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Autore: meiousetsuna    23/02/2014    5 recensioni
Contest: Angst Vs Fluff di Jo_gio17, consistente nello scrivere sugli stessi personaggi, nelle diverse situazioni!
Se nella 5x12 Elena resistesse alla possessione di Katherine?
Damon rimase un istante senza respirare, come se non volesse credere alle parole che stava ascoltando.
Elena lo stava trattenendo dalla manica, un atteggiamento così insolito per lei, che Damon si bloccò girandosi per fissarla negli occhi, cercando un indizio, ma l’emozione che trovò stampata sul viso della ragazza era paura.
Terrore era la definizione più giusta, perché ogni sentimento per un vampiro è amplificato.
Come la paura che ho provato di non sentirmi più umano.
Come l’odio che mi ha avvolto tra le sue spire.
Come l’amore che mi ha sottomesso.

Rivisitazione della 2x20: La verità era che avrebbe provato un sottile piacere nel vedere suo fratello privo di quello che lui non avrebbe mai potuto avere, perché da morta Elena non sarebbe appartenuta a nessuno.
Mezzi come cercare di denigrare Stefan non gli erano mai interessati, gli sembravano squallidi, meschini, non avrebbe voluto essere ancora la seconda scelta, il ripiego.
Preferiva rischiare tutto, apertamente, in modo estremo come era nel suo carattere e sapere di averla salvata.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Grazie alle amiche che si sono fermate sul primo capitolo della mini-raccolta!
Iansom e Fefy94 che hanno recensito, astrosara che ha preferito, AleDic e sere99 che hanno seguito e ovviamente le 117 lettrici silenziose; siete eroiche! ^-^

Personaggi: Damon/Elena, comparsa di Stefan
Rating: Giallo
Genere: Angst, Chacacter!Study, Sentimentale
Avvertimenti: What if? della 2x20: Stefan non sopraggiunge subito quando Damon forza Elena a bere il suo sangue, delle battute originali sono ‘scambiate’. (L’immagine non è della puntata in questione)

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Look your love has drawn red from my hands

Sarebbe stato più facile per lui abbandonarsi all'oblio.
Lasciare che quella piccola umana — una razza così debole, insignificante, destinata a nascere, vivere e morire nello spazio di tempo che uno di loro avrebbe a malapena considerato una stagione — terminasse la sua esistenza nelle mani di Klaus, facendogli anche il favore di allontanare definitivamente un nemico così pericoloso.
La verità era che avrebbe provato un sottile piacere nel vedere suo fratello privo di quello che lui non avrebbe mai potuto avere, perché da morta Elena non sarebbe appartenuta a nessuno.
Mezzi come cercare di denigrare Stefan non gli erano mai interessati, gli sembravano squallidi e meschini, non avrebbe voluto essere ancora la seconda scelta, il ripiego, anche se stavolta avesse significato vincere.
Preferiva rischiare tutto, apertamente, in modo estremo come era nel suo carattere e sapere di averla salvata.
Forse una volta superato quel momento, quando si fosse ritrovata ancora in vita, seppur schiava del sangue, ripudiata dalla Natura, figlia delle tenebre, avrebbe trovato il modo di perdonarlo.
Oppure no; magari gli avrebbe promesso un’eternità di sofferenze rivelandosi più efficace di lui nel portare a termine un piano di vendetta.
Damon fu attraversato da un brivido lungo la schiena: aveva davvero rischiato tutto.

Di vederla trasformarsi per maledirlo eternamente, perché l’aveva condannata, o perché non l’aveva fatto prima che tante persone pagassero con la vita il tentativo di proteggerla.
Di essere l’oggetto della persecuzione di Klaus, perché l’aveva privato dell’ultima speranza di dominare una maledizione che durava da mille anni, ad un passo dalla risoluzione.
Di consegnarla per l’eternità a Stefan, in modo da poter essere felici insieme —  anche se cibarsi di sangue animale gli sembrava insostenibilmente lontano dal piacere di essere un perfetto predatore, quasi immorale nella loro posizione in cima alla piramide alimentare  — perché si amassero, resi ancora più uniti dal disprezzo nei suoi confronti.
Di leggere una repulsione profonda nei suoi occhi così colmi di compassione per chiunque, tranne che per lui; quello l’aveva evitato per il momento, quando dopo averla catturata in una morsa d’acciaio l’aveva stretta con le spalle sul suo petto, per non doverla vedere mentre la costringeva ad inghiottire il sangue che sgocciolava dalla ferita che si era inflitto mordendosi il polso.
Ma nulla sarebbe stato insostenibile come il rischio che affrontasse una morte dolorosa e orribile; l’adulto della situazione era lui e le scelte impopolari erano un suo fardello predestinato.
Il problema era che l’amava davvero, ammise con se stesso mentre una serie di sensazioni apparentemente da poco lo scuotevano come una tempesta.

Il profumo dei capelli lavati con uno shampoo dal leggero aroma di fiori, non troppo ricercato o intenso, che non mascherava il loro odore naturale, lo faceva impazzire di desiderio, era talmente adatto a lei.
Il corpo della ragazza era caldo, perfino bruciante per la rabbia.
Il cuore batteva come se potesse scoppiare, ma non per lo stesso motivo per cui il suo stava facendogli quasi male.
Le dita aggrappate al suo braccio non lo stringevano come un amante, ma tentavano di allontanarlo con disgusto.
Avrebbe dato tutto per girarsi e baciarla, senza lasciarla più andar via, assaporando il gusto del sangue diventato dolce come miele nella sua bocca, pulendola con le labbra e la lingua, fino a sfinire la sua resistenza.
La tentazione stava per vincerlo, ma la paura di cosa avrebbe provocato era troppo grande.
Tanto meglio se gli avesse rivolto parole amare, non avrebbe avuto un bel ricordo a tormentarlo fino alla fine dei suoi giorni.
Ti odio, Damon!”
“Lo so, Elena, ma non sono Stefan, non dimenticarlo! Non ti chiederò cosa vuoi, fidandomi di Elijah al punto di credere che la sua pozione ti proteggerà, anzi non mi fido di nessuno. Ho fatto la scelta migliore, in qualche modo al sorgere del mattino domani sarai ancora viva anche se il modo non ti piace”.

Damon parlava con voce ferma, quasi dura, per essere convincente: mostrare dei dubbi avrebbe aumentato il panico di Elena, doveva rassegnarsi.
Certo, lui avrebbe tentato di trovare altre soluzioni, ma il tempo stringeva e fermare il rituale era quasi impossibile. Quasi. Non aveva certo paura di rischiare la sua esistenza, che era già durata abbastanza.
Centocinquant’anni passati in solitudine, addormentandosi stretto al ricordo di una donna sulla cui pelle setosa aveva assaporato veleno e tradimento, svegliandosi abbracciato al corpo di un’altra, usata per distrazione.
Fuggendo dal ricordo della sua umanità: respiri, amore, speranze, ogni giorno più sbiaditi, lavati dalla luce del nuovo giorno che non lo bruciava con i raggi del Sole, perché fuggivano da un contatto così profondo con la sua carne maledetta, rifrangendosi come su una superficie di ghiaccio.
Dovendo la vita alla morte di altri. Non se ne sentiva poi veramente colpevole, come Santo Stefan, non desiderava essere migliore… forse solo un po’.
Tanto da potersi avvicinare a lei senza timore di sporcarla con la sua presenza.
“Non vuoi essere un vampiro, Elena e mi dispiace ma non c’era altro da fare”.
“Quello che non voglio è essere come te!

Il rumore delle ossa che vanno in pezzi si può sentire perfettamente, quello di un cuore che viene squarciato ha bisogno di un udito sottile; per fortuna quello dell’anima che collassa risuona solo nella cassa toracica del suo possessore.
Sfiorandola appena in una carezza proibita, Damon la lasciò scivolare via dalle braccia, non riuscendo più a trattenerla così vicino imponendole la sua presenza, mentre lo detestava come l’essere più abietto di questa terra.
Elena si voltò di scatto, sputando il sangue che ancora le macchiava le labbra, pulendosi col dorso della mano, per poi guardare inorridita le macchie rosse rimaste sulle dita.
“Capisci cosa mi hai fatto? Mi hai tolto la libertà di decidere, volevo crescere, avere dei figli, invecchiare come tutti, mi fidavo di te!”
‘Anche io Elena, pensavo di essere coraggioso e accettare di perderti completamente, invece semplicemente non posso. Ti ho regalato una vita che mi costerà il tuo rifiuto per tantissimo tempo, ma ad un certo punto dovrai perdonarmi, vero?’
Un vortice di paura strinse Damon mentre valutava le conseguenze meno immediate delle sue azioni, dopo averle compiute, come al solito; non ci sarebbe stato ritorno, quella volta eppure l’avrebbe fatto ancora, ancora e ancora.

“Sei arrivato tardi, fratello”.
Il vampiro più giovane entrò nella stanza di scatto, prendendo la ragazza tra le braccia, frapponendosi in modo protettivo tra loro; un solo sguardo alla scena, l’odore acre e delizioso del sangue, gli avevano raccontato tutto l’accaduto.
“Sapevo che non dovevo lasciarla con te, non ne avevi nessun diritto! Pensavo che avresti rispettato almeno lei, ma mi sbagliavo, Elena aveva scelto!”
Damon sentì una rabbia terribile impadronirsi di lui, fino all’ultima fibra del suo essere; questa volta non gli avrebbe lasciato il ruolo del paladino senza smascherarlo; non si faceva problemi a fare il lavoro sporco, ma non poteva stare ad assistere mentre diventava un merito per il suo fratellino.
“Il punto è che sei ipocrita e debole, il tuo vero problema è che vorresti avere il fegato di averlo fatto tu stesso!”
Il pugno di Stefan lo colpì in pieno viso, gettandolo a terra, malgrado l’evidente disparità di forza tra loro, facendolo atterrare malamente, così quelli che seguirono.
Damon si rialzò con un’espressione furiosa, afferrando la prima scheggia di legno vicina tra quelle dei mobili rotti, trafiggendo il vampiro vicinissimo al cuore, lasciando che la donna che amavano corresse a curarsi di lui, mentre con uno sguardo colmo di acredine voltava loro le spalle, uscendo di casa.
‘Vivi per odiarmi, Elena. È un buon motivo, ti darà la voglia di andare avanti’.








  
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