Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Loreparda    04/03/2014    6 recensioni
Paola e Luca, due ragazzi, un sogno.
Dal primo capitolo:
"Capelli biondi, occhi azzurri, corpo esile e slanciato: il prototipo di una ragazza oggettivamente figa, quella che le donne vorrebbero imitare e gli uomini vorrebbero scopare."
Dal secondo capitolo:
"Capelli neri, occhi verdi, aspetto efebico e gracile: la personificazione del sostantivo “sfigato”, quello che gli uomini insultano e le donne evitano."
Genere: Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO DUE: LUCA.
 
Capelli neri, occhi verdi, aspetto efebico e gracile: la personificazione del sostantivo "sfigato", quello che gli uomini insultato e le donne evitano.
Luca è il tipico ragazzo scuola e casa, introverso, mai un euro nel portafoglio; è solito perdere i suoi tanto spessi quanto indispensabili occhiali da vista ed è spesso bersaglio di insulti a causa della sua fisicità poco mascolina.
Riconoscete anche qui "Every teardrop is a waterfall"? È diffusa dal preistorico cellulare del moro, universalmente conosciuto come "Nokia con la lampadina".
Almeno Luca ascolta della musica diversa dalla colonna sonora di Fifa 2014.

Image and video hosting by TinyPic
"Luca!" Il mio sonno viene bruscamente interrotto da una voce che sul momento non riesco ad associare a nessun conoscente; mi limito a rigirarmi nel letto, premendo prima la schiena e ora la pancia contro il duro materasso.
"Luca!" Ripete la voce dal timbro femminile con più insistenza, tanto da costringermi a coprire le orecchie con il cuscino per continuare a dormire in tranquillità.
"Luca, ma sei sordo? Sono più o meno quindici minuti che quel cellulare suona, è troppo chiederti di bloccare questa dannata canzone prima di svegliare tutti i vicini?" Quella che finalmente realizzo essere mia madre urla, mentre mi toglie a tradimento le coperte e mi lancia il Nokia sul petto.
Sbadiglio assonnato e blocco la sveglia, quando mi accorgo della data di oggi e dell'ora: le otto e quarantacinque minuti.
"Cazzo, cazzo, cazzo!" Grido, poggiando i piedi sul pavimento gelato e correndo in bagno, sotto lo sguardo allibito di mamma. Solitamente parlo di rado, dunque sentirmi pronunciare tre parole di fila - seppur tre parolacce - deve essere sconvolgente per lei.
Entro nella doccia con lo spazzolino in una mano e il dentifricio nell'altra, insaponandomi e lavandomi i denti contemporaneamente; esco, scuotendomi neanche fossi un cane, e mi passo il pettine tra i capelli, che decido di lasciare umidi per non perdere tempo con l'asciugacapelli.
Ritorno in camera, indossando solo dei boxer neri, e mi immergo tra il mucchio di vestiti gettati a caso su una sedia, analizzando il loro stato di putrefazione in base all'odore.
I jeans sono strappati in prossimità delle ginocchia, pertanto la mia scelta ricade sul consumato paio di pantaloni della tuta neri; le magliette, poi, o presentano evidenti aloni di sudore in prossimità delle ascelle oppure sono scucite lungo i bordi, e l’unica dall'aspetto apparentemente pulito è una di colore grigio; ai piedi, ho le mie fedeli scarpe grigie, imitazioni delle vans comperate al mercatino ad un prezzo conveniente.
"Ma'?" Dov'è finita quella donna? "Ma'?" Mai che mi risponda quando la chiamo. "Ma'!".
"Perché strilli?" Si arrabbia lei, accorrendo dalla cucina, da dove sento provenire i tipici odori  e rumori del caffè che bolle sul fuoco.
"Sono le nove meno cinque..." le faccio notare. Sarà per il mio tono implorante, sarà per evitare che le mie urla le perforino i timpani, fatto sta che riesco a far breccia nel suo cuore e a convincerla a rispondere positivamente alla mia richiesta sottintesa.
"Muoviti, che altrimenti faccio tardi pure io al lavoro." Mi risponde con un sospiro ed una pacca di rimprovero misto ad affetto sulla spalla.
In cucina il caffè continua a gorgogliare, riversandosi all'esterno della caffettiera: colazione ormai imbevibile.
***
"Accelera!" ordino alla donna al volante. In qualsiasi altro giorno, starei attento a darle un suggerimento simile - si sa, "donna al volante, pericolo costante" - ma non oggi.
"Accelera, cazzo!" le ripeto più forte, aggiungendo la parola che a lungo andare mi farà ricevere uno schiaffo dalla mia genitrice. Oggi non mi riconosco neanch'io, di solito non sono affatto ineducato ed agitato.
"Luca, ti vuoi calmare? Non posso accelerare." Mi risponde lei stizzita, staccando una mano dal volante per indicare le altre automobili senza distogliere lo sguardo, fisso davanti a sé.
La dura realtà mi appare chiara: centinaia di veicoli divisi su due corsie, un semaforo rosso e una sorta di concerto di clacson suonati da automobilisti spazientiti.
Guardo per l'ennesima volta il quadrante sul cruscotto, mentre i numeri scorrono velocemente: le nove, le nove e cinque, le nove e dieci.
Socchiudo gli occhi e rifletto sul perché, quando si ha fretta, il tempo sembra passare meno lentamente rispetto a quando si è annoiati, finché non percepisco il tocco di una mano sul braccio e una frase mi riporta alla realtà: "Luca, scendi, siamo quasi arrivati."
Apro gli occhi, congedo mia madre con un "Non aspettarmi per pranzo" e salto giù dalla macchina, con tale entusiasmo che sento mia mamma constatare ad alta voce: "Però, è realmente preoccupato di arrivare in ritardo a scuola.", prima di premere sull'acceleratore per dirigersi verso il luogo in cui lavora.
Supero automezzi ancora fermi, scanso lavoratori dipendenti e autonomi diretti in ufficio, ma passo furtivamente davanti alle scuole superiori, fingendomi interessato al marciapiede e tenendo la testa bassa per non incrociare lo sguardo degli altri studenti.
Mi imbuco in una stradina laterale ed inizio una folle corsa che mi porta a percorrere un chilometro in cinque minuti, forse un nuovo record a livello mondiale, sicuramente un record per la mia fisicità.
Ad ogni modo, mi addentro in un curato giardino all'italiana, caratterizzato da decorazioni sia al suolo - grazie a siepi di sempreverdi - sia floreali, in particolare su fondi di ghiaia colorata. Oltre ai cespugli potati secondo forme geometriche, inoltre, numerosi sono i labirinti e gli altri monumenti.
Al centro di esso, delimitato da alcune colonne con base, sorge un edificio in stile classico: un restaurato tempio ionico con capitelli corinzi dalle immancabili foglie d'acanto. Unico elemento contrastante con l'antichità di cui la struttura pare avvolta, è una grande insegna dai caratteri e dalle figure stampati a colori.
Quando oltrepasso la massiccia porta d'ingresso, nonostante la fretta, non posso evitare di contemplare la ricchezza e la maestosità dell'Accademia, riflessa anche all'interno.
Rimango altrettanto esterrefatto dal silenzio che aleggia dai corridoi, perché mi ero aspettato lunghe file di rumorosi studenti in attesa del proprio turno; considerato il mio enorme ritardo, devono perciò aver tutti preso posto in un'aula adibita alle audizioni.
Dopo aver fatto tre giri, essermi ritrovato altrettante volte vicino all'entrata/uscita ed aver scrutato le varie porte, guidato da una lampante intuizione, spingo quella su cui campeggia la scritta "Sala audizioni" e vengo accolto dalle note di una melodia che si interrompe non appena scivolo maldestramente su un cavo.
Cerco di attutire la caduta, ma rotolo in avanti per alcuni metri, tra le risate di centinaia di ragazzi, che guardano ad intervalli me e qualcuno che si trova sul palco.
Mi decido anch'io a voltare la testa in quella direzione e solo allora arrossisco ancora più imbarazzato e colpevole.
 
Nelle storie tradizionali, una sfigata fanciulla dovrebbe incrociare lo sguardo di un valoroso giovane pronto a donarle una corona, un castello e tanti piccoli marmocchi.
È mio dovere informarvi che, nella presente storia, la furente fanciulla ha appena fulminato con un'occhiata l'imbranato giovane. Altro che fantomatico colpo di fulmine!
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Loreparda