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Autore: meiousetsuna    25/02/2014    6 recensioni
Seconda Classificata al contest "Not so Bad, Not so Mad" di onlyfanfiction indetto sul forum di EFP; giudice sostitutivo Cendrillon89:
personaggi: Child! Elijah, Child!Klaus
Dal testo: Qualche volta, nel cuore della notte, Elijah si era alzato dal letto per prendere una tazza d’acqua ed aveva trovato il fratellino come ipnotizzato a guardare fuori dalle grate di ferro delle finestre, osservando la Luna - ormai quasi piena - con le pupille dilatate, la bocca semiaperta come per berne la luce bianca e appannata.
L’aveva accompagnato indietro, coprendolo con la coltre di lana grezza tessuta da loro madre, decorata con simboli che li avrebbero protetti dai demoni che vivevano nel buio; ma Niklaus non sembrava spaventato, anzi, Elijah non si sarebbe stupito di vederlo balzare fuori dalla porta e correre a cercare proprio i mostri che fuggivano una volta al mese, nascondendosi nelle grotte.

baci, vostra Setsuna
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elijah, Klaus
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Seconda Classificata al contest "Not so Bad, Not so Mad" di onlyfanfiction indetto sul forum di EFP; giudice sostitutivo Cendrillon89
Non so nulla della vicenda che racconteranno: in caso ci fosse qualche aderenza tra l'episodio e la mia storia, sarebbe puramente casuale!
Per Fefy e Elyforgotten: enjoy!

Personaggi: Child!Elijah, Child!Klaus
Rating: Giallo
Genere e Avvertimento: Missing Moment, What if?

Ragnarök

ragnarok-premio

 

La sicurezza del villaggio è la cosa più importante; e il figlio maggiore del suo capo è il primo a essere investito di un dovere verso le persone che sono affidate alla sua futura guida.
Soprattutto, al momento, la sua obbedienza assoluta andava a suo padre Mikael, che aveva fiducia in lui, nella correttezza che gli aveva insegnato con l’esempio, più che con la forza, pur non essendo certo affettuoso o incline al perdono neanche col suo preferito.
Finn, il fratello che aveva solo un anno meno di lui, aveva ereditato la maggior misura del carattere di entrambi i loro genitori; era cupo, serio, quasi come fosse stato il più adulto. Mikael aveva tranquillamente affermato, pochi giorni prima, che se lasciava tanta libertà ad Elijah, era perché in caso fosse morto avrebbe avuto un successore meritevole, mentre era evidente che non avrebbe affidato al piccolo Niklaus neanche un minimo compito di responsabilità.
Il bambino biondo aveva abbassato gli occhi verso il pavimento della rozza casa in legno, poco più grande di quella dei loro compagni, senza osare replicare nulla; l’ultima volta che aveva risposto qualche parola di giustificazione aveva portato i segni per due settimane, malgrado la loro madre avesse tentato di intervenire.

Klaus aveva solo sei anni, Elijah non trovava giusto che Mikael lo frustasse facendolo sanguinare, ma l’onore di un ragazzo consiste nell’affrontare le conseguenze delle sue azioni, senza mentire per scappare, senza infrangere una promessa fatta.
Inoltre aveva capito benissimo che la cosa che faceva più infuriare loro padre erano proprio i tentativi di Esther di proteggerlo: era particolarmente dolce con lui, come se fosse sempre preoccupata che qualche calamità si abbattesse sul suo quartogenito.
Era un po’ diverso da loro, effettivamente.
Elijah e Finn ricevevano una formazione da guerrieri, ma non erano troppo inclini alla violenza; deposta la corta spada smussata che usavano per allenarsi, tornavano volentieri a qualche gioco come arrampicarsi sulla grande quercia bianca che cresceva nel centro dell’agglomerato di abitazioni, o andavano a pesca nei torrenti del Mystic River*.
Klaus li seguiva qualche volta, altre si dedicava a passatempi meno nobili.
Una volta aveva tirato dei sassi a un loro vicino perché aveva rifiutato di cedergli il passo, o si applicava a costruire tagliole; Elijah sapeva bene che la carne che mangiavano proveniva dalla caccia con l’arco, ma non approvava quei metodi crudeli e vili.
La preda doveva avere la stessa possibilità del cacciatore, non finire in una trappola di metallo, senza possibilità di confronto.
Però Niklaus aveva un’indole sanguinaria che non sarebbe mai stato possibile reprimere fino in fondo, era un bisogno strano e indomabile, come molti aspetti del carattere, o alcune sue stravaganze.

Qualche volta, nel cuore della notte, Elijah si era alzato dal letto per prendere una  tazza d’acqua e aveva trovato il fratellino come ipnotizzato a guardare fuori dalle grate di ferro delle finestre, osservando la Luna  - ormai quasi piena - con le pupille dilatate, la bocca semiaperta come per berne la luce bianca e appannata.
L’aveva accompagnato indietro, coprendolo con la coltre di lana grezza tessuta da loro madre, decorata con simboli che li avrebbero protetti dai demoni che vivevano nel  buio; ma Niklaus non sembrava spaventato, anzi, Elijah non si sarebbe stupito di vederlo balzare fuori dalla porta e correre a cercare proprio i mostri che fuggivano una volta al mese, nascondendosi nelle grotte.
“Niklaus, dove sei? Non mi sto divertendo, è ora di rientrare, sta tramontando, sai che nostro padre si arrabbierà, vieni fuori!”
“Elijah”. Il timbro del minore era appena più di un sussurro, ma privo di esitazione, come se rispondesse senza accorgersi di farlo.
Il ragazzino si fece largo tra i rami bassi del fitto bosco, nella direzione da cui era giunta la voce del piccolo, ma quando lo raggiunse nella piccola macchia di boscaglia, quello che vide lo lasciò senza fiato.

Davanti a lui c’era il più gigantesco lupo che avesse mai incontrato; il pelo dell’animale era folto e brillante a causa dei riflessi argentei che partivano dalla testa, seguendo la schiena possente, i fianchi stretti, la coda ispida.
Dalla bocca enorme sgocciolava saliva mista a sangue, ma quello che era più impressionante erano gli occhi della belva.
Celesti, intelligenti, quasi umani.
La zampa anteriore sinistra era stretta negli spietati denti di una delle tagliole costruite da Niklaus insieme ai loro cugini più grandi, ma senza che ci fosse una spiegazione logica, non si stava dibattendo.
Era bloccato a pochi centimetri di distanza dal viso del bambino e se avesse voluto con uno scatto avrebbe potuto raggiungerlo, sbranando la carne tenera, ma in un secondo il giovane Elijah realizzò che non voleva farlo.
Le iridi del lupo si riflettevano in quelle di Niklaus, diventando il loro perfetto specchio.
In un irreale silenzio, la mano del biondo si avvicinò lentamente al muso grottesco, facendogli una carezza, sentendo sotto le dita, con un brivido sottile, la forza scorrere nel corpo selvaggio del carnivoro.
Quando ormai stava ritirandosi, con un guizzo le fauci del lupo si portarono incontro alla mano, per darle un leggero colpetto con la lingua.
‘Lo ha baciato, come un cane fedele. – Elijah non muoveva un muscolo, riusciva soltanto a pensare – No, come se fosse un suo cucciolo’.

Niklaus restò per un minuto senza fiato, poi si alzò, allontanandosi, per prendere qualcosa dalla bisaccia di pelle.
“Che fai, Klaus?”
Il nomignolo che loro padre odiava trovava raramente spazio tra le parole di Elijah, ma in quel momento l’istinto gli fece cercare il modo di essergli vicino.
“Lo uccido. Adesso che mi ha dimostrato amicizia, non voglio che possa tradirmi. Non lo farò soffrire, fratello, sarà un colpo di pugnale nel cuore, poi lo porteremo al villaggio e chiederò a nostra madre di farmi un abito con la pelliccia, così non potrà mai stare lontano da me”.
“Tu sbagli. Devi rispettare un essere che è stato generoso con te; prega Odino che non mi faccia pagare per la tua cattiveria”.
Ostentando una totale mancanza di paura che non poteva avere davvero, Elijah impugnò i lati della trappola, forzandola ad aprirsi con tutte le sue forze, finché la zampa ferita fu libera e l’animale scappò verso la libertà, non senza voltarsi, come per dedicare ai fratelli un ultimo sguardo prima di scomparire.
I ragazzini si avviarono verso la strada per il villaggio, senza scambiare una parola, turbati in modo diverso.

‘Ti aiuterò io, Klaus. Il nostro legame è troppo importante, niente è più sacro della famiglia. Non ti abbandonerò a questa malvagità, non importa se sarà difficile’.
Senza dire nulla, prese la sacca pesante, portandola per suo fratello, mentre il buio alle loro spalle li inseguiva sempre più da vicino.

 

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*Il Mystic River è un piccolo fiume del Massachusetts, stato dove sbarcarono probabilmente i contingenti vikinghi
I Ragnarok – la fine del mondo nella mitologia nordica -  verranno preceduti da un inverno di tre anni; poi si sfasceranno i legami sociali e familiari, un vortice di sangue e violenza, senza legge e regola. Spariranno  il Sole e la Luna: i due lupi che inseguivano gli astri, li raggiungeranno, divorandoli, privando il mondo della luce.    Yggdrasill, l'albero cosmico, si scuoterà.
Le creature del caos attaccheranno il mondo: Fenrir verrà liberato dalla sua catena.
Fenrir è un lupo particolare come il padre, possiede un'intelligenza fuori dal comune e riesce a parlare, rendendosi quindi un avversario forte sia fisicamente che mentalmente.
Anche se fisicamente non sembra così, non era Finn il figlio vivente più grande di Mikael ed Esther, ma Elijah
Invece la differenza di età tra lui e Klaus l’ho inventata, replicando quella dei Salvabros… profeticamente?   

  
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