché era stata una sorpresa.
“Non ci credo!” Avevo esclamato guardando la carrozza bianca. Poi portai l'attenzione ai cavalli bianchi e al cocchiere.
“Perché l'hai fatto?” Domandai poi.
“Ho pensato che forse avevi un po' l'umore a terra dato che la torta non era più mangiabile. E quindi ho chiesto alla mamma di chiedere subito una carrozza. Ed eccola qui.”

“A che pensi, Charlie?” Harry mi riportò alla realtà. Mi posizionai accanto a mio marito, mettendomi sul fianco.
“A quando eravamo usciti dalla chiesa e a quando vidi i cavalli e la carrozza bianca, che ci aspettava fuori...” Pensai poi alle parole che Harry mi aveva detto un paio di minuti fa. Alla felicità che andava cercata nelle piccole cose.
“Sono felice di essermi innamorata di te, Harry.”
“Anch'io lo sono. E non sai quanto. Ti amo panda.”
“Ti amo criceto.”

THE END.


_____________________
#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)

Lisa.

E questo è il finale della storia. Grazie a chi ha continuato a leggere e chi ha rivisto Charlie e Harry in azione di nuovo!

   
 
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