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Autore: HystericalFirework    08/03/2014    2 recensioni
Questa storia partecipa al concorso "Angst come se non ci fosse un domani ".
Distinguo il volto, il mio cuore precipita nello stomaco per poi risalirmi in gola, gli occhi si riempiono di lacrime e le gambe scattano verso di lui: so che non dovrei, so che è sbagliato, ma stare fermi in questo momento è un eroismo che non serve a nulla, un gesto d’orgoglio che non mi posso permettere.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono in un campo, non so cosa ci faccia io qui.
Il tramonto tinge di rosso le colline che mi circondano, tutto sembra andare a fuoco mentre la luce che diventa sempre più fioca serpeggia nell’erba ingiallita dell’estate. 
Faccio qualche passo in avanti e mi accorgo che quel paesaggio sembra estendersi all’infinito: non riesco a scorgere nient’altro se non colline e alberi verdeggianti.
Sono sola, non ho riferimenti, non so dove andare.
Una ventata d’aria gelida alla mia sinistra mi perfora lo sterno e automaticamente mi giro per capire da dove proveniva.
Una persona vestita di nero mi osserva dall’altra parte del campo, ma non riesco a distinguerne i lineamenti. Eppure sento di dovermi avvicinare, sento di potermi avvicinare.
I miei piedi si muovono più in fretta di quanto faccia il mio cervello e inizio ad avanzare in quella direzione facendomi spazio tra le sterpaglie.
Distinguo il volto, il mio cuore precipita nello stomaco per poi risalirmi in gola, gli occhi si riempiono di lacrime e le gambe scattano verso di lui: so che non dovrei, so che è sbagliato, ma stare fermi in questo momento è un eroismo che non serve a nulla, un gesto d’orgoglio che non mi posso permettere.
Le mie braccia incontrano il suo collo, rimaniamo stretti per qualche secondo ma c’è qualcosa che non va.
La sua pelle.
La sua pelle è fredda e diafana.
Guardo i capelli castani, guardo il viso e non esiste alcun dubbio, è lui in carne ed ossa.
Lo scanso e lui mi guarda con fare interrogativo: abbasso lo sguardo.
- Cosa ci fai qui?
- Tu sai chi sono…
- Certo che lo so, ci conosciamo da anni- rispondo sbalordita.
Nell’aria risuona la sua risata gutturale.
- Ti ho aspettata, ora dobbiamo andare.
- Andare dove?
- Andare via.
- Io non voglio venire con te, rimango qui.
- So che verresti ovunque se solo te lo dicessi, è per questo che hanno mandato me.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime.
- Tu non mi hai mai amata.
Scappo. Devo lasciarlo andare, so che è la cosa giusta, so che andando con lui cadrei nella trappola che nella mia vita si è ripresentata tante, troppe volte.
 
Ma ovunque io vada, il pensiero che lui sia proprio lì, ad aspettarmi, offusca i miei pensieri.
- E’ inutile che continui a scappare, sai anche tu che è arrivato il momento.
- Ti prego, non con il suo viso. Non mi parlare con il suo viso. Non mi parlare come se fossi davvero lui.
- Ma io sono lui. Coraggio, so che sei pronta.
- Non è vero non sono pronta, io non posso semplicemente andarmene, lasciare tutto così. Ho delle responsabilità.
 
Inizio di nuovo a correre, le lacrime mi impediscono di vedere quello che ho di fronte, ma il sole sta per tramontare, cedendo il passo alla sera. Le forze mi abbandonano facendo ricadere sul mio corpo stanco il peso della fuga.
- Poteva andare molto peggio- dice, chinandosi e poggiando la fronte alla mia.
- Cosa vedi dietro di noi?- incalza.
- Un tramonto- minimizzo.
- E com’è questo tramonto?
Non rispondo, chiudo gli occhi, cerco di inspirare ma sembra quasi che l’aria sia rarefatta.
- E’ bellissimo, vero? Sembra di fuoco.
- E’ vero- acconsento, incapace di dire altro.
- E cos’hai invece di fronte a te?- incrocio i suoi occhi gialli, quegli occhi che mi avevano fatto mancare il fiato.
- Tutto quello che ho perso- rispondo.
- Ora rilassati, e ascolta le mie parole.
- Okay.
- Io… Lui. Lui ti amava, ma sono dovuto venire a prenderlo prima. Così era scritto.
- Ma…
- Sei pronta, Marina?
E d’un tratto, mentre la luna comincia a sorgere, sono pronta.
Annuisco.
- E allora baciami.
I nostri visi si avvicinano, e per un momento sembra tutto com’era secoli prima. Assaporo di nuovo le sue labbra che sanno ancora di acqua marina e mi lascio andare.
Dietro al suo corpo si apre un enorme paio d’ali nere. Vengo sollevata, stretta ancora nel suo abbraccio, mentre il giorno lascia definitivamente il posto alla notte.
Ed è una notte stellata.
 
 
 Tu-tu-tutu-tu…Tu-tum.
Silenzio.
- Ora del decesso, 19:45. 




N.B. Questa storia partecipa al concorso "Angst come se non ci fosse un domani" di Valvonauta_

 
  
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