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Autore: PescaFra    27/02/2014    1 recensioni
"Il suo profumo mi inebriò il naso: sapeva d'estate, di fiori di campo appena sbocciati, di erba tagliata da poco. Sapeva di casa.''
''Un terrore che lo attanagliava da dentro, un terrore profondo, un terrore più antico della notte stessa.''
Genere: Fantasy, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Stark, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era notte fonda quando mi svegliai con il fiato corto, tutto sudato.
Quell'incubo era orribile, come sempre: era lo stesso sogno ogni notte da un mese circa.
C'era sempre la stessa ragazza che lo chiamava Stark e che gli diceva che lui non faceva parte dei cattivi,
che doveva ritrovare la sua umanità perché lei aveva bisogno di lui. 
Quella ragazza era un vampiro.
Aveva il viso incorniciato da una serie di tatuaggi che le scendevano sul collo e s’insinuavano sotto la sua
maglietta come piccole radici che cercano il loro posto nel terreno sotto di esse. Non parlavo, rimanevo in silenzio ad ascoltare.
Avrei voluto chiederle chi era, perché gli diceva tutto ciò. Perché continuava a dirgli che doveva ritrovare la sua umanità...
poiché la sua umanità era ancora al suo posto. Ma quando provava a parlare degli...
uccellacci scendevano in impicchiata e iniziavano a graffiare, a squarciare la loro pelle con dei lunghi artigli.
Erano spaventosi: avevano il corpo coperto di piume, le braccia erano umane, gli occhi due puntini rossi in mezzo a tutto quel nero...
Lei urlava, si dimenava, chiedeva il suo aiuto, lo chiamava a pieni polmoni urlando quel nome che non era suo.
Ma io ero bloccato da un terrore spaventoso, non riuscivo a muovermi.
E poi, come se avessero sentito un richiamo quegli uccellacci si alzavano in volo portando via con loro quella ragazza. E lì l'incubo finiva.
Decisi di alzarmi, mi sentivo la pelle lacerata dagli artigli di quelle creature.
Controllando alla luce della luna le mie braccia erano perfette, nessuno squarcio.
Niente di niente, ed eppure continuavo a sentire il dolore che provavo nel sogno.
Guardai l'ora: le 6.59 del mattino. Bene, pensai, fra un minuto suona la sveglia, tanto vale che mi alzi.

Arrivai a scuola puntuale come sempre. Mi avviai all'entrata e vidi la ragazza più bella che avessi mai visto,
seduta sugli scalini intenta a leggere uno dei suoi libri; teneva la testa china con i ricci castani che le ricadevano lungo il viso.
Si chiamava Emma, era la mia migliore amica da due anni. E l'amava con tutto il suo cuore.
-Di cosa parla stavolta quel libro? Fate, licantropi, cacciatori di demoni, vam..?-  vampiri è quello che avrebbe voluto dire, ma non ci riuscì.
Ripensava alla ragazza del suo incubo... scacciò il sogno con un movimento della testa. Decise di concentrarsi su di lei.
Nel momento stesso in cui aveva parlato, lei aveva sussultato lasciando scivolare il libro dalle sue mani e alzando il viso per lo spavento.
I miei occhi furono attratti subito da quegli occhioni verde muschio. -James!!- urlò il mio nome come se non ci vedessimo da giorni,
beh in effetti era vero.
Lei era stata a casa per alcuni giorni ed eravamo riusciti a sentirci solo per messaggio.
Riuscì a terminare questo sproloquio mentale solo perché sentì le sue braccia circondarmi il collo.
Il suo profumo m’inebriò il naso, sapeva d'estate, di fiori da campo appena sbocciati, di erba tagliata da poco.
Sapeva di casa. Lei sciolse l'abbraccio e anch’io, a malincuore, mi allontanai.
-Come stai?-pronunciò quelle due semplici parole, ma per me.. risentire la sua voce...
Era un colpo al cuore. Dio quanto l'amavo! -Sto bene, sono solo un po' stanco, ma tu invece?- ed era vero, mi sentivo stanco morto.
-Bene, ho avuto un po' d'influenza ma ora sono ok! Tu, ancora lo stesso incubo?- la sua voce era di velluto,
ma lasciava trasparire la preoccupazione. A lei di quell'incubo ne avevo parlato. Avevo bisogno di rivelarlo a qualcuno.
-Si, sempre lo stesso. Non cambia nulla. Sempre quella ragazza- abbassai  la voce -vampira, sempre gli stessi uccellacci
e lei mi dice sempre le solite cose. Non so più cosa fare, sono stanco. Ho bisogno di dormire. -

perché quell'incubo alle volte capitava a inizio notte e quando succedeva non riusciva più a riaddormentarsi per via di un terrore che lo attanagliava da dentro,
un terrore profondo, un terrore più antico della notte stessa. -Hai provato a parlarne con i tuoi?
A prendere, che so..una camomilla prima di andare a dormire?
- quei due occhioni mi scrutavano l'anima.
No, non ne posso parlare con i miei.. impazzirebbero dicendo che anche io, come mio nonno sono andato fuori di melone. E sì, le ho provate tutte. Anche con i sonniferi.- ed era vero, mio nonno era impazzito l'anno scorso per via di una brutta caduta. Da allora l'avevano abbandonato.
Non volevano aver nulla che fare con un pazzo. La campanella suonò indicando l'inizio delle lezioni. Entrammo e ognuno andò per la sua classe.

Passarono un paio di giorni e quell'incubo continuava a perseguitarmi.
Però, nell'ultima notte aveva subito un cambiamento: la ragazza aveva smesso di dirgli che doveva recuperare
la sua umanità e che doveva essere dalla parte dei buoni. Gli disse semplicemente: Il tuo tempo sta arrivando, non temere. 
Dopo di che la ragazza svanì nel nulla. Decisi di non dire nulla ad Emma, non voleva metterle paura.
Poiché ne avevo già abbastanza per conto mio. Quella sera lei volle andare a mangiare al McDonald,
non mi sentivo un granché bene, ma non volevo dar buca a Emma. Ero continuamente percorso dai brividi,
la testa doleva al centro e mi sentivo sempre più stanco. Continuavo ad avere un brutto presentimento come
se da un momento all'altro dovesse cascare il mondo, o forse solo se stesso. Non ascoltavo nemmeno più
Emma che si era lanciata in un discorso, monologo ormai, sulla professoressa di storia e su quanto fosse
antiquata. Si guardava intorno aspettandosi quasi di veder spuntare tra la folla la faccia di quella vampira o
di sentire il gracchio di uno di quegli esseri. Mentre continuavo a girare la testa a destra e a sinistra lo vidi.
Vidi il Rintracciatore. Mi fissava dritto negli occhi. -James MacUallis - la sua voce superò tutto il trambusto del locale
- La Notte t'ha prescelto; la tua morte sarà la tua nascita. La Notte ti chiama; presta ascolto alla Sua dolce voce. Il tuo fato t'attende alla Casa della Notte!- 
sollevò un lungo dito e lo puntò verso di me, o meglio verso la mia fronte. Se il dolore che sentivo prima era impossibile da sopportare,
quello che si sprigionava dalla mia fronte in quel momento era micidiale. Sentì le forze defluirmi dal corpo, caddi all'indietro sbattendo la testa. 
Quando mi svegliai la prima cosa che vidi furono gli occhi di Emma pieni di preoccupazione e velati da uno strato di lacrime.
-Sto bene.- dissi, cercando di alzarmi. La mia testa prese a vorticare pericolosamente e fui grato che il pavimento stavolta non era poi così distante.
Emma bloccò la mia testa prima che si schiantasse di nuovo contro il duro e freddo pavimento del locale. -Non stai bene! Sei appena stato segnato.. hai sbattuto pericolosamente la testa per terra...potresti avere una commozione cele...- la sua voce s'interruppe da una serie di singhiozzi.
Mi si strinse il cuore a vederla così. -Sto bene. Non ho una commozione celebrale. Dubito che i ....Novizi possano avercela. O se no tutti finirebbero morti..-
 cercai di non far tremare la mia voce. Non capivo più nulla, sentivo la fronte bruciare.
L'unica cosa che sapevo e che sarei dovuto andare di corsa alla Casa della Notte se volevo sopravvivere.
 Mi alzai, notai lo sguardo puntato su di me, o meglio sulla mezzaluna color zaffiro che ormai faceva parte di me,
da parte di persone completamente sconosciute. Corsi via, sentii Emma urlare, chiamare il mio nome, ma non mi girai.
Corsi finchè avevo fiato in corpo e poi mi accasciai. Ero davanti alle porte della Casa della Notte. E svenni. Di nuovo. 
Quando riaprì gli occhi vidi una vampira, una bellissima vampira che mi guardava con lo sguardo preoccupato.
-Benvenuto James MacUallis nella Casa della Notte di Chigago. Io sono Arya, Somma Sacerdotessa di questa casa.
 Sei rimasto svenuto a lungo, stavo iniziando a preoccuparmi.
- aveva gli occhi color ghiaccio, una voce suadente e dolce...
- Grazie...-  la sua voce tremò.Come vuoi che ti chiami? Sai che se volete i novizi possono cambiare nome...-    
-Stark. James Stark.-
 quel nome mi uscì di bocca ancor prima che me ne rendessi conto.
Perchè? Ma sapevo che era il nome giusto. D’ora in poi sarei stato James Stark
 

Spazio autrice

Perdonatemi per lo scempio appena scritto, ma è la prima storia che scrivo e che pubblico. Vi dico che non ho ancora potuto finir di leggere questa saga, quindi se ci sono cose sbagliate..scusatemi. Mi hanno detto che l'entrata assomiglia molto a quella di Zoey però ho pensato che fosse una cosa di rito.. Spero sia piaciuta. :) Fra
 
   
 
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