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Autore: Soqquadro04    26/02/2014    4 recensioni
[Angst!Defan (in modo contorto, ma Defan) | Spoiler!5x13 | What if?/AU | Death!Damon]
Scorci di pensieri - un flusso di coscienza quasi ininterrotto, ricordi antichi, speranze infrante.
[...] Ti fa quasi paura, vero, Stefan?
Con quello sguardo vuoto – con quel volto in cui non rimane più nulla (non ti sembra neppure più tuo fratello –
e dov'è finito Damon? Chi è diventato, stavolta?). [...]
Scappa – corri lontano (rinchiudi il dolore in un cassetto e getta la chiave – nascondi i ricordi e lasciali marcire fra la terra e i cadaveri) e non tornare.
Tornare dove, poi – quando non c'è più casa, quando non c'è più nulla?
Tornare da chi? [...]
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Stefan Salvatore
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Autore: Soqquadro04
Fandom: The Vampire Diaries
Disclaimer: non sono miei - se lo fossero questa situazione non esisterebbe.
Generi: Angst, Introspettivo, Triste
Avvertimenti: AU, What if?, possibile OOC, Spoiler!5x13, Death!Damon
Rating: Verde
N/A - Note dell'Autrice:
Okay, è una cosa senza senso. Capitemi. Non riuscirei a leggere nient'altro che Angst, in questo momento, e di conseguenza tutto ciò che segue è quello che viene fuori.
Per la maggior parte sono scorci che ho buttato giù da un po', ma siccome stavano prendendo forma ho deciso di aggiungere le ultime cose e pubblicare - chiamatelo sfogo pre-puntata, ci sarà anche quello post-puntata, quasi sicuramente

A presto,
la vostra Soqquadro

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Vita e morte - ricordi e silenzi

E se Dio avesse inventato la morte per farsi perdonare la vita?
Gesualdo Bufalino

 

Dimentica, Damon – dimentica.

Scappa – corri lontano (rinchiudi il dolore in un cassetto e getta la chiave – nascondi i ricordi e lasciali marcire fra la terra e i cadaveri) e non tornare.

Tornare dove, poi – quando non c'è più casa, quando non c'è più nulla?

Tornare da chi?

Non serve nemmeno più a niente ricordare – è inutile trattenere il passato (è finita – è ora di ricominciare. Ancora) ed ancora una volta sorriderai nel buio, un sorriso cattivo che ti distrugge il volto; i canini che brillano di rosso alla luce bugiarda della luna.

Solo dimentica, Damon – non meriti di ricordare (il suo viso impresso a fuoco nelle retine e l'odore di rose ed estate e una risata di gola a scaldare l'aria).
E allora dimentica – dimentica come farà lei.

Dimentica.

O tenta soltanto.

 

Ti fa quasi paura, vero, Stefan?

Con quello sguardo vuoto – con quel volto in cui non rimane più nulla (non ti sembra neppure più tuo fratello – e dov'è finito Damon? Chi è diventato, stavolta?).

Enzo non sa più come gestirlo – è comparso sulla soglia della pensione trascinandoselo dietro, e sembra ormai essersi definitivamente trasferito in attesa che la situazione si smuova.

E magari all'inizio ci hai anche creduto, che esistesse un antidoto – che forse, altrimenti, avrebbe potuto imparare a controllarlo, Damon (in fondo è sempre stato il migliore fra voi due – forse ce l'avrebbe fatta davvero). Che sarebbe andato tutto bene, prima o poi – che le ferite sarebbero guarite e la memoria avrebbe smesso di essere così crudele.

Quando ha cercato di morderti – quando hanno dovuto trattenerlo in tre per togliertelo di dosso prima che ti spezzasse la trachea coi denti – hai capito che niente sarebbe più tornato al suo posto – che nulla sarebbe guarito e che tutto sarebbe cambiato (che Damon non sarebbe stato più Damon – non sarebbe stato più e basta).

 

Verbena che ti brucia la vene – la sete che scortica la gola (i canini premono sulle labbra e qualche goccia rossa ti inumidisce la punta della lingua – non basta, non basterà mai).
Hai la bocca arida – i denti scoperti e la follia negli occhi (lo sai).

Un animale.

Ti getti di peso contro la porta – i cardini gemono e persino il muro trema (o forse è solo un'illusione – capita spesso, ormai).

Stai impazzendo – di questo sei certo. Stai diventando pazzo – forse lo sei già (il veleno ti rende niente più che questo – niente più che un povero folle incapace di trattenere la sete, incapace di schiarire la mente; straziato dal fuoco dell'arsura)

Non sai come sei tornato – forse Enzo è riuscito a stordirti e non ha trovato altra soluzione che trascinarti qui (forse sperava che facessi definitivamente fuori quel che resta della tua famiglia – forse semplicemente non sapeva più che farsene, di te e della tua fame innaturale; in ogni senso) oppure, forse, Stefan ti ha cercato (ti ha trovato) e in fondo non c'è stato nessun addio. O forse è solamente il delirio – perché lui avrebbe dovuto farlo?

Perché avrebbe dovuto avere tanta pietà di te da riportarti a casa?

Eppure sei nella cella della pensione – fra le sbarre vedi lo stesso scorcio di parete di ogni volta che ti sei ritrovato lì dentro; persino senti l'odore lieve del sangue nelle sacche, nell'altra stanza, che aleggia nell'aria umida e ti nausea, quel sentore gelido di umanità (tutti i tuoi sensi non sono più tuoi – l'istinto, gettato in un vortice di confusione, ti dice che il predatore è diventato preda).

Di sopra ci sono voci – lo schianto del vetro contro il pavimento.

Li senti parlare – e quando tuo fratello quasi ruggisce, furioso come un leone in gabbia, tu sorridi (e hai le labbra sporche di carminio, e per un attimo ricordi un giorno d'estate a mangiare ciliegie su un albero – e il sole e il rumore lontano del fiume, e un passerotto che ti beccava le dita, una risata e la vita).

Ma è solo un attimo – non sono le ciliegie che ti macchiano di rosso la pelle (non ti sei nemmeno reso conto di esserti morso a sangue la bocca).
E continui a sorridere, un sorriso di taglio che ti fa scomparire le labbra – anche se non c'è il sole e non c'è il fiume (non c'è più nemmeno la vita, vero?)

Sorridi, Damon.

Si è appena deciso che devi morire – e fuori nevica come se non dovesse smettere mai.


 

L'avete fatto solo quando si è capito che non c'erano altre soluzioni – era diventato ingestibile, incontrollabile (era diventato troppo forte da contenere, e nemmeno la verbena lo teneva sedato per più di due ore – forse era un effetto non previsto, forse avevano voluto così).

Quando ha smesso di lottare – quando ha capito che rimanere avrebbe comportato l'estinzione (perché magari non l'ha fatto per voi, sicuramente non l'ha fatto per voi, ma non avrebbe mai sopportato di lasciar vincere l'Augustine).

L'avete fatto quando il veleno aveva indotto attacchi di follia – e se si ascolta si sentono ancora, i cardini della porta della cella, che gemevano sotto i suoi colpi (e il graffiare di un suono nella sua gola, il suo ringhiare impazzito che squarciava le notti).

È stato veloce – non gli ha fatto troppo male (non sai neppure se l'avrebbe più sentito, il dolore. Se era ancora in grado di soffrire, dopo che avevate scoperto di Katherine – non avevi avuto intenzione di dirglielo, non subito, ma lui aveva sentito; e i suoi occhi, i suoi occhi non li dimenticherai più – per un attimo in quegli occhi hai ritrovato lui, poi l'attimo è passato e hai capito che lui non lo sarebbe stato mai più).

Quella notte hai pianto – non davanti a lui, non mentre gli conficcavi un paletto nel cuore; avevi bevuto il suo bourbon e persino Caroline aveva aspettato, aveva capito (e la casa era così silenziosa, così vuota – e ti eri anche chiesto come avresti dovuto occuparlo, il resto della tua eternità, se non c'era più nessuno da salvare e da cui lasciarsi salvare).

Damon è morto perché non siete stati – non sei stato – capace di trovare una soluzione – eppure non sai se avrebbe davvero voluto continuare a vivere dopo avere scoperto che il suo ultimo abbraccio Elena gliel'aveva regalato; non sai se alla fine stava ancora vivendo, prima, perché in quel modo non l'avevi mai visto e non avresti neanche voluto vederlo (e comunque ora non lo vedrai più, mai più).

Damon è morto – se n'è andato senza un lamento, senza una parola, con quel bagliore freddo in fondo alle iridi e l'anima in pezzi.

Neppure tu hai detto nulla – solo, nel tuo sguardo, c'erano i rimpianti e c'era il dolore (c'erano i ricordi e c'erano le lotte), c'erano anche parole.

Ma adesso non importa più (non importano più i rimpianti e il dolore e i ricordi e le lotte e neanche le parole).

Damon è morto – non si torna indietro, questa volta, e nelle orecchie risuona un antico colpo di fucile.

Damon è morto.

 

 
   
 
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