Epilogo:Cleo, la dea degli yop.
Sei mesi dopo la
nostra vita
nella casa del deserto prosegue tranquilla.
Non ci sono particolari
scossoni, nessuno chiede a Goultard di recuperare qualche shushu,
così abbiamo
tutto il tempo di fare i fidanzatini senza che nessuno ci disturbi.
Da qualche giorno però il mio
uomo è strano, sembra mi nasconda qualcosa, ma non saprei
dire cosa.
Forse una nuova missione?
No, me ne avrebbe già parlato.
Mi vuole lasciare?
Non credo, abbiamo una buona
intesa e lui non fa altro che dire che sono la donna giusta per lui.
Fatto sta che mi nasconde
qualcosa e io da brava donna curiosa vorrei sapere cosa.
“Goultard, tutto bene?”
Gi chiedo una sera.
“Sì, perché?”
“Non so, mi sembri strano.”
“Nah, è solo una tua impressione.
Piuttosto domani sera mettiti
un vestito carino e truccati.”
“Ehm, va bene."
Non credo usciremo, ma suona
molto come la richiesta di un appuntamento, chissà cosa
avrà in mente?
Il giorno dopo mi prepara la
colazione e ci alleniamo insieme come tutte le mattina, lui
però è un filo
distratto e per la prima volta in mesi riesco a batterlo.
“Battuto! Dove hai la testa,
tesoro?
Sugli anelli di Saturno?”
Lui ride.
“Stasera capirai tutto.”
Mi risponde misterioso.
“Qualche indizio?”
Lui si alza in piedi.
“No, altrimenti che sorpresa
sarebbe.”
Giusto, un punto per lui,
anche se non mi sembra carino lasciarmi a rosolare nell’ansia.
Ah, uomini!
A pranzo mangiamo tranquillamente e al pomeriggio sparisce, io decido
di
lasciar perdere e mi faccio una dormita. Qui il clima è
abbastanza fresco, ma
quando di sopra fa molto caldo qualcosa penetra anche qui e diventa
difficile
fare qualcosa.
Mi addormento quasi subito e
mi sveglio alle sei, sento dei rumori – il che significa che
il mio elusivo
fidanzato è tornato a casa – e decido di farmi un
bagno.
Stesa nella vasca di ceramica
bianca penso a cosa mettermi, deve essere qualcosa di carino, ma non
eccessivamente elegante. Forse potrei mettermi quel vestito rosso che
ho
comprato a Bonda.
Ma sì, perché no?
Esco dalla vasca, mi asciugo
per bene e mi avvolgo nell’accappatoio per andare in camera,
con la coda
dell’occhio vedo Goultard trafficare all’inizio del
corridoio, ma decido
di non indagare.
Entro in camera mia, mi metto
in intimo e apro l’armadio, ormai questa camera la uso solo
come deposito o
luogo per i riposini, di notte dormo con lui.
Guardo tutti i vestiti e
sospiro, in questo momento invidio da morire Amalia, di sicuro
avrà un armadio pieno
di vestiti carini e non uno pieni di abiti pratici come il mio.
Non so cosa mettermi e odio
pensare queste cose, perché mi sono sempre sentita sicura
del mio
abbigliamento, anche se poco femminile.
Alla fine opto per un abito
corto, con la gonna a balze, senza maniche di colore rosso, mi guardo
allo
specchio e mi vedo carina.
Eva direbbe che finalmente ho
concesso alla mia femminilità di uscire e ha ragione, vista
la mia vita è
sempre dovuta rimanere un po’ nascosta.
Bene, adesso devo solo
affrontare l’evento e non sarà facile, ho il
batticuore e sto sudando un po’
troppo, le sorprese non mi sono mai piaciute particolarmente.
L’ultima sorpresa che ho
ricevuto è stata quando mi hanno detto che la mia adorata
sorella doveva andare
a Sadida.
In ogni caso esco dalla stanza
e percorro il lungo corridoio canticchiando una canzone che dovrebbe
tranquillizzarmi, ma che questa volta fallisce.
Arrivata al salone noto che è
tutto decorato con fiori e candele (dove li avrà trovati?) e
la tavola è
imbandita con una cena degna di un re.
“Wow! A cosa devo tutto
questo?”
“Vedrai!”
Mi risponde misterioso lui.
Io mi siedo a tavola e lui mi
imita.
“Forza, piccola cra,
mangiamo.”
Inizia a divorare un pezzo del
pollo e a me non resta che fare lo stesso, anche se sono un
po’ nervosa e ho lo
stomaco mezzo chiuso.
La nonchalance e la
tranquillità di Goultard non fanno altro che aumentare il
mio nervosismo, beato
lui che sa cosa mi attende.
Mangiamo il pollo e poi una
torta decorata con della panna, tra poco dovrei sapere il
perché di tutta
questa parata. È il colmo che io non riesca a rilassarmi
nemmeno durante un
pranzo romantico, maledetto senso di paranoia che sviluppi
nell’esercito!
“Cleo, tutto bene?”
Mi chiede a fine cena.
“Perché?”
“Non hai aperto bocca per
tutta la cena e di solito non stai mai zitta.”
“È che sono nervosa. Tu sai
che cosa mi aspetta alla fine di questa cena, cioè adesso,
io no e non mi piace
non avere il controllo della situazione.
Dio, sto diventando peggio di
Eva.”
Lo yop ride di gusto, io non
so cosa ho detto di così divertente.
“Non ti devi preoccupare, è
una bella cosa, non c’è bisogno di essere
così tesa.”
“Lo spero.”
Dico sottovoce, lui però mi
sente lo stesso.
“Ok, credo che il momento sia
arrivato prima che ti salti una coronaria.”
Dalla tasca dei pantaloni
estrae una scatolina di velluto blu e il mio cuore salta un battito,
non sarà
per caso una proposta di matrimonio?
Si inginocchia davanti a me,
che ormai sono diventata rossa come un pomodoro.
“Cleo, vuoi diventare mia
moglie?”
Io li guardo a occhi
spalancati, ci vuole un po’ prima che la domanda raggiunga il
mio cervello per
far sì che io possa rispondere.
“SI’, SI’,SI’!”
Urlo saltandogli in braccio e
buttandoci a terra tutte e due, lui ci fa rialzare e mi mette al dito
un anello
con un diamante.
“Tra due settimane ci
sposeremo e sarai la dea degli yop!”
“Ma così non posso invitare
nessuno!”
“Visto che devi diventare una
dea, purtroppo, non può venire nessuno. Festeggeremo dopo,
forse, ti importa?”
“Assolutamente no!”
Esclamo raggiante, subito dopo
lo bacio con passione.
Il mio sogno si sta
realizzando!
Il giorno della
cerimonia è
finalmente arrivato.
Per l’occasione lascio i
capelli sciolti e indosso un abito bianco, Goultard cerca di
convincermi a
mangiare qualcosa prima di andare, ma non ci riesce: ho lo stomaco
chiuso, non
ci entrerebbe nemmeno una pagliuzza.
Alla fine rinuncia e mi prende
per mano, mi porta in una stanza della casa che non avevo mai visto:
una stanza
circolare con al centro una colonna.
Al suo tocco la colonna si
apre.
“Entra, Cleo.”
Io lo faccio piuttosto esitante, ma lui mi segue subito e poi tutto
diventa
bianco.
“Goultard che sta succedendo?”
Gli chiedo allarmata.
“Non ti preoccupare, non è
niente.”
Finalmente finiamo di salire e
mi ritrovo in una stanza completamente bianca con solo due sedie, su
cui ci
sediamo. Dal pavimento – o dall’alto – si
fa viva una luce che danza e parla.
“E così è questa la tua sposa,
Goultard. Sei sicuro che possa diventare anche dea degli yop?”
“Sì, l’ho vista combattere e
ne ha la stoffa, te lo posso assicurare.”
“Sei davvero sicuro? Perché una volta che avrete
siglato questa promessa
nessuno dei due potrà tirarsi indietro.”
“Io sono sicuro e tu Cleo?"
Io deglutisco incredula
guardando quella cosa.
“Sì, sono sicura anche io.”
Dico alla fine.
“Non si direbbe.”
La luce danza intorno a me causandomi un lieve fastidio.
“No, è che di solito non sono
le luci a celebrare i matrimoni e mi devo abituare a questa
novità.
Voglio sposare Goultard,
comunque.”
La luce tace.
“Va bene, mi sembri
sincera, ragazzina.
Iniziamo.”
La luce si mette davanti a
noi.
“Vuoi tu, Goultard, sposare la
qui presente Cleophe?
Amarla ed assisterla nella
buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia?”
“Sì!”
“Vuoi tu, Cleophe, sposare il
qui presente Goultard?
Amarlo ed assisterlo nella
buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia?”
“Sì!”
“Potete scambiarvi gli
anelli.”
Mio marito si fruga le tasche
e ne fa uscire una piccola scatola di velluto nero, dentro ci sono le
fedi e le
mie dita tremano un po’ quando infilo l’anello
sull’anulare, lo stesso succede
a lui.
“Siete ufficialmente marito e
moglie!”
La luce si dirige verso di noi
e sento che è entrata in me, per la precisione ho la
sensazione che abbia fatto
scoppiare una bomba nel mio corpo. Solo che è una bomba che
non ferisce, al
contrario mi riempie di energia.
“Bene, Cleophe. Ora sei anche
tu una dea, la dea degli Yop, consorte di Goultard, dio degli
yop.”
Io muovo una delle mie mani
incredula, poi sorrido.
Senza pensarci due volte mi
lancio nelle braccia del rosso e ci baciamo con passione. Il sogno di
una
ragazzina troppo civettuola è diventato realtà e
non potrei essere più felice.
In fondo il bianco mi piace
molto.
Buona vita, Cleo!