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Autore: Calime    06/03/2014    2 recensioni
«Se non fai il bravo, verrà a mangiarti l’oni» era l’ammonimento delle mamme ai bambini disubbidienti.
«Se non fai il bravo, verrà a prenderti l’uomo nero» era ciò che la mamma gli ripeteva sempre con un sorriso mesto che Yakumo non riusciva a capire. Poi gli faceva l’occhiolino e lo abbracciava forte forte. Yakumo scoppiava a ridere di gusto, perché l’unica cosa a cui credeva erano gli spiriti dei morti – lo sapeva anche la mamma.

Il primo possibile incontro tra il piccolo Yakumo e quell'uomo prima che tutto precipitasse.
Genere: Angst, Dark, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altri, Yakumo Saito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Manabu Kaminaga e Suzuka Oda.





L'Uomo Nero



«Se non fai il bravo, verrà a mangiarti l’oni» era l’ammonimento delle mamme ai bambini disubbidienti.
«Se non fai il bravo, verrà a prenderti l’uomo nero» era ciò che la mamma gli ripeteva sempre con un sorriso mesto che Yakumo non riusciva a capire. Poi gli faceva l’occhiolino e lo abbracciava forte forte. Yakumo scoppiava a ridere di gusto, perché l’unica cosa a cui credeva erano gli spiriti dei morti – lo sapeva anche la mamma.
L’uomo nero non esisteva. Aveva capito che altri non era che uno spauracchio per bambini, come l’oni.
Yakumo non aveva paura di nulla, era grande, era coraggioso. Anche quando la mamma piangeva la sera, lui l’abbracciava, le dava un bacino sulla guancia e le diceva che le voleva bene, tanto tanto.

Ma poi, l’uomo nero era arrivato.

Non l’aveva visto avvicinarsi, non aveva sentito i suoi passi – sembrava essere stato portato lì dalla brezza leggera di quella mattinata estiva. Yakumo aveva sentito una presenza alle sue spalle e visto un’ombra oscurare i caldi raggi di sole.
Quando si voltò, l’uomo nero gli stava innanzi. Era alto, altissimo, neri i capelli, gli occhiali da sole, l’impermeabile e i vestiti.
Sentì un brivido lungo la schiena e non era sicuramente dovuto al freddo, ma forse era quel ghigno maligno, quasi demoniaco, ad intimidirlo.
Lui non aveva paura! Non era come i bambini che dormivano con la lucina accesa o con la mamma per timore dei mostri nascosti nel buio. Lui parlava con i mostri, se mostri potessero mai definirsi i fantasmi.
«Piccolo Yakumo» gli si era rivolto con quella voce cavernosa che fece formicolare la sua pelle. Yakumo indietreggiò senza neanche accorgersene: l’istinto, l’istinto lo incitava a scappare, il coraggio e una malsana curiosità gli imposero di restare.
L’uomo nero non esiste. L’uomo nero non esiste, ripeteva tra sé e sé pregando nel frattempo che la mamma arrivasse presto a prenderlo.
Eppure, quell’uomo lo era. Ne era sicuro! Quell’uomo era l’uomo nero.
Come poteva essere altrimenti? Non aveva mai provato una tale paura, neanche la prima volta che aveva visto un fantasma.
Poi l’uomo nero si mosse, si accovacciò sui talloni per arrivare alla sua bassa statura di bambino ancora troppo piccolo per sapere com’era fatto il mondo e ancora troppo innocente per capirne gli oscuri segreti.
Così li aveva visti. Non uno, ma due. Due bagliori rossi attraverso il nero delle lenti.
Chi era quell’uomo?, si chiese. Era l’uomo nero, lo metteva in guardia una vocina.
«Finalmente riusciamo ad incontrarci, Yakumo».
Bloccato da quello sguardo penetrante nel quale sprofondò, Yakumo si sentì gelare il sangue. Eppure lui era coraggioso, perché quell’uomo gli metteva così tanta paura?
Perché era l’uomo nero.
«Io ho fatto il bravo. Perché sei venuto?» gli chiese ingenuamente.
L’uomo scoppiò a ridere, ma la sua risata rimbombò come un’eco in un antro oscuro e freddo. Era così inquietante, che nonostante i nervi tesi e pronti a far scattare i muscoli delle gambe per allontanarlo da quell’incubo – perché di un incubo sicuramente si trattava, Yakumo iniziò a tremare.
Quando la mano dell’uomo si avvicinò per scompigliare i suoi capelli si scostò bruscamente, gli occhi sgranati dal puro terrore. Sentiva freddo, voleva tornare dalla mamma, quell’uomo era cattivo, quell’uomo era… era…
«Yakumo-chan, se non fai il bravo verrà a prenderti l’uomo nero!»
Quell’uomo sembrava sapere, sembrava sentire la sua paura e quasi ne godeva. Mamma…
«Ci rivedremo» disse quasi fosse una solenne promessa – e forse lo era, allontanandosi così com’era venuto: silenzioso, quasi fosse un fantasma, un’ombra oscura che vagava inquieta per la terra dei vivi.
Yakumo capì per la prima volta cosa volesse dire essere toccato dalle tenebre. Esse erano impalpabili ma soffocanti. Seducenti, scoprì più tardi quando crebbe, quando ebbe un assaggio della crudeltà del mondo. Ti ammaliavano con false promesse e senza rendertene conto ti annullavano pian piano.

«Mamma, ho visto l’uomo nero».

«Mamma, non piangere».

«Mamma, mamma!»

«Dove stiamo andando, mamma?»



















Sì, ok, va bene. Quella cosa là sopra non l’ho scritta io… O forse sì xD
Allora, ho messo l’avvertimento “What if?” perché nel volume 3 quell’uomo dice chiaramente: “È la prima volta che noi due ci parliamo… Yakumo!”, perciò questa shot non avrebbe tanto senso senza quell’avvertimento. Però, io credo che i due si siano incontrati almeno una volta… Goto (nello stesso volume, mi sembra) fa intendere che il padre di Yakumo sia stato invischiato in altri casi. E poi… c’è l’anime!! Così è uscita questa cosuccia… La mia prima rating giallo (anche se non ne sono del tutto sicura, ma meglio essere previdenti).
Per chi non lo sapesse, l’oni è l’orco della mitologia giapponese mentre l’uomo nero è nostrano, ma ho visto che ha attraversato l’oceano approdando anche in America, perciò mi sono detta che poteva benissimo essere conosciuto anche in Giappone e in particolar modo dalla madre di Yakumo.
La frase finale credo parli da sola, non ho voluto dire che dopo questo incontro ci sia stato quel gesto che ha cambiato tutta la vita di Yakumo, però potrebbe esserne una causa, un motivo o altro.

Spero vi sia piaciuta!
Calime

   
 
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