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Autore: Finitem_    26/02/2014    11 recensioni
La vita di Louis è uno schifo: suo padre ha tradito sua madre con l'insegnante di francese di sua sorella causando il divorzio, ha dovuto cambiare casa, scuola, città, nessuno lo vuole come amico, i soldi sono pochi, la casa è piccola, sua madre è appena uscita con un uomo per la prima volta dopo mesi e le sue sorelle non sono in casa.
E' solo, come sempre.
Decide allora di fare una scenata al padre, reo di tutto quello che sta passando, e per darsi coraggio si beve qualche birra di troppo, prima di salire in macchina diretto verso la sua vecchia casa.
Harry Styles si sta invece apprestando a tornare a casa dopo una giornata di scuola, lo stomaco gorgogliante, l'acquolina in bocca, il pensiero fisso sulle lasagne della mamma, che già in tavola attendono il suo arrivo.
Cala il buio e basta un attimo: uno schianto, una vita segnata dal senso di colpa, l'altra appesa a un filo.
Niente sarà più come prima...
*Larry Allert, don't like don't read, don't ship don't rompere i coglioni*
** Vagamente Punk!Louis&FlowerChild!Harry, se volete leggerla in quell'ottica**
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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21)

22. I'll Call Ya After My Blood Turns To Alcool

Mai il suono della campanella gli era sembrato così dolce e soave.

La prof stava ancora parlando, forse dettando i compiti, ma a lui non importava.

In un attimo Harry aveva raccolto penne, evidenziatori, gomme e tutto ciò che aveva sparso sul banco nelle ultime 5 ore, disordinato com'era, prima di gettarlo direttamente nella cartella, e infilarci dentro i libri che ci stavano a malapena, afferrare lo zaino per le cinghie e guadagnare l'uscita senza nemmeno preoccuparsi di salutare o di recuperare l'astuccio praticamente vuoto che troneggiava sul banco, dimenticato.

Si sentiva un palloncino a elio che vola nel cielo blu, così felice da toccare il cielo con un dito: ora che il momento era arrivato non stava più nella pelle.

Veramente non stava più nella pelle da quella mattina alle 7.30, quando gli era suonata la sveglia, facendolo schizzare in piedi sul letto, perfettamente sveglio e perfettamente conscio che quella giornata sarebbe stata speciale, anzi, superspeciale.

La sua prima visita in casa di Louis.

Non aveva pensato ad altro tutta la mattina, perdendosi nei suoi pensieri con sguardo sognante, ripercorrendo mentalmente due pomeriggi prima, quando durante una delle loro conversazioni per sms lui glielo aveva chiesto.

Aveva scritto:

Dopodomani ho la casa libera: mia mamma lavora e le mie sorelle sono tutte fuori... Facciamo merenda lì e poi usciamo a cena? Non ho voglia di stare solo :))”

Harry aveva rischiato di farsi beccare 4 volte dal professore di storia mentre rileggeva ancora e ancora col cellulare il messaggio sotto il banco, ogni volta sorridendo al pavimento polveroso come un idiota, ogni volta sentendo che il suo cuore mancava un battito e la faccia diventargli rossa come un un peperone al sole.

Mi piacerebbe tantissimo” aveva risposto lui, in estasi, prima che la sua mente venisse occupata da pensieri come 'cosa mi metto?' 'è buona educazione portare qualcosa per ringraziare dell'ospitalità?' 'Non sarà troppo presto?' e da filmini mentali dove lui, cadendo e incespicando per la sua goffaggine finiva per distruggergli casa.

Un altro sms lo aveva distratto dalle sue pippe mentali.

Va bene, allora ti passo a scuola, okay?”

Per una volta Harry si era completamente scordato che se l'altro lo passava a prendere significava che aveva saltato le lezioni ancora una volta, e comunque sarebbe stato troppo felice per iniziare con la sua solita ramanzina.

Okay :))” aveva risposto, attendendo trepidante un'altro messaggio dall'altro.

Aveva aspettato invano, controllando il telefono giorno e notte ma l'altro non si era più fatto sentire...

Questo aveva smorzato un po' del suo entusiasmo, mentre rimaneva bloccato nell'ingorgo degli studenti che si ammassavano sulle scale e nell'atrio principale cercando di arrivare prima possibile all'uscita, come se ne valesse la loro vita. Spingendo, strattonando e pestando qualche piede Harry era riuscito ad arrivare in fondo alle scale, prima che il gruppo dei più grandi lo travolgesse rispedendolo tra la calca che premeva contro i muri dell'edificio che sembrava stesse per esplodere da un momento all'altro.

Non voglio farlo aspettare!” aveva pensato, il panico che iniziava a farsi strada tra i suoi pensieri felici, “E se magari pensa che sono assente o che mi sono dimenticato e mi lascia qui?”

Aveva già detto a sua madre che si sarebbe fermato a pranzo e a cena da un amico, e che si sarebbe fermato fino a tardi, non aveva neanche le chiavi di casa e se Louis gli dava buca sarebbe stato davvero nei guai.

Era riuscito a estrarre il telefono dalla tasca dei jeans rifilando una gomitata a una ragazza vicino a lui e aveva digitato velocemente un messaggio al suo accompagnatore mentre cercava instancabilmente di avanzare:

C'è un po' di ressa nell'atrio, ma sto arrivando :/”

Inutile dire che nonostante i suoi sforzi era uscito quasi per ultimo.

Quando finalmente era uscito nel trionfante sole di maggio, socchiudendo gli occhi per proteggerli dai suoi raggi di fuoco, non aveva visto nessun Louis Tomlinson in attesa. Aveva scandagliato attentamente con lo sguardo, trepidante, il parcheggio pieno di macchine, il cortile delle elementari dove irritanti e petulanti bambinetti in grembiule venivano trainati via dallo scivolo dai genitori, e aveva persino allungato il collo per controllare il campo da calcio, ovviamente deserto.

Aveva sospirato, cercando di ricacciare indietro la delusione e la tristezza.

Si era dimenticato di lui.

Cerchi qualcuno?”

Harry si era girato di scatto, il cuore che gli martellava nel petto: converse bianche lise che avevano visto tempi migliori, blue jeans strappati in punti strategici ( e più volte ricuciti) e una felpa marrone a maniche lunghe con il cappuccio che insieme al ciuffo castano copriva gli occhi celesti, lasciando scoperto solo la fine del sopracciglio destro dotato di ingente piercing, così come sul naso e sulle labbra ghignanti che stringevano con fare sensuale una sigaretta mezza consumata.

Louis Tomlinson.

Sembrava il padrone del mondo, appoggiato al muro con le mani dietro la testa e quel suo sorriso beffardo, ma Harry poteva vedere dalla luce nei suoi occhi che anche lui era emozionato.

Si era sentito meglio, più sicuro e meno imbarazzato, mentre cercava di darsi un contegno e di non sbavargli addosso come un'adolescente in piena tempesta ormonale.

Vaffanculo Tomlinson, mi hai fatto cagare in mano: pensavo mi avessi tirato un bidone!”

L'altro si era finto mortalmente offeso.

Io? Io sono un uomo di parola: mantengo sempre le mie promesse”

Erano entrambi scoppiati a ridere al suo tono pomposo, attirandosi le occhiatacce dei professori che attraversavano il piazzale deserto per salire sulle loro macchine e tornare alle loro tristi e monotone vite, prima che il più piccolo si scusasse, con uno sguardo contrito in viso:

E' che non mi hai più risposto e pensavo che...”

Che l'avessi dimenticato?”

Aveva annuito colpevole, mentre l'altro spalancava melodrammaticamente gli occhi blu, declamando al cielo:

Che onta, che vile offesa! Finchè non ricarico il mio credito è morto e stecchito, e siccome tu sei di un'altro operatore telefonico...”

Il più piccolo ridacchiava per la teatralità dell'altro, prima tornasse serio e che sussurrasse piano piano, tanto che per un momento Harry lo scambiò per un soffio di vento in un caldo e soleggiato giorno di primavera, mentre veniva gentilmente guidato per un braccio verso casa Tomlinson:

E comunque di te non mi dimenticherei mai...”

Sorrise.

Sarebbe stata una bellissima giornata.















Era stato un incidente.

Harry avebbe dovuto immaginare che era troppo bello per essere vero e che avrebbe finito per combinare qualche disastro.

E dire che il pomeriggio era iniziato bene: una volta arrivati all'appartamento di Louis, che era veramente angusto e stretto come diceva lui, soprattutto contando il fatto che avevano utilizzato i mobili della vecchia casa, lussuosi, raffinati ed in aperto contrasto con le minuscole dimensioni dell'appartamento, per arredare quella nuova ( ma Harry avrebbe preferito essere investito un'altra volta piuttosto che dirlo ad alta voce), avevano cucinato maccheroni al formaggio, rischiando di fondere il pentolino dove stavano facendo sciogliere il formaggio per la loro scarsa attenzione ai fornelli.

Non era certo un pasto da gran gourmet, ma il fatto che l'avessero cucinato loro due, insieme, lo rendeva il piatto più buono del mondo.

Una volta sparecchiato si era posto il problema di cosa fare durante il pomeriggio, e siccome non c'erano consolle o videogiochi in vista, il riccio non sapeva proprio cosa proporre, così si era limitato a un “Quello che ti va'” e il padrone di casa era saltato in piedi dal divano dove era sprofondato, fregandosi le mani con fare diabolico:

Che ne dici di una partita a tennis?”

Venti minuti dopo Louis si stava rotolando dalle risate sulla moquette di camera sua, mentre Harry cercava di suonare serio e indignato mentre agitava minaccioso la racchetta da ping pong attraverso la “rete” che separava i rispettivi campi, in realtà un lungo filo di ferro ricoperto di gomma bianca che sua madre usava per stendere i panni sul loro stiminzito balcone nei giorni di sole .

E' l-l-la q-q-q-quinta v-volta che t-t-ti colpisci c-c-con la racchetta!” aveva boccheggiato il maggiore, ancora a terra, incapace di alzarsi per l'eccesso di risa.

Ridi, ridi finchè puoi Louis Tomlinson, perchè adesso ti farò mangiare la mia polvere!”

Lo hai detto anche due partite fa” l'altro rischiava seriamente di soffocarsi con la saliva, se andava avanti a sghignazzare così.

Harry aveva incrociato le braccia sul petto, mentre il suo faccino si contraeva in un broncio infantile che Louis nella sua testa aveva definito adorabile.

Era seriamente adorabile, tutto riccioli, guanciotte e capricci, ma quasto non significava che lo avrebbe lasciato vincere apposta.

Non dicevo veramente. Adesso faccio sul serio. Stai in guardia!”

O magari si.

Louis si rialzò, servendo una palla decisamente facile, e dopo qualche scambio (Harry esultava ogni volta che riusciva a toccare la pallina) il più piccolo aveva mantenuto fede alla sua promessa, caricando i suoi tiri con tutta la forza che aveva fatto rimbalzare la pallina su tutti i muri, rendendola, secondo lui, imprendibile.

Ma Louis l'aveva presa, tirandola piano verso l'avversario, che deciso a portarsi a casa la vittoria aveva schiacciato, urlando: “Il punto della vittoria!”

La pallina da ping pong era rimbalzata sul pavimento, prima di roteare verso il soffitto e schiantarsi sulla lampadina, facendo piovere ovunque gocce di vetro.

Harry si era gelato sul posto, mortificato.

Lui lo sapeva, lo sapeva che geneticamente era un imbranato idiota e che l'incidente e le inutili sedute di fisioterapia avevano solo peggiorato la sua situazione, rendendolo un pericolo pubblico,

M-mi dispiace...”

Louis guardava il danno con aria distaccata, gli occhi appena socchiusi e le mani in tasta, disinteressato.

Cazzo. Mia madre mi ammazza”

M-mi dispiace, è colpa mia, mi sono lasciato trasportare...”

L'altro aveva scrollato le spalle.

Non preoccuparti, meglio la lampadina che il tuo naso.”

Ma-”

Non è successo niente, davvero. Ne abbiamo di riserva” aveva sorriso “Vado in salotto a prenderle, attento a non camminare sui vetri e-”

Il suono del telefono di casa aveva interrotto le raccomandazioni del ragazzo, che sbuffando era andato alla cornetta a rispondere, lasciando l'ospite solo in camera con il suo senso di colpa.

Pronto? Ah, Ciao ma'. Cosa? No, non l'ho perso, ho dimenticato di togliere il silenzioso quando sono tornato da scuola...”

E mentre Louis mentiva spudoratamente a sua madre, a Harry venne un idea per riparare il disastro che aveva combinato.

In salotto, hn?










Si. Okay. Ciao ma'... Ciao”

Louis riattaccò con un gesto stizzito.

Sua madre lo aveva tenuto al telefono praticamente un quarto d'ora, lasciando Harry in camera sua, da solo in mezzo alle schegge di vetro della lampadina rotta... Sperava non si fosse tagliato.

Ehi Harry!” lo aveva chiamato dal salotto, fissando l'orologio del televisore che segnava l'orario delle 18.37 “Ci si mette un po' a raggiungere il centro a piedi da qui... Usciamo adesso o aspettiamo ancora un po'?”

Silenzio.

Il ragazzo si affacciò sull'uscio di camera sua, e ciò che vide bastò a lasciarlo attonito, incapace di muovere un altro passo in avanti e di proferire una frase di qualche senso compiuto.

He- Ma cosa diavolo stai facendo?!”

Sono soltanto caduto. Non mi sono fatto niente, non preoccuparti”

Louis guardò Harry che, col solito adorabile cipiglio imbronciato, dapprima si strofinò un paio di volte i jeans all’altezza delle ginocchia, per scuotere via la polvere che vi si era raccolta nella caduta; e poi raddrizzò  la sedia che si era rovesciata sul pavimento e vi salì sopra in piedi, in un equilibrio precario che fece impallidire ancora di più il maggiore.

Si può sapere cosa stai cercando di fare?”

Così dicendo, gli si lanciò letteralmente dietro, senza però osare toccarlo per la paura di farlo cadere ancora anche solo sfiorandogli una gamba, turbando l’asse perfetto in cui il suo corpo si allungò pericolosamente nel tentare di raggiungere il lampadario con le mani.

Cerco di rimediare al danno di prima, non vedi?”

Harry gli sorrise dolcemente, mentre lui cercava di non piegarsi in due a causa delle sue fitte al petto:si sentiva un pervertito, indegno d’essere ricambiato con così tanto trasporto e innocenza di un amore comunque proibito e condannato da ogni morale. Ma ciò che più lo intenerì continuando a guardare gli sforzi del ricciolino furono le sue sopracciglia aggrottate, le labbra morsicchiate e le sue parole affrante.
“Non ci arrivo!”
Ansimò sconfitto e stette per ruzzolare di nuovo a terra se non fosse stato per Louis che, con uno slancio fulmineo, lo afferrò saldamente per la vita.
“Lascia stare, faccio io, è una stupida lampadina non è così importante!”
“No!”
Proprio nel momento in cui stava per rimetterlo con i piedi per terra, il maggiore percepì chiaramente la mano libera di Harry aggrapparsi alla sua maglietta e le sue gambe snelle allacciarsi saldamente al suo bacino. In quella stretta improvvisa, distinse chiaramente il profumo fresco della sua pelle, lo stesso di cui aveva goduto baciandolo più e più volte sul collo nei giorni precedenti, ma senza andare oltre per il timore di violarlo troppo giovane, troppo presto. Sussultò perché, in quella posizione dettata solo dal fatto che lui non intendesse demordere e farsi rimettere semplicemente giù, ciò che invece essendo più grande gli tolse il fiato fu l’attrito che inavvertitamente il più piccolo provocò tra i loro corpi, muovendo le anche in avanti e risvegliandogli un’erezione di cui non riuscì a non vergognarsi.
“Ce la faccio se mi tieni tu. Sollevami solo un po’ più in alto”
Louis non replicò subito, scorgendo chiaramente in quelle parole un disperato tentativo del ricciolo di sembrare a tutti i costi già adulto e perfettamente autosufficiente.
“Ti hanno mai detto che sei testardo da morire?”
Gli chiese soltanto in un mormorio appena percettibile, cingendogli entrambe le mani dietro le ginocchia e sollevandolo il più possibile.
“E a te hanno mai detto che sei appiccicoso da far quasi paura?”
Rimbrottò Harry altrettanto fra i denti mentre, con l’ultimo, sforzo riavvitava  la lampadina più saldamente gli riuscisse.
“Solo quando si tratta di te, Haz, sai?”
Lo provocò scherzoso, accennando un mezzo sorriso al rossore che tinse quasi subito il viso del più piccolo e che quest’ultimo provò goffamente a dissimulare, voltando la testa di lato per evitare di incrociare lo sguardo rapito e rivolto verso l’alto del maggiore.
“Ho finito. Puoi anche lasciarmi andare, adesso”
“Come vuoi”
Lo assecondò, cominciando a farlo discendere fra le sue braccia con una lentezza quasi estenuante; si fermò solo allorchè le sue mani andarono a sorreggere i glutei del più piccolo e la punta del suo naso sfiorò l’orlo della maglietta nera che Harry indossava, inspirando anche attraverso la stoffa il suo odore d’irresistibile innocenza.
“Mi lasci andare?”
Dopo aver colmato un’ultima volta le proprie narici di quell’odore fresco e inebriante, Louis sollevò lo sguardo a quel sussurro, quasi dolce come gli occhi di Harry che si puntarono verdi e immensi nei suoi, imploranti quel sì che, rimproverandosi ancora una volta d’essere egoista, non riuscì a concedergli.
“Lo vuoi davvero?”
Non attese replica alcuna; non gliene diede nemmeno il tempo. Avendo le mani occupate a sorreggerlo, si servì invece proprio della punta del proprio naso per sollevargli di un poco la maglietta: quel tanto che bastava affinchè vi si insinuasse sotto con la testa e iniziasse a tracciare con le labbra la striscia sottile di peluria appena accennata che, dalla cintola dei jeans, risaliva fino al suo ombelico.
Stringendo di più le braccia attorno ai suoi fianchi, la disseminò di piccoli baci casti e ravvicinati, risalendo e scendendo più volte, fino al momento in cui le mani del ricciolo, che fino a quel momento erano rimaste appoggiate alle sue spalle larghe e forti, non si artigliarono alla sua maglia con una forza tale da sfilargliela quasi.
“Louis… !”
Solo il fatto di sentirsi chiamare per nome a quel modo, con la voce rotta di un’emozione che sapeva benissimo essere la stessa che provava anch’egli in quel medesimo istante, lo incoraggiò a rendere quei baci meno casti e sempre più umidi.
E sorrise contro la sua pelle quando infine affondò delicatamente la lingua nel suo ombelico; sentì la presa sulle proprie spalle farsi più forte e disperata, proprio come il gemito che Harry si lasciò sfuggire, gettando la testa all’indietro.
Facendo attenzione a non interrompere quel loro contatto, Louis mosse qualche passo in avanti; e, una volta che fu arrivato alla sponda del letto, lasciò che entrambi ricadessero sul materasso in quella stessa posizione, Harry sotto e lui sopra, le labbra ancora sul suo ombelico, incapaci di staccarsene.
Gli sembrò di non aver mai assaggiato in vita sua una pelle più morbida e più dolce di quella del più piccolo; pregò Dio affinchè nessun altro tranne che lui riuscisse ad assaggiare quel sapore vergine che apparteneva solo a lui. Furono l’idea di sporcare irrimediabilmente quella creatura così pura e il tremore violento che la scosse sotto di lui a far arrestare il movimento delle dita che, quasi mosse da una volontà propria, avevano finito per sbottonargli i jeans.
Non senza riguardarlo con un ultimo bacio a fior di labbra, Louis appoggiò la testa sul ventre tremante del più piccolo, la guancia contro la pelle fresca della sua pancia, le mani a stringere le lenzuola e nelle orecchie il  suono affannoso del suo respiro spaventato.
“Lou, io…”
“Non preoccuparti, Haz, ti aspetto. Ti aspetto quanto vuoi”
Cercò di calmarlo, unendo al tono gentile della voce un altro bacio casto, appena sotto l’ombelico. Ma fu Harry a sorprenderlo, non appena si sentì affondare le dita di lui fra i capelli, in una serie di piccole carezze impacciate e innamorate.
Rimasero a lungo in quella posizione, senza muoversi, tranne che per le mani del più piccolo che di tanto in tanto andavano a intrecciare le dita fra i  capelli del maggiore. E in ognuno di quei tocchi Louis si sentì ricambiato e capace d’aspettare Harry, se fosse stato necessario, anche tutta la vita.

Un rumore viscerale proprio dov'era appoggiato interruppe i suoi pensieri.
“Qualcuno qui ha fame, o sbaglio?”
Harry arrossì, non azzardandosi a muoversi per non disturbare il più grande che però si stava già alzando, stiracchiandosi come un gatto per poi tendergli una mano, sorridergli sincero ed esclamare, completamente dimentico della lampadina rotta:

Andiamo a mangiare?”












Andava tutto bene, troppo bene per i suoi gusti.

Per tutta la serata si era sentito euforico e tremebondo a furia di ridere, la testa sgombra da qualsiasi pensiero e il cuore leggero.

Ma lui era Louis Tomlinson e la sua sfiga lo seguiva ovunque andasse come la sua ombra, non permettendogli mai di abbassare la guardia nemmeno per un istante: restava sempre in luoghi solitari, da solo, isolandosi nel suo scudo di mutismo e distaccato sprezzo grazie al quale teneva a bada gli altri.

Tranne Harry.

Il destino gli aveva uniti in una maniera così inaspettata ed improvvisa che neanche Louis, con la sua sociopatia acuta aveva potuto evitare, e così lo aveva lasciato entrare nella sua vita, avendo bisogno di Harry quanto Harry avesse bisogno di lui; poi erano entrati in gioco i sentimenti ed entrambi erano rimasti ufficialmente fregati l'uno con l'altro, anche se Louis era fermamente convinto di essere l'unico dei due a vedere la loro relazione in maniera così pessimista, e un po' se ne vergognava anche se sapeva che i suoi pensieri sarcastici erano un inutile tentativo dell'innamorato badboy dentro di lui di darsi un tono.

E così quella sera aveva deliberatamente abbassato la guardia, concedendosi per una volta di vedere il lato romantico della situazione: la loro gigantesca pizza al formaggio (italiana d'hoc come diceva l'insegna al di fuori del ristorante) faceva ”filo” da tutte le parti, come gli spaghetti di Lilli e il Vagabondo, nel locale risuonava la dolce melodia del violino di Scarlatti o Paganini (Louis non era sicuro quale autore fosse), l'aria agrodolce che una volta all'esterno gli inebriava i sensi gonfiandogli i vestiti e scompigliando i ricci di Harry, diffondendo l'odore del suo shampoo attorno a loro, come una magica aura, una protezione che nessuno avrebbe potuto infrangere mentre camminavano per la città, dondolando le braccia imbarazzati, con le mani che si sfioravano appena e le dita che desideravano intrecciarsi ma non potevano perchè avrebbero tradito il loro segreto, mentre parlavano di tutto e di niente sotto le stelle più belle che brillavano nel cielo...

O mio Dio! Ma è Louis Tomlinson!”

Una sgradevole voce alle sue spalle lo aveva riportato alla realtà, e il sangue gli si era ghiacciato nelle vene: era sabato, erano le otto e mezza e lui era in pieno centro.

Cazzo, cazzo e ancora cazzo.

Cristo, non credevo che potessi veramente camminare in giro... Posso farti una foto?”

Si era girato lentamente per fronteggiare i suoi interlocutori mentre Harry lo fissava curioso.

Lucas Dixon e Christoper Hale.

Gli aveva fissati nella maniera più letale che poteva, prima di rispondere freddamente “ Il fatto che nessuno di voi due rientri nelle mie frequentazioni non vuol dire che io non abbia una vita sociale”

Un ghigno sgradevole si era dipinto sulla faccia del primo, mentre il suo tirapiedi si era limitato a fissarlo confuso, prima di imitarlo fedelmente come un cane bastardo e pulcioso fa con il suo padrone.

Dixon si era fatto avanti e gli aveva passato un braccio attorno alle spalle amichevolmente, dandogli qualche pacca sulla schiena come se gli fosse andato qualcosa di traverso e aggiungendo con un tono cameratesco:

Intendevo dire che è difficle beccarti in giro, Tomlinson”

Già”

Perchè non festeggiamo questo lieto incontro, huh?”

Nonononononono.

Venite dentro a bere qualcosa con noi, sarà divertente”

Aveva fissato Harry con i suoi occhi neri e penetranti sorridendo come un ebete per coprire la sua aria malvagia e sostituirla con una patetica aria di affabilità che non era affatto convincente, ma che aveva fatto crollare le difese del più piccolo, che subito si era diretto verso l'ingresso del pub irlandese dietro di loro scrollando le spalle “Sembra divertente”

Louis l'aveva riacchiappato per un braccio.

Veramente noi dovremmo andare, abbiamo un coprifuoco piuttosto rigido”

Il più piccolo aveva alzato le spalle con noncuranza.

E' sabato sera, Tom”

Tom? Tom?!

Non c'è scuola domani, ergo non c'è coprifuoco stasera”

Ma porca di quella...

Sentito il tuo amico?” aveva rincarato la dose Dixon mentre Hale lo precedeva nel locale “Dai, unitevi a noi... Solo un paio di birre e poi vi lasciamo andare, promesso. Non fare l'asociale, Tom”

Si Louis, non fare il sociopatico”

Harry aveva fatto per seguire gli altri due all'interno, ma il ragazzo gli aveva stretto il braccio mormorando furibondo: “Non penso sia il caso andare...”

Se è per i soldi posso offrire io, non c'è problema...”

Stava per dire al riccio che non era un fottutissimo problema di soldi stavolta, e che voleva quei due sottoni il più lontano possibile da loro, che stavano rovinando la loro serata speciale, che voleva stare da solo con lui, ma i diretti interessati avevano fatto capolino dall'uscio, quell'orrendo ghigno molle e perfido, parodia di un sorriso, stampato in faccia mentre esultavano allegramente: “Venite, abbiamo trovato un tavolo!”







Era surreale, strambo, bizzarro, psichedelico, pazzo ed assurdamente sbagliato quello che stavano facendo.

Louis lo aveva capito appena aveva messo piede in quella bettola sudicia e puzzolente di alcool. Era da sfigati ubriacarsi prima di mezzanotte, ma ai loro indesiderati compagni non importava: appena seduti al tavolo ( già appiccicaticcio di birra e unto di patatine) avevano chiamato la cameriera come un fischio, manco fosse un cane, che aveva risposto a quell'inusuale richiamo con un sorriso mentre si avvicinava con il suo vassoio sbeccato e il blocchetto delle ordinazioni.

Ciao ragazzi” più che un saluto era un sospiro rassegnato “ Cosa vi porto stasera?”

Il solito, Maddie. Sarà una lunga serata” le aveva fatto l'occhiolino “ Unisciti a noi quando hai un attimo di tempo”

Che viscido, schifoso, lurido...

E i tuoi amici?”

Amici sto cazzo.

Mi stavo dimenticando”

Ma guarda che strano, che caso, che coincidenza, non si ricordava proprio il poveretto.

Voi cosa prendete?”

Harry era avvampato così furiosamente che Louis, seduto di fianco a lui, poteva sentire il calore della sua pelle, tanto che il suo gomito che toccava appena quello dell'altro si era ustionato dal cocente imbarazzo dell'"amico".

Niente” si era affrettato a dire Tom a denti stretti.

Come niente?” aveva chiesto il viscido in tono fintamente sorpreso, solo per umiliare ancor di più il più piccolo che era arrossito ancor di più.

Harry ha appena subito un operazione, non può bere alcool” aveva spiegato lui a denti stretti.

Ah” Dixon aveva fatto una faccia da 'cosa ti dicevo?' mentre rifilava una gomitata a Hale che aveva ridacchiato. Povero Harry, povero agnello che era andato a sedersi al tavolo del lupo, che adesso si faceva beffe di lui, che non voleva bere, che non sapeva neanche cosa avrebbe potuto ordinare, che era troppo piccolo...

Proprio questo aveva spinto Harry a mormorare con una vocina piccola piccola “Veramente io avevo sete...”

Maddie, la cameriera, si era voltata indietro sorridendo “Allora cosa ti porto?” mentre gli occhi del ragazzino si allargavano dallo sconforto.

Louis aveva sospirato, perchè era ovvio che non sapeva neanche com'era un superalcolico, figurarsi saperne il nome!

La cameriera aveva tamburellato le dita sul vassoio, impaziente.

Allora?”

Un Malibù Cola e una Vodka Ice Blue” aveva risposto per lui Tom, con voce annoiata.

Questo era bastato per cancellare per una frazione di secondo il ghigno da Dixon&Hale, viscido più viscido, che evidentemente erano di casa perchè tutti venivano al loro tavolo per scambiare due parole, deliranti ed ubriache, ma pur sempre parole.

Che cos'è un Malibù Cola e una Vodka Ice?” aveva sussurrato Harry pianissimo, evitando di guardarlo negli occhi.

La Vodka azzurra nel bicchierino piccolo è per me, il bicchiere con il limone è per te”

E di cosa sa?” aveva chiesto ancora ansiosamente, come se avesse paura.

Forse se evitavi di fare lo spaccone non saresti stato costretto a prendere qualcosa!”

Al tono arrabbiato dell'altro il riccio aveva distolto lo sguardo.

Coca cola” aveva mormorato Louis sottovoce e controvoglia, preferendo evitare di rovinare ulteriormente la serata con la loro prima lite “E' coca cola corretta, non è molto forte. Ho pensato...”

Grazie” aveva mormorato l'altro, mentre gli ubriachi andavano a combattere mulini a vento da un'altra parte e i due viscidoni riportassero la loro attenzione sui loro 'ospiti'.

Non ci hai ancora presentati Tomlinson”

Madonna, doveva avvisare Discovery Channel: aveva appena scoperto che anche Hale poteva parlare e formulare una frase di senso compiuto!

Adesso si che mi sento realizzato.

Già”

Era calato un silenzio imbarazzante.

Harry aveva teso la mano a Lucas.

Harry Styles”

Lucas Dixon, e lui è Christopher Hale”

Louis aveva trattenuto un conato mentre le loro mani si toccavano: tuti sapevano che Dixon era un malato pervertito e perverso che si faceva tutto quello che stava fermo abbastanza tempo da permetterglielo, uomo, donna o animale non faceva alcuna differenza.

Viveva in periferia, e spendeva maggior parte del suo tempo in una galleria inutilizzata della metro a creare murales, 'la sua arte', in compagnia di ratti, rifiuti radioattivi e tossici.

Chissà cosa avevano toccato quelle mani prima di stringere quelle di Harry.

Bleah.

Un brivido gli aveva scosso la spina dorsale facendolo sussultare e urtare la cameriera che arrivava con le loro ordinazioni.

Ottimo, trincavano ciò che avevano nei bicchieri e poi levavano le tende.

Subito.

Ma il riccio non sembrava dello stesso parere, dal momento che sorseggiava lentamente e tutto soddisfatto il suo drink e occhieggiando affascinato quello di Louis, decisamente più piccolo e di un blu fluorescente.

I Viscidoni avevano imbastito una conversazione con loro, alla quale Tom aveva risposto a grugniti e monosillabi, desideroso di andarsene, mentre Harry chiacchierava amabilmente con loro, come se fossero amici.

Sta minchia.

Non immaginava neanche lontanamente chi aveva davanti, e se l'avesse saputo se ne sarebbe andato immediatamente.

Hale e Dixon erano i pusher che avevano il controllo e l'influenza più grande a scuola: Dixon coordinava le operazioni, comprava la roba buona e la mischiava con quella più scadente prima di suddividerle in dosi e mandare il suo cagnetto Hale a spacciare negli anfratti della palestra, tra gli scaffali della biblioteca o sotto i banchi.

Quando Louis aveva cercato di entrare nel gruppo dei sottoni il leader era in crisi: Dixon vendeva roba pessima, ma a un prezzo decisamente più conveniente e abbordabile per gli studenti, mentre lui...

Aveva deciso di mandare il nuovo arrivato a spacciare nel territorio dei concorrenti, a sua insaputa.

Indovinate chi si era beccato tre costole rotte da una mazza mentre quel bruto senza cervello di Hale urlava che “non gliela infilava nel culo solo perchè gli sarebbe piaciuto”?

Indovinato.

Aveva avuto così caga che tornato a casa aveva distrutto tutto il resto della roba nel water, ma siccome era orgoglioso aveva giustificato il fatto come una “crisi di coscienza”, perfino con Harry.

Posso provarla?” a parlar, o meglio pensar, del diavolo ti spuntano le corna, dicono.

Il ricciolo fissava ancor più insistentemente la sua Vodka ancora intatta.

Stava per rispondere con un 'te lo scordi' secco ma gli era suonato il telefono, e così aveva finalmente trovato la scusa per allontanarsi dal tavolo mormorando a mezzavoce “Basta che non la finisci” prima di uscire di fuori all'aria aperta.

Pronto?”

Ciao Louis”

Ciao Fizzy” aveva sospirato lui sollevato, salutando l'unica persona della famiglia che ancora gli parlava come se fosse una persona normale.

La mamma vuole sapere a che ora rientri e se hai le chiavi”

Rientro tardi, non so quando, ma dille di andare pure a letto che ho le chiavi”

Sapevano entrambi che erano mesi, se non anni, che sua madre non lo aspettava alzata la sera quando usciva, ma loro fingevano che fosse tutto normale, e andava bene così.

Davvero.

Dove sei?” aveva chiesto lei, più per continuare la conversazione che per altro, ormai nessuno gli chiedeva più dove andava, con chi, cosa facevano...

A un pub, con degli amici...” aveva apposta omesso quali amici per lasciarle intendere quel che voleva, se voleva poteva pensare a nuovi amici di scuola, o alla vecchia compagnia con Zayn e Stan, perchè lui non aveva amici.

A parte Harry.

Ma lui non era un amico.

Okay, allora ti lascio andare”

Fiz?”

Si?”

Prima si è fulminata la lampadina, e mentre la cambiavo mi è caduta. Non andare a piedi scalzi”

Okay. Grazie”

Buonanotte”

Buonanotte”









Non aveva nessuna voglia di rientrare.

Forse era solo una sua impressione causata dalla sgradevole e forzata compagnia che gli aveva rovinato tutto il divertimento e cacciato lui ed Harry in quella situazione sgradevole, ma il locale gli sembrava troppo caldo, quasi asfissiante nella sua claustrofobica struttura angusta, resa sudicia dagli ubriachi che iniziavano a puzzare come carogne e a scatenare risse per stupidate che non avevano alcuna importanza e il giorno dopo nessuno si sarebbe ricordato.

Meglio stare di fuori all'aria aperta a fumare una sigaretta in santa pace finchè Harry non fosse uscito a cercarlo, in modo da filarsela all'improvviso e in fretta senza dover questionare ancora con quegli stronzi.

Louis si era acceso la sigaretta sospirando: erano riusciti a colpirlo dove faceva male... Anche lui spesso si faceva problemi sull'età del fidanzato, considerando che erano significativi gli anni che gli separavano, anche se non in modo così drammatico perchè Harry era diverso dai suoi coetanei, più maturo, più cosciente di se stesso, con valori ed ideali propri, meno attratto dalla massa e dalle mode...

Ecco, Harry era se' stesso, e l'altro lo invidiava perchè era tutto ciò che avrebbe voluto e non sarebbe mai potuto essere.

Per questo era arrabbiato, perchè in quel momento il più piccolo stava cercando di dimostrargli che era grande abbastanza, che era come i suoi compagni di classe, che poteva essere indipendente e autonomo, che poteva farcela da solo...

Come con la lampadina oggi.

Ma non aveva bisogno di dimostrarlo, non a lui che lo amava così esattamente come era: ingenuo ogni tanto, orgoglioso oltre ogni buon senso, determinato, allegro e sempre con la battuta pronta e un sorriso sulle labbra, un piccolo sole, il suo piccolo sole candido e luminoso che eppure era seduto al tavolo unticcio e appiccicoso di puzzolente pub scadente con due sorci di fogna della peggior specie.

Non poteva fare a meno di essere arrabbiato, anche se sapeva benissimo il fascino che l'alcool aveva a quell'età, e pensando razionalmente non poteva neanche biasimare troppo il comportamento dell'altro, dopotutto lui e Zayn avevano fatto molto molto molto peggio di un Malibù Cola.

E non era stato Harry a mettersi alla guida di una macchina rubata ubriaco marcio, quindi doveva solo stare zitto, anche se gli prudevano le mani dalla rabbia e dall'incontrollabile voglia di fargli una bella lavata di capo.

Oddio, inizio ad assomigliare a mio padre!

Il pensiero lo aveva irritato oltre ogni limite, e il ragazzo aveva spento il mozzicone della sigaretta con uno scatto nervoso.

Perchè diavolo ci metteva così tanto?!

Si era diretto di nuovo all'interno, pronto a ripescare il ricciolino per le orecchie e trascinarlo fuori da lì se necessario, ma una volta tornato al tavolo lo sgomento davanti alla vista che gli si presentava aveva preso il sopravvento sull'irritazione bruciante che lo aveva consumato fino a quel momento: una piramide di shortini colorati mezza crollata e già ampiamente consumata troneggiava sul tavolo davanti agli occhi lucidi e brillanti di Harry, le pupille dilatate e un sorriso deficiente mentre Louis si avvicinava al tavolo.

Ti prego ti prego ti PREGO, fa che non li abbia bevuti tutti lui...

Louuuuuuuuuuis!!! Louuuuuuuuuis!! Ho bevuto il colluttorio, ho bevuto il colluttorio!”

Le sue speranze erano naufragate come onde sugli scogli, mentre guardava il ragazzino sbracciarsi verso di lui agitando in bicchierino con resudui verdastri di vodka alla menta.

Porca Eva.

Se li era scolati tutti lui.

Harry! Cosa cazzo hai fatto!?”

I tuoi amici sono simpaticissimi! Mi hanno offerto un triangolo di shottini!”

Si era schiaffato una mano in faccia, desideroso di farsi male: aveva quattordici anni. Quattordici. Se il proprietario del locale lo beccava lì, ubriaco fradicio e senza nemmeno aver l'età per poterci entrare in un pub, gli avrebbe dato una multa e Louis essendo più grande e quasi maggiorenne si sarebbe preso tutta la colpa, e questo voleva dire altri guai con gli assistenti sociali.

E con i poliziotti, dal momento che la piramide costava 30 sterline e lui non ne aveva nemmeno mezza.

Porca Eva.

Harry, alzati! Dobbiamo andarcene da qui o siamo nella merda!!”

Il riccio si era alzato barcollando, muovendo passi incerti prima di crollare a terra come un sacco di patate.

Non sono caduto, non sono caduto!” aveva strillato tra le risate mentre lo rimetteva in piedi tirandolo per un braccio e guadagnando velocemente l'uscita “E' la gravità che mi vuole!”

Una volta all'aperto e lontano dal pub Harry sembrava essersi calmato: aveva smesso di ululare ininterrottamente, limitandosi a parlare da solo a raffica, senza neanche respirare tra una parola e l'altra mentre Louis lo sorreggeva e malediva mentalmente la loro sfiga.

E adesso? Dove l'avrebbe portato? Mica poteva lasciarlo lì, o mandarlo a casa in quello stato!

Al parco.

A casa sua no di certo, edifici pubblici o stazioni ferroviarie a quell'ora pulullavano di brutta gente e non c'era altro posto che garantisse altra privacy e possibilità di restoro.

Era il posto giusto, avrebbero camminato un po' finchè non si sarebbe calmato, poi lo avrebbe fatto tornare in se' con l'acqua gelida della fontana e dopo averlo istruito su come comportarsi lo avrebbe accompagnato a casa.

Sembrava la cosa giusta da fare.

Una volta giunti sul posto Louis si era rilassato, concedendosi persino di prestare attenzione ai vaneggiamenti deliranti dell'altro che parlava di fiori, di lampadine e lampioni che andavano aggiustati e di come le stelle si muovessero velocemente (in realtà erano aerei, ma a Louis sembrava inutile puntualizzarlo).

Una farfalla! Una farfalla!!”

Come non detto.

Io odio le farfalle, mi fanno cooosì schifo! Le detesto quando mi svolazzano intorno e mi vengono addosso... Se tipo tu avessi la farfalla credo che saremmo solo amici, magari migliori amici, ma poi basta”

Il sobrio aveva ascoltato attentamente il delirio alcolico dell'altro, cercando di carpirne un senso e delle verità.

Tutti amano le farfalle, ma a me fanno proprio schifo. Tutti credono che dovrebbero piacermi. Ma a me non piacciono. Mi fanno schifo. E se magari sono l'unico che non gli piacciono le farfalle? Vuol dire che c'è qualcosa di sbagliato dentro di me?Se è una cosa brutta posso provare a farmele piacere, davvero, almeno un pochino, ma io non so se è brutta o no perchè se lo dico in giro ed è una cosa strana, magari a loro che gli piacciono le farfalle faccio schifo io e-”

Louis, sentendo i suoi respiri spezzati e la vooce prossima al pianto lo aveva scrollato per le spalle, prima di dargli qualche schiaffetto sulle guance.

Sapeva cosa stava passando, era stato lo stesso per lui finchènon aveva trovato Stan e finchè la sua infautazione per Zayn si era transformata in una semplice ma forte amicizia.

Per un attimo avevano camminato vicini, assorti nei loro pensieri mentre l'aria fredda della sera raffreddava il viso in fiamme di Harry, che dopo qualche minuto, appena riacquistato il controllo di se stesso e dei suoi arti inferiori, aveva scrollato via il braccio del maggiore, imbarazzato da quel momento di debolezza.

Ce la faccio adesso” aveva mormorato allo sguardo interrogativo dell'altro, continuando a camminare e fissando il sentiero di ciottoli per non incontrare il suo sguardo.

Louis?”

Hn?”

Sei arrabbiato?”

Da adesso sono di nuovo 'Louis'? Cosa c'è, 'Tom' risulta occupato?”

La frase era uscita con più veleno di quanto avrebbe voluto.

Aveva visto il guizzo ferito degli occhi di Harry, prima che lui voltasse la testa, fissando ostinatamente qualcosa nel buio.

Si, sono arrabbiato. Molto arrabbiato. Perchè lo hai fatto? Se fossimo stati solo io e te non avresti mai bevuto! Dovevi fare il montato con-”

Io non volevo fare il montato!” Harry stava iniziando ad alzare la voce “ Volevo solo... Quando gli hai visti sembrava volessi scappare...Non volevo farti sentire in imbarazzo! Mi dispiace se non passo i miei sabati sera a seccarmi di alcool come tutti i miei compagni, mi dispiace se non ho neanche un tatuaggio, se non infilo cazzi e madonne ad ogni frase, se mia madre mi trascina a messa ogni domenica, se ho solo quindici anni, se non sono degno di essere presentato ai tuoi amici, se ti vergogni di me...”

Harry” aveva provato a zittirlo Louis, con scarsi risultati “Harry... HARRY!”

Aveva urlato così forte che dall'albero di fianco a loro era caduta una pigna.

Harry, io non mi vergogno di te, me ne sbatto di quante volte preghi il Signore, di quanti anni hai e di cosa fanno i tuoi compagni. Mi piaci così come sei e non perchè cerchi di assomigliare a loro, non mi imbarazzi, e quelli non sono i miei amici”

Ma... Sembravano così... In confidenza...”

Sono dei sottoni di merda”

M-ma ti conoscevano”

Sono due pusher che lavorano a scuola” aveva spiegato seccamente Louis “Una volta ho venduto due pasticche per conto di altre persone nel loro territorio e mi sono ritrovato con due costole rotte. Per questo erano amichevoli, per intimorirmi e tenermi buono. Credimi quando gli ho visti volevo davvero scappare via, ma tu eri così pappa e ciccia con loro che non sapevo come fare a scollarti da lì”

E' che non mi hai mai presentato ai tuoi amici, e quindi ho pensato...”

Non ne ho” lo aveva interrotto l'altro “Di amici. Non ne ho. Non qui comunque”

E Dean e Zayn?”

Stan. Stan e Zayn. Stan non è proprio un amico, è il mio ex”

Ah”

Non fare quella faccia, ci siamo lasciati un'era fa”

Non sto facendo nessuna faccia” aveva replicato Harry.

Vuoi proprio litigare stasera? L'ho mollato perchè la nostra relazione era ormai morta e sepolta, ma lui non voleva accettarlo, e non ha preso bene la cosa. Zayn, secondo i pettegolezzi del paese, è in collegio. Alcuni dicono in riformatorio. Quindi no, zero amici.”

C'era stato un lungo attimo di silenzio, durante il quale Harry aveva rallentato l'andatura, passandosi stancamente una mano sulla faccia.

Mi sento così stupido”

Stava per rimettersi a piangere di nuovo.

Probabilmente era colpa l'alcool.

Mi sento un idiota, ho rovinato tutto...”

Non dire così... Vederti ubriaco è stato uno spasso, anche se preferirei evitare la prossima volta. Rischiavo anche di dover pagare la piramide di shortini, ma dal momento che c'è la siamo svignata toccherà a viscidone&viscidone”

Aveva ridacchiato leggermente, aggiungendo “Sono anche contento che abbiamo chiarito”

Harry aveva annuito riconoscente, prima di prendersi la testa tra le mani.

Mi gira la testa”

Alla prossima panchina ci fermiamo, promesso”

Non ci erano arrivati. Dopo qualche metro Harry aveva iniziato a lamentarsi, prima di fermarsi a vomitare violentemente a lato della strada mentre Louis gli massaggiava la schiena e gli reggeva la fronte, ravvivandogli i capelli all'indietro in modo che non si sporcassero e sussurrando parole di conforto, sorreggendolo fino a quando era collassato sulla tanto desiderata panchina di fianco a una fontanella.

Non si era lamentato neppure quando gli aveva lavato il viso e le mani con l'acqua gelida, obbligandolo a berne un bel po' per mascherare l'odore dell'alcool e farlo tornare in se'.

Grazie” aveva mormorato stancamente una volta ripulito, mentre il più grande lo soppesava attentamente.

Adesso sembri solo crollare dal sonno: ti riaccompagno a casa, ma non avvicinarti troppo a tua madre e fila a letto, chiaro?”

Aveva annuito.

Non desidero altro, credo che non riuscirò più a camminare...” aveva sbadigliato, inspirando ad occhi chiusi la frizzante aria notturna, prima di aggiungere maliziosamente “Mi dovrai portare in braccio, temo”

Aveva sentito qualcosa avvolgerlo e sollevarlo, e in un attimo si era ritrovato con le braccia attorno al collo del più grande e la testa appoggiata alla sua spalla, mentre Louis lo trasportava come se fosse la sua sposa.

Non intendevo sul serio!”

Saresti collassato di nuovo, quindi...”

L'unica cosa che risuonava per le strade della città deserta erano i passi pesanti di Louis sul marciapiede buio, e i respiri di Harry nella sua maglietta.

Si sentiva come cullato, protetto, sospeso in un altra dimensione, al settimo cielo.

Poteva volare fino alla luna e indietro.

Non importava quanti casini aveva combinato, tra le braccia di Louis tutto perdeva importanza.

Una volta imboccata la via di casa sua Harry aveva rotto il silenzio, più per far conversazione che altro.

Comunque Tom mi sembrava carino come soprannome”

Louis aveva grugnito in risposta, e il più piccolo ridacchiando di gusto si era allungato verso di lui per baciarlo sulle labbra, ricompensa della sua grande fatica, ma il maggiore si era scostato lentamente, le labbra fuori dalla sua portata.

Sei ancora arrabbiato con me?”

Silenzio.

Un sorriso appena accennato nella notte ed illuminato nel buio dalla luce dei lampioni, come lo Stregatto ed Alice, il vento sui loro vestiti che raffredda il calore dei loro corpi uniti che bruciano d'amore.

Le labbra del più grande si piegano in un sorriso ancora più largo mentre baciano la fronte sudata del più piccolo, che trattiene il fiato, in attesa.

No. Ma puzzi ancora di vodka”

E Harry aveva capito di essere stato perdonato.

















Angolo Fin *w*

TATATATATAAAAAAAA' :)

Eccomi qui, ad aggiornare in extremis in pigiama prima di andare a letto LOL

Cosa posso dirvi? La scuola mi sta uccidendo e dal momento che come terza materia interna è uscito diritto...

Voglio morireeeeeeeeeeee *tenta di porre fine alle sue sofferenze ingozzandosi di cioccolata e pregando di schiattare per overdose*

Penso che chiederò ripetizioni telefoniche a Fra' che tanto lei il diritto lo sa bene <3 vero che mi aiuti? *faccia da labrador abbandonato e in carenza di coccole* Se non mi aiuti faccio morire Harry ucciso da sua madre che poi costringe Loueh a prendersi la colpa e lo sbattono in prigione #ImevilandIknowit

Sono molto contenta perchè molte persone che mi avevano "abbandonato" sono ritornate! Come Elli, la mia mogliettina che non sento da tantissimo tempo, a che ha recensito tutti i capitoli! Ti farò fare un monumento <3 Come va'? Tutto bene? A casa tutti a posto? Visto che si parlava di sigarette e Lucky Strike...Ti ricordi quando ti facevo la ramanzina perchè fumavi? Uhm, ecco... Ritiro tutto lol 

E oltre a festeggiare Elli ringrazio anche tutti voi per il supporto e l'affetto che mi dimostrate, quindi ringrazio Delia, che è un tesoro e ti assicuro che non sei l'unica ad avere paura degli aghi: mia mamma lavora in un ambulatorio e dice sempre che i ragazzi che le arrivano per fare le analisi "più sono grossi tanto prima svengono" e non devi tirare da una sigaretta per essere figa, tra non molto le fumatrici tue coetanee avranno labbra, dita e denti gialli e i capelli sempre puzzolenti, sembreranno delle vecchie pelli di elefente raggrinzite mentre tu sarai un fiorellino <3 e sarai tu l'ultima figa che riderà <3

1_D 1_D che, se nel capitolo prima pensava che Harry fosse un po' sporcaccione figuriamoci adesso LOL Awww grazie mille per i complimenti, sei un tesoro <3 sei TU quella persino migliore della cioccolata calda in inverno, e non la cioccolata normale, quella Lindt <3

Leeroy_hmm che sta partendo per ROMA e che dopo questo capitolo non guarderò in faccia per almeno un mese ( sai, l'imbarazzo per la scena semi-quasi-preludio-slash lol, che questa l'ho scritta proprio io senza intermediari XD) e che spero si accorgerà che ho corretto la punteggiatura. Happy?

Lu che mi parla di Skins. Chiariamo: io sono Skins dipendente. Ho amato Maxxie ed Anwar della prima generazione. Ho pianto con Emily. Sono andata in trip con Effie, mi sono innamorata di Freddie fino ad impazzire per lui, ho odiato Cook... e poi? E poi sono rimasta di merda al finale della serie. Ma si può?! Non so se l'hai già visto o meno, quindi non ti dico nulla, ma sappi solo che per la delusione non ho nemmeno guardato gli episodi della serie sucessiva con l'altra generazione.

Annie che è una badgirl che recensisce a scuola mentre i prof spiegano magari...

Attenta che magari le cose che ti sei persa mentre mi scrivevi saranno chiesti nell'esame di maturità! Non ti devi distrarre! Mai! Vigilanza Costante! (cit Malocchio Moody) #attimodisclerodiunamaturandaincrisi

Ila che per fortuna ora è calma e spero abbia risolto tutto con le sue "amiche"...
Ho un nuovo consiglio: se hai ancora problemi con loro compra un panda e regalaglielo.
Non c'è modo più dolce per mandarcele che con un Pandaffanculo <3

E ultima ma non meno importante è Malu che ad ogni 'o' m ha messo un cuore ahahahaha ma quanto sei picci <3 Visto che non ho rovinato tutto? Anne è ancora ignara e Lou e Hazza tentano di calmare i bollenti spiriti XD Ma non so quanto resisteranno... Si aprono scommesse lol

E con questo ho finito, ho ringrato tutte :) Mamma mia, ogni volta la lista è sempre più corta, e solo i migliori (modestamente) rimangono!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e se non si fosse capito le frasi di Harry ubriache mi sono state raccontate dai miei più cari amici il lunedì mattina una volta passata la sbornia, spesso con tanto di imitazione -.- Motivo in più per vergognarmi davanti a Leeroy_hmm... Non pensare male ( se non è già troppo tardi!)
Grazie mille a tutte per il sostegno che mi date, siete così meravigliose che dovrebbero creare una nuova parola per definire quanto <3
Buona settimana e buonanotte!
Cami









  
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