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Autore: Siria Lilian Black    01/03/2014    4 recensioni
Il successo può cambiare le persone, renderle stupide, far dimenticare loro il luogo dal quale hanno cominciato. Liz è cambiata da quando la sua band preferita ha raggiunto le vette delle classifiche mondiali. Ha visto cambiare il suo mondo e la sua famiglia allargata frantumarsi in mille pezzi.
Liz amava essere una Directioner, ma la sua stessa famiglia l'ha tradita e adesso quel nome le sta stretto. Ha iniziato a odiare i ragazzi che le hanno fatto provare emozioni dimenticate a causa di quelle che, un tempo, erano state le sue compagne e i suoi compagni di vita.
Li odiavo perché mai avevano provato a spiegare a quelle ragazzine che il loro compito non era esibirsi con la tartaruga in bella mostra.
Odiavo loro perché mai avevano provato a spiegare a chiare lettere che non apprezzavano essere trattati come pezzi di carne.
Li detestavo perché erano loro la ragione per la quale i giudizi si erano ripresentati.
[...]
L'idea di essere definita Directioner mi disgustava.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I loved you first, but you changed my mind.



One Direction.

Avevo iniziato a odiare quella Band.
Sì, lo ammetto, un tempo, pressappoco agli esordi, li avevo amati con tutta l'anima, ma le cose, negli anni, erano cambiate drasticamente.

Non li avevo conosciuti seguendo l'edizione inglese di xFactor, né grazie ai siti internet o alla pubblicità; ero venuta a conoscenza della loro esistenza quasi per caso: navigando su Facebook, mi era apparsa nella home page, l'immagine di un ragazzo dai capelli castani e dagli occhi verdi. Era carino, sì, ma non era stata quella considerazione a risvegliare il mio interesse; piuttosto il lieve sorriso imbarazzato che era stato immortalato sul suo volto adolescente.
Colpita dal suo sorriso, mi ero soffermata sulle parole inserite come descrizione della foto: Il ragazzo, assieme a un suo amico, per combattere la noia, era saltato sul primo volo disponibile per Ibiza e vi aveva trascorso l'intero week-end. All'epoca non mi resi conto di quanto sciocco potesse essere quel gesto, mi soffermai esclusivamente sulla convinzione che mai un ragazzo con quel sorriso avrebbe potuto essere così impulsivo.
Col tempo dovetti ricredermi. Capii che Louis, questo era il nome del ragazzo, era semplicemente così: impulsivo, appassionato, semplice, ma desideroso di regalare un sorriso al prossimo.
Incarnava perfettamente la dolcezza e l'idiozia dell'essere umano; ma era questo a farmi sorridere; il fatto che sembrava prendere le sue decisioni con leggerezza e con quell'incoscienza tipica degli adolescenti impulsiva.
Sì, finii per innamorarmi di lui.
E fu solamente grazie a quel ragazzo dal sorriso imbarazzato che conobbi il resto della Band: come lui erano ragazzi semplici, solari, amanti della musica e decisamente fuori dagli schemi. Iniziai ad apprezzarne il carattere e solamente in seguito scoprii la loro musica. Compresi ciò che assieme erano in grado di regalare al mondo e mi innamorai delle loro voci. Quei cinque ragazzi non erano solamente facce da copertina, non lo erano mai stati; erano quel genere di cantanti capaci di lasciarti col fiato sospeso e ammaliarti con la semplicità delle loro voci e delle loro parole. Non riuscivo a spiegarmi il perché di tutte quelle emozioni. Non avevo spiegazioni logiche da offrire per descrivere ciò che le loro voci erano in grado di farmi provare. Erano in grado di farmi ridere, piangere, gioire e soffrire terribilmente; il tutto in meno di tre minuti. Erano in grado di commuovermi e farmi venire la pelle d'oca.
I loro testi mi aiutarono a recuperare quel pizzico di autostima che i miei sedici anni mi avevano portato via e in poco tempo tornai a sorridere, ma a sorridere sul serio. Finalmente, dopo molto tempo, mi sentivo ancora parte di qualcosa.
Un qualcosa di grande.
Una famiglia.

Ma, si sa, la vita non è una favola.
In breve tempo raggiunsero le vette del successo e il loro fans club si allargò a dismisura. Raccolsero le critiche degli esperti della musica e in breve tempo la loro reputazione raggiunse il livello del suolo. Parenti, amici e conoscenti non riuscivano a capire come mai una come me, che di norma ascoltava musica degna di essere chiamata tale, potesse ascoltare una musica così commerciale.
Con le domande iniziarono ad arrivare le critiche infondate, i giudizi e, infine, le prese in giro.
Poco a poco smisi di interessarmi della vita attiva del Fandom.
Non mi interessava più aver a che fare con quelle stesse ragazzine che in poco tempo avevano iniziato a definirli dei dei gran gnocconi, pezzi di carne da farsi sui chiodi. Quei cinque ragazzi che avevo amato con tutta l'anima, in meno di due anni erano diventati solamente dei bei faccini la cui utilità era solamente quella di eccitare un manipolo di ragazzine immature. Non riuscivo ad accettare che di un cantante si potesse preferire l'aspetto fisico a quello artistico. Quel mondo mi stava stretto. Non sopportavo di essere paragonata a quelle stupide ragazzine. Amavo la loro musica e il loro carattere; non desideravo i loro corpi e le prese in giro erano divenute insostenibili.
Così iniziai a odiarli.

Li odiavo perché mai avevano provato a spiegare a quelle ragazzine che il loro compito non era esibirsi con la tartaruga in bella mostra.
Odiavo loro perché mai avevano provato a spiegare a chiare lettere che non apprezzavano essere trattati come pezzi di carne.
Li detestavo perché erano loro la ragione per la quale i giudizi si erano ripresentati.
Continuavo ad ascoltare la loro musica, ma di loro non volevo più sentire parlare.
L'idea di essere definita Directioner mi disgustava.
Riposi tutte le magliette e i gadget nel cassetto nascosto dell'armadio e, se un tempo avevo sognato di poterli incontrare, iniziai a ignorare le date e lasciai che le informazioni sulla loro posizione geografica mi scivolassero addosso come gocce d'acqua.
Col mio disinteresse i giudizi nei miei confronti iniziarono a diminuire; ma ancora leggevo sul web post osceni.
Vedevo foto di ragazzine piegate a novanta contro i loro poster.
Leggevo di ragazzi e ragazze pestati a sangue per i loro gusti musicali.
I ragazzi e le ragazze continuavano a suicidarsi a causa delle critiche.
La nostra, la loro famiglia si era spezzata in mille pezzetti e io non riuscivo più a riconoscere quel mondo che mi aveva accolta tre anni prima.
E la colpa... la colpa era solamente loro.




Hola.
Questo vuole essere solamente un esperimento.
Non so se mai avrà un seguito, credo si tratti più di uno sfogo che di una long fiction vera e propria, in ogni caso, vi chiedo, anzi vi IMPLORO di non recensire se l'unica cosa che siete in grado di dirmi è «Bello, aggiorna presto!». So di non essere un asso, perciò, per crescere ho seriamente bisogno del vostro aiuto. Preferisco le bandierine bianche e rosse alle verdi, se a seguito di queste ultime restano solamente parole vuote.
Non mi interessano i complimenti, sono le critiche che cerco, perciò, se avete qualcosa da dire, vi prego di farvi avanti, sarò felice di migliorare grazie al vostro aiuto.
Detto questo, vi lascio.
Probabilmente se ci sarà un secondo capitolo, potrebbe anche comparire un banner, ma non assicuro niente.
Alla prossima, Siria.

   
 
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