La ragazza con la sciarpa variopinta a un certo punto si fermò, vedendo cosa c'era davanti a lei. Prese il respiro che aveva perso per via della fuga, dalla sua bocca uscì fumo. L'aria era fredda e rigida. Poi riguardò la strada davanti a lei. Non aveva mai percorso quella strada e lo sapeva perché non era mai andata oltre alla curva che precedeva un tratto a lei sconosciuto. I giorni precedenti aveva nevicato e non si sorprese vedendo gli alberi spogli innevati. Si mise a camminare, rapita dagli alberi e dalla neve, molto più interessanti degli uomini e dei loro intrighi che ormai era quasi un suo dovere capire. Si sentì improvvisamente in pace, come se quella fosse l'unica strada che lei potesse percorrere senza che i suoi pensieri venissero interrotti. Non si mise a correre, non ne aveva alcun motivo:da tempo scappava e ora voleva fermarsi e vedere cosa c'era intorno. E ciò che vedeva era piacevole, l'insieme le piaceva, era tristemente poetico, malinconico e immobile. Passato qualche minuto, dopo aver contemplato la vista, sempre camminando, cercò di capire come era arrivata fino a lì. Ripercorse gli ultimi momenti che precedevano la sua ennesima fuga. Era la prima volta che lo faceva. Forse non aveva mai trovato il luogo giusto per farlo. No, in mezzo alla folla era impossibile farlo, era impossibile pensare. Il cammino si trasformò in una specie di danza, anche se non era una ballerina provetta, cominciò a fare qualche passo tenendo a mente una melodia che le piaceva. Si sentiva in pace, come mai era successo. Guardò 1, 10, 100 volte quei rami, quel cielo, quella strada che conduceva a un luogo sconosciuto e sentì che ormai facevano parte di lei.