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Autore: tagliarsi_con_gli_origami    24/02/2014    5 recensioni
Harry Styles amava le olive nere, il vino rosso, le rose blu, le macchine viola e le camicie rosa.
Le casette a schiera di Paddington con i giardini interni e i muri di cinta alti nemmeno due metri, l'odore del cibo da asporto delle bancarelle di Camden, e il rumore dell'ago dei tatuaggi, la consistenza dei marshmallow che non poteva mangiare, e il gusto di menta delle gomme da masticare.
Louis Tomlinson odiava i noccioli delle olive, preferiva la birra, i girasoli, le auto di lusso rigorosamente nere e le divise da calcio di un mascolino rosso, al massimo a righe.
Voleva il traffico di Piccadilly, la metropolitana di notte e le ambulanze sotto casa, i ristoranti al buio e i dolci veri, caldi, da pasticceria.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ai Beta Readers che non sanno nemmeno di cosa si parla, ma leggono tutto lo stesso.
Ai 5SOS che crescono troppo bene ma non abbastanza in fretta per essere legali.
Ai cuccioli, dispersi per il mondo, che mancano sempre.




 
Trovate un titolo voi, perchè io mi annoio.

 

 



Prologo: Incontrare Harry Styles non è divertente. E' inutile che sbavate.


 
 
Harry Styles amava le olive nere, il vino rosso, le rose blu, le macchine viola e le camicie rosa.
Le casette a schiera di Paddington con i giardini interni e i muri di cinta alti nemmeno due metri, l'odore del cibo da asporto delle bancarelle di Camden, e il rumore dell'ago dei tatuaggi, la consistenza dei marshmallow che non poteva mangiare, e il gusto di menta delle gomme da masticare.
Louis Tomlinson odiava i noccioli delle olive, preferiva la birra, i girasoli, le auto di lusso rigorosamente nere e le divise da calcio di un mascolino rosso, al massimo a righe.
Voleva il traffico di Piccadilly, la metropolitana di notte e le ambulanze sotto casa, i ristoranti al buio e i dolci veri, caldi, da pasticceria.
Harry Styles scriveva ogni cosa che amava su un quaderno di pelle sgualcito e pieno di citazioni da adolescente dai gusti musicali variopinti, anche se adolescente non lo era più.
Louis Tomlinson aveva Liam Payne, che ricordava a memoria ogni cosa, ed evitava accuratamente i locali in cui Lou non voleva andare, le persone che non voleva frequentare, e le caffetterie senza English Breakfast.
Harry Styles aveva una terribile allergia ai marshmallow, e solo Niall Horan riusciva a non incazzarsi a morte quando dovevano uscire dai locali ad orari improbabili perché dimenticava il suo antistaminico e cominciava a diventare viola.
Louis Tomlinson non si sarebbe lasciato trascinare via da una festa per un rischio appena accennato di soffocamento.
Ma Liam Payne voleva fare il pompiere da piccolo, e non aveva mai perso l'istinto fastidioso ed irritante di essere gentile con le persone. Anche quando Louis voleva finire la sua birra prima che diventasse della temperatura dell'urina di gatto.
Anche quando quel tale, Harry Styles, biascicava con un chewingum alla menta in bocca e la lingua gonfia, e Liam doveva fargli strada nel retro fino all'uscita di sicurezza per assicurarsi che non morisse.
Tutto questo quando Louis Tomlinson era già con un piede sotto il bancone e l'altro sullo sgabello di un tipo con un arrapante accento del Galles che parlava a bassa voce e faceva un gioco strano con gli stuzzicadenti.
Abitualmente i sabato sera di Louis Tomlinson avevano a che fare con una lingua, ma abitualmente impegnata in altro, e quel “altro” non comprendeva shock anafilattici e ragazzini giganti e scoordinati con bandane in testa dalle dubbie decorazioni.
Quella sera, mentre Camden comincia a riempirsi del genere di fauna maschile sconcia e sboccata che a lui fa raggrinzire lo stomaco di anticipazione, a Louis Tomlinson non resta che sbuffare e seguire Liam con le mani in tasca fino sul marciapiede, Harry Styles che respira rantolando, e il suo amichetto irlandese iperattivo che ride a due passi da lui.
“Non poteva portarsi l'antistaminico?” quando è davvero incazzato, Louis Tomlinson non parla con le persone. Si lamenta in modo generico, verso un'entità invisibile e assente che alcuni potrebbero chiamare Dio, ma Louis Tomlinson non chiama affatto. Si limita a parlargli.
E vorrebbe davvero fumare, perché la sua scorta d'erba è nella tasca interna della giacca che ha prestato a Zayn, e Louis non è uno che avvicina i ragazzini con le collane di oro falso per un tiro di canna.
“Sci, perché è coscì figo l'antishtaminico nella taschca dei jeansh!” 
Harry Styles ha la lingua gonfia e gli occhi lucidi, ma guarda proprio lui, fra le spalle considerevoli di Liam e le gambette rachitiche dell'altro. 
Proprio lui.
Sbuffa, indispettito e indisponente, come nelle sue migliori pose da intollerabile finocchio represso.
“Perché cazzo la sua lingua è così gonfia?” lo dice di nuovo senza guardarlo, perché uno che riesce ad essere così sfigato da morire strozzato da un marshmallow non merita nemmeno che Louis si vesta di nero per far finta di andare al suo funerale.
“Schono i marshmallow. Shono allerschico. Mi schi gonshia tutta la fassha she non-” 
Perché continua a parlare con lui? Non ha il suo amico? Liam? Gente a caso alla fermata del 24?
Ma la sua faccia diventa davvero troppo viola per non avere, da qualche parte, un minimo, microscopico, moto di partecipazione per il suo destino.
“Dobbiamo portarlo in ospedale”
Liam e il melodramma. L'Uomo del Melodramma.
“Chiama l'ambulanza! Il tizio ha mangiato un marshmallow e morirà soffocato!” nel momento in cui lo dice gli sembra fin troppo realistica come possibilità.
Deglutisce.
Povero tizio; in fondo, a parte essere troppo alto, con la bocca troppo grande e una goffaggine imbarazzante per qualcuno che dovrebbe aver superato ormai da almeno un anno la pubertà, non ha poi niente che non vada.
A parte che la sua lingua ha impedito a Louis un incontro ravvicinato del terzo tipo con la lingua del gallese amante degli stuzzicadenti.
Il suo amico, che Louis ricorda vagamente chiamarsi Nello, Miall o qualcosa di orrendamente irlandese nelle vicinanze, arriccia il naso.
“Non sei carino come vorresti Harry. Sembri la torta di prugne di mio padre quando gli veniva male”
Louis Tomlinson ha sempre provato una curiosità da ricercatore errante per le persone cresciute in ambienti socioeconomici disagiati. Doncaster non è Londra, ma ha una squadra di calcio, uno stadio, più di due stazioni di servizio e quattro incroci.
Mello, o coso, come si chiama, deve aver visto le torte di prugne andate a male di suo padre come momenti imprescindibili della sua formazione. Un allenamento al fallimento casereccio.
Lo pensa tristemente, perché crescere nella tundra erbosa dell'Irlanda non civilizzata deve essere stato frustrante per lui. Forse è quello che ha reso la sua espressione una mescolanza inquietante fra l'ebete e l'inconsapevole.
O forse è solo lento. Viste le vette di bassezza del quoziente intellettivo del suo amico dei marshmallow, probabilmente si sono incontrati in un centro di recupero per ritardati mentali.
“Lou” Liam ha sempre il tono di voce di qualcuno che deve dare una cattiva notizia quando lo guarda così. Perché non ha la patente, perché lui è l'unico che guida, perché la sua macchina a Trifoglio Irlandese non la lascerebbe guidare nemmeno se gli avessero appena tranciato di netto una gamba alla fermata dell'autobus, e perché quell'idiota di Harry Styles è davvero del colore delle prugne precotte e bruciate di un fattore irlandese che non sa cucinare.
Lou.
Liam lo chiama sempre Lou quando sa che sta per chiedergli qualcosa che non vuole chiedergli.
E Louis Tomlinson odia praticamente tutto nella vita, tranne la birra, il risvolto dei suoi pantaloni, le magliette a righe, e i suoi capelli, ma comunque Harry Styles si sta davvero soffocando con la lingua, e inutili mesi di analisi per combattere il senso di colpa da omissione di soccorso non rientrano nella calendarizzazione dei suoi appuntamenti. 
Quindi sbuffa, si sistema il ciuffo troppo lungo nel riflesso del finestrino di una macchina parcheggiata, e fa schioccare la lingua, ben attento a inondare quel gesto di tutto il disappunto, il fastidio e lo sfacciato snobismo che riesce a mettere insieme.
“Non sbavarmi sui sedili Torta alle Prugne.”
Torta alle Prugne ha un bel sorriso, anche così, viola e gonfio. Pieno di fossette e denti.
Un sorriso meno inetto di tutto il resto di lui, bandana improbabile compresa, comunque.









Post Scriptum: questa storia, come ben vedete, è una farsa. E' ridicola e non so nemmeno se si possa dire che fa ridere, ma ci prova.
C'è troppo angst nella mia vita, troppi Larry drammatici e io non ce la faccio.
Scrivo sempre cose pesanti e tristi, e mi son rotto.
Quindi nulla, quindi questa storia sarà breve, concisa, stupida e spero simpatica.
L'ispirazione l'ho trovata su Tumblr, e anche se non mi atterrò esattamente ai canoni proposti, è da lì che viene l'idea, e le gif, in ordine sparso^^
   
 
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