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Autore: moni_cst    24/02/2014    8 recensioni
Beckett ha dovuto affrontare uno dei casi più difficili della carriera senza avere Castle accanto.
Castle è impegnato in Colombia per fare ricerche per il suo prossimo romanzo della saga su Nikki Heat.
Sarà il loro primo San Valentino separati?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Nuovo personaggio, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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- Questa storia fa parte della serie 'La famiglia Castle'
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San Valentino

Con l’arrivo di Castle i programmi della serata erano stati completamente sconvolti. I bambini avevano preteso di giocare con il loro papà e fino alle 23 non erano riusciti a metterli a letto.

La stanchezza di Beckett si era volatilizzata per qualche ora, l’eccitazione aveva preso il sopravvento sulla mancanza di sonno. Ancora non credeva allo scherzo che le aveva fatto il marito, la mail, la telefonata e invece lui stava già rientrando a New York. 

Le aveva detto che voleva farle una sorpresa per il giorno di San Valentino rientrando anticipatamente. Effettivamente Kate non poteva negare di aver apprezzato molto questa improvvisata. Non le sarebbe piaciuto passare il suo primo San Valentino da sola da quando stava con Rick, ma ormai si era rassegnata a farlo e invece…

Castle si era offerto di mettere a letto i bambini così lei aveva avuto il tempo di farsi una doccia con tutta calma. Da quando era rientrata in casa non si era fermata un momento. Prese il suo morbido accappatoio, quello che Rick le aveva regalato a Natale, quello del nuovo marchio della ATP Style, con i trenini e le biciclette. Cominciò a frizionarsi la testa con un telo di spugna.  Si abbassò per prendere il phon riposto nel mobiletto sotto il bancone dei due lavandini gemelli e iniziò ad asciugarsi i capelli.

Lo specchio rifletteva le profonde occhiaie per il mancato sonno dell’ultimo periodo e Kate notò con un po’ di fastidio le rughe intorno agli occhi che le sembravano più accentuate. Sorrise e distese le labbra più e più volte cambiando espressione per vedere se per caso fossero evidenziate da un gioco di luci e ombre. Dovette suo malgrado constatare che gli anni passavano per tutti. Era una bella donna, ne era consapevole: suo marito non faceva che dimostrarglielo in tutti i modi. Non solo glielo diceva, lo dimostrava ogni giorno con i fatti. Lo sguardo con cui la squadrava nei loro momenti d’intimità diceva a Kate molto di più di quello che avrebbero potuto esprimere mille parole. Le frasi dette nell’euforia di un amplesso possono essere molto più false di uno sguardo silenzioso ma intenso. Nessuno è capace di far brillare gli occhi a comando… tranne gli attori, si ritrovò a pensare. Ma nel pomeriggio aveva definitivamente deciso che i geni della recitazione della nonna avevano saltato una generazione, quindi poteva stare tranquilla: gli sguardi di Rick erano sinceri. Sorrise per quei pensieri buffi che le erano venuti in mente, e si ritrovò a riflettere a tutte le cose che avrebbe voluto dirgli e condividere al più presto con lui, compreso quel pensiero fugace che aveva avuto in macchina rientrando a casa e che non l’aveva più abbandonata per un solo istante.  Si passò di nuovo le mani intorno agli occhi e scosse leggermente la testa, forse stava davvero invecchiando. Aver passato la quarantina era una condanna per tutte le donne da un punto di vista fisico eppure lei si sentiva in forze, bella e attraente come non mai.  

Sorrise abbassando gli occhi e spegnendo il phon.

“Si può sapere a cosa stai pensando?” disse d’un tratto Castle appoggiato allo stipite della porta, in un punto che non era coperto dalla visuale dello specchio.

Beckett si girò di scatto, sorpresa di non essere sola e colta in fragrante nel pieno della sua distrazione.

“Penso…”

“A quanto sei bella?”

“Alle rughe” rispose lei indicando gli occhi con il dito indice e facendogli una linguaccia.  Poi proseguì “ Da quanto sei lì?”

“Da abbastanza per sapere che i tuoi pensieri andavano ben oltre le rughe… che tra parentesi ti rendono ancora più affascinante e interessante” si avvicinò e la baciò sulle labbra.

“Bentornato a casa” gli sussurrò con dolcezza a pochi centimetri dalla sua bocca..

“I bambini mi hanno detto che sei stanchissima e che ti sei rifiutata di giocare con loro, nonostante l’avevi loro promesso…” 

Kate storse il naso e si limitò ad annuire.

“Potevi andare a dormire. C’ero io con loro. Almeno avresti potuto recuperare qualche ora di sonno.”

“Castle sei stato via quattro settimane e ora che sei tornato, pensi davvero che me ne sarei andata a letto così, senza scartare il mio regalo di San Valentino?” disse con tono seducente iniziando lentamente a sbottonargli la camicia.

“Io… io non ti ho fatto un regalo, in effetti.” rispose molto imbarazzato. Preso dall’euforia del rientro anticipato aveva lottato con coincidenze aeree  e non aveva avuto un solo attimo per fermarsi a comprarle  qualcosa.

“Ah no?” domandò mordicchiandogli un labbro che poi prontamente andò a lambire con la lingua “ e questo? Non è il mio regalo?”

Sfilò la cinta dell’accappatoio e la passò intorno alla vita di Castle per poi apprestarsi a fare un fiocco molto accurato.

Castle la baciò sorridendo mentre le mani scivolarono all’interno del tessuto e le cinsero i fianchi, accarezzandoli con desiderio.

A quel punto Kate continuò con determinazione la sua opera di spacchettamento, canticchiando di tanto in tanto il tormentone di ogni festa di bambini “Scartalacarta! Scartalacarta!”. Cercava di rimanere seria e di non farsi distrarre dalle manovre di disturbo del marito. 

In pochi istanti sentì le calde mani di Castle che le accarezzarono tutto il corpo e un brivido la percorse propagandosi lungo i lombi. Quanto aveva aspettato quel momento! Quattro settimane ormai erano un’eternità. Erano anni che era abituata ad un contatto fisico quotidiano e ogni tocco, ogni carezza parevano fuoco che si accendeva dall’interno. Alzò una gamba per avvolgerla intorno alla vita di Rick, ormai rimasto solo in boxer, e subito una stretta decisa e focosa le afferrò il gluteo per poi spaziare all’interno della coscia.

Kate si lasciò sfuggire un sospiro di apprezzamento, inclinò la testa sulla sua spalla e lui le avvicinò contro il bacino con forza facendole sentire tutto il suo ardore.

Con voce roca le sussurrò “I’m on fire” citando Bruce Springsteen.

Per un momento tutto sembrò fermarsi, percepirono ad ondate il calore della pelle dell’altro e si guardarono con intensità. Due zaffiri splendenti rilucevano di amore e desiderio penetrando nelle iridi di sua moglie scurite dall’eccitazione e umide per la commozione. Le mani s’intrecciarono lentamente in un gesto conosciuto e ripetuto migliaia di volte.

Kate con i capelli ancora un po’ umidi, si spostò mantenendo il contatto visivo e lo condusse in camera.

Piano si adagiarono sul letto, con lentezza, come se volessero assaporare ogni momento di quel preludio amoroso fatto di sguardi, carezze e lievi baci. L’intensità della passione ritrovata li travolse poco dopo all’improvviso, innalzandoli verso vette che rimangono impresse nella memoria per tempo indefinito.

 

La penombra rischiarava l’ambiente con luce proveniente dalla città, attraverso le tende lasciate parzialmente aperte.  

Accovacciati, stretti su un fianco continuavano a raccontarsi gli eventi delle settimane trascorse in lontananza. 

Castle raccontò della sua esperienza accanto ai ribelli della FARC e di tanti comici eventi in cui era stato suo malgrado vittima a causa della sua poca consuetudine alla vita rude e senza confort. 

Beckett gli raccontò della sua decisione di creare un team congiunto con le squadre investigative di Esposito e Ryan e di quanto le fosse piaciuto ritrovare quella complicità di squadra che in parte avevano perso. 

Gli descrisse tutta la sua frustrazione per quel caso complicato e per non esser potuta rimanere giorno e notte al distretto mentre i suoi uomini erano lì senza risparmiarsi. 

Gli raccontò di come sua madre fosse partita per quel tour in Europa, un revival di attori provenienti da tutto il mondo e che erano stati protagonisti assoluti del mondo dello spettacolo negli anni ‘70 e ‘80. 

Gli parlò dei bambini e di quello che avevano combinato in sua assenza, di come avessero manifestato apertamente la sua mancanza. 

Gli disse di quanto era stata cara Alexis che un paio di volte si era presentata a cena da loro e di come avesse giocato con i fratelli, permettendole di lavorare qualche ora in più. 

Gli riferì di come Sally fosse stata fantastica con i bambini e di come fosse stata disponibile a coprire ogni emergenza in queste settimane di assoluta criticità. 

Gli rivelò della sua mancanza nel non aver ancora telefonato al suo amico Bob Weldon per le congratulazioni e di come avesse ricevuto una chiamata inaspettata dal governatore Cuomo in persona.

“Insomma Kate, io sono partito per un viaggio d’avventura ma la tua vita di queste settimane è stata più movimentata e piena della mia!” esclamò Castle fingendosi scocciato.

“Ma che dici?”

Risero, felici di essere di nuovo insieme.

Ad un certo punto, Beckett si girò per guardare Castle negli occhi. Con una mano lo accarezzò gentilmente seguendo le linee del viso.

“Che c’è?” le chiese.

“Niente. Solo una cosa… ti devo dire una cosa.”

Con l’altra mano cercò un contatto con quella di Rick.

Lui la strinse a sé, la baciò sulla fronte e poi sulle labbra e le sorrise. Un sorriso meraviglioso.

“Lo so quello che vuoi dirmi” e le sistemò i capelli dietro l’orecchio per poi lasciarle piccoli baci sulle labbra.

Incuriosita e indispettita da quell’aria da so-tutto-io, Beckett lo stuzzicò “Questa volta non puoi saperlo perché in realtà non lo so nemmeno io, è solo un’idea, un pensiero…”

“Sei incinta. Lo so.” le disse come se fosse la notizia più scontata e ovvia.

Kate lo guardò ammirata. 

Ancora una volta era entrata in connessione con la sua mente e l’aveva anticipata ma questa volta era troppo. Lei aveva solo formulato un pensiero ipotetico.

“Ma che dici? Come fai a dirlo? Non ne sono sicura neanche io! Solo stasera mi sono resa conto di avere un ritardo di una settimana e visto il periodo che ho passato potrebbe essere stato benissimo lo stress.” disse poco convinta.

“Kate. Tu sei incinta. Ne sono sicuro.”  continuava ad accarezzarle il viso.

Kate rimase con la bocca aperta. Non riusciva a capacitarsi di ciò che stava succedendo e da dove arrivasse tutta quella sicurezza e spavalderia. Non che fosse una cosa nuova per lui, ma da quando in qua un uomo viene a sapere prima della donna di aspettare un bambino?

“Non mi venire a tirare fuori le strambe teorie dell’uomo venuto dal futuro. Come vedi non sono una senatrice…” replicò con decisione.

“No. Non ancora, in effetti.” precisò Rick indispettendola.

“Kate. Lo so perché…” appoggiò una mano sul suo seno e lo accarezzò con un movimento circolare per poi fermarsi, piegare la mano a coppa per contenerlo e sorriderle di nuovo “lo so, Kate, perché me lo dice il tuo decolté . Hai lo stesso seno che hai avuto quando sei rimasta incinta di Tommy e poi di Julia e io non l’ho mai dimenticato. Perché è bellissimo. Tu sei bellissima. ”

Questa volta l’aveva proprio sorpresa. Kate si guardò il petto e si accarezzò, sentendo lei stessa il turgore che non aveva ancora notato. Come faceva Castle ad essere sempre così attento? Possibile che avesse ragione? Possibile che fosse davvero incinta? 

Rick la stava accarezzando e poi stringendola a sé e non smetteva di osservarla. Corrugò la fronte.

“Non sei contenta? Sei spaventata? Ne avevamo parlato, non puoi esserne così sorpresa. Sai bene che negli ultimi tempi non stavamo prendendo precauzioni. Kate. Guardami!” Rick era preoccupato. Per un attimo ebbe timore che ci avesse ripensato, che non lo volesse davvero un altro figlio ora che era diventata il più giovane capitano della storia della polizia di New York.

Lentamente Kate alzò lo sguardò e incrociò il blu dei suoi occhi. 

“Sei così sicuro…” disse con un filo di voce  “io… io sono felice.“ poi un po’ più forte “sì sono felice. Tu sei tornato da me e siamo incinti” teneva lo sguardo inchiodato al suo e un sorriso splendido le illuminò tutto il volto. Poi, con un tono quasi accusatorio, allontanandolo un po’ da sé, proseguì “ma … ma tu mi hai tolto anche il gusto di fare il test domani mattina!!!” 

Castle tese le braccia verso di lei e la riattirò a sé. Era tornato a casa, aveva avuto un’accoglienza fantastica da parte dei bambini e sua moglie le aveva fatto il regalo di San Valentino più bello che si ricordasse. Eppure Kate Beckett era una maga nello scegliere i regali per la festa degli innamorati, sin dal primo anno che stavano insieme. Dal cassetto in poi, ogni anno era riuscita a rendergli veramente speciale quel giorno, sempre con regali non materiali ma con pensieri, lettere e vere dimostrazioni di amore.

Si addormentarono poco dopo, abbracciati nella stessa posizione in cui si svegliarono il mattino dopo.

La famiglia Castle stava per allargarsi di nuovo e un’altra splendida giornata di San Valentino era giunta al termine.

 

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Spazio di Monica

 E siamo giunti anche alla fine di questa storia. So che per molti c’è troppo miele ma ogni tanto non guasta.

Ringrazio tutte le persone che hanno dedicato parte del loro tempo a leggermi e a recensirmi e ringrazio soprattutto chi, con affetto palese, mi scrive lo stesso bellissime mail e c’è sempre, anche quando so che ha pochissimo tempo in questo periodo. <3

  
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