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Autore: Oducchan    06/03/2014    4 recensioni
I deboli, continui segnali emessi dal poligrafo si fanno incespicanti, sconnessi, erratici, minacciando di cessare del tutto.
Maito Gai si è sacrificato, e Kakashi deve lasciarlo andare
[What if post guerra, presenza di scena di eutanasia -se è questa la definizione corretta]
NB è considerabile spoiler dei capitoli 666 e 667
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Gai Maito, Kakashi Hatake, Team Gai
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la serie
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Aristotle and AverroesNick autore: Queen of the lower court 
Titolo: Aristotle and Averroes {Friends til the end}
Personaggi: Kakashi Hatake, Maito Gai, Rock Lee, TenTen, Sakura Haruno, Naruto Uzumaki
Genere: introspettivo, drammatico, angst
Avvisi:  spoiler!, what if (Maito utilizza l'apertura dell'Ottava Porta, come minacciato nel manga. Non muore subito, ma entra in coma) (La guerra è finita). Scena di... eutanasia?
Rating: giallo
Note: 
Dio santo, che ho fatto.
Ok, stavo guardando un bellissimo video sull'amicizia tra Maito e Kakashi, sulle note proprio di Aristotle and Averroes -dolcissima canzone di Kareem Salama- quando inizio a pensare a come sarebbe devastante se Gai aprisse quella beneamata Porta e morisse.
Poi, non so perché, mi sono messa ad ascoltare Heart of courage dei Two steps from hell e la cosa si è trasformata in Kakashi che stacca le macchine che tengono in vita Gai *soffoca di angoscia*
Comunque sia, non è un AU perché per quanto l'apparato medico sia vagamente simile a quello del nostro mondo (ho delle limitazioni, nella mia fantasia), è sempre l'universo di Naruto, post guerra.
Il chakra della Volpe ha sempre avuto delle proprietà curative su Naruto, quindi ho pensato che se condiviso cont erzi potesse avere, seppur marginalmente, un effetto simile. Il ragionamento era quasi lo stesso quando Shikamaru era moribondo, no? Avrei dovuto rileggermi i capitoli.
Boh. Vabbè, cercate di non deprimervi troppo.



Aristotle and Averroes

{ Friends til the end}



I deboli, continui segnali emessi dal poligrafo si fanno incespicanti, sconnessi, erratici, minacciando di cessare del tutto. Kakashi ha uno spasmo, stringendo con più disperazione quella mano escoriata e inerte che giace nella sua; nonostante non riesca a smuovere alcun tipo di reazione, i suoni si acquietano tornando regolari, per quanto soffocati nel silenzio asfissiante della stanza.
Kakashi espira, sopraffatto.
Cerca di afflosciarsi un po’ meglio nella sedia, di trovare una posizione che sia più comoda e che gli permetta di stirare le gambe troppo contratte dalla seduta forzata. Dovrebbe essere a letto a riprendersi, lo sa bene, lo sa bene anche il suo corpo che duole un po’ dappertutto e le ferite che bruciano come l’inferno, ma non ha alcuna intenzione di allontanarsi da lì. Non ha intenzione di abbandonare a se stesso l’unico amico –il migliore, il più testardo, il più costante-, non adesso, non così.
Si china su di lui con un basso gemito di dolore –non vuole farsi sentire, perché Gai potrebbe scegliere proprio questo momento per aprire gli occhi, scoccargli un sorriso abbagliante e blaterare su quanto sia invecchiato. È sicuramente invecchiato di cent’anni, Kakashi, nell’ultima settimana, ma non ha intenzione di dargliela vinta. Non ancora. Si china su di lui per controllare che respiri ancora, perché per quanto abbia un respiratore collegato a un tubo endotracheale cacciato in gola, il moto del torace è veramente minimo e troppo artificioso, e una parte di lui è ancora fiduciosa che Gai si sveglierà, giusto per prenderlo per il culo e chiedergli l’ennesima sfida.
Anche se i medici sono stati categorici.
È di per se un miracolo che sia ancora vivo, Kakashi” gli ha detto Tsunade, stanca, impolverata, coperta di sangue e fango e sudore, il primo giorno “Non so cosa abbia fatto Naruto con il chakra della volpe, ma non migliorerà più di così”.
L’Ottava Porta si è divorata i suoi muscoli, il suo cuore, la sua vita stessa. Gli ha lasciato solo l’ultima scintilla per sussurrare un addio, e anche se ritorno di Naruto e il modellamento del chakra di Kurama hanno scongiurato che il peggio arrivasse troppo presto, hanno solo rimandato l’inevitabile.
Non c’è modo di salvare Maito Gai.
L’aprirsi e il richiudersi della porta della stanza dell’ospedale lo riscuote un momento. Alza lo sguardo dal corpo esamine per accogliere Rock Lee e TenTen, entrambi a pezzi, entrambi distrutti. Kakashi si agita, a disagio. Vorrebbe poter dire loro qualcosa, qualcosa che sia anche solo di vago e ineluttabile conforto,ma non riesce ad aprire la bocca. Lee lo saluta con un tenue e tremulo sorriso, prima di smuovere una sedia dall’altro capo del letto per far sedere la compagna di squadra, che subito cerca l’altra mano del maestro per stringerla tra le sue.
-Ci sono... novità?- riesce ad articolare alla fine Lee, gli occhi pieni di sofferenza che vagano irrequieti sul viso esangue dell’unica persona che ha sempre, sempre creduto in lui. Kakashi sente stringerglisi la gola, sopraffatto dal dolore per quello che si sta costringendo a dire, ma ingoia, ingoia la sofferenza lacerante e il disarmante senso di colpa.
-Ho parlato con Tsunade-sama. Non ci sono possibilità di recupero. Se anche recuperasse uno stato di coscienza, non...- incespica, deglutisce un’altra volta, e poi solleva lo sguardo per guardarli, tutti e due, perché hanno il diritto di sapere, sono la cosa più simile a una famiglia che Maito abbia mai avuto, i suoi alunni, i suoi pupilli –Il danno è stato troppo esteso. La sua parete cardiaca è troppo debole-
-Non potrà mai più essere un ninja- mormora, debole, debolissimo, Lee, gli occhi neri spalancati come fanali.
Kakashi deglutisce di nuovo, abbassando lo sguardo sull’uomo in coma.
-No- lo corregge –Non potrà mai più essere un uomo. Sarà solo il fantasma di sè stesso-
TenTen emette un gemito acuto, di sofferenza acuta, come se l’avessero appena pugnalata, e Kakashi per un attimo serra forte le palpebre tra loro, perché non vuole crederci, non vuole accettarlo, vuole aggrapparsi ancora a una speranza che ormai si è fatta inesistente. Deve ignorare il loro dolore e il proprio e fare ciò che è necessario, per Maito, per onorarlo, per non inquinare la memoria di quell’uomo così glorioso.
-Perciò...- prosegue, anche se la voce gli trema la voce. TenTen pigola qualcosa, qualcosa che suona molto simile a un “No” e un “la prego”, e inizia a divincolarsi, Rock Lee deve prenderla tra le braccia per cercare tranquillizzarla.
-Perciò... per rispetto nei suoi confronti, credo che dovremmo... lasciarlo andare, finché è ancora qui-
TenTen scoppia in lacrime, pigolando disperata. Lee la stringe più forte, la culla con dolcezza, sussurrandole di calmarsi, che va tutto bene, che Gai-sensei non avrebbe mai voluto restare nel mondo dei vivi solo per soffrire, che va bene così, che sarà insieme a Neji e li guarderanno diventare i migliori ninja che Konoha abbia mai visto.
Da sopra due scomposti chignon castani, i due occhi tondi, neri, seri e adulti di un diciassettenne che ha affrontato troppo presto tutti i mali della vita lo guardano, senza remora.
-Soffrirà?-
Kakashi indugia, qualche secondo, incerto, perché il dubbio tarla anche la sua mente, ma alla fine non c’è bisogno di inventare altre scuse.
-No- risponde –Ci vorrà qualche tempo, ma... no-
Lee deglutisce, tremando come un pulcino, e poi annuisce. TenTen gli si stringe addosso, con un altro gemito straziato, e lui cerca di nuovo di calmarla, di tranquillizzarla. Kakashi li guarda, quei due giovani alla deriva, e maledice il destino e la storia che li ha portati a quel punto. Stringe ancora una volta, un’ultima volta la mano di Gai nella sua, gli mormora uno “scusa” che non sentirà nessun altro, e poi si alza in piedi spegnendo le macchine che tengono ancora in vita Maito Gai.
TenTen comincia a piangere più forte, un lamento lungo e protratto, e ora anche Lee ha gli occhi pieni di lacrime. Kakashi si concede un’ultima carezza –scosta quei capelli neri dal viso pallido, via dagli occhi neri, ci indugia un secondo e poi si tira indietro.
-Vi lascio soli- mormora, e scappa, letteralmente, dalla stanza.
Non va molto lontano, però. Fuori, in piedi, lo aspettano Sakura e Naruto, entrambi fasciati un po’ dappertutto, entrambi preoccupati e costernati, che lo squadrano da capo a piedi, aspettando la sua reazione.
-Mi dispiace- esordisce Naruto –Mi dispiace non essere arrivato prima e aver evitato... questo-
Kakashi si ritrova a scuotere il capo, a cercare di farlo tacere perché no, non è colpa sua, come può essere colpa sua, come può essere colpa di un’anima tanto bella che è andata a un passo da immolarsi per salvare il mondo intero? No, non è colpa di Naruto, non è colpa di nessuno, se non sua, di Kakashi Hatake, perché se fosse stato anche solo un briciolo più attento, più disponibile, più aperto agli altri e al mondo e meno soffocato dalla rabbia e dal passato, quand’era giovane e le cose erano ancora modificabili, quando ancora si poteva cambiare e modificare qualcosa, se fosse stato anche solo un briciolo più simile al suo alievo, forse a quest’ora non sarebbe qui a seppellire l’ennesima persona che gli è stata a cuore.
-Va tutto bene- si affretta a dire Sakura, avvicinandosi, notando qualcosa in lui fuori posto – Va tutto bene, Kakashi-sensei, va tutto bene-
Ma non va tutto bene, se andasse tutto bene Gai starebbe uscendo da quella stanza con un sorriso sulle labbra e lo avrebbe già sfidato a morra, o a far la lotta, o dio sa a cos’altro, e non starebbe morendo in quella cruda stanza di ospedale, e non sarebbe stato lui a ucciderlo. Non lo avrebbe lasciato solo.
Kakashi si accorge di star piangendo solo quando Naruto gli avvolge le braccia al petto e lo stringe in un abbraccio spaccaossa, perché si ripiega su di lui come un foglio accartocciato e sente il dolore bruciargli le ossa e i polmoni e il cuore, e allora piange, e continua a piangere anche quando Sakura lo fa sedere su una delle panche del corridoio e gli massaggia le spalle.

 

   
 
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