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Autore: aturiel    07/03/2014    1 recensioni
"Le persone sono pigre: è dannatamente difficile trovare qualcuno abbastanza ambizioso da interessarsi davvero a me perché tutta da scoprire, perché si sente messo alla prova o per qualche strana attrazione verso i casi persi di ragazze troppo schive.
Io infatti, fino ad oggi, non ho mai incontrato nessuno così e penso che mai lo incontrerò.
Comunque sia non ne ho bisogno: ho conosciuto lui e mi basta."
Undicesima al "Contest dei libri non letti"
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Anime gemelle


Avete presente quelle mattinate chiare e soleggiate che vi fanno sperare in una buona giornata? Ecco, proprio in una di queste raggiunsi il mio limite più basso, toccai il fondo del baratro o, se preferite, mi resi conto che non ero affatto una persona come le altre, ma che ero troppo diversa da loro per far parte di un qualsiasi gruppo.
Tutto cominciò quando, davanti alle macchinette del museo, sentii Gianna e Arianna parlare di me:
«Ma io non capisco come quel figo di Federico possa andarle dietro. È solo una sfigata asociale, e pure bruttina».
«Vero cavolo… io ci sbavo dietro da quando l’ho visto, e lui si va ad appiccicare alla prima che capita! Ha il prosciutto davanti agli occhi proprio!»
«Sì, madò! Non lo capisco proprio… secondo me è perché fa un po’ la puttana e quindi lui le va dietro in cerca di un po’ di figa…»
«Verissimo! Secondo me è un puttaniere morto di figa che si cerca solo quelle facili!»
Se fino a poco prima avevo sentito solo una dolorosa stilettata incastrarsi tra lo sterno e le costole, pronta ad affondare nel cuore, con l’ultima affermazione mi partì un embolo:
«Ma che cazzo di problemi avete?»
Le ragazze si girarono e mi squadrarono un attimo, come se si fossero appena accorte della mia presenza e, forse, era proprio così.
«Ehi, ma che cazzo vuoi tu?»
«Ovvio che si incazza, sta difendendo il suo fidanzatino.»
«Punto primo, lui non è il mio “fidanzatino”, punto secondo, se siete tanto sicure di essere più belle di una sfigata asociale e puttanella come me, non dovreste preoccuparvi di farvi consolare da un’amica, punto terzo non me ne frega un cazzo di cosa dite di me, ma non insultate lui o vi spacco quelle stupide facce da topo che vi ritrovate… magari in veste di carlino sareste più carine, che ne dite?»
«Ehi, ma chi ti credi di essere, stronza?»
«E tu chi ti credi di essere nell’insultare così una persona nemmeno presente che, oltretutto, dici che ti piace? Figuriamoci cosa dici alle spalle di quelli che non ti piacciono. Magari ne sei solo invidiosa perché hanno più di un grammo di cervello nella zucca.»
Arianna allora mi saltò addosso e mi diede uno schiaffo, forte. Non mi fece molto male, ma ebbe l’effetto di farmi partire un secondo embolo.
«Alzare le mani è il gesto tipico di quelli che non sanno più come controbattere. Quindi mi dai ragione così in fretta? Pensavo pure di doverti convincere.»
Un altro schiaffo.
«Smettila di parlare, puttanella, o ti spacco quella bocca sudicia che ti ritrovi.»
«Sì dai, così magari Federico non starà più con lei visto che non può più fargli pompini.»
«Eh lo so, immaginavo che voleste tanto fargliene uno voi due.»
Questa volta mi arrivarono più colpi insieme, ripetuti e maledettamente dolorosi. Caddi per terra e mi misi a ridere. Non sapevo esattamente perché, ma mi sembrava una liberazione, un modo per sfotterle ancora di più, per farle andare fuori di testa dalla rabbia. So che non è stato saggio farlo, ma proprio non riuscii a trattenermi.
Iniziai a preoccuparmi quando i colpi iniziarono ad annebbiarmi la vista. Per fortuna la buona sorte, per una volta, fu con me e la professoressa, per caso, ci vide.
 
La sera mi rinchiusero in camera, proibendomi di uscirne per qualunque motivo. Non penso l’avrei fatto comunque.
Verso mezzanotte mi venne di nuovo a trovare Federico.
Entrato nella stanza si sedette sul bordo del letto e mi iniziò a guardare intensamente, soffermandosi soprattutto sui lividi e i graffi sul mio viso. Non fece commenti, ma si intrufolò anche lui, di nuovo, tra le coperte e mi abbracciò stretta. Non so se sapesse il motivo delle botte, non so se lo sappia tutt’ora, fatto sta che quella sera non mi parlò e si limitò a tenermi tra le sue enormi braccia lunghe e scure, come se fossi una bambina da consolare dopo un brutto incubo.
Prima di andarsene dalla stanza però mi diede un bacio leggero sulla guancia e mi sussurrò delle parole che non credo dimenticherò mai:
«Non abbassare mai la guardia con nessuno o potrebbero capire che cuore grande e forte hai dentro. Non farlo con nessuno tranne che con me. Io ci sono per te, capito? A costo di subirmi le tue risposte acide io starò qui, accanto a te, qualsiasi cosa succeda. Te lo prometto.»
Appena chiuse la porta, io scoppiai a piangere.
 
Da quella gita che fu, in un certo senso, il mio punto di svolta per una vita nuova, io e Federico abbiamo incominciato a parlare sempre di più, a scambiarci titoli di canzoni e numeri di cellulare, a uscire, a compensarci l’uno con l’altra. Da quel viaggio in poi abbiamo trovato talmente tanti punti in comune da pensare di essere la stessa persona sdoppiata in due corpi, e ne abbiamo trovati talmente tanti in disaccordo da immaginare che, se solo non avessimo così bisogno della nostra reciproca presenza, probabilmente ci odieremmo.
Adesso siamo entrambi usciti dalle superiori, io sto studiando per diventare psichiatra, lui lavora come barista in un locale notturno e gioca a pallacanestro in una squadra abbastanza importante da potergli garantire un discreto successo in quello sport.
Se credete che ci siamo, che so, messi insieme, vi sbagliate: una sera ci siamo baciati e un’altra abbiamo fatto sesso, ma fu talmente strano che non abbiamo continuato una relazione di questo tipo, semplicemente siamo diventati due anime inscindibili, unite da un legame così stretto da superare la semplice amicizia o l’amore, qualcosa a cui io non so dare ancora un nome. Ma d’altronde se non gli si dà un nome, non per questo l’essenza del sentimento cambia: questo è e sarà, spero a ancora lungo, qualcosa di speciale che lega noi, e noi soltanto.
   
 
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