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Autore: TrustNoBitch    06/03/2014    0 recensioni
Giulia è sempre stata una ragazza obbediente, tranquilla. Una brava credente. Una persona buona.
Eppure, dopo la scomparsa della sua migliore amica, tutto sembra precipitare, distruggersi, barcollare.
Tutte le sicurezze che credeva di aver conquistato con tanta fatica, svaniscono nel nulla.
Ma quella scomparsa, quella tremenda scomparsa, porta alla luce un segreto: qualcosa che non può rivelare a nessuno. Qualcosa di agghiacciante. Scandaloso. Diumano.
Illegale.
Dove ha sbagliato? Da quando le bugie si sono trasformate nelle sue amiche più vicine?
Di chi si può fidare?
Del ragazzo dagli occhi celesti e il sorriso angelico, appena conosciuto, o del suo migliore amico?
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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1

 

La stanza era stretta e buia. Non riusciva a vedere niente: né una porta né una finestra.

Il caldo si faceva opprimente, mentre il suo respiro continuava a farsi più forte, più presente.

Cercò di alzarsi, ma era paralizzato.

Non sentiva più la gamba destra. Non sentiva il sangue, il calore umano.

Dove si trovava? Come era arrivato lì?

Chi l'aveva portato?

 

Ben presto, i suoi occhi cominciarono ad abituarsi al buio e riuscì ad intravedere qualcosa. O qualcuno.

 

- Chi c'è? - urlò, ansimando.

 

Respira.

Respira.

Respira.

Ordinava una voce nella sua testa.

Ma non riusciva. Non più.

 

All'improvviso, sentì un forte rumore provenire da dietro le spalle.

Poi un respiro. Calmo, confortevole, quasi materno. Poi, sempre più forte, inquietante.

 

Il ragazzo cercò, di nuovo, di alzarsi, ma invano.

Il respiro si avvicinò sempre più in fretta.

 

- Vuoi provare a morire? -.

Poi, il nulla.

 

2

 

Erano le 8 di mattina, quando Noora, trasferitasi da poco a Torino per frequentare l'Università Caravaggio, scoprì di essere incinta.

Era seduta sulla lavatrice, posta di fronte al gabinetto.

I lunghi capelli neri scivolavano sulle spalle, mentre la maglietta bianca, consumata e sgualcita, si macchiava di piccole gocce d'acqua.

Gli occhi si riempivano sempre più di lacrime, poi cominciarono i singhiozzi.

Le sue mani tremavano, mentre tentava di prendere il cellulare dalla tasca dei jeans.

 

Non aveva ancora ricevuto nessuna telefonata da lui.

Erano passati due giorni dall'ultima volta che l'aveva visto e ancora nulla.

 

In un primo momento, pensò di chiamarlo, di dirgli come stava, cosa aveva scoperto, poi decise che, forse, era meglio lasciar perdere. Almeno, per quel giorno.

 

Si asciugò in fretta le lacrime, si cambiò maglietta e si pose di fronte allo specchio del bagno.

Gli occhi erano rossi e lucidi, i capelli scompigliati, ma non le importava granché.

 

Non riusciva ancora a comprendere l'intera faccenda.

 

Avrebbe voluto chiamare i suoi genitori, piangere sulle loro spalle e chiedere loro singhiozzando: - E adesso cosa faccio? -, ma aveva troppa paura.

Paura di tutto. Della loro reazione, ma soprattutto, della reazione di lui.

 

Come faceva a dirgli una cosa del genere? Si era laureato da poco e stava già fantasticando sul suo futuro. Sul loro futuro.

 

Non andò all'università, quel giorno.

Lasciò procedere il mondo intero, veloce, nella solita routine, mentre lei restò in casa, intrappolata nel tempo, in un mondo diverso, privo di problemi o questioni, lasciati in sospeso.

Aspettò semplicemente che lui chiamasse.

 

Poco dopo, si addormentò, sul divano, con il cellulare sul petto.

Erano già le quattro del pomeriggio.

Ma a lei non importava. Non più.

 

Mentre tentava di alzarsi dal divano, con le gambe ancora indolenzite, si spense la luce del soggiorno..

- Cazzo! - fece.

 

Si alzò frettolosamente dal divano, ma qualcuno la scaraventò contro la parete.

Lei urlò dal dolore e, subito, si alzò tremolante per raggiungere la porta di casa.

 

Venne scaraventata una seconda volta. Poi una terza, una quarta, una quinta.

 

Noora si coprì la testa con le braccia, piangendo, supplicando, pregando, singhiozzando, di nuovo piangendo.

Restò sdraiata sul pavimento, in quelle condizioni, per un bel po', quando qualcuno cominciò a camminarle intorno.

 

- T-t-ti prego – esclamò, di nuovo lei – N-no-non …

Poi sentì una risata.

Una risata malata, fredda, inquietante.

In quel momento, Noora pensò che fosse la cosa più spaventosa che avesse mai sentito in tutta la sua vita.

 

Cercò di aprire gli occhi e quello che vide la fece urlare ancora di più.

Era umano?

 

- Vuoi provare a morire? -.

 

Poi, il nulla.

  
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