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Autore: Lunatica_92    01/03/2014    0 recensioni
Ambientata in un ipotetico mondo, che si ferma approssimativamente alla quarta stagione e non tiene poi molto conto di quasi nessuno avvenimento.
Una chiacchierata tra amiche, un po’ sarcastica, ironica, caustica e che può riservare qualche sorpresa. Perché non sempre Elena è la principessa da salvare, a volte è la mente diabolica del gruppo, che machiavellicamente sorride. Caroline è così bella, che merita un lieto fine. Perché Klaus piace, i bastardi piacciono ed è ideale per Caroline. Pace, amore e baci.
Raccontino terminato, massimo tre capitoli e forse un epilogo.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Caroline\Klaus, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Tyler Lockwood | Coppie: Caroline/Tyler, Damon/Elena
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Elena era in una pasticceria anonima, sedeva su una poltroncina maculata, zuccherava la sua tisana, attendeva che il suo amico la raggiungesse e ignorava il suo telefonino. Aveva ricevuto dodici chiamate dal suo ragazzo, alle quali aveva preferito non rispondere, perché sarebbe stato complicato spiegargli dove fosse e chiedergli di non raggiungerla. Aveva ricevuto una chiamata la notte precedente, e quando perplessa aveva risposto, aveva compreso quanto la situazione dovesse essere critica.

Era stata costretta a disdire un appuntamento con Damon, aveva dovuto raccontare una bugia alla sua migliore amica, ora era in una bruttissima sala da the e aspettava impaziente il suo amico. Un bambino mangiava voracemente un gelato, una ragazzina chiacchierava con un ragazzino, una donna beveva rumorosamente una camomilla, e se non fosse stato per Caroline, Elena non avrebbe esitato ad andare via. Le lucine natalizie illuminavano le vetrine della pasticceria, le coppiette passeggiavano mano nella mano, e nonostante mancassero solo dieci giorni al Natale, Elena non avvertiva neanche un po’ di spirito natalizio. Sicuramente non avrebbe festeggiato il Natale, non con i suoi amici di sempre, e se Damon avesse approvato, avrebbe prenotato una crociera per lei e il suo ragazzo.

Erano mesi che i due non si concedevano un viaggio romantico, che non trascorrevano una giornata insieme, senza che Elena fosse costretta a studiare o a seguire i corsi universitari. Era complicato gestire una relazione a distanza, nonostante avesse fiducia in Damon. Era complicato ugualmente. Elena avvertì dei passi a lei familiari, sentì qualcuno sedersi al suo stesso tavolo, cessò di zuccherare la tisana e alzò lo sguardo. Finalmente il suo amico era arrivato. Indossava una giacca di pelle, aveva i capelli leggermente più lunghi, la barba un po’ troppo folta e un sorriso sarcastico sulle labbra. La giovane non lo vedeva da mesi, da prima che lei e Caroline iniziassero il college, e considerando quanto il suo amico non fosse propriamente tale, Elena era curiosa di capire cosa desiderasse da lei. Perché era ovvio che volesse qualcosa, terribilmente ovvio.

-A New Orleans non si usa essere puntuali, Klaus? Mi hai svegliato questa notte alle tre, costretto a disdire un appuntamento con il mio ragazzo, obbligata a raccontare una bugia alla tua ragazza, quindi parla e dimmi cosa vuoi.-

-Sei sempre bellissima, Elena. E non sono qui per ammirare la tua bellezza, ma per dirti che ho un piccolo problemino, e considerando la natura del problema, mi occorrerebbe il tuo aiuto.-

-Per quale ragione pensi che io sia disposta ad aiutarti, dopo che hai cercato di uccidermi varie volte? E come credi che io possa aiutarti, Klaus? Non sono capace di sedare una rivolta dei tuoi sudditi, di eliminare i tuoi avversari, o di giustificarti con Caroline. Sono venti giorni che non chiami la tua ragazza, che non le invii un messaggio o che non ti degni di rispondere alle sue chiamate. La mia migliore amica è preoccupata, terribilmente preoccupata. E se non fosse stato per gli esami imminenti, non avrebbe esitato a prendere il primo aereo per New Orleans.-

-Ho intenzione di rimediare alle mie mancanze, Elena. Sono qui per parlare con Caroline, spiegarle la situazione e chiederle perdono. Ho sbagliato a non dirle quale fosse il problema, a non confidarmi con lei, e considerando quanto lei abbia il diritto di sapere, sono qui per rimediare. Il problemino non è questo, però.-

-Quale sarebbe il problemino, allora? E’ successo qualcosa di grave a New Orleans, o dobbiamo affrontare un nuovo nemico? Non siamo pronti ad affrontare pazzi millenari, non ora che vi sono gli esami, okay?-

-Non è successo nulla a New Orleans, lì non vi sono problemi, e considerando quanto io sia il miglior sovrano del mondo, non vi sono rivolte da sedare. Il problemino riguarda la mia vita privata, ed è in casa mia, Elena.-

-Parla chiaramente, perché non riesco a seguirti.-

-Mesi fa ho avuto un incontro occasionale con una donna, una notte di sesso, che non avrebbe dovuto stravolgermi la vita, come invece ha fatto. Ero convinto che lei prendesse la pillola, mi aveva assicurato di prendere precauzioni, non ho prestato attenzione durante il rapporto sessuale, e due mesi fa lei ha partorito. Da due mesi in casa mia vi è una neonata con le guance rosse, le mani paffute, gli occhietti vispi e un sorriso bellissimo. Sono diventato padre, e considerando quanto non fossi pronto ad esserlo, ti lascio immaginare come la situazione sia complicata per me. Il piccolo problemino è mia figlia, Elena.-

La bellissima vampira mora prese il cucchiaino, iniziò a zuccherare la tisana, e ignorando completamente il suo interlocutore, iniziò a meditare. Ovviamente Klaus non aveva tradito la sua migliore amica, il concepimento vi era stato mesi prima, quando Caroline aveva ancora una relazione con Tyler, quindi non capiva il motivo per cui il suo interlocutore non avesse confessato la cosa alla sua ragazza.

Sicuramente la sua migliore amica avrebbe gridato, rotto qualche bicchiere, ma non avrebbe esitato a comprendere e avrebbe accettato di conoscere la bambina. Non avrebbe esitato ad aiutarlo con i pannolini, il latte, le tutine e le visite mediche. In quella situazione vi era qualcosa di poco chiaro, decisamente di poco chiaro. Elena portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, cessò di zuccherare la tisana, alzò lo sguardo, osservò per un secondo Klaus e poi gli fece la domanda da un milione di dollari.

-Non ho capito bene chi sia la madre, Klaus. E se sia in casa tua, perché un conto è che vi sia tua figlia, un altro che vi sia la donna con la quale l’hai concepita, non pensi?-

-Conosci benissimo la madre, perché è la stessa con la quale il cane ha avuto una relazione. E’ la lupa Hayley, Elena.-

-Ascoltami attentamente, Klaus. Tu non hai un problemino, hai un problemone, perché Caroline pretenderà la tua testa su un piatto di ferro. Il problemone non è tua figlia, ma la madre di tua figlia, che presumibilmente continua a vivere nella tua stessa casa, e se non fosse stato per lei, la mia migliore amica si sarebbe risparmiata un po’ di problemi con Tyler. Questa notizia non la digerirà facilmente, credimi!-

-Tra me e la lupa non vi è stato più nulla, lei è solo la madre di mia figlia, indipendentemente da quello che tu possa pensare o meno. Al momento non è neanche tanto la madre di mia figlia, perché è troppo concentrata su mio fratello, che sembra fin troppo interessato a lei. Se non l’ho buttata fuori di casa, è solo per Elijah.-

-Diciamo che ti credo, Klaus. Spiegami il motivo per cui non hai detto a Caroline della tua notte di sesso con Hayley, della sua gravidanza e della nascita di tua figlia.-

-Sono stato informato alla fine della gestazione, siccome mio fratello temeva che potessi ucciderla, o allontanarla da New Orleans con mio figlio nel ventre, pensa un po’. Non è stato semplice accettare la notizia, realizzarne il significato, capire se fossi capace di essere un buon padre, considerando quanto mio padre non losia stato, Elena. Ancora ora temo di essere un pessimo padre, di non riuscire a comprendere i bisogni di mia figlia, e se fossi un po’ meno possessivo, lascerei a Elijah la sua educazione. Lui sembra nato per essere padre, Elena.-

-Okay, Klaus, un passo alla volta. Sarai sicuramente un buon padre, perché sai come esserlo, siccome basterà evitare di ripetere gli errori di tuo padre. Per quanto riguarda tua figlia, vediamo un po’. Potrei vedere una sua foto, perché immagino che tu abbia un suo scatto con te, no?-

Il suo interlocutore annuì, prese il portafoglio dalla tasca dei suoi pantaloni, lo aprì e ne estrasse la foto di sua figlia. La porse alla sua interlocutrice, che lentamente la prese e minuziosamente iniziò ad esaminarla. Ritraeva una bambina bellissima, vestita con una tutina rosa, una bavetta colorata e un paio di scarpine bianche.

Aveva i capelli biondicci, le iridi marroni, il nasino alla francese, ed esaminandola attentamente, Elena si chiese dove fosse la somiglianza con la madre. Fortunatamente quella bambina non somigliava affatto a sua madre, ma era identica a suo padre, e se Elena non avesse saputo la verità, avrebbe notato una certa somiglianza con Caroline. Le sopracciglia, o le fossette, erano identiche a quelle della sua amica. Quasi impressionante, sì.

-E’ una bambina bellissima, così simile a te. Sei un bastardo terribilmente fortunato, sappilo! Caroline non riuscirà a resistere al visino della tua bambina, Klaus. E ti perdonerà per il tuo silenzio, non prima di averti lanciato qualche piatto contro, però.-

-Sono disposto a correre il rischio, Elena. Caroline è la donna che amo, quella che desidero accanto a me per il resto della mia eternità, che con un sorriso è stata capace di risvegliare un po’ della mia umanità, e considerando quanto abbia fatto per me, non potrei negarle nulla. E’ una delle persone più importanti della mia vita, ancor più dei miei fratelli e di coloro che sono stati i miei familiari di sangue. E la mia bambina è l’altra persona più importante della mia vita, a lei darei il mondo, se me lo chiedesse. Sono le mie donne, solo ed esclusivamente mie.-

-Se Damon mi dicesse simili parole, non esiterei a trascinarlo nella prima chiesa e a sposarlo. Non che non mi abbia mai detto tali parole, però ascoltarle è sempre emozionante, Klaus. Sei davvero un bastardo fortunato, credimi. E ora cosa ne diresti di offrirmi qualcosa di decente, che non sia un’altra tisana, possibilmente!-

-Direi che posso offrirti un calice del miglior champagne, Elena. Andiamo, forza!-

La bellissima vampira mora indossò il cappello, prese la borsa, lasciò la sala da the e attese che il suo amico la raggiungesse. L’originale pagò la consumazione, cavallerescamente le aprì la porta della pasticceria, aspettò che uscisse e discretamente le indicò la sua auto. Salirono sull’auto sportiva di Klaus, Elena aprì leggermente il finestrino, e quando Klaus chiuse la portiera dell’auto, andarono via.

Lasciarono dietro di loro la pasticceria anonima, le lucine natalizie, i bambini urlanti, le madri disperate e il chiacchiericcio fastidioso dei ragazzini. Sicuramente quel Natale sarebbe stato migliore, ammesso che Caroline avesse accettato le spiegazioni del suo ragazzo, o quantomeno non avesse cercato di decapitarlo, strappargli il cuore o trafiggerlo con un pugnale di quercia bianca. E conoscendo la sua migliore amica, nessuna delle ipotesi era da escludere.

-Per quanto tempo resterai qui, signore dei mostri?-

-Fino alla fine delle vacanze natalizie, perché ti interessa replicante?-

-Pura curiosità, credimi. E non vorrei che qualche nemico, decidesse di seguirti qui o attentare alle nostre vite.–

-Non vi è foglia che si muova a New Orleans, se non sono io a volerlo. Ormai quella città è mia, solo ed esclusivamente mia, Elena.-

-Felice di saperlo, Klaus. E qual è il nome della bambina?-

-Caroline, Elena!-

-Sei il miglior adulatore di questo mondo, Klaus. Caroline non potrà non amare quella bambina, credimi.-

-Ha il nome della donna che amo, Elena. Sono stato irremovibile sulla scelta del suo nome, e penso che anche per questa ragione, sua madre sia abbastanza reticente ad occuparsi di lei. Forse le ricorda troppo la donna che amo, e non solo fisicamente, chissà.-

-Lieta di sapere quanto anche tu abbia notato la somiglianza con Caroline, Klaus. Sembra quasi sua figlia.-

-Ha la sua stessa bellezza, lo so.-

Quaranta minuti dopo, Klaus spense l’auto e la parcheggiò vicino a un locale alquanto lussuoso. Aprì la portiera di Elena, le porse la mano, attese che scendesse e poi la guidò verso l’ingresso del locale. Era un bar arredato sfarzosamente, vi erano camerieri dalla divisa impeccabile, poltroncine morbidissime e una leggera musica di sottofondo. Raggiunsero il bancone, e prima che Elena potesse ordinare qualcosa, Klaus ordinò una bottiglia di champagne e una fetta di torta al cioccolato.

Le luci illuminavano il locale discretamente, creavano un’atmosfera soffusa, e se la giovane non fosse stata con il suo amico, non avrebbe esitato a baciarlo. Se fosse stata con il suo ragazzo, non avrebbe esitato a toccarlo e a mormorargli parole oscene. Sicuramente avrebbe dovuto chiedere a Damon di accompagnarla lì, appena possibile.

-In questo periodo il cane è venuto al college, Elena?-

-Che io sappia è a Mystic Falls,  Klaus. E comunque nessuna di noi due l’ha visto, ha sentito il suo odore, i battiti del suo cuore o percepito la sua presenza. Non è persona gradita.-

-Non solo per te è una persona non gradita, Elena. Avrei dovuto ucciderlo, dopo averlo liberato dalle tue catene.-

-Non sarebbe stato soddisfacente, non per te. Penso che sia molto più soddisfacente fargli capire quanto Caroline sia felice con te, come non desideri altro che te, sbaglio forse?-

-Non sbagli minimamente, Elena. E’ decisamente da me il sadismo, lo so.–

Il cameriere porse ai due la bottiglia di champagne, i calici e la fetta di torta. Klaus aprì la bottiglia, riempì i due bicchieri, ne porse uno ad Elena e poi brindò con lei. Brindarono al loro prossimo ritorno a Mystic Falls, al successo degli esami, al Natale imminente, alla bellezza di un vita infinita e alla bambina. Brindarono a Caroline, Damon, alla piccola Caroline, alle persone che Elena amava e a quelle che Klaus evitava di asservire a sé.

Bevvero lo champagne, Elena mangiò un pezzettino della buonissima torta a cioccolata, Klaus pagò, ritornarono all’auto e vi salirono. Klaus doveva spiegare la situazione a Caroline, mentre Elena doveva rispondere alle diciassette chiamate di Damon, recuperare l’appuntamento con lui, e fingere anche di studiare un po’. Decisamente avevano una serata densa di impegni.


Caroline era nervosa, temeva di non riuscire a superare gli esami, desiderava che il suo ragazzo rispondesse alle sue chiamate, e considerando quanto la sua migliore amica fosse incapace di mentirle, non capiva neanche il motivo per cui le avesse detto una bugia.

Elena le aveva detto che sarebbe andata alla biblioteca comunale, per rifinire una delle tesine di fine semestre, ma era stata incapace di evitare che la sua vocina tremasse, quindi Caroline aveva compreso quanto la sua amica le avesse mentito. Ignorava la ragione della sua bugia, però. E ora era  al centro della loro stanza universitaria, circondata da libri spessi, coperta da una coperta leggera, con una matita tra le labbra e un evidenziatore nei capelli. Aveva gli occhiali da lettura sul naso, una felpa di due taglie più grande di lei, un pantalone stropicciato e un caffè decaffeinato accanto a sé. Leggeva l’ultimo capitolo del libro, sottolineava i concetti fondamentali, li ripeteva tra sé, chiudeva le palpebre e cercava di memorizzarli.

Domani vi sarebbe stato il primo esame di fine semestre, e considerando quanto la titolare del corso fosse terribile, non era il caso di sfidare la sorte e presentarsi impreparata. Fuori non era possibile ammirare la Luna, le stelle non illuminavano la volta, una cornacchia gracchiava e un gattino miagolava. Soffiava un vento freddissimo, sicuramente il giorno seguente sarebbe stato uggioso, e tenendo conto di quanti vestiti avesse lasciato a Mystic Falls, Caroline non sapeva proprio cosa dovesse indossare.

Avrebbe potuto prendere qualcosa dal guardaroba della sua migliore amica, se Elena avesse avuto un po’ di gusto nell’acquistare gli abiti e se non avesse indossato perennemente pantaloni o vestiti improponibili. Velocemente le lancette dell’orologio da polso scandivano il tempo, il gattino continuava a miagolare, e mentre Caroline giunse alla fine del capitolo, qualcuno pensò bene di bussare alla porta della sua stanza.

Erano le venti, ed era alquanto improbabile che qualche studente avesse organizzato una festa, quindi la vampira bionda si chiese chi fosse. Si alzò dal pavimento, calzò le ciabatte, tolse l’evidenziatore dai capelli e poi aprì la porta. Vi era un uomo bellissimo, con un sorrisino sornione, un accenno in più di barba e un giubbino di pelle. Vi era il suo ragazzo, venuto da New Orleans per lei. Vi era Klaus, sì.

-Chi non muore si rivede, Niklaus!-

-Sono stato un po’ impegnato, Caroline. Non è semplice gestire una città, soddisfare i desideri dei propri sudditi ed eliminare ogni nemico. E’ complicato, sì.-

-Complicatissimo trovare cinque minuti per rispondere a una delle mie telefonate, per richiamarmi o accettarti che non fosse successo nulla di grave. E se avessi avuto bisogno del tuo aiuto, Klaus? Se un altro licantropo mi avesse morso, e io avessi necessitato del tuo sangue, Klaus? Sarei morta sicuramente, perché non sarei riuscita a contattarti. E ora per quale motivo sei qui? Vuoi forse farti perdonare? Se sì, dove sono i miei gioielli?-

Caroline arricciò il nasino, inclinò le labbra in una smorfia ironica, permise a Klaus di entrare nella sua stanza, e mentre lui richiudeva la porta dietro di sé, lei comprese pienamente quanto avesse avvertito la sua assenza. Aveva desiderato nuovamente le sue mani sul suo corpo, la sua bocca sui suoi capezzoli e lui dentro di sé.

Aveva sperato di ritornare a rivedere i suoi tatuaggi, i muscoli delle sue spalle flettersi, il suo sorriso diabolico e i suoi occhi bellissimi. E ora era lì, nella sua stanza, seduto sul suo letto e attendeva impaziente che lei lo raggiungesse. Caroline sedé accanto a lui, poggiò le gambe sulle sue cosce, abbassò la cerniera della felpa, e prima che potesse fare altro, Klaus la attirò inevitabilmente a sé.

Caroline si ritrovò seduta a cavalcioni sulle cosce del suo ragazzo, gli tolse la giacca, avvicinò le labbra alle sue e attese che lui colmasse la distanza. Klaus la baciò. Fu un bacio vorace, lungo, intenso, desiderato e bagnato. Abilmente il suo ragazzo la privò della felpa, le sbottonò il gancetto del reggiseno, massaggiò i suoi sensi, poggiò le mani sui suoi glutei e li strinse. Caroline gli strappò la maglia, sfiorò con le mani i suoi tatuaggi, sbottonò il bottone dei jeans, e prima che potesse abbassargli i boxer, fu fermata dal suo ragazzo.

Klaus interruppe il bacio, la sollevò leggermente, le strappò i pantaloni, le mutande, si liberò dei suoi boxer e finalmente le concesse di ritornare a sedere su di lui. La vampira bionda avvertì il pene eretto del suo ragazzo, comprese quanto lei fosse bagnata, iniziò a strofinarsi contro il suo pene, e prima che potesse gemere realmente di piacere, il vampiro originale la penetrò. Fu un affondo secco, privo di preavviso e minimamente doloroso per la ragazza. Lei era bagnata, troppo bagnata per resistere ulteriormente. Caroline poggiò le mani sulle spalle del suo ragazzo, lui iniziò a spingersi dentro di lei, rafforzò la presa sui suoi glutei, avvicinò le labbra al suo orecchio e vi sussurrò dentro quanto avesse avvertito la sua assenza.

La vampira non riuscì a reprimere alcun gemito, e  prima che potesse raggiungere l’orgasmo, poggiò le labbra sul collo del suo ragazzo e lo morse. Klaus apprezzò la sua iniziativa, a sua volta la morse, e dopo Caroline, non riuscì a non venire anche lui. La bellissima vampira bevve il sangue del suo compagno, lo apprezzò, e prima che si allontanasse dal suo collo, notò quanto anche il vampiro originale apprezzasse il suo sangue.

Ansimavano, gemevano e non cessavano di guardarsi l’uno negli occhi dell’altra. Klaus interruppe il contatto visivo, delicatamente la sollevò, le indicò il letto, Caroline vi si distese e lui non esitò a imitarla. Abbracciò la sua compagna, coprì i loro corpi con una coperta, e prima di stringerla a sé, le disse quanto avesse desiderato averla con lui a New Orleans.

-Anch’io avrei voluto essere lì con te, Klaus.-

L’originale era tentato di addormentarsi, ma sapendo quanto non potesse rinviare ulteriormente la conversazione, decise di impedire anche alla sua compagna di dormire. Strofinò il naso contro il suo collo, la sentì ridacchiare, avvicinò le labbra al suo orecchiò e iniziò a rimediare alle sue mancanze.

Le spiegò il motivo per cui non avesse risposto alle sue chiamate, quanto fosse stato complicato metabolizzare la paternità, accettare un tale cambiamento e capire quanto potesse amare un’altra persona. Le raccontò del suo incontro con Elena, di come avesse ottenuto da lei un po’ di rassicurazione, di quanto temesse di perderla e di come non potesse accettare di vederla allontanarsi da sé. Le chiese perdono, per non averle detto prima la verità e attese una sua reazione. Caroline era distesa accanto a lui, aveva le mani poggiate sul suo petto, gli occhi un po’ umidi e cercava di reprimere le lacrime.

Klaus temeva che potesse realmente fuggire da lui, lasciarlo in quel letto, rivestirsi e uscire definitivamente dalla sua vita. La teneva stretta a sé, quasi la privava del respiro, per timore che potesse abbandonarlo lì. La vampira bionda non sapeva cosa dire, perché non vi era molto da dire, e poi aveva avuto abbastanza tempo per metabolizzare la novità.

Dieci giorni prima aveva chiamato la bionda ossigenata di New Orleans, impaziente di comprendere il motivo per cui il suo ragazzo non rispondesse alle sue chiamate e la sorella non aveva esitato a delucidarla. Le aveva raccontato del concepimento del bambino, di come Elijah avesse tentato di tenere segreta la gravidanza, di quanto il maggiore dei fratelli amasse la lupa e di come Klaus riuscisse difficilmente ad accettare la novità.

Credeva al suo ragazzo, al fatto che non vi fosse stato altro tra lui e la lupa, e nonostante capisse la ragione per cui lei continuava a restare nella sua abitazione, avvertiva una profonda irritazione e non riusciva a non essere gelosa di Hayely. Odiava profondamente quella lupa, sì. E ora era lì, stretta al suo compagno, sapeva quanto lui attendesse una risposta e temesse di vederla allontanarsi da sé. Ma Caroline non avrebbe mai potuto lasciarlo lì, perché lo amava profondamente, e poi le sarebbe piaciuto conoscere sua figlia. La sua bambina, forse la loro bambina.

-Sapevo della novità, ma attendevo che tu me lo dicessi. Dieci giorni fa ho chiamato tua sorella, ero preoccupata per il tuo silenzio, e nonostante la bionda ossigenata fosse reticente, l’ho convinta a spiegarmi la situazione. So quanto Elijah sia interessato a Hayely, come lei ricambi tale interesse,  ma non riesco a non essere indispettita. Non mi piace che lei sia lì, in casa tua, nelle tue stanze e nella tua città. Penso di dovermi abituare all’idea, in fondo è la madre di tua figlia, nonostante non ami occuparsi molto di lei, no?-

-Se vuoi, posso allontanare sia lei che mio fratello da New Orleans. Potrei addormentare nuovamente anche mia sorella, che ha osato spiegarti la situazione, prima che io ne avessi la possibilità. Per te potrei fare tutto, Caroline.-

-Non sarebbe giusto, perché sono la tua famiglia. E poi dovresti allontanare tutti dalla tua città, siccome sono gelosa di tutte le persone che ti circondano e occupano le tue giornate. Penso di poter convivere con la mia gelosia, Klaus.-

-Davvero sei gelosa di me, Caroline? Non avrei mai sperato di sentirtelo dire, credimi. E per quale motivo non hai raccontato della novità alla tua migliore amica? Non dirmi che anche lei sapeva, ma ha preferito non dirmelo.-

-Non ho avuto il tempo per confidarmi con Elena, perché mi è servito qualche giorno per metabolizzare la novità, Klaus. Non ho intenzione di lasciarti, abbandonarti o fuggire da questo letto. Avrei solo un paio di domande, però.-

-Ti ascolto, tesoro.-

-Come hai potuto fidarti di lei, Niklaus? Una donna ti dice che prende la pillola, tu non ti trattiene e dai per scontato che lei abbia detto la verità. Altre volte l’hai dato per scontato? Non vorrei che vi fossero altri tuoi figli nel mondo, Klaus.-

-So che vorresti una famiglia numerosa, ma non vi sono altri miei figli e mai vi saranno. Ho dato per scontato che lei fosse stata sincera, che la pillola fosse sufficiente come contraccettivo, mi sono lasciato trasportare dagli ormoni e non ho prestato attenzione a nulla. Non pensavo che lei potesse ritrovarsi ad aspettare mia figlia, Caroline.-

-Ti credo, sì. E ora ho un’altra domanda.-

-Dimmi, Caroline.-

-Mi dici il nome della bambina, Klaus? La bionda ossigenata non ha voluto dirmelo, anzi si è limitata a ridacchiare e a interrompere la chiamata. Solo per questo meriterebbe di dormire altri dieci anni, credimi.-

-Il nome di mia figlia è il tuo, Caroline.-

-Non dirmi che l’hai chiamata come me, Klaus!-

-L’ho fatto, sì. Perché la mia Caroline è identica a te, ha le tue fossette, il tuo nasino alla francese, le tue ciglia e il tuo sorriso. Sarà anche intelligente come te, perché bellissima quanto te lo è già, Caroline.-

-Voglio conoscerla, Klaus. Devo conoscerla.-

-La conoscerai entro la fine dell’anno, perché ho intenzione di portarti con me a New Orleans. Festeggeremo lì la fine dell’anno, con i miei sudditi, i miei fratelli e mia figlia. Finalmente conosceranno la loro regina, tesoro.-

-Mi piace terribilmente il programma, Klaus. Mi piace, sì.-

Il vampiro originale sorrise, comprese quanto il suo cuore fosse libero da un peso, progettò di trascorrere il Natale a Mystic Falls, il capodanno nella sua città, strinse a sé la sua compagna e cedette al sonno. Caroline sorrise, poggiò il viso sul petto del suo compagna, ignorò il disordine sul pavimento della sua stanza, chiuse le palpebre e cedette anche lei al sonno. Fuori dalla stanza, in un angolo nascosto del college, vi erano due ragazzi ed erano impegnati a discutere.

Lui ringhiava tra i denti, lei lo spintonava, e prima che potessero cadere entrambi, il ragazzo strinse la ragazze a sé e le morse il collo. Assaggiò il suo sangue, lo gustò, leccò la ferita, attese che guarisse, allontanò le labbra dal suo collo e la guardò. Lei era deliziosamente imbronciata, esasperata dalla gelosia del suo ragazzo e segretamente divertita.

Sarebbero trascorsi i secoli, ma Damon non avrebbe mai cessato di pronunciare velate insinuazioni, capaci di destabilizzarla, irritarla e farle comprendere quanto lui tenesse veramente a lei. Elena poggiò le mani sul suo viso, avvicinò le labbra alle sue, delicatamente le sfiorò, poi portò la sua bocca al suo orecchio e lì vi sussurrò qualcosa di terribilmente osceno. Damon sorrise machiavellicamente, la strinse maggiormente a sé, e prima che potesse inchiodarla contro la cortezza del pino, le domandò ancora una volta dove avesse trascorso il pomeriggio.

-Lo sai benissimo, Dio. Sono stata in un squallida sala, poi in un locale sfarzoso e vi sono stata con Klaus.-

-Non sapevo che ti interessassero i vecchi, Elena.-

-Non mi interessa lui, non mi interessa nessuno, tranne te. Mi interessano gli idioti, che di cognome fanno Salvatore, Damon. E considerando quanto tu sia l’unico Salvatore idiota esistente, ti lascio immaginare chi mai possa interessarmi, okay?-

-Diciamo che ti credo, Elena. E cosa voleva la mummia da te?-

-Raccontarmi di sua figlia, del suo timore di non essere un buon padre e della sua paura di perdere Caroline. E ora possiamo smettere di parlare di lui, Damon?-

-Direi che possiamo chiudere il discorso qui, sì. E ora è mio dovere farti rilassare, d’accordo?-

-Come avresti intenzione di farmi rilassare, Damon? Ti ricordo che la mia stanza è occupata, e non sono propensa ad interrompere alcuna cosa, okay?-

-La tua stanza è occupata, ma questa corteccia non lo è. Voglio farti mia qui, e voglio farlo ora, Elena.-

La bellissima vampira mora non rispose, lasciò che le mani del suo ragazzo la privassero dei vestiti, e prima di abbandonarsi alle sue sapienti carezze, notò quanto il suo compagno fosse impaziente di farla sua. Le iridi azzurre di Damon sembravano infuocate, risplendevano di vita propria, e tale cosa ad Elena piacque terribilmente. Le piacque, sì.

 
  
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