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Autore: Winry977    28/02/2014    0 recensioni
Don't get too close, it's dark inside, it's where my demons hide, it's where my demons hide!
-Demons, Imagine Dragons.
(L'ho ascoltata milioni di volte mentre la scrivevo, non citarla non sarebbe stato giusto.)
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Freedom si accostò al muro, tirando verso di sé Drake. I loro respiri erano un'unica cosa, l'unica cosa che li separava erano i vestiti di cotone leggero, estivo. La calda stagione portava con sé la solita brezza che ti scompigliava piacevolmente i capelli e che ti rinfrescava dopo giorni di umidità da post temporali.

Una ciocca di capelli scivolò sulle ciglia di Freedom, e Drake, sorridendo, glielo spostò con un gesto gentile della mano. Le sue labbra sfioravano quelle della ragazza e lei sentiva il battito del proprio cuore aumentare ogni secondo che passava. Quello era il loro momento. Solo loro. E di nessun altro.

Forse.

-Ehiiii!- nel preciso momento in cui le loro labbra stavano per entrare in contatto, Gordon e Samuel gli corsero incontro.

-No. No, no e no! Non ci posso credere!- Freedom alzò lo sguardo verso il cielo, innervosita dall'interruzione. Drake sogghignò, e si voltò giusto in tempo per accorgersi che Gordon gli stava per saltare addosso con uno dei suoi mega abbracci, mentre Samuel aveva già un braccio attorno le spalle di lei. Lei sbuffò: -Che c'è?

-Dobbiamo farti vedere una cosa.- cominciò Samuel.

-Si, del tipo?

-Lo vedrai. Drake, tu puoi solo seguirci, ma, a quanto ne sappiamo, non puoi fare molto.

Il ragazzo si portò una mano ai dreadlock raccolti all'indietro e alzò le spalle.

-Bene.- Gordon prese a trascinare Freedom lungo la discesa della via nella quale lei e Drake si erano appartati. Scendendo, lei si rese conto che qualcosa non quadrava, che alla fine della discesa non c'era il solito cemento. Ma acqua. -Vedi? Secondo noi, tu sei l'unica che può spiegarne il significato.- Gordon puntò il dito sul punto in cui le piastrelle romane si mimetizzavano nell'acqua. Era limpida, e ci si potevano persino intravedere dei pesci variopinti sguazzarci dentro.

Senza pensarci troppo, Freedom si tolse le scarpe e ci entrò, tanto aveva solo degli shorts addosso e l'acqua arrivava a stento al ginocchio.

-Ma perché io?- chiese dopo essersi guardata un po' attorno, girandosi verso Gordon e Samuel che la guardavano poco dietro. Il secondo le fece cenno di guardare meglio dove si trovava. Lei abbassò lo sguardo di nuovo nell'acqua, e si accorse di trovarsi su un binario di una ferrovia. Seguì il suo tratto verso ovest, e da lontano intravide qualcosa muoversi. Era un treno.

-Salici.- Le aveva sussurrato Gordon, avvicinandosi.

-Eh?- aveva avuto solo il tempo di mormorare quella sillaba, che lui l'aveva afferrata per i gomiti, tirata verso sé e poi lanciata in un binario che aveva uno scompartimento aperto. -Gordon!- Lei balzò subito in piedi e si mise a correre lungo il corridoio, osservando il ragazzo robusto dai finestrini fissarla, coi piedi immersi nell'acqua, mentre Samuel cercava di intrattenere Drake, il quale urlava qualcosa contro Gordon.

Freedom arrivò alla fine del binario e saltò giù, senza considerare dove si trovasse.

E infatti andò a finire in acqua. Ma stavolta non era nel suo paesino, coi tre ragazzi che l'avevano accompagnata in fondo alla via dalle piastrelle romane.

No. Era sola, dispersa nel mare blu, limpido, e su una ferrovia, che non si sapesse da dove cominciasse e dove finisse. -Gordon...- sussurrò. -Samuel...- si alzò. -Drake!- urlò. Ma c'era ben poco da urlare: era sola e l'unica che riusciva a udire era il rumore lento e dolce dell'acqua attorno a lei. Fece un lento giro su se stessa, nella speranza di trovare qualcosa, anche lontana, che non fosse liquida, ma niente.

Da dove era venuto il treno? Ah, già, da ovest. E come faceva a capire dove era l'ovest, se era in mezzo al nulla? Non c'era una bava di vento. Quindi cosa le restava? Nulla. Tanto valeva ripercorrere o verso destra o verso sinistra la ferrovia. Di certo non se ne sarebbe stata con le mani in mano. Aveva un ragazzo da baciare, lei.

Si incamminò verso destra, senza mai chiedersi quale fosse la direzione esatta. Non voleva saperlo. Preferiva concentrare il proprio pensiero su tutt'altro, tipo l'acqua che arrivava fino le sue ginocchia ed i pesciolini rossi.

Rosso, eh? Era il colore preferito della sua migliore amica. O forse se lo era immaginato? Ricordò una maglietta rossa. Una sciarpa rossa. Del sangue, rosso, lungo il proprio labbro.

Già, forse non era esattamente la propria migliore amica.

I pesci rossi aumentarono, sino a circondarla del tutto, boccheggiando attorno le sue ginocchia.

-Ehi!- fece per toglierseli di dosso, scuotendo una gamba, ma il movimento fu così brusco da farla cadere del tutto in acqua, ed i pesciolini le furono subito addosso. L'acqua non era più azzurra, ma di un rosso lucente.

Sotto di lei, scomparve il terreno, le rotaie, e tutto. Si trovò a sprofondare, nell'abisso, e mentre i pesci si diradavano attorno a lei, e il suo corpo fluttuava verso il basso, sopra di lei, i raggi del sole e le bolle le confondevano la vista. Si voltò verso il basso. Profondo. Nero.

Nero. Chiuse gli occhi.

Una bara. Un uomo di dietro, vestito di quel colore cupo, con un fazzolettino bianco in seta ad asciugare le lacrime. Le rose rosse. Ancora quel rosso. Dentro la bara, sua madre. Non c'era nessuno lì. Lei non indossava niente di speciale. Il vestito di sua madre era anche nero. Scelto dalla sorella. Il padre... lui era più insignificante di quanto si pensasse ai suoi occhi.

Freedom aprì gli occhi, e si accorse di respirare: le sue narici non erano più otturate dall'acqua. Beh, quella c'era lo stesso, ma stavolta... stavolta era di meno. Stavolta l'unica cosa che vide sopra di sé, era il cielo, coperto di nuvole grige, quasi nere.

Era di nuovo sulla ferrovia. I pesci rossi erano mescolati a quelli neri e la facevano galleggiare verso una direzione che si distaccava del tutto dalla terra.

A Freedom veniva solo da piangere. A due cose non voleva pensare. E solo due colori gliele avevano riportate alla mente.

Cominciò a piovere, e i pesci non la smettevano più di trascinarla.

-Okay, okay, nuoto da sola. Voi... fate solo strada.- mormorò lei, soffocando un singhiozzo.

Cominciò a piovere, e sentì un tuono poco lontano da lei. Ci mancava solo che un fulmine cadesse in acqua e lei restasse fulminata. Che triste fine. Freedom arrosto.

Mentre la pioggia aumentava, le tornò in mente come era riuscita a scacciare via quei due colori, quando quella tempesta di emozioni l'aveva travolta. La pioggia aumentò.

Era seduta sul muretto di un edificio, e stava imbambolata a fissare il vuoto. I pensieri più macabri le stavano attraversando il cervello nella maniera più violenta che le fosse mai stata nota. Ad un tratto il suo sguardo si era riempito di un viso macchiato di lentiggini, e circondato da dreadlock scompigliati dal vento, portatore di una tempesta, sicuramente.

Quegli occhi. Quegli occhi verdi, le avevano fatto mettere da parte tutto. Ma solo col tempo. Solo col tempo era riuscita ad eliminare quella tempesta che si agitava dentro di lei.

E lei era finita proprio in mezzo ad una burrasca. Le onde la travolgevano più forte ad ogni ventata, finché non la fecero di nuovo affondare verso l'abisso, tra una corrente e l'altra. E quando ormai l'ultima goccia d'aria che aveva nei polmoni si era estinta, chiuse gli occhi, in preda ad uno spasmo, e visualizzò un'ultima volta quegli occhi verdi. Verdi...

Andò a sbattere contro qualcosa.

L'aria le riempì di nuovo i polmoni.

Qualcuno sembrava chiamarla. Scuoterla.

-Freedom!- lei aprì gli occhi e incrociò lo sguardo con un paio di smeraldi. Due occhi color smeraldo dall'aria di essere preoccupati a morte.

-Drake!- gli gettò le braccia al collo e lo baciò con tutta la passione che conosceva. Si, lo amava. Lui la aveva salvata dalla tempesta. Dalla sua tempesta. E quella la aveva sbattuta contro lo scoglio Drake. Probabilmente era l'unica cosa di cui aveva davvero bisogno e che l'avrebbe davvero salvata.

  
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