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Autore: Cohava    07/03/2014    1 recensioni
Carys Fletcher era una ragazza normale, un tempo. Aveva un lavoro, aveva un ragazzo, le piaceva nuotare e uscire con i suoi amici; nonostante avesse già vent'anni, c'era ancora un poster di Orlando Bloom attaccato nell'anta del suo armadio. Una ragazza qualsiasi, davvero, ma la normalità non è mai una garanzia se vivi a Cardiff, e basta davvero una pillola di Retcon perchè tutto ritorni come prima? Ci sono cose che non si possono dimenticare, ed essere stata posseduta da un gas alieno è tra queste, per non menzionare l'aver ucciso persone tramite amplesso. Sospesa tra la perdita di memoria e la coscienza istintiva che si, qualcosa è cambiato, Carys è determinata a trovare una risposta e qualcuno lo è altrettanto a fornirgliela...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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                                                     2. Incontro a Starbucks
 
 
 
 
“Sono a casa!” Urlò Carys, posando le chiavi sul mobile accanto alla porta. La risposta di suo padre giunse attutita e lei si affrettò ad andare nella sua stanza; ormai non potevano fare a meno di essere ombrosi l’uno con l’altra, come se tra loro ci fosse una ferita che non poteva essere ricucita.  E faceva male. Ma non aveva tempo per questo adesso, doveva controllare il forum. Si sfilò le scarpe gettandole in un angolo e si sedette, tamburellando nervosamente le dita sulla scrivania mentre aspettava che il computer si connettesse.
Da quando aveva scoperto I punti di domanda non passava giorno senza che verificasse lo stato di aggiornamento delle discussioni e scambiasse messaggi con qualche altro utente; aveva subito condiviso con la community tutto quel che era riuscita a trovare in rete sul fantomatico Jack Harkness –certo, l’unico risultato lo dava morto nel 1941, ma non si poteva mai sapere, magari saltava fuori un collegamento. Per quanto vana fosse quella ricerca, era comunque un conforto parlare con altre persone nella sua stessa situazione, gente che aveva vissuto esperienze inspiegabili o che da un giorno all’altro, senza apparente motivo, aveva cominciato a guardare il mondo con occhi diversi (letteralmente! Uno degli admin, Neverlie, aveva scoperto per caso due anni prima, tramite una visita medica, di aver subito un’operazione all’occhio di cui non si ricordava affatto. Stava ancora cercando di metabolizzare l’accaduto, ma si sentiva comunque grato per il supporto che aveva ricevuto da tutti i membri del forum). Era impressionante il modo in cui tutti si sentivano vicini e partecipi, riconoscendosi gli uni nelle storie degli altri.
Carys, in particolar modo, aveva fatto rapidamente amicizia con AGunAndARedCap, che aveva scoperto essere una ragazza poco più grande di lei di nome Yvonne Blake. Era una dei pochissimi frequentatori non gallesi de I punti di domanda –infatti viveva a Londra- ma era entrata in contatto con il misterioso team di Jack Harkness tramite il suo lavoro, sul quale era sempre molto vaga; una specie di incarico presso le Nazioni Unite, o qualcosa del genere. Le due ragazze si erano scambiate quasi subito indirizzi e-mail e contatti facebook, seguiti poi dai numeri di cellulare, e avevano preso l’abitudine di sentirsi quasi quotidianamente. Era semplice parlare con lei, confidarsi veniva istintivo: addirittura, era stata l’unica persona a cui Carys era riuscita a confessare il suo neonato interesse per le donne, anche se era così imbarazzata da cambiare argomento quasi subito.
Stava lasciando un post all’ultima discussione, originata da un intervento di Who3 che chiedeva se fosse fattibile incaricare un investigatore privato di rintracciare Harkness&co e proseguita da un interminabile elenco di pro e contro, quando il suo cellulare vibrò. Un SMS da Yvonne, che l’avvertiva di controllare la posta elettronica.
Per un istante, il suo cuore battè più velocemente: dovevano essere informazioni! Forse l’amica aveva scoperto qualcosa. Cercando di non sperare troppo, Carys aprì il suo account –dovette fare il log in tre volte, perché il nervosismo continuava a farle sbagliare password.
E finalmente…
 
 
Nuovo messaggio da: yvonneblake@unit.uk
Oggetto: Credo che tu sia pronta
Allegato: UNIT
Il testo era cortissimo:
 
 Carys, tesoro,
la prossima settimana sarò a Cardiff per questioni di lavoro, ti andrebbe di incontrarci? Scegli tu il posto. Ho una proposta molto importante da farti, ti ho già mandato del materiale ma preferisco spiegarti a voce… non è una faccenda semplice. Ma se cerchi risposte, credimi, io posso dartele.
 
Carys esitò solo un istante, prima di rispondere e darle appuntamento in uno Starbucks del centro, che sapeva essere sempre affollato. Sapeva che stava correndo un rischio, ma doveva sapere: sempre più impaziente, aprì il documento che l’altra aveva allegato.
Lo scorse velocemente.
L’intestazione era composta da un Pianeta Terra con un paio di ali stilizzate e dalla sigla U.N.I.T. che, scoprì, stava a significare Unified Intelligence Taskforce. Incuriosita, proseguì con la lettura…
 
 
                                                                       ***
 
 
La ragazza era già là, seduta a un tavolino d’angolo. Bella come promettevano le foto del suo profilo su Facebook, con i capelli corti, biondo chiaro, il naso dritto e dolci occhi castani; tutta questa grazia era tuttavia inguainata in una specie di divisa militare, completa di fondina al fianco –cosa che le causò qualche occhiata perplessa dagli altri avventori. Giocherellava distrattamente con un basco rosso che aveva appoggiato sulle ginocchia, e sembrava nervosa. Non aveva nemmeno toccato il bicchiere di cartone davanti a lei.
 
“Complimenti”
 
Yvonne alzò lo sguardo sulla ragazza che aveva appena parlato, e con un gesto le indicò la sedia davanti a lei. Carys la ignorò completamente.
 
“Addirittura la divisa, eh? E quella cos’è, una pistola di plastica?”
 
“Carys…”
 
“Bel coraggio che hai avuto, a mettere su questa pagliacciata. Ma quanto devo essere disperata per essermi fatta fregare così?”
 
“Carys, ascol…”
 
“Non ci provare!” La voce le si fece più stridula, come se fosse sul punto di scoppiare in lacrime “Non dire una sola parola! Ti sei presa gioco di me –e di un sacco di altra gente, immagino- hai ascoltato quello che avevo da dire per poi rifilarmi quest’immensa serie di stronzate! E immagino che dovrei pure essere grata per non aver trovato ad aspettarmi qui un qualche vecchio porco maniaco, giusto?”
 
Con un gesto irato, sbattè sul tavolo una cartellina trasparente, facendo traballare il bicchiere di caffè.
 
“Alieni, eh? Potevi almeno pensarci cinque minuti e inventarti una balla più originale, no, ma magari ti ci è voluto troppo tempo solo a mettere in piedi questa farsa. Sai, quasi mi spaventi. Voglio dire, guardati! Finta divisa, finta organizzazione segreta, finta pistola, e tutto questo solo per farti due risate alle mie spalle, tu, pu…”
 
“Adesso basta!”
 
Con un movimento rapidissimo e improvviso, Yvonne scattò in piedi e afferrò l’altra per le spalle. La sua presa era salda. Carys fece un movimento per divincolarsi ma non potè dire altro né urlare, stava letteralmente soffocando di rabbia.
 
“Posso capire questa reazione, ma adesso devi calmarti e starmi a sentire. Credi davvero che avrei organizzato uno scherzo del genere, che avrei perso tutto questo tempo solo per prendermi gioco di una sconosciuta? L’hai detto, è ridicolo. Ma tu non sei venuta solo per gettarmi in faccia tutta la tua rabbia, vero?”
 
“Non...”
 
“Non saresti qui se non avessi il minimo dubbio che tutto quello che posso dirti sono bugie”
 
Il suo tono era definitivo. Carys aprì la bocca per ribattere ma non riuscì a tirar fuori una parola –e si odiò per questo. Doveva ammetterlo, per un istante aveva considerato la possibilità che fosse tutto vero.
 
“Siediti, adesso” Ordinò Yvonne, seria “Ti spiegherò tutto, lo prometto, non sono qui per costringerti a fare nulla ma, per favore, ascoltami. In fondo non ci perdi niente, giusto?” Per un lungo istante si guardarono negli occhi, poi Carys cedette e prese una sedia “Bene: dimmi”chiese semplicemente.
 
“D’accordo…” non parlò subito; per un lungo momento rimase in silenzio, cercando le parole adatte nella sua testa ma, al diavolo, pensò, non esisteva un modo giusto di dirlo. Fece un respiro profondo e cominciò.
 
“Okay. Partiamo per un secondo dal presupposto che sia tutto vero e che io faccia parte della U.N.I.T., un’organizzazione sotto il controllo delle Nazioni Unite che si occupa di indagare ogni tipo di fenomeno apparentemente soprannaturale, inspiegabile… alieno. Ora, noi sappiamo che la città di Cardiff è attraversata da una, come definirla… da una fessura nello spazio e nel tempo, in pratica c’è una sorta di connessione intermittente con altri luoghi e altri momenti lungo la linea temporale; questo significa che molto spesso da questa fessura escono cose che, beh… cose che non dovrebbero trovarsi in queste particolari coordinate spazio-temporali.
Non è la U.N.I.T., però, che si occupa di gestire queste situazioni, è un’altra organizzazione chiamata Torchwood, che non risponde ad alcuna autorità governativa e militare e non permette a nessuno di interferire con tutto ciò che è connesso all’attività della fessura. Torchwood” esitò un istante prima di continuare “è un gruppo veramente molto piccolo ma estremamente influente, e il loro leader è l’uomo su cui tutti vi interrogate, il capitano Harkness” Carys, che fino a quel momento era rimasta immobile, con un’espressione assente –quasi non avesse sentito una parola- alzò la testa di scatto.
 
“Lui e la sua squadra si occupano non solo di impedire che gli esseri umani vengano attaccati da specie extraterrestri ostili, ma anche di inventare storie di copertura per tutte le prove  della propria esistenza che questi alieni si lasciano alle spalle –avvistamenti, tecnologia, tutto. E questo lavoro di occultamento” Le lanciò uno sguardo significativo ”include la cancellazione della memoria di tutti quelli che sono stati testimoni della loro presenza sulla Terra. Si” aggiunse con un piccolo sorriso, in risposta alla muta domanda negli occhi dell’altra “tutte le evidenze lasciano supporre che tu sia una di loro. Molto probabilmente sei rimasta coinvolta in un attacco da parte di una specie ostile –hai detto che ci sono stati dei morti dove lavori, giusto? Ma non puoi ricordare dove fossi quel giorno né cosa hai fatto: devono averti somministrato una sostanza per l’eliminazione selettiva dei ricordi, è la loro procedura standard”
 
Tacque per alcuni secondi, forse aspettandosi una reazione che però non venne: Carys sembrava impassibile.
 
“Ora, la U.N.I.T. non è d’accordo con il modo arbitrario in cui Torchwood gestisce le cose qui, ed io sono una degli agenti incaricati di tener d’occhio la situazione di Cardiff: il forum dei Punti di domanda sembrava il modo più conveniente, visto che la maggior parte dei membri sono chiaramente persone su cui, per qualche motivo, l’operazione di copertura di Torchwood non ha funzionato del tutto –persone che ricordano, e dubitano. Persone che potrebbero aiutarci” e, in tono definitivo, concluse “Mi dispiace di aver mentito sulla mia identità, all’inizio, ma era necessario. Il mio compito era sondare il terreno e individuare gli elementi adatti a diventare, possibilmente… nostre reclute”
 
Il silenzio si propagò tra loro.
Tutto intorno, la gente ignara andava e veniva, si sedeva ai tavoli più vicini e chiacchierava del più e del meno; ordinava, consumava e pagava. Un uomo si era versato il cappuccino sulla camicia a quadri ma la stava prendendo sul ridere, e faceva sbellicare anche il cameriere che si era affrettato a portargli un panno umido. Normalità.
E loro due ferme, zitte, tra loro un bicchiere che andava raffreddandosi e una cartella contenente quelle che potevano essere informazioni importantissime così come una colossale bufala.
Yvonne aspettava. Discretamente si passò una mano sul ginocchio, stringendo con forza la stoffa del pantalone tra le dita: non poteva permettersi altri gesti di nervosismo in quel momento, lo sapeva, gliel’avevano spiegato; doveva mantenere il controllo della situazione. Eppure fu lei che la tensione vinse per prima, fu lei che ruppe il silenzio.
 
“Ti prego, dimmi cosa pensi” chiese, cercando lo sguardo dell’altra.
 
Carys distolse il proprio, si schiarì la gola un paio di volte, aprì la bocca come per dire qualcosa e poi la richiuse.
Infine esordì “A niente. Non sto pensando a niente” il suo tono all’inizio era piatto, poi lentamente divenne più accorato “Cosa dovrei pensare? Ancora non so se crederti sarebbe la cosa giusta da fare o la stupidaggine più grande del mondo. Io… “
 
“Ma devi riconoscere almeno questo, che per quello che ti è successo –a te e agli altri- ci sono poche spiegazioni credibili”
 
“E quindi dovrei fidarmi di quelle incredibili?”
 
“A volte è l’unica soluzione”
 
“E questa è una di quelle volte?
 
“Se ti dicessi che è così, mi crederesti?”
 
“No, non penso”
 
“Carys” sospirò Yvonne “Tu hai bisogno di prove, e lo capisco. Davvero. Ma pensaci un attimo, sono già sotto i tuoi occhi! Sono sotto gli occhi di tutto il mondo, ti dice niente Canary Wharf?”
 
“L’attentato dei terroristi?” L’altra la guardò in modo eloquente.
 
“Non vorrai dirmi che…”
 
“Erano alieni, Carys. Cybermen. E non sono gli unici! Quante volte noi umani ci siamo bevuti le stupidaggini della TV, un giorno ‘Oh mio Dio un’astronave è atterrata sulla Terra’ e il giorno dopo ‘Scusate, era tutto un malinteso’ per poi farci credere che era solo il prototipo di una qualche industria di robotica, un’allucinazione collettiva o Dio sa cosa? Avanti, pensaci!”
 
Benché infervorata, Yvonne badava molto attentamente all’effetto che le sue parole stavano avendo sull’interlocutrice: l’espressione di Carys, prima incredula, si stava via via facendo più dubbiosa, le sopracciglia aggrottate. Si poteva quasi vedere quel che succedeva nei suoi pensieri, come mano a mano una serie di cose cominciassero ad acquistare un senso.
 
“Io non lo so perché la nostra specie è così cieca, Carys. Io non lo so. So solo che un giorno mi sono svegliata e ho deciso che non volevo tenere ancora la testa sotto le coperte –e allora ho deciso di mettermi alla ricerca, proprio come te; ho trovato la U.N.I.T.
E tutto è diventato finalmente chiaro”
 
Fece un respiro profondo e si appoggiò allo schienale, attenta a mantenere il contatto visivo senza interromperlo neanche per un istante.
 
“Ora la scelta è tua: puoi decidere che sto raccontando un mucchio di balle e andartene, libera di farlo. Starà a te, poi, continuare a cercare inutilmente la verità o accettare di non sapere e andare avanti con la tua vita. Ma pensaci molto bene prima di farlo” soggiunse, guardandola negli occhi “Perché, se tu lo vuoi, io posso ottenerti un colloquio con i miei diretti superiori, a Londra, anche domani. Posso garantire per te, e darti una chance di scoprire una volta per tutte cosa ti è successo, cosa ti ha cambiata. Cosa sta succedendo nel mondo. Avrai la possibilità di intervenire negli eventi, per modificarli. Non suona male, giusto?” attese ancora un istante, poi, davanti al silenzio dell’altra, concluse.
 
“Come ho detto, la scelta è tua”
 

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Angolo Autrice: e la storia continua. Sono un po' più soddisfatta di questo capitolo che del precedente -ci ho lavorato di più e ho cercato di renderlo meno frenetico, dando un po' più di respiro al testo. Cionondimeno sto cercando un Beta Reader, perchè mi rendo conto che mi serve davvero un parere esterno, qualcuno che mi aiuti a dare la giusta impostazione alla storia: se qualcuno fosse interessato, beh... fatevi avanti!

 Penso di aver detto tutto... ah, no, una curiosità inutile: il titolo del capitolo è una specie di citazione da Star Trek- Next generation (riprende il titolo del primo episodio Incontro a Farpoint). Sciocco, lo so.
  
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