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Autore: lilyhachi    02/03/2014    3 recensioni
(Stydia; ispirata ad una puntata di Supernatural)
Perché dormiva nello stesso letto di Stiles Stilinski? Perché sembrava una cosa normale?
Stiles si era mostrato calmo, come se la cosa non lo turbasse minimamente ma come se si trattasse di una scena spontanea e quasi naturale. Era lei ad essere sconvolta e non era assolutamente normale. Se la scena fosse stata reale, Stiles avrebbe indubbiamente dato di matto o si sarebbe mostrato in qualche modo nervoso, e invece no. Cosa diamine stava accadendo nella sua testa?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Since the third grade'
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Maybe in another universe

 
I
 
I slept with Stiles Stilinski
 
“I know you, I walked with you once upon a dream.
I know you, the gleam in your eyes is so familiar a gleam”.
(Lana Del Rey – Once upon a dream)
 
“Sono ancora libera di dire che questa non mi sembra esattamente una buona idea?”.
Lydia si beccò la terza occhiataccia della serata da parte di Derek, mentre Scott si limitò a quel solito sguardo di apprensione da cucciolo bastonato che sfoggiava quando un membro del suo branco faceva o diceva qualcosa per nulla corretto secondo gli altri.
La ragazza si lasciò andare ad uno sbuffo e strinse maggiormente la presa sulla balestra che le era stata procurata da Allison, mentre quest’ultima avanzava con lentezza al suo fianco, impugnando il fucile, e Stiles teneva fra le mani la sua fidata mazza da baseball.
“Sicuri che fosse qui?”, domandò Isaac, osservando quella specie di casa abbandonata e dall’aria per nulla invitante che si ergeva nel più totale nulla della foresta.
Dire che fosse fatiscente e abbandonata era poco, quella casa non trasmetteva nulla di buono all’animo di Lydia che proprio non capiva perché si fossero recati lì, come fossero i Fantastici Quattro…anche se in quel caso erano almeno in otto.
Si voltò verso Derek: lui era decisamente la Cosa, l’aria burbera c’era e aveva praticamente la conformazione di un armadio in grado di provocarle un trauma cranico nel caso fosse andata a sbattere contro di lui. Soffocò un sorrisetto che poco si adattava alla situazione già troppo tesa e per nulla divertente, cosa che non sfuggì al licantropo che, tanto per cambiare la guardò in cagnesco, con la solita espressione da “ti strappo la gola a morsi”.
Isaac non era abbastanza aitante per essere la Torcia Umana, forse quel ruolo poteva essere meglio rivestito da Aiden, quindi convenne che Isaac era una semplice comparsa. Stiles Stilinski non poteva essere altro che Mister Fantastic anche se l’unica cosa che aveva in comune con lui era la mente geniale, ma forse avrebbe preferito avere anche i suoi poteri e, cosa non meno importante, la sua fidanzata. Forse lo stesso Stiles, nel suo universo dei Fantastici Quattro di Beacon Hills, l’avrebbe vista come una perfetta Susan Storm, meglio conosciuta come la Donna Invisibile, con urlo e udito supersonico come extra.
Prese un respiro profondo e continuò a camminare insieme al resto della gang verso la casa, alla ricerca di questo fantomatico esserino soprannaturale che aveva ben pensato di infestare Beacon Hills, come se i problemi non fossero già abbastanza.
“Lydia, tu vai insieme ad Allison, Isaac e Derek con me, Stiles insieme ai gemelli”.
Stiles alzò gli occhi al cielo e mostrò una smorfia di disappunto ma preferì non lamentarsi, mentre Lydia lo osservava con espressione divertita, notando come i gemelli non gli andassero minimamente a genio…o meglio, tollerava soltanto Ethan.
Nessuno si oppose agli ordini di Scott, così Lydia, ancora un po’ titubante e sentendo la totale mancanza del suo letto e della ciotola di pop corn che avrebbe preparato con tanto amore e devozione, seguì la cacciatrice verso l’ala est della casa.
“Cosa stiamo cercando di preciso?”, domandò la ragazza con una voce così bassa che forse Allison neanche l’aveva udita. “Spero non un altro kanima o Darach”.
Allison le rivolse un sorriso incerto, tornando a guardare dinanzi a sé, fin quando non si trovarono in quella che un tempo doveva essere una cucina ma ora non era altro che un ammasso di cianfrusaglie polveroso e con una puzza di chiuso insopportabile.
La cacciatrice si spostò verso la stanza adiacente mentre Lydia venne attirata da una porta che doveva condurre nello scantinato.
Deglutì pesantemente e strinse la balestra, per poi spingere la porta con una leggera pressione del piede.
Lydia strizzò gli occhi e impugnò meglio la balestra, aspettandosi di incappare in un mostro orribile con la faccia deturpata e senza denti ma non c’era niente, se non il buio. Sospirò con fare sollevato e non vedendo Allison dietro di lei, decise di andare in perlustrazione. Accese la torcia che aveva preso prima di entrare nella casa, nascosta da chissà quanto tempo sotto il sedile della jeep di Stiles, e cominciò a scendere le scale, osservando con attenzione l’ambiente circostante.
Sembrava che si trattasse di un semplice e innocuo seminterrato in cui non c’era traccia di individui soprannaturali, o almeno questo era quello che Lydia Martin credeva. La ragazza rabbrividì, mentre una strana sensazione di angoscia le percorreva lentamente la spina dorsale, costringendola a smuovere il collo e a voltarsi di scatto. Era appurato: quel posto non le piaceva e nemmeno quel sottoscala.
C’era qualcosa lì sotto e, per la precisione, proprio insieme a lei. Si voltò ancora di scatto, seguendo quelli che sembravano movimenti ma che riusciva a percepire soltanto attraverso dei leggeri fruscii per niente rassicuranti. Cercò con tutta sé stessa di far sparire il groppo che le si era creato in gola al pensiero che un altro Darach sarebbe sbucato fuori di lì a pochi secondi, usandola come sacrificio.
“Oh mio Dio, sto per morire”, sussurrò, prendendo la via delle scale.
Non appena Lydia voltò le spalle venne afferrato da qualcosa, o meglio, da qualcuno che la premette con forza contro il muro. La balestra cadde dalle sue mani insieme alla torcia, impedendole di vedere completamente il suo aggressore, e quando tentò di gridare, una mano si posò sulla sua bocca e l’altra sulla fronte, spingendola ancora di più. Lydia non riusciva a ragionare, poiché le forze le stavano stranamente venendo meno.
Una flebile luce che filtrava da una piccola finestra in alto illuminava il viso di colui che sembrava intenzionato a farle chissà cosa. Il volto era completamente umano ma ciò che non poteva assolutamente rientrare nella categoria “normale” erano una serie di tatuaggi che ricoprivano completamente il viso, cosa che stranì Lydia non poco. L’uomo, se così si poteva definire, strinse la sua mascella in una mano.
Cosa le stava facendo quel mostro? Tentò un’ultima volta di dibattersi ma non ci riuscì mentre quella specie di fenomeno da baraccone stringeva sempre di più la mano attorno al suo viso, facendola gemere di dolore.
Sembrava che le stesse perforando il volto e Lydia temette con un certo terrore che a breve glielo avrebbe frantumato, ma non andò esattamente in quel modo.
La mano libera venne sollevata ad una certa distanza dal suo volto, e una luminescenza blu cominciò a diramarsi dalle sue dita ossute, come se le stesse facendo una sorta di strano abracadabra. Perché doveva capitare proprio a lei poi? Quel coso non poteva aggredire Derek, Scott o Isaac? Almeno loro se lo sarebbero tolto di dosso in meno di un minuto…no, forse ad Isaac non sarebbe andata in quel modo, anzi, sarebbe capitolato subito.
Intanto, lei era costretta dalle sue “non” prestanze fisiche e dall’impossibilità di gridare a starsene lì inerme a guardare come fosse la spettatrice di uno stupido e scadente spettacolo di magia. Non fece neanche in tempo a formulare quell’ultimo frustante pensiero che poi, per Lydia, fu soltanto il buio più totale.
 
“Ma che diavolo?”.
Lydia allungò la mano verso il comodino, tenendo ancora una parte del viso nascosto nel cuscino, per spegnere quella maledetta sveglia che trasmetteva canzoni strane. Quando aveva impostato la musica come segnale di allarme? E soprattutto, quando aveva iniziato ad ascoltare quel genere di musica?
Lydia Martin aveva decisamente troppo sonno per porsi domande inutili ad orari sicuramente improponibili del mattino e così si beò ancora della morbidezza del cuscino, senza la minima intenzione di alzarsi. Era domenica e poteva godersi un po’ di meritato riposo. Uno strano calore alle sue spalle iniziò a stranirla ma probabilmente stava facendo soltanto fatica a distinguere il sonno dalla veglia…peccato che Lydia si fosse del tutto sbagliata. Sbadigliò sonoramente e si voltò, senza aprire gli occhi che non ne volevano proprio sapere di scontrarsi con quella luce dispettosa che entrava dalla finestra sulla parete di fronte al suo letto. Ma da quando aveva la finestra proprio lì? Qualcosa non andava. Lydia aprì gli occhi e si fece così indietro con il busto che quasi cadde dal letto.
“Lydia, ma che cavolo fai? Torna a dormire”.
La voce di Stiles Stilinski la lasciò di sasso, facendola tremare leggermente mentre la convinzione di trovarsi in uno strano sogno prendeva pieno possesso della sua mente.
“S-Stiles?”, domandò lei, come se non conoscesse già la risposta e coprendosi immediatamente con la coperta, nonostante indossasse una semplice maglietta.
Il ragazzo sbadigliò, portando le braccia verso l’alto e puntellando sui gomiti sul materasso per guardarla meglio in viso e Lydia dovette constatare che non c’era alcun dubbio. Stiles Stilinski era di fronte a lei. I capelli erano leggermente scompigliati, gli occhi ridotti a due fessure e la scrutavano con minuzia alla ricerca di un motivo per il suo comportamento. Perché la guardava come se fosse pazza?
Non c’era niente che non andasse in lei, o almeno sperava, eppure Stiles continuava a fissarla con un sorrisetto divertito.
“Ho capito”, esclamò, soffocando un altro sbadiglio e rimettendosi sotto le coperte.
“Allison ieri ti ha portato a bere con Erica, e ti sei presa una sbronza”.
“N-no”, tentò di giustificarsi lei con sdegno e senza nemmeno capirne il motivo. “Sono lucida e non sono affatto sbronza, sono perfettamente sveglia e consapevole…credo”.
“Torna a dormire”, continuò lui con gli occhi chiusi, battendo il palmo sul materasso.
In effetti, sembrava che si stesse giustificando più con sé stessa che con Stiles.
Da quando Lydia Martin giustificava ogni sua minima azione? La verità era che aveva bisogno di sapere ad ogni costo se tutto ciò fosse reale…anche se non poteva esserlo. Lydia stava sognando e la sua mente le stava facendo qualche scherzetto del cavolo.
Osservò la stanza in cui si trovava e notò con estrema sorpresa che non era la sua camera, cosa che aveva intuito ma sperava ancora di essersi completamente sbagliata. La stanza era abbastanza grande e molto luminosa; fu strano ammetterlo ma c’era qualcosa lì dentro in grado di trasmetterle calma e serenità, come se si trattasse di una perfetta oasi di felicità del tutto distaccata dal resto del mondo. Le pareti erano di color verde acqua, mentre il letto in cui si era risvegliata non aveva proprio nulla di quello in cui aveva dormito per ben diciassette anni…anzi, aveva soltanto il suo cuscino.
Il resto era tutto nuovo, a partire dalla persona con cui lo condivideva.
Lydia inspirò forte, osservando ancora quella figura accanto a lei che teneva gli occhi chiusi e respirava regolarmente, con il petto che si alzava e si abbassava calmo mentre il suo cuore sembrava volesse esploderle nel petto per tutta l’agitazione che stava sentendo.
La coperta blu copriva Stiles solo fino alla vita, permettendo a Lydia di osservare meglio il viso del ragazzo e il fisico sempre asciutto e ben delineato. Si riscosse quasi subito. Sì, stava decisamente sognando. Qualcuno doveva averla colpita molto forte in testa.
Quello era un sogno come un altro, indotto dalla sua mente perfida e burlona.
Allora perché sembrava tutto dannatamente reale?
Fece per avvicinare le dita al volto rilassato di Stiles come per accertarsi che fosse vero ma le ritrasse ancora prima che potessero arrivare a destinazione, per paura che la sua figura si potesse dissolvere o trasformare in qualcos’altro nel momento esatto in cui l’avrebbe sfiorata. A quel punto, decise che sarebbe stato meglio osservarlo in silenzio, fin quando gli occhi non avrebbero preso a bruciare per il troppo sforzo e nella speranza che potesse tornare alla realtà una volta per tutte…perché quello non poteva essere reale, per niente. Perché dormiva nello stesso letto di Stiles Stilinski? Perché sembrava una cosa normale?
Stiles si era mostrato calmo, come se la cosa non lo turbasse minimamente ma come se si trattasse di una scena spontanea e quasi naturale. Era lei ad essere sconvolta e non era assolutamente normale. Se la scena fosse stata reale, Stiles avrebbe indubbiamente dato di matto o si sarebbe mostrato in qualche modo nervoso, e invece no. Cosa diamine stava accadendo nella sua testa?
Stiles si voltò a guardarla, quasi scattando, e rischiando di farla cadere ancora una volta.
Le portò un braccio attorno alla vita, mentre Lydia sbarrava gli occhi per lo stupore.
“Stai bene? Mi fai preoccupare”, disse lui con la voce ancora assonnata e sfiorando il naso con il suo, lasciando Lydia completamente immobilizzata sul posto.
Lei voleva davvero rispondere ma era troppo provata per farlo, era stupita da quella scena e dal modo dolce e naturale con cui Stiles la stringeva a lui, senza alcun timore. Per un attimo, aveva anche trovato il tutto piacevole, poi la realtà e il ricordo della sua vita fino ad allora arrivò come una secchiata di acqua gelida, costringendola ad alzarsi. Lydia per poco non inciampò, tanto che era agitata, mentre Stiles la fissava sconcertato.
Fu solo allora che la ragazza si accorse che la maglia che indossava era decisamente troppo grande per lei e che sembrava proprio appartenere al ragazzo nella sua stessa stanza. Aveva dormito con Stiles Stilinski e non credeva che avrebbe mai detto una frase simile.
 
 
Angolo dell’autrice
 
Perfetto, l’ho fatto di nuovo. Dopo aver concluso la mia seconda long in Teen Wolf, pensavo che me ne sarei stata buona buona in un angolino a non dare fastidio a nessuno e a seguire la serie con scorta di biscotti e fazzoletti. Invece, la mia testa ha ben pensato di tirarmi un colpo basso…la colpa, tuttavia, è da attribuire anche a Supernatural. Qualche precisazione: la storia è ispirata alla puntata 2x20 di Supernatural, "Desideri nascosti", telefilm davvero grandioso che sto seguendo in questo periodo e che mi ha fatto sfornare questa cosa. In questa puntata appare il suddetto Djiin (http://it.wikipedia.org/wiki/Gin_(mitologia)), qui un link che ne parla. Chi ha visto la serie saprà che l'essere da cui Lydia è stata aggredita è un Djiin, ovvero un Genio, con cui Dean Winchester ha avuto a che fare nella 2x20 (e non solo perchè appare anche in altre puntate) e che realizza i desideri nascosti delle sue vittime (nella serie, Dean perlustra un edificio abbandonato e si imbatte in questo Genio, desiderando che sua madre sia ancora viva). Il titolo della storia proviene da una playlist sulla coppia Peter Pan/Wendy di Once upon a time trovata sul sito 8tracks, infatti, questo doveva essere il titolo di una storia riguardante loro che alla fine ha trovato un titolo più adatto, così ho pensato di riciclare questo per la storia Stydia.
Tranquilli, non sarà molto lunga (vorrei farla di circa tre o quattro capitoli) e i tempi di pubblicazione non saranno lunghi, salvo imprevisti.
Inizialmente, volevo scrivere dal punto di vista di Stiles ma ho pensato che vedere Lydia alle prese con una situazione simile sarebbe stato più divertente visto che è lei a doversi svegliare e a capire cosa prova per Stiles, quindi questo magari potrebbe essere un buon metodo per smuoverla, così ho deciso di tentare.
Nel prossimo capitolo, vedremo il resto del “sogno” in cui Lydia è stata catapultata.
Spero che questo capitolo vi piaccia e fatemi sapere cosa ve ne pare con un commento, anche piccino piccino, i pareri sia positivi che negativi sono sempre ben accetti ^^
Il banner è stato meravigliosamente realizzato dalla pagina 
Photoshop is the secret to my power ~ spero vi piaccia *-*
Alla prossima, un abbraccio :)
   
 
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