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Autore: Yadorionis    25/02/2014    1 recensioni
Il frusciare dei pantaloni stretti, il respiro appena accelerato dallo sforzo, il cuore che pompava con foga la paura e il coraggio, il suono diverso dei passi sul marmo, la presa delle suole sul pavimento troppo liscio. Scartare di lato la guardia e proseguire verso il Sole che dava la morte.Vide il suo volto girarsi piano, la bocca aprirsi appena in un leggero atto di stupore. Era bellissimo, Al-Maut, fosse lui un uomo o una donna. In fondo non l'aveva mai saputo con certezza. Ma sapeva che era una splendida morte. Degna di essere adorata, si ritrovò a pensare, più che degna: era una Dea tragica e crudele con gli occhi di ghiaccio, con le mani già fredde, già bianche e il viso che era un teschio.Il pugnale scattò in avanti. Alamas oramai era ridotto a un solo sfogo, un solo singolo punto nell'azione che doveva compiere, una sola entità con la sua decisione.
Un mondo in cui non c'è spazio per la fede, perchè è tutto tanto reale che puoi uccidere gli dei.
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"tu non credi, Constantine, tu sai!"

Costantine, A. Moore.



Le strade erano così affollate che la puzza della gente era quasi insopportabile. La maggioranza della popolazione era assiepata lungo la via principale, che dalla chiesa andava verso il portone delle esecuzioni. Il sole stava già arrossando il cielo. Le nuvole basse e strascicate sembravano ferite sanguinanti sopra un cielo spietatamente azzurro cupo.

Alamas sollevò appena lo sguardo sopra le teste rigorosamente velate. Sudbolo, il sussurro dei bambini precedette i mormorii e le grida. Attorno a lui, come un'onda dalla porta che si schiudeva e giù, lungo la città, avanti di bocca in bocca, una malattia contagiosa, una gioia folle e dolorosa.

Deglutì, ricacciando indietro la bile. La stessa esaltazione, la stessa lurida voglia istintiva, la stessa speranza folle e rivoltante.

Silenzio.

Le porte si aprirono lentamente, senza che nessuno le muovesse. E sottilmente, sottovoce, cominciò a sentirla. La folla sospirò d'amore. Quella melodia era tanto complessa che non se ne potevano cogliere tutti i suoni. Era leggera, poco più di un soffio o un bisbiglio nella sera, e scivolava via fra le gambe degli astanti, nelle loro orecchie, nelle loro voglie.

Occhi luccicanti di lacrime in facce nere di fuliggine e grasso, come voleva l'Ecclesia per le Grandi Venute. Il popolo non era che una massa dai colori smorti e lerci di fango, cenere, fuliggine. Un'assemblea silenziosa e senza volti.

Le porte davano sulla luce. E dalla luce policroma delle vetrate, dai suoi riflessi, uscirono loro.

Sorridevano ampiamente, le bocche a formare delicate O di canto. Le vesti dei primi sei Pais erano del colore del cielo stellato, ed il vento le agitava cambiando e confondendo le forme che stavano sotto. Il viso era un ovale rosa perfetto, gli occhi bistrati, i veli attorno alla testa una poesia di cristalli. Risero, avanzando lungo la strada.

Trattenne il fiato, incantato dalla magia.

Sotto i piedi scalzi dei fanciulli, nascevano piante di patate. Fiorivano aprendo i fiori, ed i frutti talvolta spaccavano la terra battuta per uscire. La gente attorno cominciò a gridare, a salmoidiare, a cantare con loro come riusciva.

L'uomo strinse più forte le mani. Fanciulli del cielo, semidei, portatori della luce e della vita della città.

E lui stava per ammazzarne uno.

  
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