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Autore: KyraPottered22years    22/02/2014    6 recensioni
(STORIA IN REVISIONE)
Solo gli angeli hanno le ali, eppure l'Agente Artemis si autodefinisce una strana creatura, senza sapere qual è la sua vera natura. Proprio per le sue doti straordinarie viene inserita nel progetto Avengers, ma la sua forza, il suo coraggio e la sua grinta vengono messi a rempentaglio a Stoccarda, in Germania, da un dio assetato di vendetta e maniaco del controllo. La persuasione e il sangue freddo di Loki confondono la ragazza. L'alternarsi tra la forza e la debolezza di Artemis confondono il dio. "E il diavolo rimase sbalordito quando capì quanto osceno fosse il bene."
Trailer della storia : https://www.youtube.com/watch?v=MUm1PidK45w&hd=1
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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                                                                                Two bodies, one soul.



 
 
 
"Tu non sei una persona cattiva,
sei solo una persona buona a cui sono successe cose cattive."

- J.K. Rowling, Harry Potter



 

                                     



 
                                                                                                                       *   *   *



Facevo su e giù nervosamente, i miei passi risuonavano sul pavimento in mettallo dell'Helicarrier e Natasha si era lamentata del rumore già due volte. Incrociava le braccia al petto ed anche lei, come gli altri, era intenta ad escogitare un piano d'azione. 
Il dottor Banner e Steve erano appoggiati su una parete.
Si stavano tutti spremendo il cervello ed io mi stavo concentrando con tutta me stessa.
Avevano rintracciato Loki in Germania, a Stoccarda, e chissà quali loschi piani aveva in mente quel pazzo.
"Ragazzi!" Li chiamai.
"Un lampo di genio?" Chiese Steve; ogni volta che lo sentivo parlare, il mio corpo trasaliva, non sapendo nemmeno il perché. 
Dire che lo amavo era una parolona, non utilizzavo mai la parola amore. Perché un essere come me non poteva permettersi di parlare di un futuro in cui potesse essere presente quel vocabolo. Era il mio ragazzo, e avevo solo una cotta per lui? Beh, sì, definiamola così. Pensavo che fosse bellissimo, ed ho sempre ammirato Captain America, quindi sì. Credo che bisogna definirla una bella e sontuosa cotta. 
"Andiamo lì. Ora, subito." Proposi, placando la rumorosa  camminata su e giù.
"Spiegati meglio." 


 
Ero appena entrata nel palazzo, ove di pensava fosse entrato Loki  (per chissà quale losco piano).
Gli altri avevano ascoltato il mio piano, era tutto deciso, tutto calcolato. E io, Agente Artemis, ero la prima a dover agire.
La lunga gonna dell'abito nero che portavo nascondeva i pantaloni di pelle e le spade. Indossai dei guanti e sistemai l'acconciatura e percorsi con lo sguardo l'enorme salone pieno di gente. 
Inicominciai a confondermi tra la folla e presi un bicchiere di vino bianco dal vassoio di un cameriere bevendone un sorso.
"Che diamine stai facendo?!" Steve prese il bicchiere e lo posò su un tavolino lì vicino. Va bene che era vietato bere alcolici durante il lavoro, ma in quel caso un sorso di vino non mi avrebbe mica uccisa.
"Il nostro compito è di confonderci fra folla, io attacco per prima, fungendo da diversivo, dopo di ché tu lo colpirai." Prendo un altro bicchiere da un vassoio e bevendo due sorsate.
"E questo cosa c'entra con il fatto che stai iniziando ad ubriacarti?" Steve strappò nuovamente il bicchiere dalle mie mani, bevve l'ulitmo sorso e poi mi sorrise, stessa cosa feci io, divertita. "Non puoi farlo mica senza di me." Si avvicina, lasciandomi un bacio a fior di labbra.
"Confonditi tra gli altri." Gli ordinai prima di voltarmi e andare via.


 
* * *


Lo smocking che indossava era scomodo e si sentiva a disagio vestito in quel modo, ma doveva fare la sua parte e se essa richiedeva indossare uno stupido abito midgardiano, beh, questo e altro!
Barton si trovava in missione e c'era un motivo se Loki si trovava lì, a fare da diversivo. Avevano un piano e non dovevano assolutamente fallire.
Il dio se ne stava al piano di sopra ad osservare l'immenso salone: tutto aveva un'atmosfera che faceva pensare ad una cerimonia o ad una festa. Utilizzava il suo scettro come bastone da passeggio, in modo tale da confondersi il più possibile fra i midgardiani.
Loki incrociò lo sguardo di uno dei suoi burattini soggiogati e con un cenno del capo diede segno di agire. 
Gli occhi del dio si inchiodarono su una donna e il sorriso malefico che aveva sulle labbra scomparve, lasciando spazio alla curiosità. Si trattava di una  midgardiana dal corpo snello,  fasciato da un lungo abito nero.
Non per niente il dio l'aveva notata. Quella giovane si stava avvicinando al suo soggiogato e quando lo fermò, invitandolo ad una chiaccherata, Loki strine I pugni, provando una profonda antipatia per quella ragazza. 
Gli stava rovinando il piano.
Che stupida. Pensò, mentre scendeva le scale con la grazia di una pantera pronta all'agguato. La osservava per bene, accorgendosi con un filo di malizia della sua particolare bellezza. Ma, nei suoi occhi ambrati, non si leggeva innocenza come faceva pensare quel sorriso angelico, tutt'altro: forza e... inganno, come se stesse facendo il doppio gioco.
Loki si affrettò a scendere quella scalinata per precipitarsi verso l'uomo che quel soggiogato avrebbe dovuto attaccare. Avrebbe fatto da solo, perché si sa come si dice, "chi fa da se, fa per tre".

                                                             
* * *
                                                                                           
 
Dando un'occhiata in giro fui colpita da un uomo che se ne stava al piano di sopra ad osservare la gente sotto di lui con disinvoltura e disinteresse. Corrugai la fronte quando capii chi era: Loki, il pazzo furioso Asgardiano, il nemico.
Provai stupore e meraviglia, il dio di cui non conoscevo l'aspetto lo avevo sempre immaginato come una persona ripugnante, di vecchia di età, ma non era affatto così.
Aveva capelli corvini che si sposavano perfettamente con la carnagione chiarissima, la chioma gli arrivava a metà collo, i suoi occhi erano verdi, e freddi come il ghiaccio, quel volto giovane aveva un non-so-che di affascinante e misterioso e le spalle larghe risaltavano il corpo tonico e scolpito.
Il sangue mi fluì alle gote, imbarazzata a morte da quei pensieri. Stavo fantasticando su  una persona che aveva ucciso circa ottanta persone in un sol giorno.
Mi ricomposi, serrai la mascella, presi un respiro profondo e guardai Loki, che con un cenno del capo fece segno a qualcuno di agire su qualcosa che, certamente, non si sarebbe rivelata positiva.
Seguii la linea del suo sguardo  e individuai un uomo vestito di nero con un paio di occhiali scuri. Sospirai facendomi forza: era arrivato il momento di mettere le carte in tavola. Sperai di non sbagliare nulla mentre avanzavo verso quell'uomo, e i battiti del cuore mi si fecero più pesanti.
Arrivai velocemente verso quello che doveva essere un soggiogato e lo costrinsi a voltarsi verso di me.
"Buonasera." Lo salutai sfoderando uno dei miei migliori sorrisi.
"Mi scusi, ma questo non è il momento per parlare." Stava per avanzare con l'intento di superarmi per dirigersi verso l'uomo che stava parlando al microfono.
"Invece sì." Ribattei.
Delle urla si innalzarono nel salone, mi voltai e vidi Loki distendere l'uomo che stava parlando al microfono in un tavolo dorato. Lo teneva fermo dalla gola e in un attimo prese un aggeggio e lo infilzò nell'occhio dell'uomo facendo urlare di terrore l'intera folla. 
La situazione era degenerata nell'arco di pochi secondi, la gente correva d'ovunque, come formiche disperse e spaventate.
Mi voltai verso il soggiogato di Loki e prima che lui potesse attaccarmi lo stesi con un pugno sotto la mascella. Loki ammirava lo spettacolo della gente dimenarsi dalla paura con un sorrisetto ambiguo e questo particolare mi fece comprendere quando malato fosse quell'alieno.
Non appena tutti uscirono dal salone lui staccò quell'aggeggio dall'occhio dell'uomo e i suoi occhi corsero per tutta la stanza fino ad arrivare a me.
 Mi affrettai ad abbassare la zip della gonna e il tessuto scivolò a terra, mettendo allo scoperto la mia armatura.
Per la prima volta, lo sguardo mio e quello di Loki furono un'unica cosa. Mi fissava penetrante, con intensità, mentre avanzava verso di me, puntandomi lo scettro contro. Ad un tratto cambiò vestiti, rivelando una divisa asgardiana dai colori verde e d'orato, accompagato da un elmo munito di corna arcuate dall'ultimo colore citatovi.
"Chi sei?" Sibilò fra i denti digrignati; la sua voce graffiata e profonda uscì in un tono prepotente. Rabbrividii.
Dal suo scettro uscì una bolla di energia blu che cercò di scagliarsi contro di me, ma i miei riflessi ebbero la vinta e schivai l'attacco salendo le scale velocemente.
"Il tuo peggiore incubo." Dissi quasi ironicamente, sparendo completamente dallo scenario.


 
* * *



Captain America stava combattendo contro Loki, quest'ultimo lo colpiva con il suo scettro e l'altro parava i colpi con il suo scudo.  L'Agente Romanoff era a bordo del suo get, pronta a sparare contro il dio. Io ero sopra la torre dell'edificio a studiare la scena. I miei capelli castani svolazzavano qua e là e alcune ciocche mi coprivano la vista. Amavo stare ad elevate altezze per poi saltare giù, mentre l'aria mozzava il mio respiro; ed era quello che stavo per fare, dato che i programmi stavano andando in fumo con l'arrivo dei soggiogati di Loki; quest'ultimo era riusciuto a mettere in ginocchio Capitan America e gli puntava lo scettro d'orato sul capo. 
Era il momento di entrare in azione. 
Protesi il corpo in avanti, aprii le braccia, fissai il vuoto e mi ci buttai ad occhi chiusi. L'aria mi pungeva violentemente la pelle. Applicai una leggera forza alla schiena, dei brividi caldi attraversarono il mio cuore e in una frazione di secondi, prima di ritrovarmi a terra spiaccicata come un uovo, dalla mia schiena si liberarono delle ali nero carbone lunghe due metri. 
I miei piedi baciarono il suolo,  portai la mano sull'elsa della mia spada e la sguainai, cominciando a mettere K.O un paio di burattini ambulanti.

                                                                                                 * * *

Loki riuscii finalmente a mettere in ginocchio quello stupido in divisa, ma quest'ultimo esclamò:
"Vogliamo scherzare!" e vide che cosa stesse fissando.  
Qualcuno si era appena buttato dalla torre dell'edificio che avevano davanti.
 Loki spalancò gli occhi quando delle ali nere sbucarono fuori dalla schiena di quella persona.
Appena essa toccò terra Loki riuscì a riconoscerla: era la ragazza che aveva messo a tappeto con un sol pugno uno dei suoi soggiogati. Quella doveva essere l'Agente Artemis, di cui Barton aveva tanto parlato mentre gli descriveva i componenti degli Avengers.
Barton aveva descritto al dio l'Agente Artemis come una creatura alata dalle incredibili abilità.
Loki ne era rimasto particolarmente attratto quando l'Agente Barton spiegò lui chi o che cosa fosse lei, e nel momento in cui la vide di persona, scagliandosi contro i suoi soggiogati e ferirli, suscitò nel dio mille emozioni tutte in una volta.
Fu colto di sorpresa quando Capitan America gli diede un colpo di scudo in faccia, facendolo cadere a terra. Loki si massaggiò la parte dolorante e si alzò subito, stava per sferrargli un attacco con il suo scettro, ma uno strano suono, dalle note sconnesse e rumorose lo fece girare in alto a destra: Iron Man. Barton gli aveva parlato anche di lui. 
Egli si posizionò davanti a Loki e gli sferrò un attacco facendolo cadere a terra.
"Fa la tua mossa, piccolo cervo." Disse quello sarcasticamente. Il dio alzò le mani in aria disarmato e le sua armatura sparì lasciando posto alla sua solita tunica dai colori verde e oro, ornata da bracciali e corazza neri. Per Loki era il momento di mettere in atto il vero piano. "Ottima mossa." Commentò l'uomo di ferro.
"Signor Stark." 
"Capitano." Ricambiò il saluto del Capitano con lo stesso tono distaccato.
Loki voltò lo sguardo a sinistra, stessa cosa fecero gli altri due supereroi: l'Agente Artemis si era affiancata al Capitano.
"Signori." Salutò i due, mettendo la lama insanguinata dentro il fodero. Aveva una guancia macchiata di poche di sangue.
"Non ti smentisci mai, Artemis." Quello fu, per Iron Man, un saluto alla guerriera.
Non aveva più le ali, e le iridi ambrate presero posto degli occhi interamente neri.
"E' un onore vederla." Artemis spostò gli occhi da Iron Man verso Loki. 
Quando i loro sguardi si incontarono per la seconda volta,
Artemis rabbrividì e Loki avvertì la sua reazione, sogghignando dentro. 
Non è poi così tanto forte d'animo, penso maleficamente.
Il dio prese la consapevolezza di provocare uno strano effetto alla giovane guerriera. E avrebbe utilizzato quella debolezza a suo favore.
La guerriera si voltò e iniziò a camminare verso il get, che era ormai atterrato.
Captain America e IronMan si guardarono per un attimo negli occhi.
"E' sempre così?" La voce meccanica rimbalzò fastidiosamente nei timpani di Loki, che smise si osservare la giovane.
"Così come?" Domandò secco il Capitano. L'altro fece le spallucce e cambiò discorso.
"Dai, portiamo il dio nel suo get privato." 




N.d.a.

Spero sia stato di vostro gradimento :)
  
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