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Autore: CallieAM    22/06/2008    4 recensioni
Una nuova ragazza arriva a Forks per aiutare i nonni in un periodo un pò difficile! Addie è molto simile a Bella per alcuni versi ma l'opposto per altri! Riuscirà la ragazza a farsi accettare in una città talmente diversa dalla sua? Riuscirà a trovare il suo vero amore? Se si sarà un vampiro? Un umano? O un licantropo?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emmett Cullen, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Maledetta sveglia ogni mattina suona sempre prima, l’ho detto miliardi di volte a mia madre ormai è rotta si deve assolutamente cambiare eppure lei si ostina a tenerla.

Adora gli oggetti vecchi la sua e quasi una fissazione non butta via nulla, conserva ancora, addirittura, i miei vecchi disegni di quando ero bambina, quelli obbrobriosi fatti in tenera età quando i genitori dopo che li hai stressati per ore ti costringono a fare per avere un po’ di pace.

Mi rigiro nel letto, tentando di risvegliarmi il più dolcemente possibile.

Rimango ad occhi chiusi in ascolto.

Dalla stanza accanto provengono le voci dei miei genitori, sembrano allegri, ridono, scherzano, giocano!

Chi l’ha detto che a cinquant’anni dopo 20 anni di matrimonio e quasi altrettanti di fidanzamento subentri la noia.

Sorrido, loro due sono il mio ideale di coppia, vorrei riuscire ad innamorarmi di qualcuno come hanno fatto loro e di rimanergli fedele per tutta la vita. Purtroppo però, le mie relazione fino ad ora sono state tutto tranne che durature.

Dopo un po’ in qualsiasi rapporto subentra la monotonia, la routine la fa da padrone, ed io sono una di quelle persone che si annoia facilmente.

Io cerco quell’amore pericoloso, che ti fa battere perennemente il cuore, il ragazzo che in ogni suo minimo gesto mi faccia capire quanto mi ama, quanto mi vuole, quanto mi desidera.

Il filo dei miei pensieri viene interrotto dalla porta che si apre.

Mia madre entra nella stanza con una tazza di cioccolata calda fumante.

Io le sorrido.

“Mamma come mai, oggi, quest’attentato alla mia linea?” dico sorridendo felice.

Mia madre lo sa benissimo che da anni combatto contro i chili di troppo lei è un medico, una nutrizionista per la precisione e, fin da quando io e mio fratello eravamo piccoli ci ha insegnato a mangiare bene e curare il nostro corpo. Anche mio padre alla fine a ceduto alla sua “filosofia di vita”

Lei mi sorride di rimando scostando le tende, uno strappo alla regola sembra dire con quel suo sorrisetto, la cioccolata non è “contemplata” nella nostra dieta di famiglia, anche se, devo ammetterlo, ognuno di noi, compresa lei, ha una piccola scorta di nutella, cioccolata e caramelle nascosta nei posti più impensati della cucina.

Un raggio di luce mi colpisce in pieno volto ma, ho gli occhi chiusi e quasi non me ne accorgo.

Rimango li intenta a crogiolarmi al sole mentre la mia mamma si siede accanto a me sul letto allungandomi la tazza ancora fumante.

“Grazie!” le dico alzandomi “Ma non hai ancora risposto! Come mai oggi il cioccolato e non la tazza di caffè amaro che mi propini di solito?”

Lei sorride triste, lo so benissimo perché, da due giorni a questa parte tutta la mia famiglia sta assecondando tutti i miei desideri.

Qualche settimana fa suo padre a chiamato qui per dirci che la nonna non sta granchè bene e lui non sentendosi in grado di gestire la situazione ha chiesto alla mamma ed alla zia Jane di andare li ad accudirla per qualche tempo, almeno finche non si fosse sentita un po’ meglio.

Siccome la zia ha appena partorito e non può portare il piccolo David in quella cittadina sperduta tra i boschi il compito è toccato alla mamma.

All’inizio avevamo pensato di trasferirci tutti li.

Il mio fratellino James e mio padre Malcom hanno accettato di buon grado il trasferimento in fin dei conti durante le ultime vacanze trascorse li avevano stretto tante nuove amicizie e si erano tenuti in contatto con un po’ dei gente del posto.

Solo io e Penny, mia madre, eravamo “meno contente” di questa situazione. Certo adoriamo il nonno e la nonna ma la voglia di lasciare la nostra bella casetta in Florida non ci allettava molto.

Mia madre odiava dal più profondo del cuore Forks e si era ripromessa che, se fosse tornata, non sarebbe rimasta li per più di due giorni.

Ed io, bè io oltre ad odiare profondamente la pioggia non volevo abbandonare i miei amici e il mio quasi fidanzato Etan.

Però siamo state costretta, volenti o nolenti, ad accettare il trasferimento.

Era tutto pronto, mancavano due giorni alla partenza quando il capo della mamma chiama a casa dicendo che, per problemi sopraggiunti all’improvviso lei non poteva ottenere il trasferimento nel’ospedale di Forks.

E li è iniziato il mio dramma.

Con mia madre che non poteva muoversi dalla nostra città e mio padre che doveva rimanere con lei la scelta si è ristretta tra me e mio fratello.

“Scusami Addie” rispose mia madre cupa.

Sapendo quanto odiassi quella città ha preso a malincuore la decisione di mandare me, mio fratello in fondo, era troppo piccolo per occuparsi di due persone di una certa età ed io ormai mi ero rassegnata al mio destino.

“Non ti preoccupare mamma” la rassicurai poggiando una mano sulla sua.

“In fin dei conti è solo per poche settimane”

“Ma è estate, tu adori il mare, adori il sole come farai a passare tanto tempo in quella città?” mi disse preoccupata e affranta.

“Mamma ma vuoi rassicurarmi o cosa? Così mi fai solo cambiare idea!” le dissi sfoderando il sorriso più dolce e rassicurante che riuscivo a fare.

Se c’è una cosa che ho sempre saputo fare benissimo è mentire ai miei genitori, anni di gavetta, anni a cercare di discolparmi quando facevo piangere il mio fratellino, anni a nascondere i brutti voti che prendevo a scuola… e loro ci sono sempre cascati.

La mamma rincuorata uscì dalla stanza.

“Svelta principessa che si va al Luna Park!” mi disse mio padre facendo capolino dalla porta della stanza.

“Principessa???” ero sconvolta. Quel nome non lo usava da secoli, anzi, di recente, il nomignolo più affettuoso con cui mi chiamava era rimbambita. I papà sanno essere cattivi.

Io mi alzai malferma dal mio letto facendo la linguaccia a mio padre e mi diressi all’armadio.

Mentre camminavo facevo la gincana tra i vestiti, quaderni, borse e libri sparsi a terra alla rinfusa.

Il disordine nella mia stanza ha sempre fatto da padrone, quante litigate con mio padre per questo… ma in questi giorni non ha il coraggio di sgridarmi si sente troppo in colpa e io aumento i suo rimorsi facendogli pesare il fatto che non si è offerto di andare a Forks al posto mio ma, in effetti non lo posso rimproverare di questo, per tutto l’amore che può provare per i miei nonni, che sono per lui come dei veri genitori, dopo una giornata passata nella stessa casa con il nonno…bhe uno dei due sarebbe finito all’ospedale… come minimo.

Apro l’armadio sorridendo e vengo travolta da una valanga di vestiti. Credo che Elene la mia migliore amica abbia ragione, meglio riporre i vestiti ordinatamente, o quasi, nell’armadio invece di lanciarli alla rinfusa, i vestiti sarebbero stati più difficili da trovare ma almeno avrei arginato l’effetto valanga.

Mi libero dai vestiti che mi sono rimasti addosso e scelgo dal gruppo dei più leggeri un paio di pantaloncini e una top che avrei successivamente lasciato qui in Florida, a Forks gli unici indumenti che ero sicura avrei usato erano le giacche a vento e gli impermeabili, quindi quei vestitini tanto scollati e corti non erano proprio l’ideale, con quelli addosso sarei morta di freddo.

Mi precipito in bagno per vestirmi, adoro il Luna Park e ormai sono anni che non ci vado con i miei. Passare un po’ di tempo con loro oggi, prima della separazione di domani per me è indispensabile.

Adoro la mia famiglia, senza di loro di sentirei persa.

Rimango qualche secondo davanti allo specchio con i vestiti ancora sotto braccio a sbadigliare sguaiata come sempre.

Beh non per niente dicono che sembro un maschiaccio, anzi più precisamente un maschio mancato.

Apro l’acqua della vasca ma poi cambio idea, meglio fare una doccia veloce per rilassarmi nella vasca avrò tempo stasera anche perché, di solito, quando torno dal Luna Park sembro una pezza da buttar via. Entro nel grande vano della doccia, l’acqua è gelata, di sicuro James avrà finito tutta quella calda.

Esco dalla doccia tremando e, mi copro con un lungo asciugamano, ormai non ho la minima idea di che fine abbia fatto il mio accappatoio, tendo a dimenticarlo dagli amici quando vado da loro per usare la piscina.

Coperta ritorno davanti allo specchio per darmi una sistemata.

Prendo il phon dall’armadio a vetri accanto al lavandino e inizio ad asciugare i capelli.

Sono troppo lunghi… ho deciso al mio ritorno da Forks li taglio corti, mi sono rotta di avere i capelli che arrivano al fondoschiena.

Prendo la prima spazzola che trovo dal beauty case che ho preparato per il viaggio e stiro bene il ciuffo, il resto dei capelli li lascio naturali un po’ mossi, altrimenti per stirarli ci impiegherei ore.

Mi sa che è ora di rifare la tinta ormai i miei capelli rosso chiaro stanno ricomparendo sotto quelli rosso fuoco con le sfumature viola che tanto adoro.

Ormai asciutta infilo quasi automaticamente i vestiti puliti che avevo appoggiato sul davanzale della finestra.

I pantaloncini neri e il top rosso che ho scelto mi stanno abbastanza bene, e soprattutto stanno benissimo insieme, di solito non riesco a decidere subito per l’abbinamento migliore, scegliere ad occhi chiusi a volte ha i suoi vantaggi.

Ritorno allo specchio e lego i capelli in una coda alta meno impegnativa sulle montagne russe, non vorrei rischiare che mi ricadesse sugli occhi.

Prendo dal beauty una matita nera, l’ombretto rosso e il lucidalabbra.

In meno di 10 secondi sono pronta per uscire.

 

**°**°**

 

La giornata al Luna Park passa veloce. Arriviamo a casa che sono le dieci di sera, mio padre ha voluto che ci fermassimo a mangiare una pizza, il mio piatto preferito.

Non ho il tempo di fare neanche il mio lungo bagno rilassante che crollo per il sonno sul divano.

 

 

“Addie è tardi svegliati, tra un po’ dobbiamo andare all’aereoporto” sento il mio fratellino che mi chiama. Voglio rigirarmi come faccio ogni mattina ma poi ricordo di essermi addormentata sul divano. Mi alzo scostando il lenzuolo che mia madre aveva utilizzato per coprirmi.

Un odore di uova e becon croccanti arrivano dalla cucina.

“Non ci credo, anche oggi uno strappo alla regola?” chiedo alla mia mamma arrivando in cucina seguendo quell’odore delizioso.

Mia madre ride mentre automaticamente mi siedo a tavola con gli occhi ancora chiusi.

Inizio a mangiucchiare qualche cornetto e poi la colazione all’americana ipercalorica che mio padre aveva già finito.

“Pancia mia fatti capanna! Colazione ipercalorica arrivo!” gridò James facendomi finalmente ridere di gusto.

Certo che la mia famiglia mi mancherà tanto.

 

Mi alzo da tavola e corro in camera a prendere la valigia. C’è ancora la montagnola di vestiti per terra. Ne scelgo altri, avevo dimenticato che potevo partire tranquillamente con le maniche corte, mi sarei cambiata all’arrivo.

Corro in bagno e mi guardo allo specchio sconvolta.

Il trucco sbavato i capelli in disordine e solo 5 minuti per vestirmi e sistemarmi.

Una corsa contro il tempo.

Mi strucco velocemente e pettino il groviglio di capelli ed elastici che ancora mi pendono scomposti dalla coda, per la foga quasi non mi stacco il piercing dall’orecchio, gridando come una pazza.

Esco dal bagno e vedo mia madre sulla porta che ticchetta con il dito sull’orologio. Infilo il cellulare in tasca e dopo aver gridato “Caio Casatta!” con il beauty in mano corro dietro a mio fratello e mio padre verso la macchina.

 

Arrivati all’aereoporto vedo tutti i miei amici che mi aspettano li per salutami, inforco i miei occhiali da sole a specchio quasi in automatico. Non voglio piangere anche davanti a loro, mi basta quanto l’ho fatto davanti al mio povero fratellino in questi ultimi due giorni. Li abbraccio tutti con la promessa di chiamarli spessissimo e di tenermi in contatto con l’oro tramite cellulare telefono e e-mail, cose per me indispensabili, loro mi sorridono ed io, trattenendo a stento le lacrime mi avvio verso il gate carica di valige e borse. So già che la Florida mi mancherà

 

**°**°**

“Quando arriviamo?” mi chiedo tamburellando con le dita sul mio mp3 questo viaggio è interminabile. Se penso che mi toccherà anche prendere un taxi fino alla casa dei nonni mi viene da impazzire.

“Signori e signore stiamo per atterrare vi preghiamo di allacciare le cinture”.

Finalmente penso stringendo la mia il più possibile, chiudo l’mp3 e poso la bottiglietta d’acqua che avevo poggiato sul tavolino avanti a me.

L’aereo sobbalza, un vuoto d’aria mi spiega il signore gentile accanto a me che vista la mia agitazione tenta di calmarmi, odio gli aerei, volare e l’alta velocità mi terrorizzano.

“Grazie!” rispondo sorridendo.

“Si figuri!” mi dice pacato

Oddio si figuri a me, ma se potrei essere tua nipote? Addie non ci pensare è solo un vecchietto rincretinito, tu non dimostri affatto i tuoi diciassette anni… tutti te ne danno sempre di meno… fuu repira…

 

L’aereo atterra ed io afferro le mie borse e scendo calma ad aspettare il mio bagaglio.

Mhh vediamo che valigia avevo portato, quella blu?La verde? Oddio ora mi ricordo ho la borsa arancione fosforescente, quante brutte figure e prese in giro ho dovuto sopportare per quella.

La intravedo uscire sul tappeto rotante mi avvicino per afferrarla quando un ragazzo sui 20 anni precede il mio movimento e la afferra posandomela davanti.

“Grazie!” gli dico titubante abbozzando un sorriso.

Lui lo ricambia “Si figuri signora”

Ogni mia certezza crolla “Signora???????? Ma quanti anni mi dai?”

Lui inizia a sghignazzare

“Scusa, scusa. Non dimostri neanche 18 anni ma dopo aver visto la tua reazione con quel signore di poco fa, volevo vedere come reagivi con me”

Io divento tutta rossa, ringrazio il cielo che ho rimesso gli occhiali altrimenti non sarei neanche riuscita a reggere il suo sguardo.

“Comunque piacere io sono Emmet Cullen” mi dice porgendomi la mano.

Io la afferro senza riflettere. È fredda freddissima, sembra marmo gelido, un pezzo di ghiaccio.

“Addison Evans” gli rispondo abbozzando un sorriso “ma tutti mi chiamano Addie”

Lui si sporge a prendere un altro bagaglio e poi mi chiede gentile.

“Dove stai andando Addie?”

Mi dice iniziando a camminare verso l’uscita dell’aereoporto trascinando il mio bagaglio e il suo con poco sforzo.

“Sto andando a Forks dai miei nonni”

Lui mi prende anche il beauty lasciandomi portare solo la borsetta più piccola.

“Ti sta aspettando qualcuno fuori?”

“No devo prendere il taxi” dico sovra pensiero.

“Allora ti accompagno io” mi dice tendendo aperta la porta di ingresso.

Io annuisco, per la serie mai andare in macchina con uno sconosciuto, ma non sono mai stata una brava bambina...

È uno strano ragazzo, troppo bello per essere vero ma nello stesso tempo inquietante.

Carica le nostre valige su una Mercedes nera decappottabile e poi mi fa segno di salire.

“Sei proprio un gentiluomo!” gli dico scontrosa entrando in macchina.

“Perché volevi anche che ti aprissi la portiera?” mi risponde ridendomi in faccia.

“Lo speravo!” gli dico serafica ridendo a mia volta.

Mentre la macchina parte e la capotte si ritira inizio a pensare, che se tutti gli abitanti di Forks fossero stati come lui, non sarei mai andata via.

 

 

 

 

 

Allora è la mia primissima storia su twilight e non tiene conto degli avvenimenti dei vari libri solo i protagonisti sono gli stessi e ci sarà qualche piccolo spoiler ma solo del secondo libro ma più in la. Qui la protagonista molto simile a bella per alcuni versi e completamente diversa per altri, si imbatte in Emmett che stava viaggiando sul suo stesso aereo. Il ragazzo la provoca subito, capendo che Addie ha proprio un bel caratterino. Non è una Emmett Addison sarebbe troppo facile il classico colpo di fulmine che la Mayer ha utilizzato spessissimo non so ancora come si evolverà la trama ma spero che vi piaccia e in base ai vostri commenti deciderò se continuare o no la storia.

Callie^^

  
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