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Autore: DeathOver    24/02/2014    2 recensioni
|| STORIA ATTUALMENTE IN STATO DI FERMO E REVISIONE.||
"Tornai alla stazione e salii sul treno che mi avrebbe riportata a casa.
Fu durante quel viaggio, che mi resi conto che la mia vita sarebbe disastrosamente cambiata."
Com'era il Team Galassia dal punto di vista dei suoi comandanti? Davvero la pensavano sempre e comunque allo stesso modo? Erano davvero come si facevano vedere in giro? Cosa si celava dietro al passato dei suoi componenti?
Questa storia parla di uno dei Team che preferisco, perciò perché non chiamarla proprio "Team Galassia"?
[OOC, Possibile innalzamento raiting, presenza di un OC]
Genere: Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cyrus, Saturn, Team Galassia
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Anime, Videogioco
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Un veloce commento prima di iniziare...
Vi consiglio vivamente di non ascoltare canzoni tristi durante l'ultima parte se siete sensibili, a meno che non vogliate allagare di lacrime casa..:D 
Ci vediamo sotto!C:

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Passò un mese prima che riuscissi a rimetter piede a Rupepoli.
Non mi erano mai piaciute le sconfitte, se poi dovevo pure subirle da una tizia simile…
Ad ogni modo quel giorno, il 12 marzo, decisi di tornare in città.
Uscii di casa e andai verso la solita stazione, dove presi il primo catorcio diretto a Rupepoli. Andai a sedermi al solito posto nel treno, affianco a quel finestrino sudicio. Non che avessi molta scelta, dato che tutti i finestrini erano ridotti più o meno allo stesso modo.
Tirai fuori la mia psp e avviai un gioco a caso: Valkyrie Profile.
Andai avanti con il gioco finché non arrivai alla stazione di Rupepoli, scesi dal mezzo e uscii dalla stazione.
Fu molto più veloce rispetto alla volta prima, tant’è che arrivai con ben venti minuto di anticipo.
Sarei andata al negozio di videogiochi come prima tappa e niente e nessuno mi avrebbe fermata dal farlo!
 “L’altra volta ero andata da quella parte, quindi il Centro Commerciale dovrebbe essere dalla parte opposta..!” Ragionai, guardandomi intorno in cerca di un punto di riferimento.
Trovai dopo poco la giusta via per il centro commerciale. Camminai per qualche minuto, finché non mi ritrovai davanti all’imponente edificio. Entrai senza pensarci due volte, sfrecciando verso la meta prestabilita.
“Se non sbaglio… questo mese sono usciti dei nuovi Horror, e dovrebbe essere uscito anche un gioco GDR interessante!” Iniziai a guardare negli scaffali, controllandoli uno per uno, un gioco dopo l’altro. Prima che mi decidessi passarono circa trenta minuti, ma infine optai per uno dei nuovi giochi Horror, quello che mi pareva più interessante.
Quel luogo era quasi un’oasi per me. Non il paradiso: quella era la boutique!
Dopo aver pagato il conto salutai ed uscii dal negozio con più allegria del solito.
Feci una breve pausa alla pasticceria. Ordinai un caffè e un grande vassoio di pasticcini con gusti assortiti. Avevo la fortuna di poter mangiare tutto ciò che volevo in quantità industriale senza prendere un chilo: perché non sfruttarla al meglio?!
Dopo aver finito la merenda salii moolto velocemente di tre piani: l’ascesa al paradiso. Un intero piano dedicato a moda, vestiti, trucchi, accessori e chi più ne ha più ne metta!
Iniziai a girare per le corsie, guardando gli abiti con gli occhi scintillanti: adoravo quel posto!
Avrei comprato l’intero piano, se solo avessi avuto i soldi per farlo, ma mi dovetti accontentare di maglia e shorts nuovi e di un nuovissimo mascara in saldo.
A malincuore uscii dal negozio all’ora di chiusura, minacciata dai buttafuori. Girai un po’ per gli altri negozi, dando un occhiata alla merce, anche se non c’era altro d’interessante.
Dopo aver girato il centro commerciale da cima a fondo uscii dall’edificio, soddisfatta delle mie compere.
Si era fatto buio, e pensare che ero arrivata nel primo pomeriggio!
Tornai alla stazione e salii sul treno che mi avrebbe riportata a casa.
Fu durante quel viaggio, che mi resi conto che la mia vita sarebbe disastrosamente cambiata.
Guardavo al di fuori del finestrino con aria annoiata, quando la mia attenzione venne richiamata dal piccolo televisore del vagone, impostato su un canale a caso. C’era un telefilm piuttosto noioso, una di quelle telenovela spagnole tutte ripetitive.
D’un tratto, in pieno episodio, lo schermo divenne nero, e partì la sigla del telegiornale.
-Interrompiamo i programmi per questa notizia straordinaria: pare che nella disordinata Giubilopoli poche ore fa abbia avuto luogo una sparatoria. Sono stati coinvolti alcuni innocenti, tra cui un ragazzo di diciasette anni colpito ad un braccio da un proiettile. In condizioni gravissime una donna di quarantadue anni, attualmente ricoverata all’ospedale pubblico. I medici ammettono “Ci sono poche speranze di salvezza, meno del 20%.”. Sua figlia, una ragazza di sedici anni, dopo esser stata colpita è stata presa come ostaggio e obbligata a forza a fuggire con i sequestratori. Il suo nome è Ginevra Violet, chiunque riesca ad avvistarla è pregato di chiamare immediatamente la polizia. I rapitori sono scappati con una Punto vecchio modello grigia, con una grossa e vistosa ammaccatura sul fianco, la targa era coper..-
Ascoltai con non curanza la notizia. Solo dopo pochi minuti realizzai.
-Ginny?!- esclamai, spalancando gli occhi e guardando la foto. Era lei! Era mia sorella!
“No… non può essere… ci dev’essere un errore! Sì, un errore! Dev’essere per forza così!”
Presi velocemente il mio cellulare e chiamai a casa. Nessuna risposta.
Chiamai ancora tre volte, ma continuava a non rispondere nessuno.
Provai a chiamare Ginny, ma il cellulare risultava spento, stessa identica cosa per la mamma.
Non poteva succedere. Non era giusto!
Aspettai che i treno si fermasse alla stazione per sfrecciare fuori, saltando le scale e correndo verso l’uscita dell’edificio. Non abitavo molto lontano dalla stazione, quindi corsi in direzione di casa.
Suonai al citofono, pregando che qualcuno rispondesse.. passarono due minuti, ma il campanello suonò a vuoto.
Tirai fuori le chiavi di casa ed aprì la porta, guardandomi intorno..
-Mamma! Ginny! Sono a casa..!- Deserto. La mia voce rimbombò nella casa vuota. Iniziai a spalancare tutte le porte e cercai ovunque, ma di mia madre e mia sorella nemmeno l’ombra.
Mi arresi dopo una buona mezz’ora passata a cercarle nell’abitazione. Non c’erano. Ero stata una stupida, dovevo credere subito alla notizia e correre all’ospedale, o andare dalla polizia..
Mi veniva da piangere: il nervoso, la tensione, la tristezza, la rabbia e molte altre sensazioni, tutte legate tra loro mi stavano solo confondendo le idee. Mi sedetti sul letto di mia madre, lasciando che le lacrime calde mi percorressero le guance. Una dopo l’altra. Sempre di più. Dopo pochi minuti mi ritrovai a piangere come una disperata, singhiozzando e affondando la testa nel cuscino.
Avevo bisogno di sfogarmi, altrimenti non avrei concluso niente. Lasciai che le emozioni mi travolgessero, che uscissero dalla mia testa e svanissero con le lacrime. 
Dopo esser riuscita a calmarmi e a sfogarmi per bene andai in bagno e tolsi il trucco sbavato dalle guance, per poi prender la mia roba e uscire di corta di casa, diretta all’ospedale.
L’ospedale era un gigantesco edificio dall’altro lato della città, tant’è che per arrivarci presi la metro.
Entrai di corsa, rivolgendomi alla segretaria al bancone.
-Mi scusi, sono la figlia della Signora Violet, Giuditta Violet, sto cercando mia madre!-
Le porsi i documenti per dimostrare che avevo più di dodici anni e che ero veramente sua figlia.
Questa controllò i documenti e, dopo essersi accertata che fossero veri, me li restituì.
-Tua mamma attualmente non può vederti, è sotto l’effetto dell’anestetico, ma è fuori pericolo..!-mi spiegò. -..Comunque, la sua stanza è la 21B, se vuoi puoi andare a salutarla.. anche se non ti potrà rispondere. Non preoccuparti per lei, cara: se la caverà di certo!- aggiunse poi, con tono rassicurante. –Grazie…- risposi senza troppa sicurezza, sperando davvero che avesse ragione lei. –Arrivederci..!- salutai cordialmente con un cenno della mano, camminando a passo svelto verso la sezione in cui si trovava la stanza in cui riposava mia madre.
Non impiegai molto a trovare la camera. Arrivai davanti alla porta e allungai la mano verso la maniglia, ma non appena la sfiorai mi bloccai: non avevo il coraggio di entrare.
Nonostante stringessi la maniglia non riuscivo ad aprire la porta: avevo paura di cosa avrei trovato dietro alla porta!
Deglutii e presi un profondo respiro per darmi una calmata. Che razza di figlia ero, se non riuscivo a stare vicino a mia madre durante le sofferenze?!
Il cuore sembrava essermi arrivato in gola, correva come un treno. Potevo sentirlo battere, esplodere. Presi coraggio e aprii piano la porta della stanza.
Era una normalissima stanza da ospedale. Le pareti bianche e verde acqua, il pavimento ricoperto da piastrelle rosse. C’erano dei mobili bianchi, su uno di questi una piccola televisione, e una credenza piena di medicinali, siringhe e vari oggetti. Per il resto solo vari macchinari e un respiratore. Infine, due poltrone bianche ed un letto. Sul bordo scritto “Natasha Reins Violet”. Mi meravigliai di vedere scritto anche “Violet”, oltre “Reins”, d’altronde i miei si erano separati quando io avevo due anni..
Portai gli occhi su mia madre, e mi si gelò il sangue nelle vene.
Era distesa sul letto, immobile. La pelle pallidissima e coperta in gran parte di bendature. Il volto era quasi invisibile, coperto dal respiratore e da altre bende. Pareva quasi un cadavere.
Mi avvicinai piano, senza fare rumore, tenendo lo sguardo basso. Le lacrime minacciavano di uscire di nuovo, ma le respinsi.
-Ehi, Mamma…- chiamai con voce bassa e tremante, fermandomi a meno di mezzo metro dal letto su cui dormiva.
–S-so che non puoi sentirmi, in questo mo-momento, ma forse è-è meglio così… V-volevo chiederti di p-perdonarmi. Sono una figlia orribile, m-mentre tu soffrivi io ero i-in giro a divertirmi. Mi hai sempre accontentata, n-nonostante tutti i-i problemi che-che avevi, m-ma io non ti ho n-nemmeno mai ringraziata, scusami..-
 Iniziai ad avvertire qualcosa di caldo scivolarmi sul volto fino al mento e cadermi sulle mani con un flebile “Plic”…
-S-sono stata stupida, me-me ne sono sempre f-fregata, sia di te che-che di Ginny, e-e ora è s-successo tutto questo, e mi-mi dispiace…mi-mi dispiace m-moltissimo! P-però io adesso non-non posso far nulla, s-sono solo un-un peso, lo-lo sono sempre stato. Anche se-se tu e papà vi-vi siete lasciati, è-è tutta colpa m-mia. Se-se magari non fossi mai nata, v-voi ora sareste ancora insieme felici…n-non vi sarebbe successo nu-nulla di t-tutto questo..!-
Iniziai a parlare, a dire tutto ciò che mi passava per la testa, tutto a mio discapito. Non potevo accettare che mia madre soffrisse in questo modo, mentre io me la spassavo.
Andai a sedermi su una poltrona, e in poco tempo mi addormentai.
Passarono due giorni. Mia madre continuò a dormire, ogni tanto si rigirava o si lamentava nel sonno, ma non si svegliava.
Di mia sorella nemmeno l’ombra. I notiziari ne parlavano, la davano per dispersa, ma lei era sparita nel nulla.
Io rimasi in ospedale per quasi quarantotto ore. Uscii solo per andare a prendere l’indispensabile a casa.
Venne anche la polizia in ospedale. Mi spiegò che dato che mio padre era impossibile da rintracciare e mia madre era in coma, dovevano parlare con me di mia sorella.
Passarono quattro ore a farmi domande dopo domande, ma io a solo poche di queste ero in grado di rispondere. Mi resi conto di conoscere davvero poco Ginevra, quasi fosse un estranea..
La notte del terzo giorno, quando ormai anche i medici iniziavano a perdere le speranze, mia madre si risvegliò.
Non era nelle sue condizioni più rosee, ma era fuori pericolo e stava bene, e questo mi bastava.
Pareva ricordarsi perfettamente tutto l’avvenuto. Gli aggressori erano a volto coperto, ma erano a petto nudo e avevano tutti un tatuaggio sul petto raffigurante un cuore e due coltelli incrociati, legati da una catena. Erano circa in sei, contro due persone vestite il modo normale. Ad un tratto uno di quelli vestiti in modo normale ha tirato fuori una pistola, mirando ad uno dei sei , che sono usciti allo scoperto. Mia madre e mia sorella passavano di lì per caso, quando ad un tratto uno ha colpito più volte mia mia madre e, puntando la pistola alle tempie a mia sorella, è scappato insieme al resto del gruppo, trascinandosela dietro e minacciandola per farla stare zitta.
Anche l’altro testimone aveva raccontato una storia simile. Pare che fosse il figlio dell’uomo che aveva iniziato la sparatoria e che avesse visto più di mia madre. Lui era andato lì sotto richiesta del padre, ma quando hanno iniziato il padre ha volutamente mirato a lui. In seguito, il padre è fuggito con gli altri sei aggressori.
La storia si faceva sempre più complicata. Passavano le ore, i giorni, ma nemmeno la minima traccia di mia sorella. In compenso mia madre si stava riprendendo pian piano. Le ferite stavano guarendo abbastanza velocemente, e lei faceva di tutto per farmi preoccupare il meno possibile, senza però riuscirci.
Per due settimane continuò a migliorare, ma durante la terza settimana di ricovero le sue condizioni peggiorarono improvvisamente. Si ammalò di una brutta polmonite e smise di bere e di mangiare. Le salì la febbre e le ferite ricominciarono a farle male.
Un giorno, mentre stavo leggendo l’ennesimo corriere in cerca di qualche notizia su mia sorella, mia madre iniziò a fissarmi sorridendo dal suo letto.
 -Giudy..?- mi chiamò, con voce bassa e roca.
Alzai gli occhi dal giornale, avvicinandomi.
-Sì, Mamma? Ti serve qualcosa?-
Scosse la testa, sorridendo. –Ti devo dire una cosa..- mi fece cenno di sedermi.
Feci come mi aveva detto, avvicinando la poltrona al letto.
-Ascolta Giudy… sicuramente i medici ti avranno detto, mentre ero in coma, che non ero in grado di capire ciò che mi accadeva intorno. Era vero, ma solo in parte. Ho sentito ciò che mi hai detto quel giorno..-
Sgranai gli occhi, stupita: pensavo non avesse sentito nulla di tutto ciò che le avevo detto!
-Vedi, io e papà non ci siamo separati a causa tua… l’amore dev’essere reciproco, deve venire coltivato, altrimenti si disperde, scompare nel nulla. Noi non ci volevamo più bene come prima, e ci siamo separati. Può capitare, tutti fanno degli errori nella vita, ma Tu e Ginevra non siete degli errori. voi siete il contrario, siete un dono. Se non ci foste state voi due la mia vita sarebbe finita molto tempo fa! Hai fatto più di quanto tu non possa immaginare. Sei una splendida figlia, sono fiera di te..-
Mi accarezzò la testa con una mano, continuando a sorridere..
-Ciò che è accaduto di recente è stato solo un incidente. L’essere umano è comunque un essere molto cattivo, ricordalo, ma tu non c’entri. Come potevi sapere che sarebbe capitata una cosa simile? Non potevi. Non devi rimproverarti per questo.
In quanto a me… spero di esser stata una buona madre fin ora, per te e tua sorella. Mi dispiace, ma non credo che la rivedrò ancora…-
I colpi di tosse rendevano difficile capire le sue parole, ma chiunque, perfino uno Slowpoke, avrebbe potuto capirne il senso-
-C-cosa stai dicendo, Mamma?!  Certo che rivedremo Ginny! Non ci riuniremo, t-tu tornerai in salute, ri-ritroveranno Ginevra e torneremo a-a vivere insieme!- sbottai, stringendo i pugni. Nemmeno io ci credevo, ma speravo. Speravo che tutto tornasse come prima, per quanto fosse impossibile.
I suoi occhi smeraldini, in quel momento spenti e privi di vitalità, si arrossarono e divennero lucidi.
-Tesoro, sappiamo bene entrambe come finirà. Io non potrò rivedere Ginny. Ma sono contenta di esser riuscita a starti accanto fino ad oggi.-
La stoppai e aprii la bocca per replicare, ma lei mi intimò di fare silezio.
-Non potrò più abbracciarvi, o consolarvi, ma rimarrò comunque al vostro fianco. Vi vedrò ancora sorridere e crescere. Veglierò sempre su di voi.
Non c’è nulla di brutto nella morte. Rivedrò i nonni, anche il pesciolino rosso che avevi a quattro anni..!- ridacchio, singhiozzando. -Loro sono sempre con noi, in qualunque cosa facciamo!-
-M-ma mamma, tu non-non morirai!-  Quella che piangeva ero io in quel momento. La Mamma non poteva morire, non in quel momento, ne in quel luogo e ne tantomeno in quel modo..!
Mi abbracciò di scatto, per quanto potesse essere scattante in quelle condizioni, stringendomi con tutta la sua forza..
-Spero solo che vostro padre si faccia vivo e vi tenga al sicuro, che prenda il mio posto..-
Ricambiai l’abbraccio, appoggiando la testa sulla sua spalla.
-Grazie, Giuditta. Grazie di tutto tesoro. Quando rivedrai Ginevra ringrazia anche lei da parte mia..!-
Passarono poche ore. Quella notte le condizione di mia madre si aggravarono ancora.
I medici lasciarono ogni speranza: per lei non c’era più niente da fare.
Quella notte, lei smise di respirare.


 
____________________________________________ Il roseto dell'autrice, che piange da quando ha pubblicato il capitolo

Salve a tutti, carissimi miei!^^
Sono tornata con questa nuova pate di capitolo!
Scusate il ritardo, ma tra insufficienze da recuperare e problemi di linea non sono riuscita ad aggiornare prima..T^T Gomen Nasai! *Si prosta ai piedi dei lettori piangendo*
Ma passiamo a cose ancora più importanti: il capitolo.
Perché l'ho spezzato in più parti? 
Come avevo già accennato, avrei voluto farci stare tutto in un solo capitolo. Ebbene, ci ho provato!
Ne è uscito fuori un capitolo da dodici pagine di World.
Siccome mi sembrava davvero troppo lungo ho deciso di spezzarlo, dato che non sarà tra i capitoli più movimentati della storia.
Ho fatto di tutto per accorciare il capitolo: ho tolto alcuni dialoghi, alcune scene di minor importanza e ho alleggerito le descrizioni, ma veniva comunque un papiro, così ho deciso di dividerlo in più parti.
In questa parte manca completamente l'azione, mi scuso, me ne sono resa conto pure io.
In compenso, per farmi perdonare, nella prossima parte ce ne sarà fin troppa..! C:
Comunque...in questo capitolo iniziamo con la parte drammatica pesante della storia, che durerà fino alla fine della prossima saga (e oltre, ma non così pesante..)!
Nel prossimo capitolo ricompariranno sia Martes che Saturno e, indoinate un po', Cyrus! Che, a differenza della saga di Martes, sarà molto più presente! Martes, poverina, rischierà di nuovo come all'Antico Chateaux, con l'unica differenza che questa volta non sarà un sogno..
Eheheheh e chairamente, ci saranno anche alcuni accenni di shipping qua e la (Sia Martes/Saturno che Giovia/Saturno, ma più Giovia/Saturno!)...
Giuditta diventerà Giovia, ma..! Sì, perché c'è un ma!xD
Ma non lo diventerà come ha fatto Martes (o come farà Saturno), bensì in modo COMPLETAMENTE diverso.
Verrano svelati i rimanenti motivi che la "spingeranno" a diventare Giovia, e cambierà """leggermente"""!
Ringrazio coloro che leggono/recensisciono la mia storia!*3*
Grazie di cuore, è grazie al vostro supporto se riesco a portare avanti la storia! Fa piacere scrivere e sapere che qualcuno apprezza ciò che scrivi, ti aiuta ad impegnarti di più e a dare il meglio!*^* 
Ricordate che per qualsiasi cosa potete contettarmi sempre e in ogni momento, ventiquattro ore su ventiquattro e con qualunque mezzo! Potete anche mandarmi un Pidove viaggiatore! C:
Mi scuso ancora per la lentezza della parte, mi rifarò a tutti i costi quando posterò la prossima!U^U9
Notte Notte a tutti, dears!<3
Giu-Chan.
   
 
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