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Autore: Fujikofran    07/03/2014    0 recensioni
Bem, Bero e Bera sono in Francia e sono in cammino per andare ad aiutare una signora. Ma Bero incontra un bambino che gli farà una richiesta particolare. La chiave di tutto è una macabra filastrocca. Brano da ascoltare durante la lettura: "Lorelei's lullaby"
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una filastrocca per Michel

Un luogo imprecisato della Francia del Nord, 1966
Bem, Bero e Bera vagavano, come sempre, senza una meta precisa, attratti da luoghi in cui spesso c’era del pericolo imminente e, soprattutto, dal malvagio che rischiava di travolgere anche loro, essere non umani, ma desiderosi di esserlo. Tre creature a metà tra mostri e spettri, che non riuscivano a trovare la giusta collocazione nel mondo degli umani, i quali provavano orrore solo nel vederli. Dopo chilometri di camminata in mezzo a una campagna sconfinata, i tre avevano bisogno di fermarsi, specie Bero, che faceva i capricci, come un bambino. Del resto lui era un bambino…forse.


-Basta! Sono stanco di camminare, ma dove stiamo andando? Me lo volete dire? E poi ho anche caldo, il sole picchia forte- si lamentò Bero.

-
La vuoi smettere? Ci fai pesare ancora di più la fatica che stiamo provando a fare questo percorso. Dobbiamo andare verso Est e non abbiamo nessuna voglia di sentirti fare storie, Bero. Ci stiamo fermando, ok? Ci riposeremo- lo rimproverò Bera.

-Calmatevi, non c’è alcuna fretta, stiamo andando verso Est, ma non sappiamo ancora perché ci dirigiamo lì- intervenne Bem.

-Ma come, non dobbiamo tornare dalla Signora Vailant? Ci aveva chiesto un favore per la storia del non-morto- affermò Bera.

-Certo, ma non mi sembrava così necessario andare da lei. Siamo sicuri che sia vero quello che ci aveva detto? Sento che qualcuno ha più bisogno di essere aiutato con urgenza- rispose Bem – Non mi fido così tanto delle parole di una vecchia ormai fuori di senno-

Mentre i due adulti discutevano, Bero si allontanò e scorse uno pozzo ricoperto di muschio. Gli si avvicinò, curioso come sempre. Iniziò a buttarci delle pietre, per gioco, poi fece un balzo e si sedette sul ciglio del pozzo, facendo penzolare le gambe.  Il piccolo si guardava intorno e sorrideva, poi alzò la testa verso il cielo, come se volesse prendere il sole e abbronzarsi. D’un tratto sentì un mormorio e una voce di bambino che recitava una sorta di filastrocca.
 
 “Uno-due,
uccidi il bue,
tre-quattro,
uccidi il gatto,
cinque-sei
dove sei?
Sette-otto,
tu sei morto!”

Bero l’aveva udita, anche se credeva che il sole gli stesse dando alla testa. Chi stava intonando quella macabra filastrocca?
-Ehi…ehi, c’è qualcuno? – domandò Bero, quasi impaurito.

-Ciao!- gli rispose una voce infantile, che proveniva dietro di lui.

Bero si girò e notò che un bambino, vestito come si usava nei primi del ‘900, gli sorrideva e lo salutava con la mano.

-Vuoi  forse giocare con me? Io mi chiamo Bero- domandò Bero, cercando di nascondere una certa paura.

-No, vorrei che tu trovassi il mio fratellino…lui dovrebbe vivere a Reims e desidererei andare da lui. Non riesco più a tornare a casa da quando…Io comunque mi chiamo Pierre- gli rispose quel bambino.

-Da quando cosa?-

-Da quando ci hanno separati. Mi manca tanto-

-Separati? Ti sei perso, quindi?-

-Sì…io non riesco più a tornare a casa-

Bero pensò subito di voler aiutare quel bambino, ma i conti non gli tornavano.

-Mi sai dire che giorno è oggi?- gli domandò.

-Non lo so, ma siamo nel maggio 1912-

-Ma che dici? Siamo nel 1966!-

Il bambino scoppiò a piangere.

-Allora è vero- disse-io sono morto! Dal giorno in cui la mia matrigna, che mi odiava, mi ha gettato in questo pozzo. Lo ha fatto perché mi odiava e amava solo il suo vero figlio, ossia il mio fratellastro, che per me è sempre stato come un vero fratello. E tu sei la prima persona che vedo passare di qui…-

-Nessuno ti ha mai cercato? Impossibile!-

-Non lo so, ma nessuno mi vede. Allora, sono davvero un fantasma! Perché tu mi vedi? Perché sei come me? Anche tu sei morto?-

-Io non so bene che cosa sono, ma sono vivo, anche se non sono umano e so vedere gli spettri. Forse è per questo che puoi comunicare con me-

-Gli uomini ti vedono?-

-Sì, ma solo quando lo voglio io. Se mi dai qualche informazione vedrò di cercare tuo fratello, insieme ai miei amici Bem e Bera. Ma ora sarà anziano-

-Si chiama Michel Terrier, figlio dell’avvocato Jean e della professoressa Camille Laszo. Non mi importa se è anziano…ti prego, trovalo-

Bero si intristì, mentre osservava quel bambino la cui anima non aveva trovato pace.

-Se riuscissimo a trovarlo che cosa dovrei riferirgli?-

-Digli tutta la verità: che la mia matrigna mi ha ucciso buttandomi nel pozzo e che io non sarei mai scomparso volontariamente, perché a lui ho sempre voluto tanto bene, anche quando lo spaventavo, cantandogli filastrocche macabre-

-Come quella che intonavi prima?-

-Sì, quella. Cantagliela, per favore, così ti crederà, perché l’avevo inventata io per lui e la conoscevamo solo noi due. È il nostro piccolo segreto-

Bero si voltò per un attimo, per cercare con lo sguardo Bem e Bera ma, non appena si rigirò, si accorse che Pierre non c’era più. Udì l’eco di un “Grazie” e corse incontro a Bem e Bera, dicendo loro che sarebbe andato a Reims per aiutare un amico, di cui avrebbe presto parlato. Ma non ci sarebbe andato da solo e la signora Vailant avrebbe aspettato: Bem, Bera e Bero non si sarebbero mai separati.

“Uno-due,
uccidi il bue,
tre-quattro,
uccidi il gatto,
cinque-sei
dove sei?
Sette-otto,
tu sei morto!”

Bero canticchiava la filastrocca di Pierre, saltellando per strada.

-Ma che cos’è questa canzoncina orribile, Bero?- domandò Bera inorridita.

-Ah, niente, poi ti spiegherò-

Doveva tenerla bene a mente, quella filastrocca per Michel.

(c) Fujikofran 
 
 
 


https://www.youtube.com/watch?v=WZt7YEuLQ1U
   
 
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