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Autore: SaraRocker    05/03/2014    12 recensioni
Allora... Eccomi qui! Sono tornata con una One Shot DxG (sì, sto scrivendo anche una long, ma nevermind, riesco a stare dietro a tutto!)
Storyline: Sono passati 2 anni dalla fine del reality, Duncan e Gwen si sono lasciati tempo prima, ma un giorno si riincontrano. Lei è pentita di una scelta commessa, e lui è a Toronto per trasferirsi in città. Come finirà? :)
Estratto ||
-Sono passati...-
-Due anni- mi precede lui, grattandosi sbadato la nuca -E' davvero molto tempo-
Io mi limito ad annuire concorde, con ormai il viso imporporato.
-Mi sei mancata-
Sgrano gli occhi sorpresa, con il fiato ormai fiacco dall'emozione.
-Anche tu-
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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|| L'Ombrello...||




||Angolo dell'autrice||
Oggi metto il mio angolo prima perchè... Boh, voglio che dopo tutte le mie storie vi concentriate unicamente sulla storia :) Quindi, inizio a parlare a nome -spero- di molti DxG come me♥

Salve lettori fantastici! Allora, ho deciso di scrivere questa piccola OneShot dopo avere visto i primi episodi di 'A Tutto Reality-All Star'. Ho notato come i produttori hanno reso Duncan e Gwen OOC e... Boh, mi ha rattristito parecchio questa cosa...

Eppure, nonostante tutto, io resterò una fan DxG (o SxG, la ScottxGwen, che ho inventato tipo un anno fa ahah) e spero che anche tutti gli altri ammiratori della Gwuncan facciano altrettanto! :)

... Ok, ora vi lascio a leggere :) spero vi piacerà e se viva lasciatemi una recensione!

Dedico questa OS a...

Dalhia_Gwen

zoey_gwen

TiziaDarky00

_stella_2000

GwellaTDNews










Prendo un respiro profondo, mentre faccio scorrere la zip della mia felpa sino al collo, decisa a nascondermi dalla pioggia che sta scendendo prepotente ormai da ore. Afferro due lembi del cappuccio scuro, e me lo porto sopra la testa, coprendomi i capelli neri e celesti che mi adornano il viso. Tento di nascondermi il più possibile dentro la maglia larga che indosso, mentre invece le mie gambe sono fasciate unicamente da leggins stretti e dai miei soliti stivali di sempre.

Siamo in cinque sotto la piccola tettoia della fermata dell'autobus, tutti intenti a ripararci da quel cielo furioso che quella mattina ha deciso di sfogarsi come non mai. Effettivamente, sono passati ormai anni da quando vidi una tempesta di simile portata. Alzando lo sguardo, ed osservando il firmamento plumbeo, non posso evitare di avvertire una sensazione di vaga nostalgia. Detesto i giorni di pioggia, ormai da sempre. In particolare, però, sono anni che non posso evitare di associare queste giornate a ricordi passati, sin troppo felici a mio parere.

Afferro l'ombrello color smeraldo al mio fianco e lo apro. Immediatamente inizio a correre in direzione del bar poco avanti, ben poco propensa a restare anche solo altri minuti lì fuori con sconosciuti che, con ogni probabilità, non faranno altro che giudicarmi una volta tornati a casa.

Quel reality mi ha distrutto la vita. Non posso passeggiare per strada senza che io non venga  immediatamente riconosciuta ed additata. Credevo che in breve tempo tutto sarebbe passato, che i fan si sarebbero placati e che i gossip avrebbero lentamente iniziato con lo scemare, ma mi sbagliavo. Dopo due anni esistono ancora assurdi blog, e folli fanatici. I commenti aumentano ed io, leggendoli, non avverto che nervosismo ed odio. Ci sono veri e propri schieramenti: chi mi odia e chi mi ama. 'Courtney o Gwen?'; Inumerevoli pagine portano un titolo del genere, ed io non lo sopporto. Ho cambiato colore di capelli -ora non più verde scuro, ma azzurro- ed ho iniziato ad uscire con sempre meno frequenza. Mi pento di ogni anno, mese, settimana o giorno che fosse, sprecato per un disperato e vano tentativo di guadagnare quel milione di dollari.

Corro velocemente, cercando di allontanare da me quegli innumerevoli pensieri, fino a che non arrivo di fronte la porta del piccolo locale. Entro subito, chiudendo l'ombrello e scuotendolo leggermente, facendolo gocciolare all'ingresso. Non appena mi vede, il barista mi sorride, iniziando subito a versarmi una birra media -il mio solito ordine-. Una delle mie poche facce amiche si trova qui, e solo questo per me è un sollievo. Cammino sino al bancone, per poi accomodarmi su uno dei tanti sgabelli che lo circondano. Oggi il locale è pressocchè  vuoto, e solo io ed una seconda persona, poco lontana e che mi da' le spalle, spicchiamo nel salone quali clienti.

Dylan, il barista, mi porge la birra, ed immediatamente sorrido gentilmente -Grazie!-
Lui ricambia, iniziando a lucidare il ripiano in legno con uno straccio umido che emana un vago odore fruttato, seppur non disgustosamente dolce.
-Allora, che mi racconti?- mi domanda lui, per poi lanciare un breve sguardo all'altro ragazzo in fondo alla sala, chinato sul proprio boccale, esattamente come il mio. Io non ci faccio più di tanto caso, ed immediatamente tornò a guardare Dylan. Sollevo le spalle incerta su cosa dire, per poi portarmi alle labbra il liquido che tanto amo. Ne prendo un sorso, sospirando.
-Wow... Vivace oggi, eh?-
Gli lancio un'occhiata infastidita.
-Calmati, Gwen, non uccidermi con il tuo sguardo tagliente!- esclama lui divertito, alzando le braccia in segno di resa. Immediatamente, non resistendo, scoppio a ridere.
-Scusami... Solo che, sai no? Sono diventata una dannatissima asociale con quello stupido reality e detesto persino la vista delle persone... Quindi, diciamo che restare bloccati alla fermata dell'autobus con un mucchio di sconosciuti non mi fa proprio sentire in vena di festeggiare- mormoro ironica e cinica allo stesso tempo. Solo pochi anni fa non mi avrei mai vista in grado di parlare in modo tanto diretto.
-Mi spiace...- si limita a dire lui, facendomi immediatamente sentire in colpa. Non volevo certo sfogarmi su di lui.
-Ma no, scusami tu. Esagero sempre! Probabilmente è tutta colpa della pioggia! Io detesto la p- -Gwen?-

Immediatamente, sentendomi chiamata, mi volto. E' stato l'altro ragazzo all'interno del bar, ora voltato verso di me, a pronunciare il mio nome. Immediatamente i miei occhi si spalancano.
Lui è di fronte a me, confuso almeno quanto lo sono io, e mi osserva attento. Lo studio a lungo, incantata, per poi schiudere le labbra sul punto di parlare, ma non ce la faccio. Immediatamente le serro nuovamente e, a causa della mia totale distrazione, faccio cadere a terra il boccale di birra, che va subito in mille pezzi. Udendo il suono del vetro infranto, mi riprendo e porto immediatamente il mio sguardo su Dylan.
-S-Scusa io...- -Figurati, Gwen. Ci penso io- mi interrompe lui, sorridendo. Io ricambio, per poi voltarmi nuovamente, alla ricerca del giovane che poco prima mi ha chiamata, incontrandolo però già di fronte a me. Sussulto leggermente e lui sorride, scaldandomi subito il cuore.

Due anni. Sono passati due interi anni.

Non sono cambiata solo io. Anche lui è diverso, come probabilmente dovevo aspettarmi. I suoi capelli sono sempre lì, rappresentati da quella cresta verde, ed il suo viso è sempre quello dalle forme spigolose, ma attraenti, completo grazie quel suo meraviglioso sguardo colore dell'oceano. Eppure, nonostante le tante somiglianze, posso vedere oltre esse innumerevoli cambiamenti. All'apparenza è sempre quel punk, ma nei suoi occhi vedo qualcosa... Che sia responsabilità?

-Duncan...- soffiò sorpresa, sentendo la gola improvvisamente secca. Non credevo che lo avrei mai rivisto, né tantomeno che rivederlo mi avrebbe fatta fremere tanto. Eppure, nonostante tutti i miei presupposti, mi sento come se non fosse passato niente più che una settimana. 

No, Gwen. Due anni.

Il mio cuore batte frenetico, ed il mio respiro si è ridotto ad un ansare sconnesso. Mi sento in imbarazzo e desidero fuggire, ma tutto ciò in cui riesco è l'abbozzo di un timido sorriso, decisamente infantile.
-Già- annuisce lui, sorridendo ancora. Non ha mai smesso di sorridere da quando mi si è avvicinato. Anche questo è cambiato. Il suo sorriso è più allegro di quanto potessi ricordare. Le sue labbra ricurve mi fanno sentire improvvisamente a mio agio.
-Sono passati...- tento di dire, decisamente senza parole, ancora piena di stupore misto a gioia.
-Due anni- mi precede lui, grattandosi sbadato la nuca -E' davvero molto tempo-
Io mi limito ad annuire concorde, con ormai il viso imporporato.
-Mi sei mancata-
Sgrano gli occhi sorpresa, con il fiato ormai fiacco dall'emozione.
-Anche tu-


Passano minuti nei quali non facciamo che fissarci e sorridere imbarazzati. Siamo davvero tanto infantili? Lo eravamo anche prima?
Non riesco a rispondermi a queste domande, in quanto proprio mentre sono nel mezzo dei miei pensieri lui mi afferra la mano con dolcezza, per poi accompagnarmi sino ad un tavolo a parte, lontano dal bancone. Mentre lo fa, mi sorride esortandomi e dicendomi che ha voglia di parlarmi. 

Mi sei mancato tantissimo, davvero troppo.

-Quindi, cosa mi racconti?-
Annaspo di fronte questa sua domanda. Cosa dovrei dirgli? Che da quando abbiamo rotto la mia vita è stata un totale disastro? Dalla fine del reality non ho fatto più realmente nulla della mia esistenza. Ho passato i primi mesi nascondendomi dalle telecamere, ed i successivi anni lavorando come commessa in un piccolo negozio di bigiotteria. Niente che lui definirebbe adatto a me.

Non voglio deluderlo?

-Nulla di importante.- mi limito dunque ad asserire, sorridendogli, totalmente persa nei suoi occhi.
-Come no? Nessun ragazzo?- domanda lui -il barista n- -No.- lo interrompo immediatamente, quasi strozzandomi con la nuova birra appena ordinata -Dylan è solo un amico. Uno dei pochi rimastomi-
-Non preoccuparti, ci sono anche io-
-Lo terrò in mente- gli sorrido scherzosa, accarezzando timidamente il vetro del nuovo boccale, osservando la condensa che si è formata su esso, fingendomi incredibilmente interessata alla faccenda -Tu invece che mi dici?-
-Io... Ho un lavoro-
-No!- esclamo improvvisamente, decisamente sorpresa da questa sua rivelazione -Non è possibile che Duncan Smith abbia un lavoro!-
Di fronte la mia sorpresa, lui scoppia immediatamente a ridere, di quella sua risata che ho imparato a consocere nel tempo, e che ho imparato a desiderare negli anni. Si porta una mano sullo stomaco, e si asciuga quella che sembra essere una lacrima formatasi a causa del suo eccessivo divertimento.
-Ed invece devi crederci, Gwen!- esclama il ragazzo, soddisfatto di sé.
-E di che si tratterebbe, sentiamo-
-Buttafuori. Faccio il buttafuori in una discoteca poco distante. Se ti va magari- -No, grazie- rispondo io, ancora prima che lui abbia completato la propria proposta. Mi guarda confuso.
-No? Perchè?-
-I-Io...- lo guardo attenta, improvvisamente timorosa -Da quando è finito il reality la mia vita fa schifo.- ammetto infine, liberando un sospiro pesante e a lungo trattenuto -La gente mi addita... Mi detesta. Sai... Avendo dovuto preoccuparmi tanto di me stessa, non credevo che potessero esistere persone capaci di interessarsi tanto anche alle vite altrui, persone decise a sprecare parte del loro tempo per giudicare gli altri- mi spiego sincera, riferendomi con ben poca discrezione ai troppi fanatici del programma -ma mi sbagliavo-
Lui mi osserva attento, non proferendo alcuna parola, certo che io non abbia ancora concluso il mio discorso, avendo decisamente ragione. 

Come può capirmi tanto bene?

-Faccio la commessa in una bottega che probabilmente chiuderà entro un paio di mesi. Vivo in un condominio disgustoso e, ciliegina sulla torta, ho scoperto che persino Lindsay ha meglio di me da fare- concludo infine, guardandolo attenta. Ho paura che mi giudichi sentenziando chissà-quale conclusione, e questo mi spaventa. Non sono decisamente pronta a sentirlo giudicarmi, non dopo quanto ho atteso il suo ritorno.

Lui non è tornato per te, Gwen.
Giusto, devo ricordare anche questo.

Sospira, per poi passarsi una mano tra la cresta verde. Socchiude gli occhi ed osserva attentamente il proprio boccale di birra, ormai quasi finito.
-Sai... Ti capisco- dice infine, facendomi irrigidire. Come può capire?
-Sì, intendo...- torna a parlare lui, come stesse rispondendo alla mia muta domanda, cosa che mi fa leggermente irrigidire  -Anche io sono costantemente additato e riconosciuto. C'è chi mi adora, e chi mi detesta.- prende una breve pausa, ed un sorriso compare sul suo viso -Non puoi immaginare cosa mi è successo una volta-
-Cosa?- domando curiosa.
-Una mattina, questa estate, mi sono svegliato sentendo le lamentele di un gruppo di fanatici del chitarrista. Si erano appostati sotto il mio terrazzo, ed avevano con loro dei cartelloni!- esclama divertito -Erano davvero ridicoli-
-I fan di Trent ti perseguitano?- domando io, schioccandogli un'occhiata diffidente.
-Non mi dire che non lo sai!- esclama lui, palesemente sorpreso dalla mia domanda -La Gwent, o come diavolo si chiama, è stata una delle coppie più amate dello show! Ci sono vostri fan assolutamente pazzi di voi, ed accusano me per la vostra rottura! Non che non ne sia responsabile...- dice, mormorando l'ultima frase con un sorriso malizioso, ed un tono basso. Mi diverte il suo modo di esprimersi, sempre allegro e sbarazzino. Subito sospiro, sentendomi molto più leggera di prima.
-E, sentiamo, a parte questi spiacevoli incidenti dovuti a me e Trent, per i quali deduco ce ne siano stati anche su Courtney...- prendo una pausa, nella quale lui annuisce, facendomi capire che, sì, anche a causa della mora ispanica aveva avuto spiacevoli icontri, io preseguo -Che altro ti è successo?-
-Ci sono anche fan della Gwuncan!- esclama lui, agitando una mano a mezz'aria -Non pensare di salvarti!-
-Quello lo capisco- rispondo semplicemente io -Alle volte mi chiedono perchè... Sai no?-
-Perchè ci siamo lasciati- conclude lui, prendendo il coraggio che manca a me. Non sono mai stata brava in determinati discorsi. Fatico ad utilizzare il tatto, e mi sorprende non poco che sia tu ad intervenire per aiutarmi. Annuisco.
-Comunque, nemmeno quando incontro persone a cui piaccio mi diverto- cambia discorso lui, probabilmente capendo il mio disagio riguardo il precedente discorso. Subito lo guardo confusa.
-Che intendi?-
-Le persone vengono e mi dicono 'bravo! Ti sei fatto le ragazze del reality migliori di tutte' o 'wow! Tecnica di gioco fantastica! Le hai imbrogliate per bene'- prende una pausa, per poi guardarmi severo -Nessuno capisce che ho tenuto ad entrambe realmente. Io... Tengo a te, Gwen-
-Anche io a te, Duncan- soffio io senza nemmeno rifletterci, sentendo il peso del suo meraviglioso e sofferto sguardo su di me.


-A volte penso che al mondo nessuno capirà mai... E mi dispiace- soffiai io, guardando il cielo stellato sopra di noi -Altre volte, penso che non potrebbe interessarmi meno-
Lui mi strinse immediatamente la mano nella sua. Era notte inoltrata, e stavamo osservando le stelle. Eravamo stati da poco eliminati dalla terza stagione, quella per noi, quale coppia,  più significativa. Riuscivamo a parlare di tutto, ed ancora tentavamo di conoscerci al meglio. Ricordo come ero terrorizzata, pensando al futuro.
-A me non interessa cosa pensano gli altri.- disse lui dopo pochi istanti, facendomi voltare sorpresa. Incontrai il suo profilo ben distinto, ed immediatamente sorrisi.
-Non mi importa se non piaceremo a quel branco di idioti che ci guardano in tv... Non mi è mai importato di quello che pensavano gli altri- tornò a parlare dopo poco lui, questa volta girandosi verso di me, incontrando i miei occhi. Si chinò leggermente in basso, sino ad arrivarmi di fronte, per poi premere le proprie labbra sulle mie, in un gesto dolce e gentile, differente dal solito, più sincero.
Una volta staccati, fui io a parlare -Ti piaccio davvero, Duncan?-
-Da morire, Gwen- sorrise, rispondendomi all'istante. Tornò a baciarmi una seconda volta, approfondendo però ora il nostro contatto con la lingua, ed una volta staccati mi domandò -Tieni a me?-
-Terrò a te per sempre... Da morire-



Duncan lancia una breve occhiata all'esterno, ed io subito seguo il suo sguardo, voltandomi verso la porta, non vedendo però nessuno.
-Chi cerchi?- domando dunque, facendo sussultare leggermente. Lui scuote il capo, per poi sorridere.
-Nesuno. Controllavo se stesse piovendo ancora- mi spiega subito, facendomi sentire subito stranamente sollevata. Mi ero sentita davvero preoccupata al pensiero che lui stesse aspettando qualcuno? Sì, mi rispondo immediatamente imbarazzata.
-Comunque, ho constatato che no, la pioggia non sembra volere smettere di scendere- dice dopo pochi momenti, notando come io non sia intenzionata ad intervenire a riguardo.
-Già. Va avanti così da stamattina- concordo dunque, voltandomi qualche secondo verso l'ombrello al mio fianco, quello color verde che ho portato con me oggi. Lui segue il mio sguardo, restando sorpreso nel vedere l'oggetto smeraldino.
-Hai l'ombrello!- esclama d'improvviso, indicandolo palesemente sconvolto. Io sorrido.
-Sorpreso, eh?- lo stuzzico quindi.
Lui annuisce -Molto. Sai, quando stavamo insieme, ricordo che ne eri terrorizzata, dicevi che attiravano i fulmini e perciò non li usavi mai...- Prende una pausa, guardandomi attento, mentre io, di fronte tutto ciò che lui ricorda del nostro passato, non posso evitare di sentire il mio cuore martellare frenetico.

Ecco, Duncan. Dopo due anni mi fai ancora questo dannatissimo effetto.

-Cercavo sempre di averne uno in più per te a casa mia e- -E ogni volta mi rimproveravi dicendo che mi sarei certamente ammalata- lo interrompo infine, sorridendogli malinconica -Sì, ricordo-
Anche sul suo avviso compare il mio medesimo sguardo colmo di malinconia e tristezza, mentre lui annuisce e torna a parlare -Immagino che il tempo ci cambi tutti, almeno un po'-
-In realtà- rispondo subito io, alzando lo sguardo verso di lui ed abbozzando un sorriso timido -Sei stato tu-

Quella mia risposta lo confonde e sorprende, tanto che subito alza lo sguardo in mia direzione e mi domanda -Cosa?-
Il suo sguardo è sorpreso, e la sua bocca semiaperta mi fa tornare in mente i nostri tanti baci nascosti all'ombra di un albero, o tra le quattro mura di un sudicio confessionale. Persino questi ultimi mi sembrano l'emblema del romanticismo, per quanto mi manca.
-Sì, cioè... Da quando ci siamo lasciati io...- prendo una pausa, sentendomi imbarazzata -All'inizio l'ho visto come un modo per riaverti vicino, immagino... Poi è diventata abitudine-
-Vicino?- domanda lui, chinando di lato il capo, facendomi sentire d'improvviso più caldo.
-S-Sì... Duncan, tu mi sei mancato moltissimo. Ho passato le mie prime settimane senza di te, rimpinzandomi di pizza ed ascoltando l'intera discografia dei Nirvana a vuoto- confesso.
-Immagino in vinile- replica lui immediatamente, facendomi sorridere. Sa già come risponderò.
-Non mi abbasserò mai a comprare un cd-

Perchè sembra passato così poco?
Queste non sono le conversazioni di Duncan e Gwen, gli amici che malapena si conoscevano. Questi sono i discorsi di Gwen e Duncan, i due innamorati additati dall'intera popolazione teledipendente del Canada. Realizzando questo, sento improvvisamente come se ciò che stiamo facendo ora, fosse totalmente sbagliato. Non dovremmo nemmeno guardarci, figurarsi ricordare i vecchi tempi! Non è questo il rapporto tra due ex.
Eppure, noi siamo sempre stati diversi dagli altri.


-Non ti manca mai Trent?- 
Udendo quella domanda, alzai immediatamente il volto verso di lui. Eravamo stesi sul letto, l'uno al fianco dell'altro, e lui aveva d'improvviso rispolverato un argomento vecchio di almeno un anno. Non era da Duncan parlare del passato, o dimostrarsi insicuro.
Nonostante questo, non porsi domande, limitandomi a storgere il naso e rispondere -No- Mi sdraiai nuovamente sul letto, poggiando la testa sul petto scoperto del punk.
-Mh...- si lasciò sfuggire, come in procinto di assimilare la mia risposta breve e secca -Io lo odiavo- rivelò dopo pochi secondi, osservando il soffitto ed iniziando ad accarezzarmi dolcemente i capelli.
-Lo so- sorrisi consapevole. E come non saperlo? Trent, insieme ad Harold era stato uno dei punti di scherno principali per Duncan.
-Cosa facevi con lui quando... Sai no? Quando stavate insieme?-
-Sei geloso, Duncan?- domandai io, facendolo irrigidire qualche momento. Avevo l'orecchio poggiato contro la sua pelle scoperta, e potevo avvertire, oltre essa, il suo cuore battere velocemente. Era agitato.
-No, perchè dovrei?-
Sorrisi di fronte il suo smisurato orgoglio misto ad un'infantile gelosia, per poi rispondergli  -Uscivamo, andavamo a cena insieme, al cinema... Quello che fanno due fidanzati normalmente, insomma-
Lui annuì, muovendo appena la testa, continuando sempre ad accarezzarmi i capelli, passandoci attraverso le proprie dita, procurandomi un dolce massaggio.
-Noi non usciamo così spesso- disse, riflettendo attentamente. Io alzai il busto, ritrovandomi a sedere al suo fianco, rivestita solo che dall'intimo.
-Che intendi?- domandai, preoccupata di fronte la sua reazione.
-Forse tu vuoi ch- -No, Duncan. E' perfetto così. Io sono felice... Magari non usciamo spesso, ma è perchè siamo sempre a casa insieme o... O a fare una delle tante cavolate che piacciono a noi- lo interruppi dolcemente, sorridendogli. Lui ricambiò, per poi afferrarmi delicatamente un polso e trascinatarmi nuovamente al suo fianco, dove mi abbracciò dolcemente.
-Tu e Courtney invece, che facevate?- domandai dopo qualche minuto di silenzio, interessata.
-Con lei era strano... Era tutto così meccanico- rispose il ragazzo, corrucciando leggermente lo sguardo -Era fredda. Uscire con lei era la cosa che meno mi divertiva, ai tempi. Non c'era niente di spontaneo. Uscire con te è completamente diverso-
Alzai lo sguardo verso di lui, impaurita qualche secondo. Lui lo notò, e mi sorrise immediatamente, chinando il proprio viso verso il mio e posandomi un delicato bacio sulle labbra. Ricambiai istintivamente.
-Positivamente, è ovvio- aggiunse poi, non appena ci fummo staccati -La nostra diversità è totalmente positiva-



-Comunque ti capisco- mormora lui, distraendomi dai miei pensieri -Anche io quando ci separammo caddi in una sorta di...- prende una pausa, riflettendo -Non direi depressione, ma... Ero un po' stravolto-
Lo guardo confusa, in attesa che lui prosegua con il parlare.
-Ho passato la prima settimana a preparare il caffè anche per te la mattina, giuro! E poi... Poi sono finito in riformatorio per due mesi e... Sì, un casino- conclude lui, mentre io mi limito ad annuire.
-M-ma ora immagino tu abbia una ragazza, no?- cerco di domandargli con quanto più disinteresse possibile, probabilmente fallendo, visto quanto forte sta battendo il mio cuore. Ho quasi paura che lui stesso possa sentirlo.
-A dire il vero... No. Non ho più avuto una storia 'seria'. Solo qualche uscita, ma... Non funziona- risponde lui, finendo la propria birra e sorridendomi spontaneo.

Smettila di sorridere. Mi renderai tutto più difficile.
Non voglio allontanarmi da te di nuovo.

Ignoro i miei pensieri di troppo, e rispondo al suo sorriso ostentando falsa naturalezza, alchè torna a parlare -Dove vivi ora?-
-Dietro l'angolo. Vicino l'università, e tu?-
-Ora come ora ho una casa ad Ottawa.- sentendo la sua risposta, avverto la birra andarmi di traverso. Tossisco un paio di volte, mentre lui è scoppiato a ridere divertito dalla mia reazione, cosa comprensibile a onor del vero.
-Ottawa? E che ci fai a Toronto?-
-Sto cercando casa.- dice velocemente lui, smettendo di ridere e tentando di tornare serio -Mi manca Toronto e ho intenzione di allontanarmi da mio padre-
Annuisco, capendo perfettamente la situazione, e ricordando fin troppo bene il volto del genitore di Duncan. La sola volta in cui lo avevo incontrato, quest'ultimo aveva passato l'intera giornata a ripetere quanto migliore di me fosse Courtney.
-Potresti aiutarmi!- esclama d'improvviso, facendomi sussultare -Tu vivi qui e saprai se ci sono appartamenti in vendita nei dintorni-
-Beh... Sì. C'è qualcosa... Anche nel mio palazzo a dire il vero, anche se non credo possa interessarti quella baracca- dico ironica, sorridendo sncera, mentre lui mi guarda totalmente in disaccordo con le mie parole.
-Ti sbagli! Se esiste un appartamento in vendita vicino a casa tua, io starò lì!-

No...
Sì!

-S-Sei sicuro che sia... Una buona idea? Insomma i-io...- -E' un'ottima idea!- mi interrompe lui, completamente euforico, iniziando a raccontarmi tutto ciò che potremmo fare se solo abitassimo vicini. Mi parla di scherzi, viaggi, battute e feste, ed io torno la diciassettenne di pochi anni passati. Immediatamente una profonda e dolorosa nostalgia inizia a farmi pizzicare gli occhi. Deglutisco a vuoto, trattenendo le lacrime.

-...E poi andremo in California! Partiremo con la mia moto ed andremo in spiaggia- conclude estasiato il punk, finendo di descrivere la sua ennesima fantasia. Annuisco, per poi voltarmi verso la porta, notando come la pioggia sia andata con lo scemare d'intensità. Mi alzo ed afferro l'ombrello, mentre lui mi inizia a scrutare confuso. Le mie labbra tremano impercettibilmente, intente a restare immobili in una linea fredda.
-Scusami, Duncan, ora devo andare- mi congedo, muovendomi per mezzo di ampie falcate all'interno della stanza, per poi uscire ed aprire l'ombrello.

Cammino nervosa, facendo risuonare i miei passi sul marciapiede grigio. Non sento nulla se non lo scrosciare perenne ed intenso della pioggia che cade attorno a me, ed immediatamente mi permetto di piangere. Lascio scorrere le mie lacrime sulle mie guance, dando loro l'opportunità di liberarmi da quell'opprimente peso che mi portavo avanti ormai da due anni.

Duncan mi manca, dannazione.

Mi manca come mi prendeva in giro. Mi mancano le sue braccia attorno a me, e le sue labbra pronte a baciarmi. Mi dispiace averlo lasciato. Mi pento di averlo fatto...

Mi mordo il labbro inferiore, sentendo il sapore del rossetto scuro. Mi è bastata una mezz'ora per rivolere tutto da capo. Ho passato mesi a pentirmi delle mie scelte e delle mie azioni, e proprio quando avevo apparentamente trovato la pace, lui è tornato, e per restare oltretutto. 

Mi sembra assurdo il fatto che lui non capisca ciò che sento. Non è possibile che lui non avverta quanto rumore fa il mio cuore, frantumandosi in miliardi di minuscoli pezzi, frammentandosi senza ritegno, facendomi sentire ingenua e decisamente spaventata. Non può starmi tanto vicino senza permettermi di sfiorarlo.

Mi rendo conto di essermi fermata solo quando una donna mi urta, facendomi quasi perdere l'equilibrio. Mi impreca contro, mi dice quanto sono imbranata, ed io incasso l'ennesimo colpo in silenzio. Eppure, non torno a camminare.
Passano pochi secondi, prima che avverta nuovamente qualcuno toccarmi. Immagino l'ennesimo passante infuriato, ma questa volta non vi sono insulti verso di me, bensì sento una mano afferrarmi il polso reggente l'ombrello e farmi voltare. Subito il viso di Duncan è di fronte al mio, e l'imbarazzo mi divora. So di avere gli occhi lucidi ed il mascara colato. Il rossetto probabilmente è sbiadito, e lui mi osserva. Non dice nulla; si limita a studiarmi attento, senza più alcun umorismo negli occhi chiari. Passano i secondi e nessuno dei due dice nulla poi, senza alcun preavviso, abbasso di scatto il volto, sentendomi imbarazzata. Lei mie lacrime non si fermano, ed i miei singhiozzi si fanno persistenti.

-Gwen...-
Mi volto, nuovamente pronta ad allontanarmi e trattenendo con fermezza l'ombrello, inizio a camminare come poco prima, ma lui non si arrende. Passa poco che vengo voltata una seconda volta. Mi scivolta di mano l'ombrello verde, e tento subito di raccoglierlo, ma lui non me lo permette, serrandomi tra le proprie braccia, costringendomi in un abbraccio di cui ho disperatamente bisogno.

Ormai da due anni.

Nonostante le prime incertezze, mi abbandono contro il suo petto dopo poco, singhiozzando disperatamente, e sperando solo che lui non mi lasci mai.
-Ti prego Gwen, dimmi cosa succede...- mi implora lui, non mollando mai la presa, ed iniziando ad accarezzarmi i capelli ormai fradici.
Io lo stringo con più fermezza, spaventata. Ho paura che se ne vada di nuovo, ma allo stesso tempo so perfettamente quanto giusto sarebbe che lui lo facesse. Più tempo lui resterà al mio fianco, più io diverrò dipendente da quella sua presenza tanto formidabile.
-Non voglio che tu torni tanto vicino...- gli rivelo tra un singhiozzo e l'altro, soffocata dalle mie stesse lacrime. Lui non dice nulla, incassa il colpo silenzioso, probabilmente limitandosi ad annuire, facendomi sentire in colpa.

Ancora una volta non so parlarti come vorrei.

-Mi sei mancato così tanto...- soffio dopo pochi secondi, stringendolo con più forza, terrorizzata di fronte l'idea che lui possa andarsene, nuovamente. Magari ad Ottawa un'altra volta. Eppure, lui non si muove. Si limita a rispondere alla mia disperata ricerca di un appiglio, e dopo poco sento il tocco delle sue labbra contro la mia fronte.
-Cosa pensi che abbia fatto per questi due anni, Duncan?- gli domando dopo poco, con la gola bloccata dal terrore. Vorrei che mi rispondesse, mi piacerebbe sentire cosa pensa, ma entrambi sappiamo quanto in realtà la mia sia una questione retorica, perciò torno a parlare -Ho biasimato me stessa... I-Io...Ti ho amato...- gli dico, tremando. 
Vorrei non dire altro, ma al tempo stesso so che non ci saranno altre occasioni per parlarne apertamente, perciò improvvisamente, per pochi secondi, dimentico tutte le mie naturali inibizioni e gli grido contro ogni verità.
-Io ti amo, dannazione!- rivelo, sentendolo immediatamente irrigidirsi contro di me -Non potrei sopportare di averti come amico nuovamente... Di non poterti più baciare o altro... Non riesco ad accettare l'idea di poterti vedere con un'altra e- -Allora baciami- mi interrompe lui, facendomi sgranare lo sguardo in risposta.
Immediatamente mi sciolgo dal suo abbraccio, ed alzo il viso verso di lui. Non sono in grado di pensare con coerenza; le mie ginocchia tremano ed il mio cuore martella con prepotenza nel mio petto, ma sono certa che nel suo viso non ci sia traccia di scherno.

Vuoi davvero che ti baci?

-Cosa?- domando senza altre parole. La pioggia sta scendendo più lentamente, e le nuvole sono meno spesse di quanto potessero esserlo pochi minuti prima. Si scorgono fette di cielo oltre esse. Sembra quasi che il firmamento sia in balia dei miei medesimi sentimenti.
-Baciami- ripete lui con fermezza, guardandomi con attenzione e dolcezza -Se davvero non puoi accettare tutto questo, baciami ti prego, perchè nemmeno io potrei resistere-
-Duncan...-
-Io ti amo-

Quella sua ultima frase mi fa tremare. Probabilmente, se solo non sentissi tutto con tanta preopotenza, sarei certa di trovarmi in un sogno. Improvvisamente mi alzo in punti di piedi, mentre lui si china verso di me. Abbandona con dolcezza le proprie labbra contro le mie, ed istantaneamente iniziamo a muoverci all'unisono, entrambi fin troppo certi di come questa danza venga svolta. Schiudo la bocca dopo pochi secondi, bisognosa di sentire il suo sapore nuovamente, e non appena la sua lingua inizia a giocare con la mia, non riesco a trattenere un sorriso di pura gioia.

Ci stacchiamo solo quando il fiato ci viene  meno, e subito i miei occhi si illuminano di una felicità che per anni mi ero negata. I suoi sono altrettanto accesi, e senza che nemmeno io me ne renda pienamente conto, ecco che mi schiocca un nuovo bacio sulle labbra, questa volta a stampo, più casto e veloce. Mi abbraccia poi con dolcezza. Ormai i nostri abiti, come i nostri capelli, sono zuppi di pioggia, ma non mi interessa. Mi basta vederlo e sapere che mi ama, che me lo ha appena detto, per sorridere di una gioia infinita.

-Ora posso venire a vivere vicino a te?- mi domanda lui scherzoso. Io annuisco immediatamente.
-Quando vuoi-



[2 settimane dopo]

Seduta sulla sedia del mio piccolo terrazzo, leggendo una rivista , scorgo un articolo riguardante  il reality, e subito la mia faccia muta in un'espressione disgustata.
-Assurdo!- esclamo, mantenendo un tono di voce abbastanza alto -Hanno indetto una nuova stagione... Chris chiamerà entro poche ore-
-Scherzi, amore?- sento la voce di lui dall'interno dell'altro appartamento -Non abbiamo avuto un attimo di pace!- esclama Duncan facendo capolino sul terrazzo a fianco del mio. La fortuna ha voluto che uno degli appartamenti liberi fosse proprio quello al mio fianco. Sorrido maliziosa, vedendolo senza alcuna maglietta indosso ed immediatamente lui ricambia la mia espressione.
-Vedi qualcosa che ti piace, piccola?-
-Sempre modesto, vedo- scherzo io, facenolo sorridere -Credo che tra poco ti farò una visitina... Non penso che quel maledetto presentatore se la prenderà tanto se non rispondo..-
Lui sorride sghembo, passandosi una mano tra i capelli bagnati. Ha appena fatto la doccia.

Perchè è così seducente?

-Io allora ti aspetto in camera...- mormora dopo pochi secondi lui, facendomi immediatamente sentire il corpo accaldarsi. Sa perfettamente che entro breve sarò lì.









* Le scritte in grassetto rappresentano i ricordi

**Le scritte in corsivo sono i pensieri di Gwen, intesi come subconscio, paure e così via... :)
  
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