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Autore: Remedios la Bella    05/03/2014    5 recensioni
Dal testo:
"Ricordò di aver provato, alla bocca dello stomaco, una stretta piacevole. Era corso incontro al dottore, stringendogli la mano con calore e invitandolo a fare un giro per la casa.
Era come se nell'altro avesse visto, sin dall'inizio, un amico e un confidente capace di ascoltarlo e di capire il suo mondo, fatto di macchine, calcoli e notti insonni a guardare il cielo notturno dalle vetrate della torre."
...
"Nel vederlo, Bruce sorrise tristemente. Ricordò l'entusiasmo che aveva illuminato il volto dell'inventore quando aveva accettato di stare a casa sua, il suo continuo affaccendarsi per aiutarlo a trovare un siero o semplicemente per rompergli le scatole se era annoiato.
Le lunghe chiacchierate che facevano di notte, stesi sul pavimento del laboratorio, una tazza di thè o di caffè pronta all'uso e il sonno tardo a venire.
Si fece schifo nel pensare che l'amico era lì perché preoccupato per lui e per il suo vizio di trasformarsi tanto facilmente."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Era da secoli che volevo scrivere su di loro. Non avevo progettato esattamente una roba come questa (puntavo più sul fluff) ma alla fine... che l'ispirazione sia con me.
Spero di poter scrivere altro su di loro, meritano e sono una delle poche coppie nel mondo dei fandom che shippo alla follia. Ah, i miei Science Boyfriend adorati ♥
Ok, bando alle ciance. Vi lascio alla storia, sperando di ritornare su questa coppia il più presto possibile. O impazzirò, me lo sento.
Remedios

 

Bring me out
Come and find me in the dark now
Every day by myself I’m breaking down
I don’t wanna fight alone anymore

-On my own, Ashes Remain

 


-Agente Stark, la intimiamo ad allontanarsi e lasciare il soggetto Hulk dove...-
-TUTTI INDIETRO!- urlò Iron Man, la gola secca e il corpo dolorante, le lacrime pronte a farsi strada dagli occhi. Alzò la mano libera di fronte a sé, quella che non stringeva a sé il corpo semi-nudo di Bruce.
Azionò il propulsore, pronto a combattere se necessario. Non gli facevano paura le canne dei fucili del corpo armato, non gli faceva paura lo sguardo di Nick Fury intento a squadrarlo con aria da comandante, severo e imperturbabile.
Era ben altra la sua paura, il suo grande timore.
Aveva i muscoli sofferenti, l'armatura da Iron Man pesante contro le sue membra di umano. Poggiato al suo corpo poteva sentire il peso di un'altra persona, quella per cui davvero temeva il tutto.
Hulk si era liberato di nuovo. Senza preavviso, dal niente totale. Dentro lo stesso laboratorio alla Stark Tower costruito apposta per Bruce da Tony, desideroso di dargli un posto accanto al suo per poterci lavorare insieme.
La grande stanza, un tempo teatro di provette e aggeggi scientifici, era ormai ridotta a un cumulo di macerie e vetro frantumato. Hulk era impazzito, forse per un nonnulla.
Il dottor Banner non doveva aver retto lo stress di ben cinque giorni senza chiudere occhio, e lui, Tony Stark, non era stato capace di ammonirlo e di mandarlo a riposare, in modo da poter evitare tutto quel macello.

Un grande fracasso aveva dato il segnale d'allarme a Stark, che aveva lasciato il suo operato precipitandosi subito un piano più sotto, le scale fatte a balzi e la caviglia quasi slogata per colpa dei salti impossibili. Con il cuore in gola, aveva osservato dai vetri dello studio un Bruce grande e grosso, uno pseudo-Hulk, divenire poi la bestia nella sua forma completa, e iniziare a fare man bassa degli attrezzi da laboratorio.
-Signore.- era stato Jarvis a parlare:- i livelli vitali del dottore sono...-
-Lo vedo da me come sono, Jarvis.- aveva commentato l'inventore, che aveva richiamato a sé l'armatura ed era entrato nell'abitacolo a suo rischio e pericolo.
-Che intende fare signore?- gli aveva chiesto Jarvis.
-Farlo ragionare, mi sembra ovvio... Bruce!- l'aveva chiamato con il suo vero nome, e si era poi precipitato verso di lui azionando i propulsori degli stivali.
La calma sarebbe stata sua compagna in quel preciso istante. Niente panico, l'agitazione era proibita in istanti delicati come quello. Se Banner doveva tornare, doveva essere uno Stark calmo a farlo, non uno che se la sta facendo sotto.
Non aveva potuto negare a se stesso di essere sia spaventato che terribilmente eccitato. Lui era fan della creatura verde, ma non a tale distanza e con tale perdita di autocontrollo.
Aveva deciso comunque di andargli vicino, di aggrapparsi a lui e di parlargli. Era l'unico modo che conosceva, l'unica maniera di farlo ragionare.
Con mossa rapida, gli si era attaccato alla schiena, le braccia ben incollate a una delle enormi spalle:-Ascoltami!-
Hulk, a quel contatto, lo aveva trattato come una mosca fastidiosa. Lo aveva strappato dalla sua schiena stringendolo nella sua poderosa mano, scaraventandolo poi verso la parete con una forza sovrumana.
-Signore?- la voce del programma tradiva una certa preoccupazione.
-Niente paura Jarvis, ci devo solo fare il callo.-
Era riuscito a schivare l'attacco di Hulk e a tenersi di nuovo a lui, le braccia metalliche avvolte al collo taurino.
-Stammi a sentire Bruce! L'altro non deve avere la meglio su di te, cerca di riprendere il controllo amico!-
Si era ritrovato di nuovo schiantato alla parete, le vertebre urlanti dolore. La bestia aveva camminato verso di lui, il grande muso contratto in una smorfia di pura rabbia primitiva, la lingua incapace di compiere parole di senso compiuto.
-Hulk non ha controllo! Hulk distrugge! Hulk... triste!- aveva replicato, e Tony poté quasi sentire una sorta di tristezza nel timbro vocale della creatura. La vide prendere uno dei tavoli del laboratorio e spaccarlo tra le sue mani come fosse stato un pezzo di marzapane.
-Perché sei triste? Dimmelo Bruce!-
-Bruce non qui, io Hulk!-
-No, Bruce è lì dentro!- dicendo così, Iron Man aveva indicato il petto del gigante, facendo riferimento a quella cosa che Banner aveva grande e d'oro, chiamata cuore:- Bruce, devi ascoltare la mia voce!-
-No!- Hulk aveva parlato, e con un pugno ben assestato aveva colpito Iron Man, incrinando la parete dietro di lui e mandando in corto circuito l'armatura per un breve istante. Il sistema si oscurò per qualche secondo, e ciò bastò a Stark per sentire gli effetti dei colpi ricevuti.
“Accidenti.” aveva pensato, sentendo il fiato fuoriuscire dai polmoni in maniera alquanto violenta per colpa del pugno e le ossa scricchiolare paurosamente.
Si era alzato a fatica dopo l'attacco, tentando di focalizzare bene la situazione. Aveva guardato verso Hulk, che al momento stava ancora valutando cosa mandare in frantumi.
-Bestione!- aveva urlato, la voce ridotta più che altro a un rantolo dopo il colpo:- Hai ben poco da fare, lo sai vero?-
Hulk, girandosi verso di lui, aveva ringhiato come una bestia, e con un passo l'aveva raggiunto, allungando le braccia per afferrarlo. Iron Man si era di nuovo scansato, e calibrando la forza nel pugno destro, glielo aveva assestato dritto in faccia, appena sullo zigomo.
La potenza era bastata a far barcollare la creatura, che era inciampata sui propri passi cadendo rovinosamente a terra.
Aveva pensato che fosse il momento giusto per potergli parlare, pochi secondi a disposizione per far ragionare lo scienziato intrappolato nel cuore di un gigante dalla pelle verde.

Gli era rivenuto in mente il giorno in cui Bruce Banner era entrato nella Stark Tower, la sacca da viaggio in mano, la camicia viola raccolta meticolosamente nei pantaloni e lo sguardo luccicante di curiosità. Ricordò di aver provato, alla bocca dello stomaco, una stretta piacevole. Era corso incontro al dottore, stringendogli la mano con calore e invitandolo a fare un giro per la casa.
Era come se nell'altro avesse visto, sin dall'inizio, un amico e un confidente capace di ascoltarlo e di capire il suo mondo, fatto di macchine, calcoli e notti insonni a guardare il cielo notturno dalle vetrate della torre.
Era parecchio entusiasta all'idea di poterlo punzecchiare nel suo stesso spazio da lavoro, magari con una matita punta al costato o semplicemente ronzandogli attorno come una mosca. Ne aveva conosciuto la pazienza durante il periodo attivo dei Vendicatori, e ne ammirava l'operato in generale.
Inoltre, lo riteneva una persona degna di compagnia, nonostante il suo piccolo problema. Piccolo si fa per dire.
Altre volte aveva perso il controllo, sempre in quella stanza, ma era stata sempre questione di quanto? Pochi secondi? Giusto un attimo di follia, e subito la creatura era stata mandata nel suo antro, lasciando alla vista di Tony un Banner stordito e dalla camicia strappata.
Ma stavolta non sembrava essere andata normalmente. Tony si era detto che non potevano essere stati i cinque giorni di insonnia a far trapelare la furia dal corpo del dottore.


-Bruce...- si era inginocchiato accanto alla bestia, le membra all'erta e la mente alla ricerca di un'area di relax per parlare senza intoppi:- Guardami.-
Si era tolto lo schermo dal viso, mostrando la sua faccia e guardando Hulk dritto negli occhi, ridotti in quel momento a due fessure.
Aveva temuto, guardando di sfuggita il corpo steso a terra, che una di quelle braccia enormi fosse stata sul punto di piombargli addosso mandandolo a terra morto, ma non era successo.
Un ringhio soltanto era uscito da quella bocca, negli occhi del mostro era passata l'ombra di qualcosa nel vedere la faccia di Tony, del suo amico più fidato in quel momento della vita.
Sembrava che un'enorme spossatezza avesse preso il sopravvento, che il ragazzone fosse esausto e desideroso di riposare.
Tony poté constatare con sollievo che Bruce era tornato per un breve istante, e aveva iniziato a lottare.
-Iron … Man.- aveva infatti borbottato, il fiato e le braccia poderose che avevano iniziato a rilassarsi.
E nel giro di poco, Bruce era di nuovo davanti agli occhi di Stark, il tipico corpo del dottore, il petto umano intento a respirare normalmente e la stanchezza pronta a sopraffarlo.
Si sarebbe messo volentieri a piangere per scaricare tutta la tensione accumulata, ma si era trattenuto. Aveva passato i primi istanti di quiete passando semplicemente la sua mano tremante sul volto dell'altro, in una carezza rassicurante.
E poi lo schianto della parete vetrata, lo squadrone dello S.H.I.E.L.D. che irrompeva nella stanza, fucili dietro la schiena e urla spacca timpani.
Un istinto dannatamente protettivo aveva invaso la mente di Tony, che con gesto rapidissimo aveva messo le braccia intorno all'amico portandolo verso di sé.
Come unica difesa dalle armi dello squadrone, il cannone installato nel guanto dell'armatura e la mano tesa come scudo.


-Tony, lascia il dottore nelle nostre mani.- lo intimò Fury, la voce profonda e non alterata. Il suo suggerimento fu seguito da un secco “no” da parte dell'altro.
Nick lo vide alzarsi, tenendo in braccio il dottore, probabilmente svenuto, la faccia deformata da un'intensa emozione:- Qui è tutto sotto controllo, puoi andare.-
-Non puoi disobbedirmi!-
-Casa mia, regole mie. Pepper può offrirti da bere, se decidi di rimanere ancora un po'.-
“E nonostante tutto non perde la sua sfacciataggine” pensò Nick, dopo che Tony lo ebbe liquidato in quel modo:-Fa come vuoi, non interverremo un'altra volta.-
-Per me è uguale, sono abbastanza grande per badare a me stesso.-
Era furioso, e Fury lo sentiva chiaramente. Decise di rinunciare ai suoi tentativi di persuaderlo ulteriormente.
Tony, dal canto suo, era irritato da quell'intervento tanto improvviso e per niente voluto, ma al momento non voleva occuparsene. Liquidando in tal modo il capo dello S.H.I.E.L.D. con rapide falcate raggiunse la scala a chiocciola. Banner tra le sue braccia mugolava debolmente.
-Signore, lo squadrone è intervenuto sentendo il segnale d'all...-
-Al momento non mi importa, Jarvis. Non è colpa tua se mi hanno rovinato le vetrate con i loro bei stivali da guerra- lo interruppe Tony:- Ho ben altro a cui pensare.-


Le sue ossa gridavano e sentiva ogni muscolo del suo corpo teso e malandato, come dopo ogni trasformazione nell'Altro particolarmente intensa. Non voleva aprire gli occhi e affrontare la dura realtà, realizzando di ritrovarsi probabilmente in mezzo a macerie fumanti o nel bel mezzo di una strada, attorniato da persone che lo guardavano spaventate o con un misto di fastidiosa pietà per la sua condizione.
Detestava pienamente il modo in cui Hulk gli salvava la vita. Sentiva di non essere libero di poter caricare una pistola, ficcarsene la canna in gola e premere il grilletto, dando fine alle sue pene. Sentiva che più notti passava davanti ai campioni di siero per combattere la creatura, più i suoi tentativi di farla finita sarebbero aumentate, più volte l'uomo verde sarebbe intervenuto.
Pensando a ciò, desiderò ardentemente di potersi ritrovare sul fondo di un pozzo, per poter urlare e sfogare la sua rabbia all'oscuro da tutti.
Ma non sentiva niente intorno a sé capace di ricondurlo a tale ipotesi, solo un gran tepore e la sensazione di morbido direttamente sulla sua pelle.
Allungò pigramente il braccio, tastando qualcosa di soffice, e aprì lentamente gli occhi.
La penombra della camera non riuscì a fargli capire dove si trovasse, ma era certo di trovarsi in un grande letto, non sapeva se il suo o quello di una qualsiasi stanza alla Stark Tower.
Girò lentamente la testa sul cuscino, mugolando di dolore quando il collo si ribellò al movimento. Su una poltrona, la faccia appoggiata alla mano, la bocca semi-aperta colante bava e il corpo probabilmente abbandonato al sonno, stava Tony.
Nel vederlo, Bruce sorrise tristemente. Ricordò l'entusiasmo che aveva illuminato il volto dell'inventore quando aveva accettato di stare a casa sua, il suo continuo affaccendarsi per aiutarlo a trovare un siero o semplicemente per rompergli le scatole se era annoiato.
Le lunghe chiacchierate che facevano di notte, stesi sul pavimento del laboratorio, una tazza di thè o di caffè pronta all'uso e il sonno tardo a venire.
Si fece schifo nel pensare che l'amico era lì perché preoccupato per lui e per il suo vizio di trasformarsi tanto facilmente. Si disse mentalmente di riposare più spesso, di non passare intere settimane senza chiudere occhio, davanti a uno stupido topo da laboratorio dagli occhi rossi e dal corpo troppo fragile per reggere una formula chimica iniettata nelle sue vene.
Sentì di voler affondare la testa nel cuscino fino a soffocare, sprofondò di nuovo nel letto ringhiando.
Non ebbe il tempo di sfogarsi prendendo a pugni il cuscino, poiché si ritrovò senza coperte addosso e con il materasso deformato al suo fianco dal peso di Stark. O aveva il sonno leggere o aveva fatto finta di dormire.
-Tony.- lo chiamò, senza voltarsi nella sua direzione.
-Bruce.- dalla voce sembrava calmo, o almeno così parve al dottore.
Fece per voltarsi per poterlo guardare direttamente, e ne incontrò lo sguardo, reso torbido dalla penombra della stanza.
-Come ti senti?-
-Al solito. Come se una pressa mi fosse passata sopra.-
-Capisco la sensazione.-
-Buon per me.-
Rimasero per un po' in silenzio, Bruce intento a respirare senza farsi male e Tony a stropicciare la coperta, come in un tic nervoso. L'atmosfera schiacciò più del dovuto l'animo dell'inventore, che ruppe la quiete per primo:- Non era mai successo prima.-
-Io mi ricordo diversamente.- fece Bruce, coprendosi gli occhi con il braccio.
-Non intendo la tua trasformazione, ma la durata.-
-Che intendi?-
-Sai benissimo cosa intendo.- nel dirlo, incrociò le gambe sul materasso e si avvicinò di più a Banner. Se avesse tentato la fuga, sarebbe riuscito a catturarlo all'istante e a farsi dire ogni cosa.
Lo guardò, mentre restio a dire la sua continuava a tenere il braccio sul viso e le gambe divaricate.
-Bruce...- lo richiamò:- cosa è successo lì dentro?-
-Niente di straordinario, l'Altro aveva deciso di volermi fare una visita di cortesia.-
-O di salvarti la vita.-
Sentì il dottore irrigidirsi all'improvviso e capì di aver fatto centro. Allungò la mano e gli tolse lo schermo dagli occhi, in modo da poterlo guardare direttamente:- Cos'è quella sulla poltrona?-
Banner guardò, e vedendo la vecchia pistola che teneva nel cassetto della scrivania nel suo laboratorio, emise un lungo sospiro. Dannazione. Si morse il labbro, incapace di replicare.
-Wendy.-
-Hai dato un nome alla tua bella pistola?-
-La rende meno minacciosa.-
-Tengo un vecchio fucile in cantina di nome Charlie, eppure uccide lo stesso.- replicò Tony, in maniera brusca. Abbandonò la presa dal braccio di Bruce e si passò la mano in viso, improvvisamente stanco:- Non puoi prendere tali iniziative.-
-Che genere di iniziative?-
-Quelle per cui Hulk interviene sempre a sfavore. Bruce, se hai un problema...-
-La mia vita non va risolta nel giro di una chiacchierata, Tony.- replicò Banner, secco. Si girò sull'altro fianco, dando le spalle a Stark, e strinse le braccia al petto, come per proteggersi:- In certi momenti, sento che tutto quello che sto facendo non porta a niente, e questo lo sai benissimo. E Dio, quanto vorrei che bastasse parlarti per risolvere tutto.- fece, con voce ridotta a un sussurro:- Sei una delle persone di cui più mi fido in questo periodo della mia vita, e non vorrei mai deluderti. Ma sento che certe cose non posso affrontarle tanto facilmente, e allora... arrivo a fare quello che L'Altro non vuole. Alla fine lo sento arrabbiarsi, e lo lascio fare, incapace di contrastarlo.-
Chiuse la bocca lentamente, gli occhi e il naso che pizzicavano. Sentì un improvviso brivido di freddo, e si strinse ancora di più come a cercare il calore mancante.
Tony, per tutta la durata del discorso, non si era mosso. Si passò le mani nei capelli, sbuffando.
Decise di stendersi supino, proprio accanto all'altro, e di rivolgere lo sguardo verso la sua schiena coperta da una T-shirt che gli aveva fatto indossare prima di metterlo a letto.
Sentendo lo sguardo di Tony trafiggerlo come una freccia, Bruce si voltò a guardarlo a sua volta e si mise anche lui pancia in su.
I due per un po' si fronteggiarono solo con la forza degli occhi, poi Bruce decise di abbandonare la sua testa sulla spalla dell'inventore e di poggiargli la mano all'altezza del reattore Arc, la cui luce era stata attenuata in qualche modo, forse per non dargli disturbo durante il riposo di poco prima.
Tony trasalì appena al contatto, e appoggiò a sua volta la sua mano su quella dell'altro.
-Devi parlarmene, non importa quando o come. Se hai bisogno, non devi esitare.- disse in un sussurro. Di certo stava facendo il sentimentale, ma in presenza di Bruce sentiva che tale suo comportamento era giustificato.
-Non controllo certi bisogni.-
-Allora stabiliamo dei turni alla settimana.-
-Tony, è l'idea più stupida che tu abbia mai concepito.-
-Nessuna delle mie idee è mai stupida, se pensata per il tuo bene.- rise appena, sentendo l'altro irrigidirsi.
-Tony, questo è...- Bruce si sentiva ormai avvampare, e non era una buona cosa. La vicinanza a Tony era talmente intima che sentì il bisogno di allontanarsi. Fece per alzarsi e per scappare da quella situazione, ma Tony fu più veloce: lo bloccò con le braccia e lo fece ridistendere sul materasso, abbracciandolo stretto.
Lo abbracciò come aveva fatto poche ore prima nel laboratorio, difendendolo contro altri fucili immaginari e lo sguardo severo di Nick Fury.
Il dottore pensò per un attimo di doversi ribellare, di dover evitare tutto ciò, ma stretto com'era non riuscì a formulare niente delle sue intenzioni iniziali. Si ritrovò abbandonato a tale stretta, la testa poggiata al petto di Tony e l'Arc premuto contro la guancia.
A Stark piacque quel momento. Aveva agito d'impulso, ma mai una sua idea improvvisa, si disse, aveva portato a un esito tanto... piacevole. D'altro canto, Banner aveva lasciato perdere l'idea di scappare. L'inventore aveva tutto il tempo per poterlo consolare come meglio voleva, per parlargli, o per stargli accanto come aveva sempre voluto.
Bruce passò lentamente un suo braccio attorno alla vita dell'altro:- Staremo così a lungo?-
-Fino a quando non mi stancherò, o fino a quando non parlerai.-
-Tanto sai che non ti dirò niente.-
-Esatto. Abituati ai miei abbracci.- Risero all'unisono.
-Ci vorrà molto?- Banner sentì le gambe dell'inventore intrecciarsi con le sue, e non glielo impedì in alcun modo. Un bacio tra i ricci dato di sfuggita. Sentì il suo cuore battere in modo meravigliosamente regolare, il corpo di Tony straordinariamente caldo.
-Forse.-
Si strinsero ancora di più.

   
 
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