Tornare e capire di essere sola...e poi trovare nuovi amici...e trovare lui, così diverso dagli altri...
E se Mary Jane trovasse Buck Cross sulla strada di ritorno a Rock Creek?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Arrivammo alla stazione che era ormai mattino inoltrato, e Rachel
accolse tutti quanti con un abbraccio e una tisana calda per fare
colazione. Nonostante ciò, la maggior parte dei ragazzi
andò nel capanno a dormire, lasciando la propria tazza sul
tavolo per quando si sarebbero svegliati. Teaspoon e Burnett pensarono
invece ai banditi che avevano catturato durante la notte. Quanto a me,
fui forse l’unica a bere la tisana prima di andare in camera
mia, o meglio, quella che lo era stata fino a quel momento,
perché era probabile che da quello stesso pomeriggio sarebbe
ridiventata la camera degli eventuali ospiti, come me.
Ero talmente stanca che l’idea di addormentarmi
un’ultima volta su quel letto mi allettava molto, ma
probabilmente non sarei riuscita a prendere sonno; avrei invece pensato
a tutto quello che mi era accaduto fino a quel momento,
l’imboscata, l’incendio, il rapimento, tutto mi era
successo in neanche una settimana, forse un record. In una sola
settimana avevo perso tutto, la mia famiglia, la mia casa, le mie
certezze. Quando ero arrivata, quel pomeriggio di settembre, ero
sicurissima che non me ne sarei mai andata, che sarei rimasta a Rock
Creek forse fino alla fine dei miei giorni. Ora, invece, il mio unico
desiderio era andarmene da quella città piena di tristi
ricordi. E forse era meglio iniziare a prepararsi.
Raccolsi quindi tutto ciò che mi apparteneva, poche cose,
rispetto al numeroso bagaglio che possedevo quando arrivai, e iniziai
ad infilarle in una piccola valigia che avevo trovato in camera. Poi
qualcuno bussò – Avanti –
- Tutto bene, Mary Jane? Ma, cosa stai facendo? -
- Ecco, vedi Rachel, io avrei deciso di togliere il disturbo. Ho
già creato abbastanza problemi in questa settimana. E poi
non credo più che questa città sia il posto
ideale per viverci. Non fraintendermi, tu e i ragazzi siete stati
così gentili e così buoni con me, ma qui ho
troppi ricordi che vorrei dimenticare -
- Ma se tu restassi, magari ti potremmo aiutare a superare le tue
difficoltà. In fondo, ci si aiuta sempre tra amici, no? E
comunque, qualcuno ci rimarrebbe molto male se tu te ne andassi, lo sai
questo? -
- Già, non so se Buck capirà le mie
ragioni…Ma io devo andare, non mi sento più a
casa qui, a Rock Creek. Ho perso tutto quanto…-
- Ma hai trovato noi! -
- E questo è uno dei motivi che mi trattiene. Ma
c’è qualcosa che mi dice che è giusto
che me ne vada -
- Capisco, e d’altronde non sono io quella che ti potrebbe
far cambiare idea, né nessun altro -
- Qui ho quasi finito, ora volevo andare ad affittare la diligenza. Se
nel frattempo Buck ti chiede qualcosa, non dirgli niente, voglio poi
parlargli di persona -
- Va bene -
Mi dispiaceva moltissimo per Rachel, mi era sempre stata vicina e ora
la abbandonavo così su due piedi. Se fossi rimasta,
però, sarei stata solo un peso per lei e per tutti quanti, e
se c’era una cosa che odiavo era essere di peso a qualcuno.
Chiusi la valigia e la posai a terra, quindi mi cambiai
d’abito, perché avevo addosso ancora quello
insanguinati di quella notte. Alla fine uscii di casa e, guardando
attentamente che nessuno dei ragazzi fosse in circolazione, mi diressi
verso la città.
Non avevo ancora voglia di dare spiegazioni, anche se tutti quanti
dovevano averle, in special modo Buck . Lo sapevo che mi stavo
comportando male con lui, ma era giusto che me ne andassi, non avevo
più alcun motivo di stare a Rock Creek, e se ci fossi
rimasta, non sarei mai stata felice.
Prenotai la diligenza che partiva alle quattro e che arrivava sino a
Salt Lake City. Decisi quindi di andare da Teaspoon, per informarlo
della mia decisione.
Era seduto nell’ufficio, con le gambe sulla scrivania e il
cappello calato sugli occhi. Sembrava dormisse, così pensai
che sarebbe stato meglio ripassare più tardi, ma mi
sbagliai, perché subito mi chiamò –
Come mai sei venuta a farmi visita? –
- Ma…non stavate dormendo? -
- Sono in grado di stare sveglio anche per una settimana intera. E
comunque, basta col voi...-
- D’accordo -
- Allora, cosa volevi dirmi? -
- Beh, in effetti ero venuta a dirti che me ne vado. Oggi pomeriggio
–
- Come te ne vai? Così presto? Così
all’improvviso? –
- Sì, ecco, l’ho deciso mentre tornavamo. Questo
posto non fa più per me –
- Ma la prima sera avevi detto che non te ne saresti andata per nulla
al mondo! –
- Lo so, ma poi sono successe tante cose, che viste insieme mi hanno
fatto capire che è meglio così –
- Buck lo sa già? –
- No, sta ancora dormendo, ma glielo dirò –
- Non sarà una bella notizia, ti vuole molto bene
–
- Lo so, me lo ha dimostrato più volte –
- La prenderà molto male, ma non preoccuparti,
capirà le tue ragioni –
- Lo spero. Buona giornata scer…volevo dire Teaspoon
–
Prima di andarmene, alzai lo sguardo verso la cella. Era vuota.
- Burnett li ha portati a Fort Laramie, verranno giudicati
là –
- Ma li metteranno in quella prigione? –
- Le condizioni di quel carcere sono state denunciate due anni fa. Ora
è tutto diverso, vengono trattati meglio i prigionieri dei
soldati. Non hai di che preoccuparti –
Dopo essere uscita, andai da Tompkins a prendere altre cose per il
viaggio, quindi me ne tornai alla stazione per finire di preparare i
bagagli. Non ero, però, ancora entrata che sentii la voce di
Buck da lontano.
- Mary Jane, aspetta! –
- Buongiorno…dormito bene? – chiesi, indecisa su
come iniziare il discorso.
- Come si dorme quando qualcuno ti russa nelle orecchie –
- Cody? –
- Indovinato! È senza speranza, ha delle abitudini
animalesche innate. Tu come stai? –
- Meglio, non ho dormito molto, ma sto bene lo stesso –
- No che non stai bene, te lo leggo negli occhi. Non mentirmi
–
- Vedi Buck, io… -
- C’è qualche problema? Hai bisogno
d’aiuto? Avanti, parla –
- No, il fatto è che…che me ne vado –
- Perché? Non ti trovi bene qui con noi? –
- Non siete voi, è tutto quanto. Tutto quello che
è successo…non posso più stare qui
–
- Sì che puoi, noi non ti manderemmo mai via di nostra
volontà –
- Non è per questo…pochi giorni fa sono morti i
miei genitori, la casa è andata in fiamme e tutto il
resto…sarebbe un incubo rimanere qui –
- Ma noi ti staremmo vicino e ti aiuteremmo, basta che ce lo chiedi
–
- Buck, non posso sempre vivere sulle spalle degli altri –
- Non sarai mai di peso qui –
- Ti prego, non insistere, è già abbastanza
difficile –
- Non te ne andare! –
- Devo farlo! –
- Nessuno ti obbliga! Ho capito, te ne vuoi andare –
- Mi farei solo del male a stare qui, non posso fare altro –
- Sì che puoi, se solo lo volessi. Ma tu non vuoi, non vuoi
stare qui, con me. Come nessuno, del resto –
- Perché dici questo? Sai che non è vero
–
- Invece lo è! Prima Kathleen, ora tu…ma cosa ho
che non va? –
- Nulla, tu sei un ragazzo straordinario…-
- No, sono mezzo indiano, ho capito ora. È questo! Non sono
adatto alle principesse dal sangue pulito come voi! -
- Buck, ma cosa stai dicendo? Questo non è
vero…Aspetta! Non te ne andare! –
Ma ormai era salito a cavallo a si stava allontanando velocemente. Era
stato più doloroso di quanto avessi previsto, ma avevo
già deciso e non potevo tornare indietro. Salii in camera a
finire di sistemare le mie cose, sperando di vedere dalla finestra Buck
che tornava per salutarmi. Però non accadde.
Passai il resto della giornata sul davanzale a guardare verso
l’orizzonte. Vidi i ragazzi che ad uno ad uno si svegliavano
e venivano e sapere come stavo. Decisi che avrei annunciato la mia
partenza durante il pranzo, quando erano tutti insieme, così
da non ripetere sempre le mie motivazioni.
Quando venne l’ora, scesi e andai nel capanno a mangiare.
Toccai appena il cibo che c’era nel piatto, quindi richiamai
l’attenzione e feci l’annuncio. Immediatamente si
sollevò un brusio di – No! – e di
– Perché? – così spiegai
tutto quanto, vedendo con piacere che i ragazzi non insistettero a
farmi restare. Solo Cody mi rivolse una domanda – Ma
è vero che, quando sei arrivata, hai ucciso un bandito
sparandogli a trenta metri di distanza? –
- Sì, perché? –
- Scommetto che è stata solo fortuna, non riusciresti a
rifarlo –
- Davvero, eh? Quanto ci scommetti? –
- 5$ che non ce la fai. Se vinci, te li darò io, altrimenti
viceversa –
- Accetto la sfida –
Non male come ultimo saluto. Era comunque entusiasmante far sfigurare
Cody davanti a tutti gli altri. Così salii in camera a
prendere la Colt e subito riscesi. Era quasi tutto pronto: sullo
steccato era stata posizionata una bottiglia, a trenta metri di
distanza Cody stava disegnando con il piede una riga per terra.
- Sparerai da qui. Sono esattamente trenta metri –
- Molto bene –
Mi posizionai, presi la mira per qualche secondo e sparai. La bottiglia
andò in mille pezzi che caddero a terra.
- Sono 5$, Cody –
- Non è possibile…aspetta, mi ero sbagliato, non
erano trenta metri…te li manderò per posta, lo
giuro –
Scoppiammo tutti a ridere, anche Cody, nonostante avesse perso la
scommessa. Avrei sentito sicuramente la mancanza di quella strana
famiglia, una volta partita.
Alle tre passate salii a prendere la mia valigia, quando Rachel mi
raggiunse in camera.
- Vuoi che ti sistemi i capelli? –
- Sì, grazie Rachel –
- Hai parlato con Buck? –
- Sì, ma non l’ha presa bene, anzi, se
n’è andato infuriato –
- Ci vuole tempo per lui. In fondo, è stato coinvolto in
prima persona –
- Già –
- Ecco fatto. Sei bellissima. Ora è meglio andare, se no
vuoi perdere la diligenza –
- D’accordo –
Tutti quanti erano sotto ad aspettarmi. Noah prese la valigia e insieme
andammo verso la fermata della diligenza. Eravamo largamente in
anticipo, ma questo ci avrebbe dato più tempo per gli addii.
In questo modo, quando la diligenza arrivò, vi salii subito
e partimmo. Diedi un ultimo saluto a tutti quanti dal finestrino: non
li avrei più rivisti, mai più, nemmeno Buck. Le
lacrime iniziarono a scendermi sulle guance, ma subito le asciugai: non
era più il tempo di piangere, avevo pianto abbastanza.Mi
sforzai quindi di dormire un po’, visto che la notte prima
l’avevo passata in bianco, ma non ci riuscii, ero ancora in
preda alla malinconia.
Pochi minuti dopo che eravamo partiti, la diligenza si fermò
bruscamente, inclinandosi verso il lato destro.
- Che succede? – chiesi al conducente, che era appena sceso
dal posto di guida.
- Dannazione! Si è rotta una ruota. È necessario
cambiarla, quella di scorta è in uno scomparto sotto il
sedile. Scusatemi, ma devo farvi scendere –
- Nessun problema. Posso essere d’aiuto in qualche modo?
–
- Grazie, signorina, ma è roba da poco, non ci
vorrà molto –
- D’accordo –
Scesi dalla carrozza e vidi che la ruota aveva due raggi completamente
spezzati. Sospirai, sembrava che non me ne dovesse andare bene una in
quel periodo; guardai quindi verso la strada. Mi sembrava un posto
familiare, già visto poco tempo prima.
- Scusatemi, dove siamo? –
- Sulla strada per Sweetwater –
- Sweetwater…vi dispiace se prendo un cavallo e vado a fare
un giro qui intorno? –
- Fate pure –
- Grazie –
Presi uno dei cavalli e iniziai a percorrere la strada in direzione di
Sweetwater. Più andavo avanti, più mi convincevo
che quella era la strada che portava poi al sentiero nel boschetto, e
quindi al lago. Ne ebbi la certezza quando, finalmente, trovai
l’imboccatura del sentiero. Svoltai così a
sinistra e iniziai a percorrere il sentiero al galoppo, arrivando poco
dopo al lago.
Era davvero un posto stupendo, come stupendo era anche il ricordo a lui
legato. Un ricordo recente, ma che sembrava lontanissimo: io e Buck,
occhi negli occhi, mano nella mano, il mio cuore che era come
impazzito, il suo che mi stava dicendo qualcosa di importante, prima
che venisse interrotto dai banditi. Ricordavo ancora le sue parole:
Mary Jane io…. Lui cosa? Cosa voleva dirmi?
Cos’era che non sapevo ancora di lui?
D’un tratto sentii qualcuno che arrivava dal sentiero,
però dalla parte opposta a quella da cui ero venuta io. Mi
voltai, stando bene attenta ad ogni singolo rumore o movimento. Mi
sembrò che lo sconosciuto avesse rallentato il passo,
evidentemente anche lui aveva capito di non essere solo. Arretrai,
tenendo gli occhi sempre fissi sul boschetto. Vidi sbucare il muso di
un cavallo, un cavallo che conoscevo, il suo cavallo, il cavallo di
Buck.
- Buck? – sussurrai, non avendo la piena certezza che fosse
lui. E invece, con mia grande gioia, lo era. Sbucò poco dopo
dalla boscaglia, vidi le sue labbra pronunciare impercettibilmente il
mio nome, i suoi occhi illuminarsi. Avrei voluto corrergli incontro,
abbracciarlo forte, ma non ne ebbi la forza, non dopo quello che era
successo prima, alla stazione. Rimasi così ferma dove ero,
lo guardai scendere da cavallo e avvicinarsi lentamente a me, con
sguardo interrogativo.
- Mary Jane, tu…che ci fai qui? –
- Ecco, si è rotta la ruota della diligenza, il conducente
la sta riparando. Anzi, credo abbia finito, quindi è meglio
che vada, non vorrei che mi lasciasse qui –
- No, aspetta –
- Per favore, devo andare. Mi ha fatto un grandissimo piacere
rivederti, ma adesso devo proprio…-
- Ti ricordi quello che ti stavo dicendo qui, ieri mattina? –
- Sì –
- Puoi scendere solo per un secondo? –
Scesi da cavallo, e Buck mi prese subito le mani.
- Cosa ti stavo dicendo? –
- MI avevi chiesto cosa significava se qualcuno riusciva ad esprimere i
propri sentimenti ad un’altra persona –
- E dopo? –
- Dopo non so, erano arrivati Gerrard e la sua banda e non avevi potuto
finire. Mi stavi dicendo che tu…-
- Che ti amo! –
- Cosa? –
- Ti amo, Mary Jane, l’ho capito quella sera, prima che si
rompesse la sedia a dondolo. Da allora non ho fatto altro che pensare a
te. Volevo starti vicino, stringerti forte a me ogni istante. Non so
più come fartelo capire, come dimostrartelo –
- Lo hai già fatto, più di una volta –
- Allora perché te ne vuoi andare da me? –
- Io non voglio andarmene da te, ma da tutto quello che mi è
successo. Anzi, a dire la verità ora non so più
cosa fare, perché…perché ti amo
anch’io, Buck, ti amo da impazzire, ma non voglio
più soffrire, non voglio più stare male come in
questi giorni –
- Ora come ti senti? Cosa provi? –
- Io…sono felice, perché ti ho rivisto, per
quello che mi hai detto, perché sei qui con me –
- E ci sarò sempre, se non partirai, se rimarrai a Rock
Creek con me –
- Lo so –
- Allora? –
- Allora…devo andare a prendere i bagagli –
Mi strinse forte a sé e mi baciò. In quel momento
mi chiesi come avessi fatto a non capire, come avessi potuto essere
così ottusa e cieca. Ogni momento che ero con Buck, mi
sembrava di essere in paradiso, sembrava che il resto del mondo non
esistesse, che tutti i miei problemi fossero scomparsi. E lo stesso mi
stava succedendo in quell’istante. Non pensavo a niente, mi
ero completamente estraniata dal mondo. Però una cosa
l’avevo pensata: non me ne sarei più andata, sarei
rimasta sempre con Buck, finché ne avessi avuto la
possibilità. Per me sarebbe stata una nuova vita, diversa
dalla precedente, un nuovo inizio per ricominciare a vivere.