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Autore: JessyR89    04/03/2014    15 recensioni
Il padre che Jonathan e Clarissa avrebbero dovuto avere, un pomeriggio insieme, il cuore di un guerriero.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Jocelyn Fray, Jonathan, Valentine Morgenstern
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’estate non era mai stata cosi calda come quel giorno di luglio ad Alicante. La temperatura sfiorava i 28 gradi, l’aria era ferma, non tirava una bava di vento e il sole picchiava forte. Il cielo, di un azzurro intensissimo, era completamente sgombro di nuvole e l’afa contribuiva a rendere l’aria pesante. Era difficile stare chiusi in casa quel giorno, ma ai piccoli Jonathan e Clarissa Morgenstern, 6 e 4 anni, non sembrava pesare. Erano tranquilli nella loro cameretta a giocare al cavaliere che salva la principessa. I loro visini erano arrossati e i capelli erano tutti appiccicati sulle loro fronti.
Valentine Morgenstern si fermò sulla porta della cameretta ad osservarli. Sorrideva pensando a quanto fossero cresciuti: sembrava ieri che stringeva Jonathan tra le braccia, piccolo come un fagotto, con i suoi capelli chiarissimi. Come passava in fretta il tempo. Il cuore cominciò a battergli un po’ troppo velocemente, pensò.
La piccola Clary alzò lo sguardo dal suo piccolo scettro, che impugnava con le manine paffute, per puntarlo sul padre: “Papino!” salutò con un sorrisone e la sua vocina dolce e squillante, distogliendo Valentine dai suoi pensieri. 
“Papà, guarda la mia nuova spada, ti piace?” Jonathan si avvicinò tenendo in mano una piccola spada di cartone, pitturata in color argento sull’elsa e di bianco sulla lama. Era un regalo di Luke, gliel’aveva costruita per farlo stare buono, mentre Jocelyn e Valentine portavano Clarissa dai Fratelli Silenti, per una innocua febbre. Passò l’arma al padre con gli occhioni verdi felici.
Valentine prese la spada e girandosela tra le mani, assunse un’espressione di finta impressione “wow è una gran bell’arma, degna di un Cacciatore valoroso come te!” gli scompigliò i capelli sudati, sorridendogli.
Il piccolo gonfiò il petto orgoglioso del complimento. Prese la spada e la fece volteggiare facendo una figura come un otto. Valentine rise applaudendolo.
“E dimmi, hai già sconfitto il drago e salvato la principessa Clary?” gli bisbigliò indicando con il mento la piccola Clarissa, che se ne stava seduta su una piccola sediolina rosa, ornata con dei nastri colorati, indossando una coroncina e tenendo uno scettro di plastica in mano. Sembrava un po’ distratta, non dava attenzione a suo padre e a suo fratello, intenta come era a sistemarsi il vestitino sulle ginocchia.
Il piccolo Jonathan scosse la testa e guardò un po’ dispiaciuto verso la sorella. Valentine si mise un dito sulle labbra, mimando al piccolo di non dire nulla, indietreggiò di due passi, aprì le braccia e urlò “ IO SONO IL DRAGO!!”  
La piccola Clary sollevò di scatto la testa ed emise un piccolo urlo quando suo padre la sollevò, facendola volteggiare in aria e mettendosela sotto un braccio a pancia in giù.
Jonathan spalancò gli occhioni verdi e rise, capendo le intenzioni di Valentine. “Non preoccuparti, principessa Clary, ti salverò io!” e sguainò la spada di cartone. Valentine cominciò a correre per tutta la stanza, facendo versi come ringhi di drago, Jonathan lo rincorreva, cercando di colpirlo. Clary agitava le manine verso il fratello.
Il piccolo Jonathan riuscì a bloccare il suo papà vicino all’armadio “Sei finito, brutto cattivo!” agitò la spada e fece finta di trafiggerlo allo stomaco. Rise.
Valentine mise giù Clarissa dolcemente e tenendosi un fianco, buffamente barcollò e si sdraiò per terra, fingendosi morto.
La piccola Clary corse ad abbracciare Jonathan, che le baciò la fronte e le sistemò la coroncina, mentre Valentine li osservava con un occhio orgoglioso dei suoi piccolini.
“Papino!” Clarissa corse dal padre e, inginocchiandosi, lo abbracciò forte e lo baciò sulla guancia. Valentine la strinse fra le braccia. Si alzò e Jonathan corse anche lui ad abbracciargli le gambe. L’uomo strinse anche lui, scompigliandogli i capelli biondissimi.
“Visto che la mamma non c’è, e qui fa caldo, che ne dite di uscire un po’?” propose ai piccoli, che cominciarono a urlare Si, saltando di gioia.
Valentine prese i due bambini e li portò in bagno, lavò loro i visini tutti sudati, cambiò Jonathan, mettendogli una magliettina pulita e i sandali e altrettanto fece con Clary, che venne vestita con un abitino rosa e una fascetta bianca, che spiccava sui suoi riccioli rossi.
Le acque azzurre del lago Lyn erano calmissime e luccicavano sotto i riflessi del sole. La sabbia fine sulla riva si asciugava immediatamente, sotto la calura di quel giorno, non appena le acque si ritiravano. Non vi era quasi nessuno, solo un gruppo di ragazzi che si allenavano sulla sabbia e una famigliola con un bambino dai capelli biondi, che Valentine salutò da lontano.
I piccoli Morgenstern arrivarono sulle rive del lago in braccio al loro papà. Non appena posarono i loro piedini sulla sabbia, tolsero subito le scarpe e cominciarono a correre verso le acque del lago.
“Bambini non vi bagn….come non detto” Valentine non riuscì a terminare le sue raccomandazioni che i piccoli Jonathan e Clary erano già fradici d’acqua. Jonathan aveva schizzato la sorellina, facendola ridere come una matta e saltellare battendo le manine. In risposta la piccola aveva calciato l’acqua schizzando a sua volta Jonathan che aveva iniziato a rincorrerla sulla riva.
Valentine si sedette sulla sabbia fine, le braccia sopra le ginocchia e osservò le sue piccole pesti correre e ridere come forsennati. Si ritrovò a pensare a sé stesso come padre e come Shadowhunter. Era un guerriero, lo era sua moglie e un giorno anche Jonathan e Clary lo sarebbero stati. Era una vita pericolosa, sempre sul sottile confine tra la vita e la morte. Rabbrividì pensando che c’era una buona possibilità di non vedere crescere i suoi figli, loro erano tutto per lui, e questo lo riportò a valutare il suo essere padre. Voleva che i suoi bambini avessero di lui un bel ricordo, voleva che loro sapessero che lui ci sarebbe sempre stato, qualsiasi cosa fosse accaduta. Da quando era nato Jonathan, aveva sempre cercato di essere una persona migliore, i sogni di potere, le ambizioni erano del tutto spariti nel momento stesso in cui il piccolo gli era stato posto tra le braccia. Ricordò il nodo in gola che gli si era formato e quanta fatica aveva messo nel trattenere le lacrime. Poi era arrivata Clary e si era ripromesso di essere lì per loro, di far tutto quello che era necessario per renderli felici. E adesso erano li, tutti insieme, in un pomeriggio di tregua dalla lotta ai demoni e per lui non c’era momento più bello.
“Papà! Vieni a giocare con noi!” Jonathan era di fronte a lui, i vestiti completamente zuppi e pieni di sabbia, lo guardava con un sorriso speranzoso. Poco più in là, dietro di lui, Clary aveva la chioma leonina piena di granelli chiari di sabbia, che fecero sussultare Valentine al pensiero di toglierli da quei fitti riccioli.
Istintivamente Valentine afferrò il bambino per un braccio e lo strinse a sé, baciandogli prima i capelli e poi una guancia. “ Certo, facciamo un bel castello di sabbia?” propose.
“SIIIII, il mio castello!” urlò Clary correndo ad abbracciare suo padre.
“Non è il tuo castello, è il mio….smettila di voler tutto per te!” protestò Jonathan.
“Bambini ne faremo due, uno ciascuno” Valentine anticipò la replica di Clarissa, che stava già per mettersi a piangere.
Si misero subito a lavoro, costruirono due castelli, uno con un fossato intorno e un legno come ponte levatoio per Jonathan e uno con torri a punta e più grande per Clary che lo volle arricchire con piccole pietre colorate trovate sulla spiaggia.
“il mio è più bello, ecco” ghignò Clary guardando Jonathan da sopra la spalla di Valentine chino, intento a rifinire i castelli.
Jonathan le fece una linguaccia e prese un secchiello pieno d’acqua facendole l’occhiolino. La piccola Clary soffocò una risata mettendosi le manine chiarissime sulla bocca. Si spostò giusto in tempo, prima che la secchiata d’acqua colpisse in pieno Valentine. I due monelli cominciarono a ridere, battendo un cinque.
“ Aspettate che vi prendo!” Valentine fu preso alla sprovvista e mettendosi in piedi, cominciò a rincorrerli per tutta la spiaggia.
 
Jocelyn Fairchild entrò in casa che fuori era già buio. La casa era immersa nel silenzio, troppo silenzio, una quieta del tutto inusuale. Le finestre erano aperte, le tende spalancate e una tenue luce, proveniente da una tv accesa, illuminava il salotto. Tutto era in disordine, i giochini, le spade, le bambole, i peluche dei bambini sparsi sul pavimento, dei pop corn rovesciati sul tappeto, scarpe, di ogni taglia, ovunque. Fece pochi passi nel salotto, girò intorno al divano. Valentine era seduto al centro del divano, con Jonathan stretto sotto al suo braccio destro, la testa appoggiata alle sue costole e Clary rannicchiata sul suo petto, nella posizione della rana, con un dito in bocca, il viso poggiato sul suo cuore. Erano tutti e tre bagnati, sporchi di sabbia e pacificamente addormentati.
 

Note: come mi sarebbe piaciuto che Valentine fosse stato cosi, soprattutto con Jonathan. Tutti i bambini meritano un padre che li ami e li tratti come la cosa più preziosa al mondo!
se vi va recensite!
  
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