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Autore: Gertie    25/06/2008    4 recensioni
“Cosa farai quando sarai adulto?”
“… Il cavaliere.”
“E tu?”
“Anche io farò il cavaliere.”
“E massacreremo i sassoni insieme!”

La storia di Elynor, la sorella adottiva di Lancillotto.
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Santo cielo, quanto tempo è passato dall’ultimo aggiornamento!
Okay, lo so, sarete tutti arrabbiati neri con me ^__^’ Ma quest’anno ho avuto così tante cose da fare che non ho trovato il tempo di dedicarmi con sufficiente cura alla mia adorata fanfic. Vi chiedo perdono.
Comunque sia, ringrazio monipotty, GiuEGia, e anche Razu_91 che si è aggiunto ai miei fedelissimi recensori! Grazie di cuore! Per il resto, spero che ve la passiate bene, adesso che sono iniziate le vacanze estive…
Ma adesso veniamo a noi… Ecco il capitolo frutto delle mie fatiche; forse è troppo smielato, forse è troppo corto... >___< Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacio con lo schiocco
Gertie



Capitolo Quattordicesimo
Nel quale Elynor compie il grande passo


Entrai piano e mi chiusi la porta alle spalle.
L’ambiente sembrava incredibilmente confortevole e caldo. I bagliori di una candela rischiaravano il buio, e illuminavano la stanza.
Lancillotto non era ancora arrivato. Probabilmente lo stavano strapazzando a dovere.
Mi sedetti sul letto, tra le coperte, inaspettatamente morbide, e stetti a guardare le ombre danzanti lungo le pareti. Ad un tratto mi colse un piacevole torpore, e mi sdraiai con la testa sul cuscino, che profumava di lavanda.
Un rumore mi annunciò che stava entrando qualcuno. Quel qualcuno giunse accanto al letto, e si inginocchiò.
A livello del mio, c’era il viso di Lancillotto.
“Stavi dormendo?” mi chiese in un sussurro “Ti ho disturbato? Quella dannata porta cigola come…”
“No! No… Non stavo dormendo, non preoccuparti!” mi affrettai a rispondere, tirandomi su a sedere.
Ero agitata. Sperai che lui non l’avesse notato dalla mia voce.
“Sei nervosa..?”
Accidenti.
“No! Chi, io? Perché?” farfugliai, giocando con un lembo della coperta.
Lancillotto ridacchiò.
“Quante volte devo ripeterlo? Non sei brava a mentire…”
A quel punto si alzò e andò a sedersi dall’altra parte del letto.
“Preferisci che dorma fuori?” chiese.
“Cosa? Ma sei impazzito?” ribattei al suo tono assurdamente cortese.
Lui si avvicinò.
“Ehi. Non preoccuparti, lo vedo bene che sei agitatissima…” mi rassicurò “Io non ho intenzione di forzarti a fare qualcosa che non vuoi. Sono in grado di aspettare, se non ti senti pronta. Questo è il più bel giorno della mia vita. Della nostra vita. E io non ho intenzione di spingerti a fare qualcosa contro il tuo volere. Come ho giurato di difenderti per sempre, così voglio rispettarti, perché ti amo.”
Lo guardai negli occhi, e giunsi a chiedermi se era tutto vero. Se lui era veramente lì, se era veramente l’uomo più perfetto che avessi mai desiderato.
Ci fu una pausa di silenzio. Solo il crepitio del fuoco.
Mi stesi nuovamente su un fianco, verso di lui.
“Tu sei l’unico con cui io voglia condividere me stessa.” dissi in un soffio, e questa volta nella mia voce non c’era incertezza.
Gli sorrisi.
“Sei sicura?” lui era ancora titubante.
Chiusi le palpebre.
“Sì.”
Quando riaprii gli occhi, il suo viso era a pochissima distanza dal mio. Mi baciò con dolcezza, e poi gli si dipinse sul volto il suo solito sorriso sghembo, al quale risposi con un’impavida alzata di sopracciglia.
Lui rise, e cominciò a baciarmi delicatamente il collo.
Mi sfilai la tunica con un movimento fluido, pur non senza un’ombra di imbarazzo.
Lancillotto rimase a guardarmi per alcuni istanti, sfiorandomi uno zigomo.
Abbassai lo sguardo timidamente.
“Sei bellissima.” mi sorrise, strofinò il suo naso contro il mio.
“Meglio di quando mi hai scorto quella volta, spiandomi dalla tenda?” lo punzecchiai.
Rise, risi anch’io, accarezzandogli il petto, e percorrendo con l’indice la linea di una cicatrice.
Lancillotto mi guardò ancora con quei suoi occhi neri, e in un istante li vidi accendersi, come braci ardenti.
Mi adagiò sul letto, distesa, e spense la candela con un soffio delicato.
La stanza era ora immersa quasi totalmente nell’oscurità. Dalla finestra filtrava ancora un debole raggio lunare, argenteo e soffuso, che levigava i contorni del letto e creava giochi di ombre sulla nostra pelle.
Mi ritrovai stretta fra le sue braccia e il suo torace muscoloso, e mi sentii protetta. Le sue mani accarezzavano la mia schiena, provocandomi scariche di brividi lungo la spina dorsale. Non capii esattamente che cosa mi stesse accadendo, ma compresi che in quel momento non avrei mai potuto separarmi da lui per nessuna cosa al mondo. Sarebbe stato come essere privata da una parte di me stessa.
La sua bocca nell’incavo del mio collo. I suoi riccioli che mi sfioravano il viso. Il calore del suo corpo, che mi portò a stringermi di più a lui. Il suo respiro che via via si faceva un po’ più veloce. Le nostre gambe che si intrecciavano.
E fu allora che lo sentii, e spalancai le palpebre, per cercare il suo sguardo rassicurante. Per qualche istante provai un dolore… Dolce. Fui lieta di percepirlo così, era reale, era vero… E sorrisi, quando una lacrima scese lungo la mia guancia destra.
Lui si bloccò immediatamente, appena notò il bagliore liquido sul mio volto.
“Va tutto bene.” sussurrai. Lancillotto in risposta mi baciò, raccogliendo con le sue labbra quella traccia salata.
Le sue mani salirono a stringere le mie.
Capii quanto quel momento fosse speciale, perché mi pervase un senso inesplicabile di completezza.
Fu come se i nostri corpi fossero da sempre stati creati per unirsi così perfettamente, e per muoversi con tale sincronia.
Nella mia mente, il timido romanticismo lasciò spazio ad una passione nuova.
Con la lingua, dal mio collo disegnò il contorno dei miei seni, scendendo verso l’ombelico, girandoci attorno in quella che mi parve una lenta tortura.
All’improvviso, presa da una strana frenesia, mi mossi e lo costrinsi a girarsi, mi ritrovai sopra di lui, un po’ sorpreso per il mio spirito di iniziativa. Gli sorrisi languidamente e tornai fra le sue braccia, avvolgendo le dita nei suoi riccioli soffici. Dopo il primo istante di stupore, Lancillotto tornò all’attacco, ben deciso a farsi valere.
Mi sfuggì una risatina divertita.
Dopo il primo istante di disorientamento e di dolore, le mie inutili barriere crollarono e mi abbandonai al piacere dei sensi. Ad un tratto, quando ormai il ritmo dei nostri respiri si era fatto decisamente rapido e i nostri corpi fremevano avvinghiati, quasi incontrollabilmente, Lancillotto ebbe un sussulto, accompagnato da un gemito trattenuto.
“…E-Elynor…”
Mi morsi il labbro, inarcai la schiena, e le mie unghie si conficcarono per un breve istante nelle sue spalle.
Boccheggiai, come se il nostro moto ondoso sfrenato mi avesse travolta, e come se ora stessi annaspando per tornare a galla dopo l’apnea.
Rimasi stordita anche quando quella sensazione straordinaria si dissipò, e mi lasciai ricadere sul letto.
Anche Lancillotto notò la mia sorta di straniamento, mi circondò le spalle con un braccio e io mi rannicchiai al suo fianco, tirandomi le coperte fino al mento.
Una civetta gridò nella notte.
  
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