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Autore: vex194    24/02/2014    4 recensioni
Felicity è malata. Oliver è preoccupato.
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“Se ti può risollevare... sei bellissima anche così”
“Stai scherzando?”
[...]
“No. Nel modo più assoluto” commentò Oliver, drizzando la schiena, fasciata dalla giacca marrone, sorridendo compiaciuto.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Immagine presa da Tumbrl.

 

I'm Sick. You Suck.

 

Erano le nove di sera. Le dannatissime nove di sera e lei era malata. Febbre alta, raffreddore, mal di gola e anche tosse che – a volte – sembrava volesse farle sputare fuori le tonsille, che si erano gonfiate con due palline da tennis. Il letto era caldo, le ossa sembravano fare meno male del solito, ma probabilmente qualcuno stava complottando affinché non riposasse. Prima suonava il telefono fisso, poi il cellulare privato, poi quello del lavoro e ora, qualcuno alla porta, stava suonando insistentemente il campanello, trapanando le orecchie della povera Felicity che, sprofondata nella coperte fin sopra la testa, stava pregando Dio affinché – chiunque si trovasse davanti alla porta del suo appartamento – si stufasse e se ne andasse. I minuti passavano, ma il chiunque  davanti alla porta non la finiva, così Felicity – con la faccia sconvolta, i capelli per aria e le ciabatte con la faccia da coniglio con tanto di pelo – si diresse verso la porta e l’aprì con violenza, sbarrando successivamente gli occhi. La richiuse con altrettanta violenza.

“Felicity!”

Oliver Queen, con una strana busta bianca in mano, era davanti alla porta dell’appartamento della sua amica barra dipendente barra partner, che tentava in qualche modo di farle visita. La porta si riaprì leggermente, rivelando solo per metà il viso della bionda, che guardava con sguardo truce il suo amico barra capo barra pazzo che andava a salvare la città di notte tornando nove volte su dieci ammostato peggio di un sacco da box.

Oliver si sporse verso lo stipite, appoggiando la testa contro la colonna bianca, allungando gli occhi azzurri all’interno del piccolo appartamento, dove cercò di entrare con un gesto fluido, ma Felicity gli sbatté la porta contro, facendolo urlare di dolore.

“Dannazione, Fel!”

“Provaci di nuovo e ti do un pugno, Oliver” ringhiò lei, al di la della superficie massiccia e marrone scuro.

“E io ti spezzo un braccio”

Felicity, spalancò la porta, guardando Oliver con faccia scioccata.

“Tu mi spezzeresti un braccio?” domandò scioccata, con voce pigolante per via del mal di gola.

“Sai, che non lo farei mai. – disse lui, massaggiandosi la parte dolorante del suo braccio muscoloso, sorridendo poi soddisfatto. – Hai aperto la porta, però”

Felicity sbuffò sonoramente, indietreggiando sul pavimento scricchiolante del suo modesto appartamento. Si avvicinò verso il piccolo bancone della cucina, dove si mise di spalle, mentre ascoltava attentamente i passi pesanti di Oliver avanzare verso di lei. Lui appoggiò la busta bianca sul bancone, accomodandosi su uno degli sgabelli alti, posando i gomiti sul tavolo, osservando il viso imbronciato di Felicity.

“Non sembri stare bene” osservò lui, aggrottando le sopracciglia.

Gli occhi della ragazza si sbarrarono immediatamente e in quel preciso momento, Oliver, si rese conto di che sciocchezza avesse appena detto. Felicity voltò lentamente il viso verso di lui che – irrigidito dall’espressione non proprio amichevole della bionda – ingoiava l’aria per calmarsi.

“Ho la febbre. A trentanove. Ho la tosse e il mal di gola. Il raffreddore e, in più, mi sta scoppiando la testa. Mi sembra abbastanza evidente che il mio stato psicofisico non sia dei migliori, ma tu ovviamente non ci arrivi perché il tuo quoziente intellettivo è pari a quello di un bambino di cinque anni! – esclamò lei, cambiando colore, diventando di un rosso quasi incandescente. Per quanto ci provasse – e ci provava davvero lei – le veniva difficile non parlare a vanvera quando qualcuno, o meglio Oliver, dicevano cavolate, senza mai prendere fiato, rischiando di cadere a terra per mancanza di ossigeno al cervello. – Inoltre, nonostante la tua presenza sia più che ben voluta, non sono nelle condizioni per poter sopportare le tue lamentele su qualsivoglia cosa ti affligga o uno dei tuoi soliti sbalzi d’umore” concluse infine, aprendo rabbiosamente la busta bianca e tirandone fuori il contenitore caldo, che stava sopra ad un’altra confezione, più fredda.

Oliver aggrottò le sopracciglia, sorridendo poi. Nonostante non fosse sempre elegante come la vedeva tutti giorni e non avesse addosso quelle sue gonne corte e colorate – che sì erano corte, ma non per gli standard di Oliver. Per lui erano anche lunghe. – o i suoi rossetti sgargianti, la trovava comunque bella.

“Se ti può risollevare... sei bellissima anche così”

“Stai scherzando?”

Felicity era dubbiosa. Era la prima volta che Oliver le diceva una cosa del genere, non che le dispiacesse. Oliver Queen che le diceva Sei bellissima anche così, non capitava tutti i giorni. Effettivamente, da quando il loro legame si era rafforzato per tutta la storia dell’eroe notturno, lui la trattava sempre diversamente da tutte le altre. Era più premuroso. O forse era solo una stupida fantasia di Felicity.

Le sue guance presero fuoco, ma ringraziando la penombra del suo appartamento, il rossore fu mascherato.

“No. Nel modo più assoluto” commentò Oliver, drizzando la schiena, fasciata dalla giacca marrone, sorridendo compiaciuto.

“Sto da schifo e tu fai schifo a dire certe cose solo per farmi contenta” disse Felicity, afferrando entrambe le confezioni con le mani, prendendosi un cucchiaio e camminando poi a passo svelto la sua camera da letto, chiudendosi successivamente in bagno.

Oliver le andò dietro e bussò delicatamente – per quanto lui potesse essere delicato  - sulla superficie liscia e bianca.

“Fel... c’è una sorpresa in uno dei due contenitori”

“Il gelato!”

 

 

 

 

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Non ha alcun senso logico. È corta. Ma l’ho postata comunque. Sono indecente. Inoltre, sto pensando seriamente di scrivere una long – anche se non ho la più pallida di cosa scrivere, di che trama potrei mettere su – e di piantarmi in questo fandom. Definitivamente.

Il titolo è un gioco di parole e mi è sembrato il più adatto a confronto di un altro titolo che avevo preso in considerazione.

Okay, quindi, in sostanza, spero che vi sia piaciute e, come sempre, vi invito a iscrivervi al mio gruppo su Facebook. Vi avverto potreste rimanere traumatizzate dai miei scleri quotidiani.

Another Part Of Me

   
 
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