Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: Umpa_lumpa    22/06/2008    9 recensioni
Se la donna, seduta alla destra del ragazzo, seguitava a fissare con espressione vitrea lo sformato che coloriva il suo piatto eccessivamente bianco nella sua perfezione, l’uomo sembrava cogliere la sfida e, quindi, ricambiare con incredibile astio quelle occhiate. Era come se sulla tavola aleggiasse uno spettro d’energia invisibile, caricando l’aria di tensione ed elettricità ed impedendo qualsiasi movimento.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cena in famiglia



Il silenzio surreale, ormai immancabile compagno di quelle sere da molti anni, era rotto soltanto dagli stridii delle forchette che graffiavano il piatto, guidate da mani svogliate ed indifferenti.
I tre commensali non aprivano bocca se non per introdurre al suo interno quei costosi e sofisticati manicaretti. Eppure nessuno di loro li stava realmente assaporando.
Quelli che compivano erano solo gesti meccanici dettati da un mero istinto di sopravvivenza.
L’unico cenno che dava, forse fin troppo, segno di vita era lo sguardo del taciturno ragazzo accomodato a capotavola, copia esatta dell’uomo sedutogli di fronte.
I suoi occhi, carichi di un odio e di una tensione palpabili, si mantenevano fissi sul suo corrispondente più avanti con gli anni, instaurando il disagio più totale. Ma la cosa più sorprendente era notare che il ventenne sembrava esserne compiaciuto ed, anzi, studiare ogni minima angolazione per accentuare maggiormente quella situazione e rendere tutti succubi della sua presenza.
Se la donna, seduta alla destra del ragazzo, seguitava a fissare con espressione vitrea lo sformato che coloriva il suo piatto eccessivamente bianco nella sua perfezione, l’uomo sembrava cogliere la sfida e, quindi, ricambiare con incredibile astio quelle occhiate.
Era come se sulla tavola aleggiasse uno spettro d’energia invisibile, caricando l’aria di tensione ed elettricità ed impedendo qualsiasi movimento. Erano in lotta fra loro, ognuno deciso a prevalere sull’altro, uno con un espressione grave ed orgogliosa, l’altro ornato di un sorriso beffardo e compiaciuto.
A rompere quell’orribile atmosfera fu il più giovane, nell’istante in cui, con estrema risolutezza, si alzò da tavola facendo perno e caricando tutto il peso sulle braccia e quando, con uscita trionfale degna di un attore, abbandonò la stanza senza suscitare la minima reazione nella sua famiglia.
Prese ad errare fra le strade, senza meta precisa, con l’unico intento di godere di quel viaggio, del freddo della notte, del cielo buio ed inquietante, così simile ad i suoi occhi, e delle vie deserte ed immerse nella desolazione.
Gli risultava talmente piacevole perdersi nel vuoto di quella strade, con le stelle ad uniche testimoni dei suoi vagabondaggi: aveva, in quelle sere, l’impressione di vivere in un altro universo di cui era il solo padrone e il silenzio era il suo unico vice ed alleato; un’ occasione per rimanere con sé stessi e contemplare la sua vita.
L’unica cosa a dargli maggiore soddisfazione era il terrore e il disagio che un suo solo sguardo era in grado di suscitare, proprio come era successo prima, a tavola. Gli occhi persi e intimoriti di chi aveva di fronte erano l’unica cosa che ricercasse in chiunque gli stesse intorno.
Poco importava della compagnia, lui non ne aveva bisogno, gli era sufficiente il rumore dei suoi passi sull’asfalto. Perché circondarsi di stupide persone in grado solo di essere invadenti e di disperarsi?
Molto meglio le stelle.
E mentre era intento a fissarle, sospese sopra il vortice nero di un mare tranquillo, confuso e mescolato allo stesso cielo, una figura minuta gli si avvicinò pian piano.
Riconobbe all’istante il suo passo felpato, si girò di scatto e la fissò infastidito intimandole tacitamente di allontanarsi…..

****


Era notte fonda, ormai e il piccolo Vegeta era andato a letto già da molto tempo, eppure non aveva dormito.
Era stata una brutta sensazione a tenerlo sveglio.
Difatti si sentì il rumore di una serratura aperta.
La madre rincasò, portandosi, con un piccolo scatto, furtivamente al di là della porta e richiudendosela alle spalle facendo particolare attenzione a produrre il minimo rumore possibile. Ma, data la concentrazione adoperata in quest’ultimo atto, non si accorse dell’imponente figura materializzatasi alle sue spalle.
Appena voltata, nel preciso istante in cui il suo sguardo furbo incontrò quelle iridi custodi di un oscuro inferno, emise un lieve gemito di sorpresa, per poi rimanere a bocca aperta, incapace di parlare.
Se anche solo il modo di chiudere il portone aveva rappresentato in sé un atto di impudenza, di ribellione al servilismo a cui era solita, se non di sfida, tutto questo finì miseramente per rompersi nelle piccole goccioline che andavano infrangendosi ai piedi del marito; fuori pioveva. Era completamente in balia degli incessanti battiti di terrore, che, diffusisi per ogni fibra del suo corpo minuto, ne prendevano il controllo, indebolendola e divorandola internamente.
Al comparire di quello strano sorriso sul volto del consorte, il dolore si fece straziante.
Vegeta, sgattaiolato furtivamente fuori dal letto, prese ad osservare l’intera scena, frapposto fra le due figure eppure invisibile a loro, come un’anima perduta, ormai estranea al mondo mortale. Le seguì non appena le vide allontanarsi in direzione della cucina, il padre in testa e la madre subito dietro, con il capo basso e i capelli bagnati a celarne lo sguardo.
“Non credi che prima di svolgere le tue mansioni di sgualdrina, dovresti adempire ad i tuoi doveri di moglie?”
“Non capisco di cosa tu stia parlando” rispose lei con decisione, nonostante l’agitazione che le si poteva leggere in viso.
Eppure, ogni sicurezza ostentata, era vana di fronte al ghigno dell’uomo che, tutt’a un tratto, sparì per lasciare il posto ad un espressione truce e violenta. Le si avvicinò lentamente, con passo serafico: ogni piccolo rumore le causava un fremito, eppure il corpo rimaneva inerme di fronte alle sue mani chiuse a pugni e contratte dallo sforzo. Ben presto, avvertì le sue dita, ruvide, strusciarle contro la pelle e chiuderle in una morsa il collo lungo e regale, fragile ed aristocratico.
Cominciò a boccheggiare disperata, alla ricerca d’aria, ma, all’udir quelle parole, anche la minima traccia d’ossigeno decise di scomparire, lasciandola sola, in balia del suo destino:
“Ricordati, sgualdrina, che non ti devi minimamente permettere di offendermi in questo modo. E’ meglio che questo non si ripeta, chiaro?”.
Perse, definitivamente la sua dignità quando uno sputo la raggiunse. Il marito, con incredibile e spaventosa calma, continuò a fissarla disgustato per poi lasciare la stanza e, tranquillamente, recarsi a letto.
Vegeta, il quale aveva osservato l’intera scena, appena dietro la porta, non si impressionò minimamente a quella situazione.

****
 
Il solo suono di quei passi era come un allarme per lei: li avrebbe riconosciuti fra mille, troppo simili a quelli del marito.
Difatti, poté avvertire la presenza del piccolo figlio in quella stanza, proprio davanti a lei.
La fissava sicuramente con quello sguardo imperturbabile e sentenzioso; ne era sicura nonostante mantenesse gli occhi fissi sulle piastrelle bianche.
Non sopportava quel piccolo marmocchio, lo odiava. Era un parassita che le succhiava tutta la sua linfa vitale e, mai contento, la seguiva dappertutto, giudicando ogni suo gesto o pensiero, costantemente immerso in quel mutismo accusatorio, in chissà quali giudizi.
Le sue iridi erano lo specchio della fine della sua vita, del primo incontro con il marito, della notizia di una gravidanza inaspettata e schiavizzante.
Ogni cosa in quel bambino era inesorabile copia del consorte, e lei lo odiava.
“Mamma, cosa è successo?” domandò restio, non per compassione o pietà della donna, ma per una semplice sete di chiarificazioni.
La madre, quasi platealmente, poggiò le mani fragili e minute sul pavimento, spostò l’intero peso sulle braccia e, piegando lentamente le gambe e dandosi una spinta con queste, si alzò barcollando.
I capelli neri ondeggiarono in una strana danza, in un movimento armonioso e stizzoso al tempo stesso, riproducendo, in uno strano effetto, l’oscurità.
Solo allora la donna si decise ad alzare lo sguardo, scostando, con un rapido movimento, la frangetta sbarazzina che si ostinava a celarlo: i suoi occhi erano carichi di odio, sembrava vi bruciassero all’interno fiamme, producendo riflessi rossi ed arancioni, talmente caldi, da bruciare la pelle di chiunque li osservasse. Erano l’apocalisse, lucidi tanto erano posseduti da una tale ferocia, capace di cancellare qualsiasi istinto umano.
La voce gutturale e cavernosa, talmente strana per una donna, si levò in un sussurro, così lieve eppure talmente potente, che colse di sorpresa il piccolo:
“E’ tutta colpa tua”.
Respirando a fatica, come una bestia reduce da uno strenuo combattimento per catturare la preda e cibarsene, si fermò ad osservare il bambino di fronte a lei, e la sua espressione serafica che non accennava a cedere.
Il piccolo si lasciò andare in una smorfia di disgusto per poi assumere un atteggiamento puramente indifferente prima di voltarsi ed abbandonarla lì, ferita come un qualsiasi animale che, dopo la sua caccia, è stato invece sopraffatto dalla presunta vittima.
Vegeta uscì dalla stanza e fu solo il buio ad abbracciarlo.


****

La ragazza, spavalda ed evidentemente sicura di sé, si posò contro la ringhiera mettendo in mostra il suo vestito provocante e le sue dolci forme.
Passarono alcuni minuti di silenzio prima che uno dei due si decidesse a parlare:
“Bulma, cosa vuoi?” chiese visibilmente infastidito.
“Mi annoiavo, volevo compagnia”
“Beh, io no, vattene” disse lui con apatia ed apparente indifferenza.
Ma la ragazza, sospirando quasi a voler allentare la tensione, prese a sorridere e rimase caparbiamente nella sua posizione.
Lo sguardo del ragazzo percorse velocemente la linea della sinuosa coscia, generando nella ragazza un sorrisino soddisfatto e malizioso. E’ sempre bello essere ammirate. “Allora Vegeta, si può sapere perché ogni notte devi venire su questo ponte?”
“Si può sapere perché devi sempre raggiungermi e asfissiarmi?”
“Come ci fosse qualcosa di speciale qui. Con tanti posti migliori, con almeno un vago paesaggio, tu scegli il luogo più desolato della città. Sei incorreggibile!”
Vegeta strinse fortemente i pugni.
“Perché sei qui?” disse con voce roca dall’irritazione
“Che razze di domande? Per te.”
Alzò un sopracciglio interrogativo: evidentemente non si aspettava, stranamente, una simile risposta.
La guardò con ferocia dopodiché abbaiò in sua direzione: “Ora basta. Mi sono stancato. Vattene”
La ragazza sospirando fece un piccolo saltino per scendere dalla ringhiera e, infine, si incamminò sculettando verso l’altro lato del ponte.
Si fermò di scatto e si voltò: “Ah Vegeta, quasi dimenticavo: mi piaci e sarai mio” disse sicura di sé.
Il ragazzo sorrise beffardo a quella dichiarazione convinto dell’eresia della ragazza.
Provò un immenso piacere nell’essersi liberato di quell’inutile donna.
Finalmente solo.
Lui e il buio.
Infine, nuovamente uniti in quell’abbraccio freddo e sterile. Eppure, un opprimente senso di angoscia lo pervase tutt’a un tratto, inaspettatamente.
Troppo freddo, troppo buio, troppo solo.
Istintivamente si voltò dove l’aveva vista scomparire, chiedendo inconsapevolmente di rivederla lì.
Forse quella ragazza tanto inutile non era.



Lo so, fa alquanto pena. Ma, come sempre, questa notte mi era venuta l'idea e la voglia di scriverla anche se, ammetto, non sono riuscita a costruirla come volevo. Nonostante tutto, anche se forse potrà sembrarvi strano, ho messo il mio impegno in questa fanfic e quindi ci tenevo a pubblicarla. In fondo, non si posso sempre scrivere cose belle, giusto? (come se io di solito le scrivessi =_=") .In ogni caso aspetto con ansia le vostre critiche^^ Chissà, magari mi aiuteranno a migliorarla un giorno che deciderò di riscriverla. Grazie a chiunque si soffermerà a leggere e magari anche a recensire. Saluti a tutti quanti.

0*Umpa_lumpa*0
   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Umpa_lumpa