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Autore: Holly_Shit    06/03/2014    4 recensioni
‘Posso chiederti una cosa?’
‘Dimmi’
‘Mi farai soffrire?’
‘Non lo farò.’
‘Prometti.’
‘Prometto.’
‘Si, però non fare quello che prima promette e poi se ne fotte.’
‘Io non fotto’
‘Se.. tutti così dicono.’
‘Okay. Sono uguale a tutti gli altri, ti farò soffrire e starai male. Ti va bene?’
‘No.’
‘Allora amami porco dio ♥’
Molto bravo con le parole. E ancor di più nel predire. Azzeccò tutto. Tutto, tranne una cosa.
‘…ti farò soffrire e starai male, e poi beh, i ruoli si invertiranno.’
(tratto da una storia vera)
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Avevo messo su le mie calze in pizzo preferite per la serata. Le più sexy che avevo. L’avevo fatto per rimorchiare, si. O unicamente per lui.
Erano passati 7 mesi, all’inizio calcolai che il dolore mi avrebbe dovuto abbandonare intorno ai due o tre mesi. Quanto mi sbagliavo.
Dai, quella sera potevo permettermelo. Avrei potuto pomiciare con tre o quatto ragazzi, anche davanti ai suoi occhi. Per divertimento o per vedere la sua reazione.
Mi trastullavo in pensieri del genere mentre guardavo dal finestrino, con le cuffiette che vomitavano assoli di chitarra nelle mie orecchie. Ero parecchio cambiata in quei mesi, chi mi avrebbe visto ora di sicuro non si sarebbe capacitato della trasformazione. Ero diventata sfacciata, ambigua. Avevo aperto la mia mente e il mio cuore ad un altro genere musicale, punk rock che ben preso sarebbe sfociato in hard rock, me lo sentivo. Ormai non mi truccavo più, ma avevo i capelli in frantumi dalle dozzine di tinte e rasature.
Si, ora mi piacevo. Mi sentivo più sicura e me stessa in quelle creepers e nei maglioni sformati.
Ma il cuore non si può rivestire di abiti nuovi. Ero diventata molto realista, avevo imparato a vedere le cose prima dal loro lato oggettivo e poi con cautela a costruirci sopra le mie opinioni. Ormai non aspettavo più il colpo di fulmine o il ragazzo perfetto. Vivevo alla giornata e amavo morbosamente quella vita. Vivevo come se non ci fosse stato un domani. Avevo preso anche brutte abitudini, di quelle che una strigliata dei genitori, non riesce a far passare. Ero diventata finalmente la io che sempre aspettavo, e cominciavo a farmi anche una filosofia di vita. Dio era presente e non nelle mie giornate, ero giovane, avevo bisogno di sperimentare prima di decidere a cosa affidare lo straccio di anima che avevo in corpo.
Così dopo l’ultimo acuto di Gerard, chiusi il lettore musicale e aprii la portiera. Io ed Helena arrivavamo sempre verso quell’orario: undici e mezza,mezzanotte. Non amavamo aspettare fuori l’apertura dei locali, e poi ammassarci per raggiungere l’entrata.
Noi due non andavamo a genio un po’ a tutta Giulianova, parlo delle ragazze. Per i maschi era tutto diverso, conoscevamo pochi gruppi di lì, ma di certo non mancavano i fischi quando ne incontravamo uno per strada.
Quella sera uscii di casa con l’intento di divertirmi e non pensare a niente. Se poi tra le due parole ci scappava qualche cicchetto, non mi sarebbe dispiaciuto.
Dentro ci aspettavano amici di amici, di cui non ricordavo né il nome, né l’esistenza. Fremevo dal fare nuove conoscenze, ma in quanto a memoria zoppicavo un po’. Aprimmo la porta del tanto rinomato ‘Punto G’ e una calca di gente ci spinse indietro. Che cazzo di nervoso. Odio quando la gente mi tocca.
Raggiungemmo il nostro gruppo e dopo una bevuta collettiva, il movimento era d’obbligo. Cominciammo a ballare, e ne tralascio i dettagli, un ragazzo davvero carino mi afferrò la mano e mi strinse a sé. Tra il tremolio dei fari a led riconobbi quei due occhi giganti che tante volte mi soffermavo a guardare nelle foto.
Federico, se non ricordo male. Comunque uno dei soliti vippetti di questa città del cazzo. Era davvero bello, nonostante quei due suoi occhi azzurrissimi, che non desideravo proprio in un ragazzo. Preferivo di gran lunga il nocciola o il nero, ma quel colore accecante no. Però sul sorriso, un piccolo pensierino si poteva fare. E’ vero non mi piace essere toccata, ma nei punti giusti lo trovo più che piacevole. Federico scorreva le mani sui miei fianchi, ma non osava scendere più in basso, segno che ne indicava l’apparente sobrietà.
Da lui mi piaceva essere toccata, si muoveva bene, avvicinava la sue labbra al mio collo, e mi faceva rimanere così. Con il desiderio ancora vivo sottopelle. Poi cambiarono canzone e in quel momento maledii il dj, che anche lui era un gran figo.
Helena mi tirò per un braccio e feci in tempo a dire a quell’ affascinante moretto solo ‘ci sai fare’. La mia amica mi parò davanti un ragazzo alto, il che già non mi piaceva. Ero spudoratamente attratta dai ragazzi di bassa statura. Portava i capelli più in alto raccolti in un codino, la barba bionda appena accennata e un anellino lì dove avrei preferito un dilatatore. Occhi chiari, ancora.
Nel complesso un gran bel ragazzo ma l’ispirazione non mi giungeva. Tutto dipendeva dalle prime parole che mi avrebbe pronunciato in assoluto.
‘Manuel, Alexis. Ora fate quello che vi pare io vado a vomitare.’ Helena sparì tra la folla bracollando. Era già su di giri e neanche mezz’ora che eravamo lì dentro.
Manuel mi strinse la mano, notando il tatuaggio che avevo sull’avambraccio. Si avvicinò al mio orecchio.
‘Danger Days è il migliore, non trovi?’

"Okay, stasera sei mio" pensai.

 
  
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