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Autore: Just a Shapeshifter    05/03/2014    8 recensioni
Ne era rimasto affascinato, aveva provato vari videogiochi, é vero...
Ma lui aveva qualcosa in più, quello strano videogioco tratto da una leggenda metropolitana...
Genere: Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Duncan
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Si ritrovò a tremare, avvertendo di nuovo il gelido essere alle proprie spalle.

Scappare. Dolore. Stanchezza.

Non ne poteva più. Fermarsi e farsi catturare finalmente dallo Slender? Mai. Mai!
Riprese a correre, la torcia sempre più lieve, affievolita, il telefono oramai morto, spento. Si guardò intorno più volte, sempre più intimorito, sempre più impaurito. La tensione saliva di secondo in secondo, ora... oramai non si poteva più tornare indietro, o mandare a fare in culo il gioco ed uscire, magari per andare a spararsi un buon caffè e qualche ridicolo programma demenziale che mandavano in onda il sabato sera: era solo. Solo e disperso nello stesso gioco che aveva adorato per mesi. Prigioniero del suo stesso sogno, schiavo della sua stessa nemesi.
Rabbrividì. Voleva tornare a casa, voleva scappare da li, rompere il gioco in cui era stato lanciato, crasharlo, scappare... aveva bisogno di trucchi, scappatoie: non voleva più averne a che fare con Lui.
Sentì una goccia di sudore scendergli lungo la fronte, calandosi verso la guancia, l'altra scivolò velocemente sul collo, cadendo sotto la maglia nera oramai stracciata.
Si guardò il polpaccio, il bendaggio di fortuna reggeva, ma iniziava a fare male di nuovo. Sibilò, cercando di non guardare la gamba lesa e riguardandosi intorno... nessuna traccia, non ancora.
Sospirò, forse un poco più sollevato, inghiottendo bocconi di coraggio, asciugandosi le gocce di sudore e cercando di ricomporsi.
Paura... da quanto non aveva paura? Persino quando era evaso dal riformatorio non aveva avuto paura, ma solo adrenalina, adrenalina pura. E ora si sentiva vuoto, perso...solo.
Cadde all'indietro appena lo vide, poco più in la, circa ad una decina di metri di distanza. Era dietro un grosso pino dalla corteccia nera, scura, quasi come se anche il povero albero fosse stato contagiato dallo smilzo ed oscuro uomo senza volto. Duncan d'altro canto era dalla parte opposta, seduto ed appoggiato ad un tronco di un albero, la radura tra di loro, che li separava.
Si rialzò a fatica, quasi come se tutte le forze che aveva in corpo fossero scappate... almeno loro potevano farlo. Si aggrappò alla corteccia, graffiandosi i palmi, i polpastrelli, il dorso, le nocche... non importava. Tentava disperatamente di rialzarsi per poter scappare di nuovo ma... come si poteva riniziare a correre se i muscoli del proprio corpo si rifiutavano di muoversi?
Poteva chiaramente sentire il proprio fiato spezzarsi a mezz'aria, o il proprio cuore battere all'impazzata nel suo petto, quasi come se anche lui volesse scappare dalla gabbia toracica e via di li. Deglutì il ragazzo, ma lo Slender Man non si mosse di un passo.
Duncan lo guardò, sfidandolo quasi. “Sono qui bello, avanti. Vienimi a prendere, che aspetti?” Lo sguardo non cedeva, riuscì ad alzarsi in posizione perfettamente eretta, alzando il mento e serrando i pugni, fregandosene del bruciore che avvertiva sulle nocche. “Che c'è, ti diverti a torturare le prede, prima di ammazzarle e dare soddisfazione al tuo macabro sadismo?” Mentre pensava quelle frasi continuava a guardarlo, perché si; ancora non si capacitava di tutto ciò che gli stava accadendo, ancora non riusciva a capire se quell'essere era vero e non solo una leggenda, ancora una parte di se non credeva di star giocando dal vivo a quel malsano gioco.
Rimasero a fissarsi a lungo, i due o meglio... solo Duncan rimase a fissare quei lineamenti di viso inesistenti, disegnandogli una faccia immaginaria quasi come per conoscere il proprio nemico.

Ed era proprio questo il brutto, non poter dare un'identità al proprio nemico, non potergli disegnare volto, non poter conoscere il colore dei suoi occhi o i lineamenti del viso.
Questa era la più grande paura che lo Slender poteva farti, il fatto di essere un ignoto, una persona irriconoscibile eppure così particolare, impossibile da dimenticare.
Era questo che la gente temeva, specialmente Duncan: essere rapiti ed uccisi da un essere, un assassino e non poter nemmeno sapere che tratti somatici aveva...

Si ritrovò in piedi, stazza possente, spalle larghe, piccolo ghignò sul volto, come per deriderlo, sbeffeggiarlo:
Aveva imparato la lezione? Nossignore, questo mai.
“Beh?! Ti sei stancato Slendy?!” Si portò le mani a coppa intorno alla bocca, urlando contro a quell'uomo smilzo, urla che furono seguite da una piccola risata.
Doveva morire? E allora perché non farlo divertendosi? Ghignò, scendendo da una delle radici dell'albero vicino a se e riprendendo a correre.
Non si sarebbe arreso tanto facilmente; col cazzo che si sarebbe arreso tanto facilmente.

L'uomo smilzo rimase immobile, lasciandolo scappare. Non si mosse di un millimetro, solo i tentacoli che sporsero poco dopo dalla sua schiena lo fecero, partendo dentro il terreno e sopra di esso... aveva un'ultima preda da far fuori prima del ragazzo dalla cresta verde...

Ghignò nuovamente il moro, cacciando un urlo di soddisfazione nella notte. “Help me” Un lento, sadico ghigno si disegnò sul viso del moro, mentre afferrava la pagina e si guardava intorno, per poi tornare a fissarla.

“6 of 8 pages collected”

Sei, era a sei e poco fa aveva preso l'unica pagina con solo un disegno, il presunto Slender nella foresta, circondato da pini e altri alberi, ora la pagina con scritto “Help me” ... Ne mancavano due, due soltanto e avrebbe vinto.
Era da una buona mezz'ora che non lo vedeva, era da trenta minuti che riniziava a fare scorta di spavalderia e coraggio... Slendy non era li in zona, e la luna lassù in cielo sostituiva egregiamente la torcia, per fortuna. Lanciò torcia e batterie morte vicino ad un albero, sedendosi con la schiena contro la corteccia ed esaminando tutte le pagine... Beh, gli mancavano solo due, quella piena di “no” con Lui al centro e il “Leave me alone”. Si, poteva farcela.
Riprese a correre e riuscì persino a rendersi conto di quanto stupida ed ironica fosse la situazione: era notte, correva da quando era uscito da quella tenda e aveva alle calcagna un essere terribile, un fottuto psicopatico.
Cercò di dimenticare il versetto più alto di un ottava che fece appena salto di lato per schivare la grande massa che gli era apparsa davanti.
La tenda.
LA TENDA! Duncan ghignò, poi lavorò quella smorfia, facendola diventare un sorriso di pura gioia. Jeoff, li c'era Jeoff! Non era solo, poteva dire addio a quel fottuto incubo o almeno combatterlo in compagnia del suo fidato festaiolo... chissà, magari il cowboy con la mania per le feste avrebbe invitato lo Slender Man ad uno dei suoi party, lo smilzo avrebbe accettato e... “D'ah Duncan! Ma a che cazzo pensi?!” Si diede un colpo sulla nuca ed uno in fronte poco dopo “Concentrati!” per poi avvicinarsi alla tenda ed aprirla.
Vuota, come diamine poteva essere vuota?! Beh... magari, hm... magari era uscito a cercarlo insieme agli altri, magari tra poco sarebbero tornati.
Sentì un vento gelido alle sue spalle e riprese a correre, via di li, via, così come gli diceva l'istinto.
“Jeoff, JEOFF!” Entrò a razzo nella tenda, alla ricerca del festaiolo, ma vi ci trovò solo il suo cappello da cowboy... “J-Jeoff?” Questa volta la voce del punk aveva perso ogni certezza, e l'esitazione regnava sovrana tra le corde vocali del verde, mentre si guardava intorno...
Un quarto “Jeoff” si fece strada nel silenzio della notte, oramai quasi alba; si poteva vedere meglio, la luna ed il buio stavano dando spazio alle prime luci del mattino. Oltre le montagne si scorgeva già la luce del giorno: si, poteva vincerlo.
Aveva resistito tutta la notte, aveva conquistato quasi tutte le otto pagine, due; gliene mancavano due. Si prese una manciata di minuti per sistemarsi quella ferita che aveva gridato vendetta per tutta la notte, togliendo quella striscia di pantaloni fradicia di sangue e schifezze e rovistando nel borsone dentro la tenda, strappando questa volta una striscia di maglietta, una parte la usò per pulire la ferita con l'acqua nella borraccia, l'altra servì per bendare quel morso sovrumano.
Si diede una veloce regolata, concedendosi il lusso di svuotare la borraccia e di inghiottire quella preziosa e rinfrescante acqua e prendendo anche l'altra per sciacquarsi il viso, facendosi scivolare il liquido dalla nuca fino ai piedi sorridendo tra se e se nel sentire la sensazione di apparente pulito sul corpo, anche se esso era sporco di rami, diverse foglie e fango.
Prese poi l'ultima borraccia e se la mise in tasca... l'acqua serviva sempre, e dello smilzo ancora nessuna traccia. Afferrò velocemente una barretta tra le provviste segrete del festaiolo e la divorò velocemente, stando sempre all'erta sul mondo al di fuori di quel piccolo rifugio... altre due si aggiunsero alla borraccia ed al coltellino del verde, quel fedele coltellino che aveva sempre con se, quasi come un portafortuna.
Si sorprese quando vi ritrovò pure quel piccolo teschio intagliato che anni fa aveva regalato a Courtney... lei glielo aveva rispedito indietro, quasi lanciato con tanto di insulti lievi e pesanti; era un peperino quella ragazza, e il punk si ritrovò a sorridere al ricordo della ragazza, per poi scuotere la testa e poggiare l'oggetto sul sacco a pelo, insieme a torcia e pile scariche... il telefonino lo rimise in tasca, poteva sempre servire no?
Uscì con il polpaccio fasciato, acqua e cibo nello stomaco e una piccola ed apparente calma, calma che crollò disastrosamente appena un grido gli fece gelare il sangue nelle vene... “Fratello!” Si lasciò la tenda alle spalle, afferrò istintivamente il coltellino ed iniziò a correre verso quell'urlo di dolore.
L'alba si alzava sempre di più, così come l'adrenalina del punk, che correva per l'ennesima volta a perdifiato alla ricerca dell'amico: un'altra pagina aveva conquistato, ed era un poco piú sicuro, solo una pagina ed avrebbe vinto...

“7 of 8 page collected”

E la pagina con la scritta Leave me alone” era sua. Più il sole saliva, più la gola bruciava e il cuore pareva scoppiare in petto.

Odore di bruciato:

Quante volte aveva sentito quell'acre odore di fumo e legna bruciata? Lui per primo adorava mandare a fuoco oggetti vari e vederli morire per il suo divino potere ed ora gli si era ribaltato tutto contro, lui era la vittima, lui era quell'oggetto che stava per finire bruciato.
Sgranò gli occhi nel vedere quella scintilla di fuoco, deglutì appena essa investì un albero, scostandosi immediatamente di lato, come se anche solo la striscia di fumo nero che ne scaturì poco dopo potesse ferirlo mortalmente. Ricapitolando: doveva correre, doveva schivare rami che cadevano improvvisamente e cercare di non inalare fumi velenosi. Un incendio improvviso era scoppiato nel bel mezzo di quel bosco maledetto e le grida di Jeoff sembravano esser sparite.
“Fratello! Eddai dammi un maledetto segno!” Si fermò per pochi secondi, portandosi le mani a coppa intorno alla bocca e cercando un segnale, un qualunque segnale del biondo. Se lo trovava... beh sinceramente non sapeva che cosa avrebbe fatto, ma lui era il tipo di persona che non programmava nulla, se una cosa doveva succedere succedeva e basta, una scappatoia si trovava sempre...
Scappatoia che il punk non trovò, per una volta era perso in quel vortice di sensazioni che la vita gli stava sputando addosso.

“Rinuncio.” Sussurrò in quel momento, appena vide lo Slender Man davanti a lui, immobile, immune ad ogni cosa. I tentacoli che sbucavano da dietro la schiena si agitavano, come tante code; solo una era ferma, solo una era tesa verso l'esterno... solo una teneva per il collo il corpo oramai senza vita di Jeoff.
Si lasciò cadere a terra il punk, erano ore che cercava il festaiolo per vederlo scoppiare a ridere e dire che era tutto uno scherzo, era ore che scappava dalla morte. Aveva ritardato solo di pochi giri d'orologio la sua ora...
Era finita.

***

“Ehi amico? Ah, finalmente sei sveglio, é da due settimane che non apri gli occhi... ci stavamo preoccupando.” il punk sbatté più volte le palpebre, cercando di capire dove si trovava e cosa stesse succedendo. “Che é successo?” Duncan si massaggiò il capo con una mano, mentre l'altra lo sorreggeva sul materasso... aspetta:
Materasso? Letto?! Si girò di colpo e vide le stelle, la testa doleva da morire, così come la gamba. Sgranò gli occhi appena gli occhi tornarono a vedere senza ulteriori sfocature Era nella stanza di un ospedale, una gamba ingessata e una benda in testa, senza contare la flebo attaccata ad un braccio... “Che cazzo ci faccio qui Jeoff?” Il verde puntò gli occhi acquamarina sul biondo, il quale alzò le spalle.
“Da quel che ne so mi sono svegliato ed eri sparito, ti abbiamo ritrovato dopo ore giù per un piccolo dirupo... non so come diamine tu ci sia finito ma bello... hai avuto culo, un sacco di culo i medici qui dicono che avresti potuto romperti il collo.” Il festaiolo rise. “Ma ovviamente non sanno con chi hanno avuto a che fare, eh vecchia pellaccia?” Duncan sbuffò, un poco scocciato per via di quella fastidiosa ingessatura e per il mal di testa, un sacco per il fatto di essersi sognato tutto: lo Slender Man non esisteva, era tutto frutto di una brutta nottata. Si erano sbronzati prima di dormire, questo se lo ricordava bene... poi, beh... forse si era svegliato per uscire e vomitare o altro, era buio... ha inciampato e bum! Giù nel piccolo dirupo.
L'ubriachezza, la botta e tutto il resto gli avevano fatto immaginare lo Slender, e i vestiti stracciati erano di sicuro opera della caduta, così come il sangue.
“Però é strano... prima di ingessarti hanno visto uno strano segno, come un morso... ma non hanno capito di che razza di animale... ah va beh, chi se ne frega, ora ti hanno svegliato dal coma farmacologico e devi solo muovere il culo e riprenderti. Ah, Duncan... ricordami di non farti bere quando vieni in campeggio con noi.” Le risate di Jeoff, Duncan e del gruppetto di amici li a fargli visita scomparirono poco dopo, mentre si faceva notte nell'ospedale.
Altri tre giorni di convalescenza, poi sarebbe tornato a casa. Si alzò dopo due ore dal risveglio, gli arti indolenziti volevano almeno provare a zoppicare per la stanza... Un paio di quasi cadute e il moro dovette rinunciare, stava tornando a letto quando ad un tratto vide i propri vestiti superstiti di quella atroce notte di oramai due settimane fa sulla sedia... perché erano li?
Allungò la mano e li prese, quando dalla tasca dei jeans a vita bassa oramai quasi maciullati caddero dei fogli. “E questi?” Duncan inarcò un sopracciglio, prendendo quattro fogli sparsi a terra e trovandone altri tre nelle tasche. Ci trovò anche il coltellino, ma della borraccia e del cibo nessuna traccia. Una smorfia di terrore di impossessò del normalmente strafottente viso del Piercing, mentre deglutiva come per scacciare quella sensazione di angoscia.
“E-era tutto un sogno no? Un stu-stupido sogno!” Gettò le pagine lontano da se, cercando di andare a letto e non pensarci. Era al piano terra, poteva distrarsi e guardare il cortile li fuori, magari qualche corvo litigava o altre cazzate simili:
Quando mai l'aveva fatto.
Sbiancò, diventando più freddo dei piercing che aveva addosso, alla sua sola vista.
Ogni singolo organo si contrasse, parevano voler uscire dal ragazzo.
Vomitare. Doveva vomitare.
Ma nonostante tutto non riuscì a distogliere gli occhi da quell'altra, smilza ed oscura figura, che nel frattempo come teletrasportata di avvicinava al punk, solo il vetro della finestra li separava.
Aveva i tentacoli dietro la schiena, aperti fieramente a ventaglio, ed ancora solo uno brandiva tra le sue grinfie una cosa, un oggetto questa volta. Una pagina svolazzava al rimo di quei tentacoli, mentre il moro non aveva nemmeno la forza di gridare. L'ultima pagina, quella con lo Slender al centro e una miriade di NO come sfondo.
“No.” Fu questa l'ultima parola di Duncan, prima di venire trapassato da parte a parte da un tentacolo dello Slender Man. Sentì ogni forza svanire lentamente, abbandonarlo, ma sorrise piano, mentre guardava il suo assassino.
“Ce l'avevo quasi fatta, Slendy bello.” Pensò, prima di chiudere per sempre gli occhi.
Non ritrovarono il corpo del verde, così come non trovarono le pagine sparse per terra dal ragazzo prima di morire. Tutto ciò che trovarono in quella stanza fu una piccola macchia di sangue e un coltellino svizzero sul cuscino.


Ehilá, uh-uh oggi ho fatto il pienone di testi :D *le fanno male da morire le mani* Spero solo che Duncan non mi becchi, l'ho appena fatto crepare >~<
Duncan: Qualcuno mi ha chiamato?
E-eh? Oh no, ma figurati ^^" *lo caccia via e corre a chiudersi in uno stanzino* Beh ragazzi, mi dispiace sia finita, ma ci tenevo a ringraziare tutti coloro che hanno letta e recensita, ma anche solo letta per divertimento o interesse.
Quindi ringrazio: *rullo di tamburi*
- Alejandroelmejor
- boreal lele
- sunburst
- _SamanthadettaSam_
- GwenxDuncan
- _Rainy_
- Nekodeath
- Smilesmoke
- Stardustinyoureyes
- xXla_StrategaXx
- Rocker_wolf_love
- GweneDuncan4ever
- Liberty_Fede
- Babytitta
- TDfan
- Hope_dream

Davvero ragazze/i, senza di voi questa storia non sarebbe finita mai. Grazie a tutti per il supporto e i consigli, davvero <3 e come promesso ecco tutte le immagini delle pagine fatte da P. in un bel collage: PS: visto che l'immagine mi sbalza ogni cosa della pagina, vi lascio qui il link, su tinypic si dovrebbe vedere :3 se non riuscite ditemelo che la metto qui, anche se sará immensa D:
http://i62.tinypic.com/14v2tt.jpg É stato bello <3
~M

  
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