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Autore: DawnArisu12    23/02/2014    7 recensioni
Ormai la decisione era stata presa e Magnus si rendeva conto che non si poteva più tornare indietro. Una volta compiuto quel passo, niente sarebbe stato più come prima, e tutto ciò gli faceva paura, una grande paura, ma lui lo stava facendo per amore, per Alexander. Quando pensava a lui tutte le sue preoccupazioni sparivano.
MALEC
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Finché morte non ci separi


Ormai la decisione era stata presa e Magnus si rendeva conto che non si poteva più tornare indietro. Una volta compiuto quel passo, niente sarebbe stato più come prima, e tutto ciò gli faceva paura, una grande paura, ma lui lo stava facendo per amore, per Alexander. Quando pensava a lui tutte le sue preoccupazioni sparivano.

Così eccolo lì, nel suo loft in compagnia di Catarina Loss

-Magnus, sei sicuro di quello che stai per fare?- gli chiese la strega, con fare apprensivo -O meglio, sai cosa stai per fare?-

Il Sommo Stregone di Brooklyn se ne stava seduto su una poltrona, sprofondava nella morbida imbottitura e teneva le gambe accavallate. Era accanto al caminetto e fissava le fiamme blu che aveva lui stesso acceso con uno semplice schiocco di dita. Alla sua sinistra c'era un grande divano su cui si era seduta la sua amica strega.

-Smettila di chiedermelo- rispose lui, forse un po' brusco, a causa del nervosismo -Se non ne fossi sicuro non ti avrei chiamata qui-

Magnus si alzò in piedi. Guardò Catarina, che era ancora seduta, si scambiò uno sguardo con lei e poi lei si alzò a sua volta.

-Quindi vuoi che sia fatto oggi?- gli chiese lei, mentre i due si dirigevano verso il centro della stanza, da cui erano stati appositamente spostati tutti i mobili. Sul pavimento era stato tracciato un pentacolo che risplendeva leggermente di una luce bluastra: era costituito da una grande stella inscritta in due cerchi, il tutto circondato da simboli magici dalla forma aggraziata.

L'unica fonte di luce era quella del caminetto, il quale proiettava un bagliore piuttosto debole e freddo in tutta la stanza.

Magnus Bane entrò entrò a passi lenti nel pentacolo e si sistemò al centro, poi rispose alla domanda di Catarina.

-Sì- e annuì vigorosamente

-Funzionerà?- domandò Catarina, dando voce ai suoi dubbi -Insomma, io non ho mai eseguito un incantesimo del genere. E se non fossimo abbastanza potenti? Questa è magia complicata...-

-Non devi preoccuparti, Catarina, ti aiuterò anche io finché potrò- un sorriso amaro comparve sul suo volto e un'espressione triste attraversò il volto della strega, che stava fuori dal pentacolo.

Catarina si allontanò per prendere il Libro Bianco, nel quale era stato precedentemente sistemato il segnalibro di stoffa rossa per indicare la pagina con l'incantesimo da compiere.

Magnus, teso in mezzo al pentacolo, aspettava che la procedura cominciasse.

Vide Catarina richiamare i propri poteri, i quali si manifestarono sotto forma di scintille azzurre vibranti nelle sue mani. Magnus imitò l'amica strega.

Fu proprio lei a dare inizio all'incantesimo, leggendo dal Libro Bianco le complicate formule in lingua demoniaca. Il pentagramma cominciò a pulsare, mentre lentamente ogni simbolo magico si colorava di azzurro. Una rete magica si formò tra Catarina, colei che eseguiva l'incantesimo, e Magnus, l'oggetto.

Il Sommo Stregone di Brooklyn sentì tutta l'energia accumularsi nel pentagramma e per un istante ebbe paura che potesse esplodere da un momento all'altro. Non aveva mai provato delle sensazioni così strane, infatti era la prima volta che si trovava all'interno del pentacolo, lui ne era sempre stato fuori.

L'incantesimo raggiunse il suo apice e le lettere e i simboli magici incisi nel pavimento proiettarono un fiume di energia che sembrò chiudere Magnus in un cilindro di luce. Il Figlio di Lilith si sentì investire da una forza invisibile e, all'improvviso, tutto finì proprio com'era cominciato.

Il fuoco magico blu nel caminetto si spense facendo piombare la stanza nel buio più totale e Magnus cadde a terra, privo di sensi.


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Due giorni dopo eccolo lì, davanti all'Istituto, desideroso più che mai di vedere Alec.

Ora era solo Magnus Bane, il titolo di Sommo Stregone di Brooklyn non gli apparteneva più e, doveva ammetterlo, si sentiva ancora un po' scombussolato. La cosa più strana era non sentire più scorrere l'energia della magia nelle sue vene, ma ci avrebbe fatto l'abitudine.

Ad aprirgli la porta dell'Istituto fu Isabelle, che lo trapassò con uno sguardo truce.

-Che ci fai qui?- gli chiese, restando appoggiata alla porta e non dando il minino segno di volerlo far entrare

-Sono qui per vedere Alec- rispose

-Non penso che lui ti voglia vedere- ribatté e fece per chiudere la porta, ma lui fece un passo in avanti e la fermò

-Isabelle, ho bisogno di vedere Alec- affermò con tono deciso

-Magnus...- adesso che era più vicino la Cacciatrice poteva notare che c'era qualcosa di diverso in lui, qualcosa che la spinse ad annuire e a dire -OK, va bene-

-Grazie. Dov'è?- le chiese, con una punta di sollievo nella voce.

-É nella sua camera-


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Magnus bussò alla porta di Alec.

-Entra- disse una voce dall'interno, la sua voce. Proprio in quell'istante Magnus si rese conto di quanto gli fosse mancata. Probabilmente il Cacciatore pensava che a bussare fosse stata la sorella, altrimenti non l'avrebbe lasciato entrare, ma decise di non dire nulla e di approfittare del momento. Abbassò la maniglia della porta, entrò nella stanza e la chiuse dietro di sé.

Lo trovò disteso sul letto, la schiena rivolta verso l'ex stregone.

-Beh, per cosa sei venuta, Isabelle? Per dirmi, come al solito, di smettere di pensare a Magnus e uscire da questa stanza?- La voce di Alec era debole e soffocata dal cuscino sul quale teneva la testa appoggiata. Magnus rimase di sasso dopo aver sentito quelle parole e si sentì incredibilmente in colpa. Era lui il colpevole del malessere di Alec, lui l'aveva ridotto così, lui l'aveva reso così triste. Pensò a qualcosa da dire, ma in quel momento non riusciva a comporre una frase che stesse in piedi. Era la prima volta che gli capitava, lui aveva sempre avuto la risposta pronta.

-Potresti almeno rispondermi, no?- disse Alec, leggermente scocciato. Il Nephilim ai tirò su a sedere e si voltò. Quando vide Magnus dapprima sbiancò, poi arrossì -Magnus...- sussurrò incredulo. Il corpo del Cacciatore fremeva, moriva dalla voglia di baciarlo, toccarlo, abbracciarlo.

-Alexander- disse lui. Alec sussultò, gli faceva sempre un certo effetto sentire il suo nome pronunciato da lui.

-Che... Che cosa ci fai qui?- chiese con voce incerta il figlio dei Nephilim.

Magnus non rispose, gli si avvicinò, si sedette sul letto accanto a lui e lo strinse fra le sue braccia.

Il Nephilim rimase sorpreso da quel gesto e ci mise un po' prima di rispondere all'abbraccio. Appoggiò le mani sulla schiena del suo amato, strinse la stoffa tra le dita e lo attirò a sé, tenendolo ben stretto, come se avesse avuto paura che potesse scomparire da un momento all'altro.

Si ricordò dell'ultima volta che si erano visti, del loro ultimo disperato bacio, delle dolorose parole “ É finita” dette da Magnus e le lacrime gli offuscarono la vista.

-Per l'Angelo, quanto mi sei mancato...- sussurrò, la voce talmente debole che a stento si era sentito pronunciare quelle parole

-Guardami, Alec- disse Magnus. Sciolse l'abbraccio e prese il volto dell'amato tra le mani -Sono qui, e sono tuo. Sarò tuo per sempre, fino alla fine-

-Magnus...- mormorò Alec, l'ex stregone gli asciugò le lacrime, facendo scorrere i pollici sulle sue morbide guance -Sai che io non ho un “per sempre” , non possiedo l'eternità-

-Non la possiedo nemmeno io- rispose lui scuotendo la testa -Non più-

Allora Alec lo guardò negli occhi e si chiese come avesse fatto a non accorgersene prima: gli occhi di Magnus da taglio orientale erano diversi, conservavano sempre quel caratteristico verde-ambra dell'iride, ma la pupilla non aveva una forma felina, era tonda, normale. In una parola: umana.

Ad Alec mancò il respiro per un istante

-Che cosa è successo, Magnus? Sei diverso, sei...- il Cacciatore lo stava studiando, spostava lo sguardo qua e là alla ricerca di qualcosa di differente

-Umano. Totalmente umano-

-Vuoi dire che sei mortale?-

-Si, Alexander- rispose l'ex stregone -In questo preciso momento sto invecchiando. Come te, come ogni Cacciatore, come ogni mondano.-

Il figlio dei Nephilim continuava a non capire

-Perché?- domandò -Tu eri la magia in persona. Tu amavi essere uno stregone!- disse, la voce spezzata

-Ti sbagli, ciò che amo sei tu. Stregone o no i miei sentimenti non cambiano.- Magnus afferrò le mani del Cacciatore e le strinse tra le sue con le unghie smaltate di azzurro

-Tu hai rinunciato alla magia e all'immortalità per...per me?- chiese incredulo, gli occhi azzurri che Magnus amava tanto spalancati, incespicando nelle ultime parole. Pensando al sacrificio che aveva fatto Magnus, si sentì male, poteva quasi percepire un dolore fisico.

-Certo che sì, stupido Nephilim. Per chi altrimenti?- Rispose lui, con un sorriso spavaldo stampato in faccio. Alec si ricordò della prima volta che lui l'aveva chiamato in quel modo. Erano ad Alicante e il Cacciatore, nonostante la sua città fosse sotto assedio (come gli aveva giustamente fatto notare Magnus), gli aveva domandato perché non l'avesse mai richiamato. Alec sorrise al quel ricordo.

-Ho sbagliato anche io, Alexander- ammise, mentre accarezzava con il pollice il dorso della mano del figlio dei Nephilim -Avevo dimenticato che la mia vita appartiene per metà a te e, di conseguenza, anche la mia immortalità.-

-Ma dovevamo decidere insieme, invece io ti ho nascosto le mie intenzioni...-

-Solo perché io non ti avevo lasciato nessun'altra possibilità. Mi dispiace- disse, un'espressione incredibilmente pentita e colma di malinconia dipinta sul volto. Il cuore del Nephilim perse un battito quando lo vide così straziato. Non resistette oltre, lo prese tra le braccia e lo strinse, accarezzandogli la schiena dolcemente.

-Cosa farai adesso senza la magia?- gli chiese Alec

-Io non sono senza magia- affermò, spostando una ciocca di capelli corvini dalla fronte del Nephilim, il quale aveva aggrottato le sopracciglia, confuso -La più grande magia che io abbia mai avuto sei tu-

-Oh, Magnus...- cominciò Alec, ma fu interrotto dalle labbra dell'ex stregone che si appoggiavano sulle sue.

Erano destinati a stare insieme, quando si abbracciavano i loro copri combaciavano come se fossero stati disegnati per completarsi a vicenda.

-Ti amo- disse Alec. Cercò di trattenersi, ma finì comunque per arrossire.

-Ti amo anch'io- rispose Magnus, sorridendogli dolcemente -Soprattutto quando arrossisci a quel modo.-

Alec avvampò ancora di più (se possibile) e baciò Magnus, per evitare che aggiungesse altro.

  
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