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Autore: manubibi    25/06/2008    0 recensioni
questa è un'altra mollamy...brian è stato lasciato da matt, ma ora che lui è tornato, troverà la forza di perdonarlo o si abbandonerà alla vendetta?
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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*Brian pov*

Me lo ricordo benissimo, Matt.

Mi ricordo il cielo grigio, pieno di nuvole, che minacciava un acquazzone da un momento all’altro. Mi ricordo che lo guardai solo perché tu non potessi fissare i tuoi occhi nei miei e vedere tutto il dolore che avevo dentro, perché non avrei mai lasciato che tu sapessi di avere vinto, di avermi distrutto.

-Mi spiace, Bri…ma credo di amare un altro.

Così avevi detto, sono queste le parole che mi sono scolpito in testa solo per non dimenticarle, solo per ripromettermi che se fossi tornato te le avrei risputate in faccia, e che non avrei ceduto se tu avessi cercato di riprendermi con te.

Perché la tentazione c’è, sono sempre stato sul punto di pensare che ti avrei perdonato, che forse avrei messo una pietra sopra a quelle parole…

Io ti amo ancora, Matt, so che sembra che non l’abbia mai fatto, ma tu non sai quanto mi fossi impegnato per tenere in piedi quello che c’era fra di noi, spesso mi sono ribellato alla mia natura, ho calpestato il mio amor proprio, per te.

Ma ora non succederà più, adesso ascolterò solo quello che dice il mio istinto, quello che mi suggerisce il mio egoismo. Sì, so che sono un fottuto egoista, ma adesso ne vado fiero, fanculo!

E agirò di conseguenza.

Anche se ti amo.

Mi spiace, Matty…ma dovevi pensarci prima.

********

Brian ghignò.

-Oh, davvero?-, chiese poi in tono soave, accompagnandolo con un passo verso il cantante intimidito davanti a lui.

Matt non fiatò, perché nel movimento Brian era passato sotto la luce di un riflettore.

Ed era bellissimo, la pelle bianca del viso aveva riflettuto quel bagliore rendendola candida, i capelli neri luccicavano imperlati leggermente dal sudore, le labbra si schiarirono e un sadico gioco di ombre fece risaltare la loro linea morbida. E gli occhi verdi assunsero dei toni più chiari, sottolineati dal trucco civettuolo solo leggermente sbavato. Una calamita su un chiodo, ecco una similitudine per spiegare l’effetto di quegli occhi su quelli di Matt.

Matt rimase rintronato a quella visione, aveva dimenticato quanto bello fosse quell’uomo, quante ore avesse passato a guardarlo di mattina mentre la luce entrava timidamente dalla finestra e quasi con timore reverenziale si posava sulle braccia lisce e pallide, quanto si era meravigliato in passato di piacere ad una creatura dalle fattezze così delicate, così affascinante e sicura di sé mentre lui era semplicemente un ragazzino inglese timido, impacciato e magrolino.

Il frontman dei Placebo l’aveva previsto, sapeva perfettamente quale sarebbe stata la reazione, e le labbra delicate si piegarono aggraziatamente in un altro lieve sorriso.

-Mi fa piacere-, continuò mellifluo, avvicinandosi sempre più.

Matt era impietrito, si era aspettato di tutto, per esempio strilli nevrotici…e invece l’aria non aveva ancora tremato di rabbia.

-…Sai, potrei ripensarci, Matty…potrei anche darti un’altra possibilità…

-Tu…davvero?!-, chiese il cantante dei Muse, spiazzato.

-Sì, in fondo mi hai fatto le tue scuse, potrei chiudere un occhio sul passato…

Matt era incredulo.

-Beh…beh, non…non immagineresti nemmeno quanto mi farebbe felice-, rispose poi abbassando lo sguardo e arrossendo di vergogna.

E poi sentì due dita leggere e delicate sollevargli il mento.

-Lo so, Matt…posso immaginarlo perfettamente.

Si guardarono negli occhi per qualche secondo, Matt cercava di trovare qualche bagliore inquietante dentro alle iridi meravigliose dell’uomo davanti a sé, che lo spaventassero e lo convincessero a non lasciarsi ammaliare, ma non ci riuscì.

Brian prese il suo volto fra le mani, tenendolo solo con i polpastrelli.

Matt rabbrividì, e sentì poi tutto il suo corpo rilassarsi automaticamente.

Vide quegli occhi cangianti passare dal verde all’azzurro solo col cambio della luce che riflettevano, e pensò a quanto gli erano mancati, bellissimi e indecifrabili.

Poi qualcosa di tiepido, liscio e delicato premette sulle sue labbra, si accorse di aver chiuso gli occhi. La bocca di Brian si aprì leggermente forzando anche la sue a fare altrettanto, così sentì la lingua calda e umida insinuarsi nella propria bocca cercando la sua.

Appena le due gemelle si trovarono, Matt si sciolse dal ghiaccio che lo aveva fatto irrigidire, e portò una mano alla nuca di Brian, solleticandolo e provocando così un gemito che subito morì sulle loro labbra.

Poi le due bocche si separarono e il cantante dei Placebo mormorò:

-Matthew, ho un concerto da finire. Tu aspettami qui, non scappare.

Fece l’occhiolino, si girò per tornare sotto i riflettori, e Matt fu di nuovo colto dalla meraviglia. Sembrava un essere fiabesco, o un alieno, comunque non poteva essere di questa terra.

Si sedette su una cassa e rimase ad osservare il cantante, registrando ogni cambio di espressione, ogni gesto inconsueto, sperando di coglierlo in fallo a pensare a quello che era appena accaduto, ma invece Brian fece il suo show come sempre, senza tradire la minima incertezza. Con vitalità, gioia, eccitazione per essere al centro dell’attenzione, la sua voce che rimbombava nelle orecchie di tutti lasciando solo sensazioni positive.

Alla fine si congedò con qualcuno dei suoi sorrisi magnetici alle prime file e con un gesto di saluto della mano, poi scivolò nel buio delle quinte, dritto verso Matt.

Prima che quest’ultimo potesse dire qualsiasi cosa, circondò le sue spalle con le braccia, intrecciando le dita dietro la sua nuca, e spinse di nuovo contro di lui la bocca, gli occhi, il corpo, adattandosi a quello di Matt.

L’ultima possibilità di tornare indietro.

Aveva immaginato tanto di farlo, di buttare via paura ed egoismo, di tornare nell’abbraccio di Matt, così, con semplicità, genuinamente, come faceva in quel momento.

L’ultima possibilità di togliersi la maschera.

La sua mano scivolò sul petto del cantante dei Muse, sentendo il calore della pelle sotto la stoffa, e poi risalì sfiorandogli il viso e affondando le dita fra i capelli morbidi e neri.

L’ultima possibilità di perdere la battaglia.

Stava decidendo cosa fare di quel ragazzo: farlo tornare con sé e cedere o chiudere da vittorioso con tutto quel tira e molla di litigi, riappacificazioni, separazioni e trabocchetti che c’era sempre stato fra loro?

Si sciolse dal lungo abbraccio e lo prese per il polso.

-Vieni-, disse piano.

Matt esitò, poi si fece guidare da lui. Si trovarono davanti a casa Molko, il portone in legno d’ebano, la maniglia in ottone. Deglutì, indeciso.

-Vieni!-, ripeté Brian esortandolo, gli prese la mano e accarezzò la guancia pallida e liscia del frontman dei Muse, e sentì dei brividi percorrergli la schiena. Tentennò, poi si decise e tolse il cappotto, buttandolo sul divano. Brian sapeva perfettamente cosa fare, e spinse Matt per le spalle verso la camera da letto, riprendendo a baciarlo con foga.

-Brian-, mormorò Matt in una pausa, senza la minima idea del perché.

-Matthew-, ghignò l’altro maliziosamente.

Presto finirono entrambi sdraiati di lato, scambiandosi dei baci affamati a causa della lunga astinenza che le loro labbra avevano dovuto sopportare.

Brian poi si posizionò con delicatezza sul bacino di Matt, si tolse la maglietta e lasciò che lo sguardo del partner lo passasse in rassegna.

Aveva quasi dimenticato come quel corpo asciutto e chiaro fosse una dipendenza per lui, e gli accarezzò il petto timidamente, come se fosse ancora titubante. La sensazione della pelle calda e dei muscoli tesi fu il colpo di grazia, e sospirò di desiderio.

Brian afferrò l’orlo della sua, di maglietta, e prese ad accarezzare il busto di Matt, che sentì immediatamente l’eccitazione salire, il corpo muoversi da sé, il rossore tingergli lievemente le guance, il sudore cominciare a formarsi sulla fronte e i brividi percorrerlo come una scossa elettrica. Si trovò anche lui a petto nudo, respirando irregolarmente, fuori controllo.

Brian, divertito e impaziente, nascose il viso sotto il suo mento e torturò con sapiente dolcezza e sensualità il collo del moro, con le labbra e la lingua.

Matt iniziò a gemere piano e Brian giocherellò con la cerniera dei suoi pantaloni, massaggiando sensualmente il rigonfiamento in mezzo alle gambe del ragazzo.

Eccitato, Matt chiuse gli occhi e mormorò:

-Fallo, Brian…fallo...

Sentendolo, quest’ultimo lo accontentò volentieri, sfilandogli i jeans lentamente.

La vista dell’erezione di Matt lo deliziò, e per un momento si ricordò delle volte in cui l’aveva succhiata, presa delicatamente fra le mani, delle volte in cui se ne era impossessato. E non sapeva ancora se quella sarebbe stata l’ultima volta, stava ancora soppesando le possibilità, convinto che tutto dipendesse da lui.

Con le mani gli accarezzò i fianchi e gli baciò il petto e poi il ventre, lasciando dietro di sé una scia calda e umida.

-Dimmi che ti sono mancato-, sussurrò poi risalendo all’orecchio.

-Brian, perdonami, io…adesso capisco quanto ho sbagliato…

Una fitta allo stomaco, di rabbia. Solo ora capiva? Solo ora era arrivato il pentimento? O lo diceva solo per esortarlo a…concludere?

Se aveva esitato sull’esito della serata, questo fu il momento in cui decise di continuare senza dubbi la via che aveva scelto.

Lo fece voltare di schiena e lo baciò sulla nuca premendo forte le labbra. Ascoltando i sospiri di Matt, si liberò freneticamente di pantaloni e slip, poi si aggrappò al bordo di quelli del compagno, mentre quello stringeva le dita al cuscino e si metteva a carponi, la schiena inarcata e le gambe aperte, aspettando di accoglierlo.

Brian lo osservò ghignando, lo prese lentamente per i fianchi e si avvicinò attirandolo verso di sé.

Poi insinuò una mano fra le sue gambe, passando per il fianco, e prese l’erezione calda e dura fra le dita, cominciando a farle scivolare avanti e indietro dalla base fino alla punta, e sapeva qual era il modo di farlo per compiacerlo di più, lentamente e delicatamente.

-B-Brian-, gemette Matt al suo tocco lascivo.

Sentendosi chiamare, si posizionò fra le gambe del compagno, poi con lentezza diede la prima spinta, baciandogli e spalle e il collo.

Matt gemette di piacere ma anche di dolore, avendo perso l’abitudine alle sue incursioni.

Brian gli baciò la schiena e poi diede un’altra spinta e un’altra ancora, sentendo il proprio organo pulsare sempre più, la mano aumentare gradualmente la velocità con cui stimolava Matt, e l’eccitazione aumentare guardando la sua schiena muoversi come un’onda e seguire il proprio movimento.

Dopo qualche altra spinta, Matt contrasse le dita, chinò la testa chiudendo gli occhi e urlò:

-Brian…Brian, ti amo!!

Erano queste le parole che voleva sentire. Capì che Matt stava raggiungendo l’orgasmo, e durante una spinta raggiunse il suo orecchio:

-Davvero, Matt?

-Sì! Si, Brian!-, gridò ancora quest’ ultimo, sentendo che stava per venire, che di lì a poco sarebbe esploso.

Proprio un attimo prima che succedesse, Brian si fermò, lasciandolo andare e uscendo dal suo corpo.

Matt, confuso e stordito, spalancò gli occhi, si concesse qualche secondo per riprendere fiato e poi balbettò flebilmente, con un presentimento che cominciava a farsi largo in lui:

-Bri…Bri, che succede?

Brian sogghignò, passò un dito sulla sua fessura facendolo rabbrividire, poi rispose:

-Allora tu mi ami? Che peccato, dato che per me non è lo stesso.

Matt si irrigidì, poi si voltò di scatto.

-E allora perché sei tornato qui?

Brian sorrise, improvvisamente lo inchiodò al materasso per i polsi e lo baciò di nuovo, esplorandolo a fondo con la lingua, lussurioso e violento, come se quella fosse solo un’altra beffa.

-Perché in realtà volevo solo una scopata, come tutte quelle che mi sono fatto in questi mesi. Cose come “ti amo” non fanno parte della mia vita, Matty.

Matt sbiancò, e sentì le budella protestare assieme al moto che gli faceva tuonare il petto.

Una lacrima luccicante spuntò incontrollata dall’angolo dell’occhio azzurro che fissava quelli grigi dell’uomo sopra di sé, che sorrise di nuovo, trionfante.

-Allora potevi finire di scoparmi-, ringhiò Matt, cercando di controllare la voce.

-Ti importa di più della scopata che di sentirti dire che non ti amo?-, lo derise Brian.

-Sì…Perché sotto sotto mi aspettavo una cosa del genere. Come dici tu, dire “ti amo” non è da te.

Matt lo spinse via a fatica, come se tutte le forze lo avessero abbandonato di colpo, lasciandolo attonito mentre si rivestiva.

-Non capisco qual è il tuo gioco, Matt-, borbottò Brian.

L’altro lo guardò, e poi replicò:

-Beh…credi che prima non avessi una vaga idea di cosa cercavi di fare? Non sono stupido, so quanto sei vendicativo e una cosa del genere me l’aspettavo…solo che ho sempre avuto la strana abitudine di fidarmi di te e ho voluto credere che questa volta ti saresti comportato diversamente, ho sperato che riuscissi a sorprendermi…volevo darti una possibilità di dimostrare che sei una persona buona, Brian, spingendoti a dimostrarmi che mi avevi perdonato e che mi amavi…ma devo essermi sbagliato, tutte le volte in cui mi guardavi lo facevi solo perché ti attiravo fisicamente, vero? Tutte le volte che abbiamo…scopato, erano solo scopate fini a sé stesse? Era solo sesso?

Respirò a fondo, cercando di non urlare di dolore e resistendo all’impulso, poi continuò.

-…Mi dispiace che sia andata così, ma tu sei un…serpente, e io non mi voglio avvelenare più, sono stanco di te… Brian, spero di essere l’ultimo a cui farai del male, e…e spero che prima o poi sarai felice. Dopotutto, è quello che ho sempre voluto, per te.

Gli scoccò un’occhiata rimproverante, delusa.

Niente rabbia, niente umiliazione, niente di quello che Brian si aspettava di trovare, solo commiserazione e tristezza.

Pensò alle parole che gli aveva inconsapevolmente dedicato all’inizio della serata.

“One more thing before we stun the final face-off:

I will be the one to watch you fall.”

Appena Matt scomparve fuori dalla porta, sussurrando appena un vago saluto, lui rimase sul letto, immobile, a fissare il punto in cui qualche secondo prima c’erano quei due occhi straordinariamente azzurri, bellissimi e glaciali, che lo avevano trapassato da parte a parte.

Cominciò ad avvertire il malessere nascere nella pancia e impossessarsi della gola con una stretta impietosa. Per la sorpresa, per il dolore, per la consapevolezza di non poter più riparare, per il senso di colpa, per il disgusto che iniziava a provare per sé stesso…

L’orgoglio che aveva voluto difendere a tutti i costi, seppure appagato, era un lenitivo irrisorio.

Non era stato Matt, era stato lui a cadere in pezzi, ed aveva fatto tutto da solo, stavolta aveva perso, e non c’erano premi di consolazione, non più.

Si guardò allo specchio, a destra, osservò una lacrima rovente scendere sulla guancia e poi finire sull’angolo della bocca, che si curvò in un sorriso malinconico e amaro.

È così che va via un po' di noi…
È così che se ne va,
Senza tante parole, senza fare più rumore, quel po' di noi…
E se ne va, e non lascia più l'odore,
E nemmeno le parole, quel po' di noi.

Ed è così che se ne va…

…È così…

che non tornerà.

[Ecco il finale! XD Allora, intanto ringrazio chemical_kira che ha aggiunto la mia storia fra le preferite *__________* …*me commossa* …poi ringrazio la mia socia Fede per l’idea di interromperli sul più bello (siamo due donnine sadiche XDDD), ma anche solo per il fatto di esistere <3 ti lovvo tata!

Quindi, la storia è finita così. Mi spiace, ma fare un lieto fine non era una conclusione logica per me u.u la prossima volta vedrò di metterci un happy ending XDD

La dedico a delle donnine speciali, che fanno sempre il sacrificio di leggere le minchiate che scrivo e con le quali passo delle ore a sparare demenzialità su *Zio MSN* e non solo…ovvero Fede, Memy, Simo, Jole e Roby…vi amo tutte, ragazze!!! E poi ringrazio tutti quelli che leggono le mie sciocchezze, specialmente chi si disturba a recensirmi *o* fa sempre un sacco di piacere! ^___________^ Ah, la frase finale è da “E’ Così” dei Negramaro (un piccolo tributo alla mia ex-band preferita mi andava di farlo XD)]

   
 
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