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Autore: Rebekah Lightwood    28/02/2014    3 recensioni
[Star-Crossed]
Era stato Roman, Roman aveva guarito Julia. Ma se era stato lui, in questo momento dov'era? Dovevo trovarlo. Corsi fuori dall'ospedale in cerca di Roman, dovevo percorrere la strada per arrivare al Settore.
Genere: Avventura, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Light & Darkness


 
 
Era stato Roman, Roman aveva guarito Julia. Ma se era stato lui, in questo momento dov’era? Dovevo trovarlo. Corsi fuori dall’ospedale in cerca di Roman, dovevo percorrere la strada per arrivare al Settore. A metà strada, nel bosco iniziai a sentirmi stanca, mi si appannò la vista e dovetti appoggiarmi ad un albero per non cadere. Coraggio Emery, sei più forte di così.
«Emery?» mi sentì chiamare. Mi voltai e spalancai gli occhi. Roman mi guardava confuso. Cosa avevo che non andava? Mi guardai: avevo la gamba insanguinata. Come cavolo era successo?
«Roman!» sussurrai. Non mi reggevo più in piedi, mi sentì cadere. Ma non toccai terra. Roman mi teneva tra le sue braccia. «Che cosa ti è successo?» dal suo tono di voce capì che era preoccupato.
«I- io ti stavo cercando e…»
«Ti ha seguita qualcuno!?»
«No, non credo.» dissi sussurrando.
«La mia non era una domanda.»
Appoggiai la testa al suo petto e con la mano gli circondai il collo. La gamba iniziava a farmi male. Mi contorcevo per il dolore e Roman iniziò a correre. Non eravamo diretti al suo Settore ma al luogo dove era atterrata la navicella dieci anni fa.
«Roman, dove mi stai portando?»
«Lo vedrai!» Sentivo che di lui mi potevo fidare e rimasi in silenzio fino a quando arrivammo alla navicella. Spalancò una porta che ero sicura fino a qualche secondo fa non c’era, una porta che evidentemente solo loro potevano vedere. Appena entrammo si accesero delle luci, luci blu. Il luogo dove ora mi trovavo somigliava molto ad una stanza.
«Cos’è questo posto?» domandai curiosa.
«Il mio rifugio…» mi adagiò con delicatezza sul letto.
«Devo tornare a casa, io non posso restare.» dissi sconvolta all’idea di cosa avrebbero fatto i miei se non fossi tornata a casa.
«Dammi il tuo cellulare.» Lo presi dalla tasca dei jeans e glielo passai. Scrisse un messaggio velocemente e me lo restituì. Ricevetti un messaggio di risposta da parte di mia madre, diceva: “Stai tranquilla. Ci vediamo domani dopo scuola.” Rimasi colpita.
«Adesso vediamo un po’ cos’ha la tua gamba!» Arrossì violentemente.
«È sul polpaccio.» indicai dove c’era il sangue. Mi strappò il jeans da sotto con un solo movimento. Sgranò gli occhi.
«Perché quella faccia? – Roman alzò lo sguardo – Roman?» quasi urlai.
Si voltò verso di me. «Sei stata avvelenata.»
«Cosa?» feci per alzarmi ma il dolore non me lo permise.
«I- io posso aiutarti.» Roman si inginocchiò vicino il mio viso. «Non posso perderti proprio ora che ti ho ritrovata.»
«Non mi perderai.» dissi voltandomi verso di lui, i nostri nasi si toccavano e sentivo il suo respiro sulle mie labbra. Con la mano gli accarezzai il viso, mentre la sua mi accarezzava il fianco e alla fine mi baciò. Un bacio all’inizio timido, ma poi divenne più passionale. Gli circondai il collo con le mani per avvicinarlo di più a me. Ci trovammo tutti e due sul letto, a baciarci, a sorridere, a toccarci.
«Adesso ti guarisco, non voglio peggiori.» si scostò da me e prima che si fosse allontanato del tutto lo attirai per un ultimo bacio. Mentre lui iniziava a visitarmi la gamba iniziai a dire «Sai è tutto il giorno che non faccio altro che pensare a te – sorrise – Non mi è mai capitata una cosa del genere prima d’ora!»
«Sono dieci anni che non faccio altro che pensarti, non ho mai perso la speranza che un giorno ti avrei incontrata. Tu sei sempre stata importante per me. Ti desidero. Ti voglio. Provo qualcosa di veramente forte per te.»
«Ed io per te.» Mi sorrise
«Emery questo ti farà male.» disse riferendosi alla gamba.
«Fallo.»
Chiusi gli occhi e il dolore mi divorò, Roman mi teneva ferma, mi contorcevo e gridavo, fino a quando tutto divenne buio.
 

Mi svegliai di soprassalto ma delle mani mi tenevano stretta. Le mani di Roman. Mi rannicchiai contro di lui tremando.
«Cosa è successo?»
«Noi Atrian abbiamo dei poteri. Uno di questi è essere in grado di guarire. Di guarirvi.» pensai a Julia.
«È per questo che ti cercavo… hai guarito tu Julia, vero?» Mi scostò una ciocca di capelli e me la mise dietro l’orecchio. Sospirò e dolcemente sussurrò «Quando sei corsa via, mi sono preoccupato per te… Eri turbata. Così ti ho seguita fino all’ospedale e ho visto che piangevi sul letto della tua amica. Non volevo vederti soffrire, così ho usato la Cyper e l’ho aiutata a guarire.» Ero commossa, non riuscivo a credere alle mie orecchie. L’aveva guarita, per me.
«Non so davvero come ringraziarti – lo guardai fisso negli occhi, erano così profondi – e anche per aver guarito me… Ma guarire noi umani… ti stanca?» chiesi curiosa.
«Purtroppo si. È come scaricare le batterie e per tornare al massimo delle energie ce ne vuole, specialmente dopo aver guarito non una, ma due persone in meno di due ore.» mi guardò ed io mi sentì in colpa.
«Mi dispiace, non volevo che ti accadesse questo. Non so nemmeno come mi sono ferita.» mi sciolsi dal suo abbraccio e, scesi dal letto e iniziai a camminare avanti e indietro per la stanza.
«Io so cosa è successo Emery.» disse raggiungendomi, di fermò di fronte a me ed io mi persi nel suo sguardo, – di nuovo – quando ero con lui perdevo il controllo di me stessa. Tutto quello che accadeva non mi importava se lui era con me.
«Cosa è successo?» aveva uno sguardo preoccupato, come se quel qualcosa mi riguardasse da vicino. «Roman! Rispondimi, ti prego.»
«Hanno ucciso mio padre!» disse secco. Rimasi bloccata, non sapevo cosa dire. «Mi… mi dispiace tantissimo. Davvero. Ma… insomma, io cosa c’entro?»
«È stato tuo padre ad ucciderlo!»
 

«Cosa? Roman non è divertente…»
«Non scherzo su certe cose Emery.» disse serio, non lo avevo visto così serio, così composto.
«Mio padre… lui ha ucciso… Oh mio Dio! – mi portai le mani alla testa – come fai a stare nella stessa stanza con me?» tremavo.
Mi fu accanto in un secondo e mi prese le mani. «Tu non c’entri nulla, non sei stata tu ad ucciderlo, ma tuo padre.»
«Sangue del mio sangue Roman. Sono la figlia di un assassino.»
Sentivo gli occhi bruciarmi, le lacrime cercavano di uscire, ma non volevo piangere, non volevo farmi vedere così, non in quel momento. Ma non riuscì a controllarmi, le lacrime iniziarono a rigarmi il viso. Se mio padre aveva ucciso il capo degli Atrian significava che adesso alcuni di loro avrebbero potuto vendicarsi, su di lui, su di me. Roman rimase in silenzio… non poteva negare che mio padre era un assassino, tra l’altro: l’assassino di suo padre.
«Emery… quella ferita, sono stata gli Atrian… sei in pericolo.»
«L’avevo immaginato. Ma… Roman, tu non dovresti essere al Settore?»
«Da quando è morto mio padre ci siamo dispersi… Alcuni sono andati nel panico ed io… non me la sentivo di rimanere lì.» mi avvicinai a lui e aspettai che mi guardasse negli occhi. I suoi occhi incontrarono i miei e mi avvicinai, appoggiai le mie labbra sulle sue. Un tocco timido e dolce al contempo e lo abbracciai. «Mi dispiace moltissimo.» dissi singhiozzando.
Affondò la testa nell’incavo del mio collo e mi strinse a sé. 
  
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