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Autore: Anna Wanderer Love    03/03/2014    2 recensioni
E, mentre quel colore così cupo sporcava quella purezza, Johannes sentì un tremito espandersi in tutto il suo corpo.
Le sue dita si aprirono di scatto e il pennello cadde a terra, macchiando il pavimento di legno di nero.
Gli occhi grigi del pittore rimasero fisse sulla linea nera davanti a sé.
Poi, lentamente, si voltarono verso l’ampia vetrata che dava sul lago.
E lì, in mezzo all’erba color smeraldo cupo, Johannes vide lei.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per Aspettare Te.



Johannes era seduto sullo sgabello dell’atelier. Era solo, come sempre. Solo il canto degli uccellini raggiungeva le sue orecchie. I suoi occhi intensi, grigi, di quel colore bellissimo e misterioso che tante volte incuteva timore, erano fissi sulla tela immacolata.
Da tempo aspettava. Da tempo dipingeva, dipingeva solo per sé stesso.
Niente più acquirenti. Niente più Van Ruijven.
Adesso c’erano solo colori e pennelli. Solo colori, pennelli e un’attesa… un’attesa che perdurava da anni.
Un sospiro lasciò le labbra del pittore, mentre alzava la mano e il pennello si posava sulla tela immacolata. Una linea nera fu tracciata con eleganza sulla superficie candida. E, mentre quel colore così cupo sporcava quella purezza, Johannes sentì un tremito espandersi in tutto il suo corpo.
Le sue dita si aprirono di scatto e il pennello cadde a terra, macchiando il pavimento di legno di nero.
Gli occhi grigi del pittore rimasero fisse sulla linea nera davanti a sé.
Poi, lentamente, si voltarono verso l’ampia vetrata che dava sul lago.
E lì, in mezzo all’erba color smeraldo cupo, Johannes vide lei.
Era in piedi, in mezzo al prato, vicino al bordo dell’acqua scintillante che rifletteva il sole.
Era di spalle, e i suoi lunghi capelli erano sciolti.
Erano di quel colore a metà tra rosso e castagno scuro, e le ricadevano sulle spalle esili in morbide onde. Indossava una semplice veste color cobalto; e Johannes sapeva che se lei si fosse voltata e avesse visto i suoi occhi, il colore di quel vestito avrebbe fatto risaltare i suoi grandi occhi chiari sul volto pallido.
E Griet si voltò.
Si voltò, e il suo sguardo grigioazzurro percorse tutta la casa prima di salire al secondo piano e vedere l’atelier attraverso i vetri.
I suoi grandi occhi si sgranarono e le sue iridi incrociarono quelle del pittore, per fondersi in un unico sguardo.
Johannes, anche se lontano, vide le sue guance pallide arrossarsi, e non ne fu sorpreso, piuttosto rincuorato. Se Griet arrossiva ancora incrociando il suo sguardo, allora non era cambiata poi così tanto…
Certo, non era cambiata a parte il fatto che era diventata madre e poi nonna.
E che era morta, proprio come lui.
Un alito di vento scosse i capelli di Griet, che intanto aveva preso ad avvicinarsi alla casa. I suoi capelli si intrecciarono nell’aria, e Johannes pensò che gli sarebbe piaciuto dipingere quei riccioli, così simili a quelli di Maertge.
Il pittore distolse lo sguardo e tornò a fissare la tela davanti a lui, chinandosi a raccogliere il pennello, ancora sul pavimento. Lo strinse forte tra le dita, aspettando.
E quando sentì un lieve rumore di passi dietro di sé si voltò, incrociando gli occhi chiari di Griet.
Lei era bellissima, ancora più di come lo era stata quando lavorava ancora per lui, senza i vestiti da serva e la cuffia che le nascondeva i capelli. I suoi occhi splendevano, senza quell’innocenza che avevano da giovane, ma con altrettanta dolcezza.
Johannes si sentì stringere il cuore, e per un secondo il respiro gli si bloccò.
-Griet…- mormorò, e lei sbatté le palpebre, distogliendo lo sguardo e puntandolo a terra, mentre le guance le si tingevano di rosso.
-Griet- ripeté, con un sorriso lieve, alzandosi dallo sgabello, ma restando lì, in piedi, immobile.
Aspettando che fosse lei a fare il primo passo, quel primo passo che lui, anni prima, non aveva osato compiere, non fermando la moglie e non trattenendo Griet, tenendola al proprio fianco, quel giorno.
Quel giorno che si era impresso nelle loro menti per sempre.
Lei lasciò vagare lo sguardo per l’atelier. Era identico a quello che si trovava a Delft, nella vecchia casa dei Vermeer.
-Griet- al suono del proprio nome, pronunciato dalla voce calda del pittore per la terza volta, non osò più non guardarlo.
Lentamente alzò gli occhi, incontrando quelli grigi di lui. Di quel grigio che non aveva mai dimenticato.
-Dove siamo?- Le parole le scivolarono dalle labbra piene e rosee senza che lei ci pensasse.
Johannes curvò le labbra in un debole, impercettibile sorriso, scrutandola.
-Non lo so. Ma siamo qui.
Griet alzò la testa e puntò i suoi grandi occhi chiari in quelli del pittore, senza più alcuna traccia di timidezza.
-Da quando sei qui?- Johannes non sembrò sorpreso nel sentirsi dare del tu. Anzi, ne fu lieto. Finalmente tutte le mura tra di loro stavano crollando… se non erano già crollate.
-Da qualche tempo- rispose. Non lo sapeva neppure lui.
Sapeva solo che non aveva sentito la mancanza della goffaggine di Catharina, né della presenza imponente di Maria Thins, e neppure delle grida dei suoi bambini. Era rimasto solo a lungo, e non gli era pesato.
Griet fece un passo avanti, poi un altro, avvicinandosi lentamente, tenendo gli occhi fissi sul volto pulito e familiare del pittore, che la guardava. Si avvicinò fino a fermarsi a pochi passi da lui.
-Perché sei qui?- Chiese, i suoi grandi occhi grigio azzurri leggermente sgranati.
Johannes non rispose. Si limitò a fissare quel volto che gli era tanto mancato in tutto quel tempo, imprimendosi nella mente ogni dettaglio, dalla pelle candida alla forma dolce delle labbra. I suoi occhi penetranti scivolarono sui lunghi capelli rossi della donna, accarezzandoli con lo sguardo.
Griet serrò e labbra, ma non prese il silenzio del pittore come un rifiuto. Anche lei studiò i tratti del suo volto, ma senza mai incrociare quegli occhi che le mettevano ancora un certo timore.
-Per aspettare te- sussurrò all’improvviso Johannes, e assecondando il proprio istinto passò un dito sul collo latteo della ragazza. La vide sgranare gli occhi, mentre le sue dita risalivano fino alla mascella, per poi finire sul suo labbro inferiore. Come quel giorno.
Griet lo fissava, un accenno di lacrime negli occhi chiari per quei gesti che l’avevano riportata al passato. E come quel giorno, Johannes le asciugò le lacrime sfuggite al suo controllo, ma a differenza di quel giorno non si ritrasse. Posò le mani aperte sulle guance della donna.
-Johannes…- sussurrò Griet, guardandolo con gli occhi spalancati.
Era così bello il suo nome sussurrato dalla sua voce dolce e rotta dal pianto trattenuto.
Johannes chiuse gli occhi e si abbassò, e finalmente poté baciare quelle labbra morbide, quelle labbra che aveva dipinto, quelle labbra che aveva sempre desiderato; e poté abbracciare la donna che amava… la donna che amava, e che aveva aspettato per anni.
   
 
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