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Autore: Tinkerbell92    08/03/2014    2 recensioni
I Sessantasettesimi Hunger Games sono alle porte e la trama intricata del Destino sembra aver unito tre ragazzi in maniera quasi vincolante: Robin, l'impulsiva quindicenne del Dieci, Asher, il coraggioso tributo del Distretto Sette, e Caleb, lo schiavo Senza-Voce dal passato ignoto e oscuro.
Ma questo misterioso legame riguarda davvero soltanto loro? Oppure, in qualche modo, altri ventidue giovani hanno qualcosa in comune da spartire? E, cosa più importante, Caleb è veramente l'unico a cui è stata negata la possibilità di parlare?
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Blight, Nuovi Tributi, Presidente Snow, Senza-voce, Tributi edizioni passate
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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- ASHER –

L’Istruttore del Reparto Asce sembra contento di vedermi. A detta sua, l’ultimo tributo prima di me con un modo così elegante e sicuro di maneggiare quelle armi era stato proprio l’ultimo vincitore del mio Distretto.  
- Non mi sorprenderei di vederti tornare vivo dall’Arena – sorride strizzandomi l’occhio, mentre mi posiziono davanti al mio primo bersaglio.
Mi risulta un po’ difficile immaginare Blight dodicenne, al tempo dei suoi Hunger Games, destreggiarsi con un’ascia grande quasi quanto lui.
Vero, avevo già dieci anni allora, e, naturalmente, avevo seguito i giochi alla tv, ma non sono mai riuscito a riguardarli, per questo non ho ricordi precisi.
Quelli del Nonno li ho visti e rivisti un sacco di volte, ma quelli di Blight erano stati così strazianti che mi diedero gl’incubi per settimane. Credo che neanche adesso riuscirei a seguire di nuovo quelle immagini…
La mia scure centra in pieno la testa del manichino, producendo un rumore sordo, innaturale.
Temo che il rumore che sentirò quando pianterò un’ascia nella testa di un vero nemico sarà molto diverso…
Uno sbuffo stizzito alla mia sinistra mi fa voltare sorpreso, mentre una coda bionda e un po’ sbilenca entra all’interno della mia visuale. Mi lascio sfuggire un sorriso quando gli occhi grigio-azzurri della Musona si puntano fissi nei miei.
- Ciao – grugnisce con fare un po’ altezzoso, sfiorando la lama della sua accetta col dito.
Tenendo le labbra ben sigillate, sorrido con fare ebete e agito la mano in cenno di saluto. Lei non sembra farci caso.
- Ieri sono riuscita a combinare qualcosa solo in questa postazione – spiega - Cioè, ho colpito solo uno di questi manichini, quindi pensavo che… beh, forse avrei avuto più possibilità qui…
Continuando a restare in silenzio, annuisco in modo plateale.
- So che può sembrare assurdo, di sicuro starai pensando che non ho speranze, ma non posso nemmeno prendermela, perché in effetti non è che… ma che diavolo stai facendo?
Mostro i palmi in segno di resa e assumo un’aria innocente. Lei mi fissa sospettosa.
- Si può sapere che ti prende? – sibila indispettita – Ti sei colpito da solo la lingua con una delle tue stupide asce?
A questo punto sento che sto per scoppiare, faccio una fatica tremenda a trattenere la risata ferma tra le mie guance gonfie e rosse.
Le faccio cenno di sigillarmi le labbra con una chiave e di gettarmela poi alle spalle. Visto che non sembra aver capito, punto il dito contro di lei e poi alzo le spalle.
Non ci vuole molto perché ci arrivi, infatti alza gli occhi al cielo e sbuffa: - Quando ti ho fatto promettere di non rivolgermi più la parola non era una cosa categorica.
Assumendo un’aria insicura fingo di scucirmi le labbra: - Mi è concesso di parlare?
Lei mi guarda storto, poi sibila un impercettibile: - Sì, Idiota…
A questo punto non riesco più a trattenermi, tanto che mi ritrovo presto piegato in due per le risate. Probabilmente sarà infastidita dal mio atteggiamento, ma che ci posso fare?
Non appena riesco a ritrovare un po’ di dignità, mi asciugo le lacrime e le appoggio una mano sulla spalla: - Dicevi di voler riprovare con le accette?
La Musona alza gli occhi al cielo, mantenendo un’espressione scocciata: - Ora sei diventato pure sordo?
Soffoco una seconda risata, poi indico con un cenno l’Istruttore, tutto intento a chiacchierare di chissà cosa con Saoirse e la sua amichetta del Due.
- Non ti ispira simpatia, lui?
- Mi guarda come se fossi spacciata- borbotta lei, afferrando una delle accette più piccole – Non penso che mi prenderebbe mai sul serio. E non penso nemmeno che venga dal Distretto Sette.
- No, naturalmente no – sorrido – Quindi vuoi che ti insegni qualcosa?
- No, voglio che mi chiedi di uscire- replica lei sarcastica, fulminandomi con lo sguardo.
Scoppio a ridere di nuovo, poi le mostro la posizione di lancio corretta: - Il tuo braccio deve compiere un movimento ampio, immagina di dover tenere braccio ed arma stesi lungo un’unica linea retta. Poi, al momento del lancio, socchiudi appena la mano, lasciando scivolare via l’accetta. Non spalancarla mai, mi raccomando, devi lasciare che la tua arma parta quasi da sola…  
Robin annuisce, poi cerca di seguire le mie istruzioni. La sua accetta si pianta nel piede del manichino.
- Non male – mi affretto a commentare, notando già segni di disapprovazione sul suo volto – Il tuo avversario non sarebbe morto, ma di sicuro avrebbe delle grosse difficoltà. Riprova, su.
La Musona emette un sibilo, ma obbedisce.
Dopo aver appurato che può continuare benissimo senza supervisore, prendo un’ascia e ricomincio ad allenarmi per conto mio, fino a quando una mano gelida non si posa sul mio collo, facendomi rabbrividire.
- Saoirse – sussurro senza voltarmi – Mi stavo giusto domandando se non fosse un po’ troppo caldo qui dentro…
La mia compagna sbuffa annoiata, gettando occhiate scettiche alla Musona: - Ti stai scegliendo proprio tutti i più scarsi, eh?
- Non credo che a te farebbe piacere avermi tra i piedi nel gruppo dei Favoriti- replico con calma, mirando al petto del manichino – A proposito, congratulazioni per la tua ammissione al branco.
Saoirse afferra un’accetta di medie dimensioni e, dopo averla soppesata un po’, la getta con forza contro uno dei fantocci, impiantandogliela dritta in faccia.
- Non dirmi che mi avresti voluta come alleata, Blaze – sibila velenosa – Anche se avessi puntato alla mera sopravvivenza invece che alla vittoria, non mi sarei mai sognata di allearmi con te. Sappiamo entrambi che tra i due sei tu quello avvantaggiato, basti pensare che dei nostri Mentori uno è tuo nonno e l’altro si scopa tua sorella.
- Per tua informazione, Dolcezza – rispondo a denti stretti, imponendomi di stare calmo – Blight non si scopa mia sorella… non che io sappia, almeno. Comunque, visto che siamo in vena di frecciatine, dimmi un po’: è stata la tua amichetta del Due a convincere gli altri a prenderti nel gruppo? Ti diverti con lei come fai con Jeeny?
Il volto pallido di Saoirse assume una tonalità violacea. Credo che, se potesse, mi avvelenerebbe con lo sguardo.
- Questo non ti riguarda – soffia furiosa, per poi allontanarsi impettita verso la postazione delle lance.
Mi lascio sfuggire un sorrisetto di scherno, poi mi volto verso la Musona. Ha la fronte imperlata di sudore e l’espressione concentratissima.
Non riesco a smettere di pensare quanto sia buffa, eppure non mi viene da sottovalutarla.
- Penso che, se continuerai ad allenarti in questo modo, il tuo compagno di Distretto non rimpiangerà la vostra alleanza – osservo con un sorriso.
Robin mi fissa per sbieco ed il suo volto si indurisce all’improvviso: - Io non ho alleati.
- Davvero? – rispondo un po’ sorpreso – Beh, in tal caso, trovo che sia meglio rimediare all’istante.

- CALEB –

Quella ragazzina del Distretto Tre è un maledetto genio a quanto pare.
Non si sa come ma, ieri sera, è riuscita a manomettere il sistema di sicurezza del Palazzo dei Tributi e a mettere fuori uso tutte le telecamere. Ecco spiegato il cortocircuito.
Questo significa che se vorrò farmi un balletto idiota in terrazza nessuno lo saprà mai… al massimo lo saprebbero quelli che passano di sotto.
Passo un’ultima volta lo straccio sui vetri della finestra della sala, facendo cadere l’occhio distrattamente sulle schede dei tributi del Dieci, poggiate sul tavolino di cristallo. Le foto sono in bianco e nero ma l’immagine è incredibilmente nitida: riesco a leggere il disagio negli occhi della ragazzina.
Robin, ecco come si chiama.
Improvvisamente rimpiango un po’ di non esser stato seduto sul suo letto per tutta la notte. Che mi costava dopotutto? Sono abituato a stare sveglio molto più tempo di una persona normale!
Butto l’occhio sulla scheda del suo compagno, Mustang.
Alto un metro e novanta, esattamente come me, sano e tranquillo. Mi domando se il suo atteggiamento rilassato sia o meno una farsa.  
Mustang e Robin.
Lo Stallone e il Pettirosso.
Sembrerebbe quasi il titolo di una favola tragica. Di quelle che, quando le leggi, ti fanno restare dentro un magone tremendo.

- ROBIN -

Quando stamattina mi sono svegliata, il Senza Voce se n’era già andato. Non nascondo di esserne rimasta un po’ dispiaciuta.
A quanto pare ho ancora più bisogno d’aiuto di quello che credo. Sono messa proprio male…
Il ragazzo del Sette, Asher, mi circonda le spalle con un braccio e mi conduce verso il reparto dei Coltelli, dove i suoi alleati – i tributi del Cinque – stanno provando a centrare i bersagli. Sono incredibilmente tentata di rifiutare il suo aiuto e la sua alleanza, ma credo sia meglio mettere da parte l’orgoglio. Dopotutto, si tratta della mia sopravvivenza.
- Ehi, ragazzi! – sorride rivolto ai due – Abbiamo una nuova compagna. Musona, ti presento Fay e Will.
Apro la bocca per dirgliene quattro, ma il ragazzo di nome Will si fa avanti e mi stringe la mano: - Molto piacere, Sorella! Fantastico, siamo già in quattro!
- Sorella? – ripeto fissandolo per storto.
Fay mi sorride, giocherellando con il suo coltello: - Will chiama tutti “Fratello” e “Sorella”. Fa parte del suo slang, diciamo. Ti va di provare a tirare qualche coltello con me?
- Non è tanto diverso dal tirare accette –assicura Asher – Più o meno è la stessa modalità di lancio.
Annuisco, prendendo l’arma che mi sta porgendo Fay.
E’ una ragazza carina: ha un bel sorriso, gli occhi grandi, il naso stretto e aquilino e i capelli, più chiari dei miei, raccolti in una coda ordinata. Crea un po’ di contrasto col suo compagno, che invece è trasandato e ha i capelli spettinati che gli cadono davanti agli occhi.
Neanche oggi si è tolto quel ridicolo cappello da rapper.
- Fratelli – esclama ad un certo punto con entusiasmo – Io vado a farmi un giretto alla postazione di Scherma. Divertitevi!
Lo osservo allontanarsi, mentre i suoi compagni trattengono a stento le risate. A quanto pare si è preso una cotta per l’istruttrice.
Per un po’ cerco di studiare i movimenti di Fay e Asher, poi provo a lanciare il mio primo coltello. Non manca di molto il bersaglio, probabilmente sto migliorando la mira grazie ai miei tentativi alla postazione delle Asce, ma non sono sicura che si sarebbe conficcato in maniera corretta.
- E’ più difficile che lanciare accette! – protesto leggermente offesa.
Asher mi osserva per un po’, poi scoppia a ridere, scompigliandomi i capelli a tradimento: - Devi far pratica, Musona!
- Non chiamarmi Musona! – replico stizzita, scostando la testa bruscamente – Io non…
- Prova a tenere il coltello così, Robin – mi suggerisce Fay, posizionandomi la mano nel modo corretto – Di sicuro avrai maggiore controllo su di esso.
Lancio un’ultima occhiataccia ad Asher, che ormai ha la faccia completamente rossa per via delle risate trattenute, poi decido di ignorarlo e mi concentro sul bersaglio.
Di tanto in tanto, mi sembra quasi di sentire le risatine dei ragazzi Favoriti, anche se non so se siano rivolte a me o ad altri tributi più sfigati.
- Will è di nuovo col culo per terra – commenta ad un certo punto Asher, indicando la postazione di Scherma – Quel ragazzo è un fenomeno – aggiunge ridendo.
- Che ci vuoi fare, è l’amore! – sorride Fay, osservando il compagno che, allegro più che mai, si lascia aiutare dall’insegnante a tornare in piedi.
Poco distante da lui, la compagna di Distretto di Asher, quella con il nome impronunciabile, fa un verso di scherno, poi prende la lancia che le sta porgendo la rossa del Due e la scaglia con violenza, mandandola a conficcarsi nella testa del bersaglio.
Faccio scorrere rapidamente lo sguardo per tutta la palestra: esattamente come ieri, i ragazzi del Quattro e quello dell’Uno passano il tempo a pavoneggiarsi e a deridere gli altri tributi, manco fossero ad uno spettacolo comico. Di tanto in tanto, paiono rendersi conto di essere all’interno di un Centro d’Addestramento, quindi occupano per un po’ le postazioni delle armi, giusto per ricordare che sono più bravi degli altri.  
A mio modesto parere, il tributo dell’Uno non è per niente abile con i tridenti, la femmina del Quattro non è particolarmente veloce ed il suo compagno ha una mira piuttosto oscena, ma non penso di poter considerare queste lacune come un vero e proprio svantaggio.
Una fitta di gelosia mi punge fastidiosamente non appena scorgo Mustang alla postazione delle piante, tutto intento a chiacchierare con la ragazza del Nove, la stessa con cui si era intrattenuto alla Sfilata, ed il suo partner tredicenne.
Okay, ne abbiamo già discusso, niente alleanza per evitare spiacevoli ripercussioni, tuttavia non posso fare a meno di sentirmi infastidita. Dopotutto, Mustang è il mio compagno, nonché tutto ciò che mi resta di casa, perciò mi sembra lecito provare un po’ di possessività.
A quanto pare, comunque, si stanno formando più alleanze del previsto, almeno da quello che vedo: il ragazzino dell’Otto, sul quale nemmeno io avrei scommesso un soldo, si sta facendo insegnare dalla piccola pazza del Tre ad innescare delle bombe finte, mentre il ragazzo del Dodici non molla un solo secondo la sua compagna.
Per non parlare, poi, del ragazzo del Due, che mi pare si chiami Klaus, appartato felicemente con la bionda dell’Uno, pensando ingenuamente che una misera  colonna possa nascondere in qualche modo la loro pomiciata vomitevole.
- Quest’anno c’è la moda delle alleanze e delle coppiette? – commento acida, centrando un braccio del manichino col coltello – Ho come l’impressione di trovarmi dentro una telenovela.
Asher dà una rapida occhiata attorno a sé: - Da quello che so, in realtà, non tutti si alleeranno tra loro. Klaus, ad esempio, al momento è da solo, mentre Esmeralda ha scelto di restare con i Favoriti. Poi non so se il tuo compagno e Demi siano intenzionati a far squadra o meno…
-Da quello che so io, invece, Mustang non vuole compagni – borbotto, lanciando un altro coltello – Magari ha cambiato idea…
Mi trovo improvvisamente a sperare che non sia così. Non credo che riuscirei a vedere un’alleanza tra lui e altri tributi in modo molto diverso da un tradimento.

- Hai trovato dei compagni dunque – mi sorride Mustang, mentre ci dirigiamo insieme verso il nostro appartamento - I ragazzi del Cinque e il maschio del Sette…
- Non ne sono sicura in realtà – borbotto, cercando di mantenere un’aria orgogliosa – Ci sto ancora pensando.
Mustang resta per un attimo in silenzio, poi incrocia le braccia: - A mio parere ti converrebbe accettare. E non lo sto dicendo perché tu sia debole o altro, Robin, ma perché quei tributi mi hanno fatto subito una buona impressione e credo che un’alleanza con loro potrebbe essere un gran vantaggio.
- Sempre che non ci facciano fuori tutti al Bagno di Sangue – commento sarcastica.
Il mio compagno si lascia sfuggire una leggera risatina: - Non me li vedo tanto come vittime del Bagno di Sangue. Il ragazzo del Sette, poi, è nipote di un vincitore, di sicuro suo nonno gli avrà insegnato qualcosa.
- E quel “qualcosa” sarà abbastanza per battere i Favoriti?
Mustang alza le spalle, varcando l’ingresso dell’appartamento: - Temo che nessuno potrà mai dirlo con certezza.
Mi mordo la lingua nervosamente: sono parecchio tentata di domandargli se sia intenzionato o meno ad allearsi con la ragazza del Nove, ma qualcosa mi blocca.
Mi dirigo rapidamente verso la mia stanza e, senza nemmeno salutare il Senza Voce che sta spolverando l’argenteria, mi chiudo in bagno, gettandomi con un sospiro sotto la doccia.

- ASHER –

E’ quasi mezzanotte, ma non ho sonno.
Continuo a camminare su e giù per la stanza, la testa affollata da mille pensieri. Non so il perché di questa strana insonnia.
Il televisore a muro sembra chiamarmi con insistenza, così lo accendo e seleziono la voce “Edizioni”, cominciando a scorrere la lista dei sessantasei giochi precedenti.
Tanto per rompere il ghiaccio, faccio partire il filmato sui Noni Hunger Games, quelli del nonno.
Ormai lo conosco quasi a memoria: Nonno Woden viene estratto a diciassette anni insieme alla sua coetanea Syla, con la quale decide di allearsi. In qualche modo riescono a sopravvivere nell’Arena per una decina di giorni, fino ad entrare tra i cinque finalisti. Una delle ultime mattinate, però, il ragazzo dell’Uno tende un’imboscata alla coppia del Sette, riuscendo ad uccidere Syla e scatenando l’ira di Nonno Woden, che comincia a dargli la caccia.
Un’esplosione provocata dall’attacco kamikaze del ragazzo del Sei, in seguito, fa fuori la ragazza del Due e danneggia irreparabilmente gli arti sinistri del nonno, che però non demorde e, con l’aiuto dei farmaci inviati dalla mentore Leslie, riesce a scovare il suo nemico – che ha mezza faccia bruciacchiata – lo afferra per il collo e lo sbatte contro un grosso salice, uccidendolo sul colpo.
La voce del vecchio commentatore annuncia la vittoria del Gigante del Sette, che, con un urlo di rabbia mista a soddisfazione, alza verso il cielo il piccolo acchiappasogni costruitogli da Syla, una sorta di omaggio alla compagna caduta.
Non appena la registrazione si interrompe, torno alla lista delle edizioni e decido di ripercorrere le tappe principali dei giochi degli altri vincitori del mio Distretto.
Leslie Turner, Terzi Hunger Games,  prima vincitrice del Sette, vinse a quindici anni in maniera un tantino subdola: sedusse tutti i tributi maschi sopravvissuti al Bagno di Sangue – sì, tutti, uno ad uno – per poi ucciderli quando meno se l’aspettavano, mentre, per quanto riguarda le ragazze rimaste, riuscì in qualche modo ad attirarle in vari tranelli mortali, fino a far piazza pulita in meno di due settimane.
Rackham Taylor, Ventiduesima Edizione, fece molto affidamento sulla velocità e l’agilità. Nessuno riuscì a prenderlo, né a fuggire dai pericoli con la sua stessa rapidità.
Cortez Bankley, la nostra pazza, vinse sedici anni dopo, contando sulle proprie conoscenze riguardo le piante, molto utili in un’Arena completamente “vegetale”.
La mia mano comincia a tremare non appena il filmato su Cortez si interrompe. La prossima edizione vinta dal Distretto Sette è la Sessantunesima. Blight.
So di non essere costretto a farlo. Posso benissimo scegliere di riguardare i giochi di qualcun altro, ci sono talmente tanti vincitori…
Finnick Odair, Cecelia Thompson, Haymitch Abernathy… ricordo che anche quelli di Wiress Serverlight, vincitrice del Distretto Tre, mi erano piaciuti molto…
Sospiro, le mie dita picchiettano nervosamente il rivestimento nero del telecomando.
“Non devi avere paura” mi sussurra una voce interiore “Tanto, peggio di così non può andare, no? Se hai tanta paura di un filmato, come puoi pensare di avere il coraggio di affrontare un’Arena?”
Mi mordo la lingua, poi mi lascio sfuggire una risata silenziosa. Devo farlo. Almeno una volta sola.
Trattenendo il respiro, seleziono la voce “Sessantunesimi Hunger Games” e faccio partire la registrazione.
La cupa Arena a tema “Scenario Horror” compare sullo schermo.
Un leggero sorriso affiora sulle mie labbra non appena vedo il gracile dodicenne, tanto diverso dal ragazzo robusto e barbuto che conosco, sfuggire al Bagno di Sangue con uno zainetto in spalla ed un’accetta in mano, voltandosi indietro giusto in tempo per assistere alla morte della compagna di Distretto, avvenuta per mano di un Favorito.
Per un paio di giorni, Blight gironzola per l’Arena da solo, scoprendone i vari segreti – come le acque del fiume che diventano velenose ad intervalli di tempo regolari.
Riesce a rubare più volte le provviste dei Favoriti accampati alla Cornucopia, ma verso il terzo giorno qualcosa va storto ed il piccolo viene colto in flagrante dalle femmine Favorite. Con la spalla trafitta da un coltello, Blight riesce in qualche modo a fuggire dalle tre furie, venendo trovato privo di sensi dalla ragazza arciere del Tre, Majara, e dal suo alleato Jack, Distretto Sei.
Dopo esser stato curato, Blight accetta la nuova alleanza e, in qualche modo, tutti e tre riescono a sopravvivere per quasi una settimana, almeno fino a quando Jack non viene ucciso dal ragazzo del Due. E da qui comincia la parte più straziante, quella che mi ha dato gli incubi per settimane.
Blight e Majara scappano all’unico ponticello che permette di attraversare il fiume velenoso, con lo scopo di tagliare le corde e restare al sicuro nella parte esterna dell’Arena, ma i Favoriti in qualche modo riescono a raggiungerli. Con una piccola menzogna, Majara incita il piccolo ad attraversare il ponte ma, non appena Blight giunge alla sponda opposta, la ragazza del Tre taglia le corde, decidendo di sacrificarsi.
A questo punto mi verrebbe spontaneo chiudere gli occhi, ma m’impongo di resistere.
Esaurita ogni risorsa, Majara estrae dalla tasca una piccola bomba e la getta tra i flutti del fiume, provocando un’onda velenosa che sommerge lei stessa insieme ai restanti Favoriti, eccetto la ragazza dell’Uno, Poesy, che fugge.
La visione dei corpi avvelenati e mezzi bruciati che si contorcono mi costringe a distogliere lo sguardo per un po’. Questo va davvero oltre il mio limite di sopportazione.
La scena finale non è sicuramente migliore: il piccolo Blight, stremato e sanguinante, fugge dalle grinfie della spilungona dell’Uno, una bionda mostruosa munita di guanti artigliati simili a quelli di Wolverine.
Sono rimasti soltanto loro due e ormai l’esito dei giochi sembra scontato.
Blight viene raggiunto nei pressi di un pozzo scavato al centro di uno spiazzo grigio e sassoso. Prova a colpire la sua avversaria con una delle due accette che gli rimangono, ma riesce a ferirla soltanto di striscio.
Con un urlo disumano, la Favorita si avventa su di lui e comincia a colpirlo ripetutamente con i suoi artigli argentati.
Le pietre grigie si tingono di rosso cremisi.
Blight sembra quasi irriconoscibile, il suo viso è ridotto ad una maschera di lacrime e sangue.
Un ultimo colpo: le lame affondano nell’addome del ragazzino, che si accascia a terra come una bambola di pezza. Un fiotto rosso esce dalle sue labbra martoriate.
Poesy alza la testa, aspettando il colpo di cannone che però non arriva. Si china quindi sul corpo esanime del dodicenne, pronta per finirlo: un errore fatale.
Animato dalla forza della disperazione, Blight stringe tra le mani il manico dell’accetta e colpisce il ginocchio della Favorita, staccandole di netto la metà inferiore della gamba.
Poesy, con un urlo di rabbia, perde l’equilibrio e cade all’interno del pozzo, spaccandosi l’osso del collo e decretando la fine dei giochi.
Con un brivido, spegno il televisore e mi affaccio alla finestra, osservando il caotico viavai notturno della piazza principale di Capitol City.
Per un breve istante, mi sembra quasi di avvertire le fredde lame di Poesy conficcarsi nel mio petto, bagnandosi del mio sangue con bramosia.
Un brivido mi corre lungo la schiena: per quanto ne so, nell’Arena potrei anche aspettarmi di peggio.

***
Angolo dell’Autrice: Dopo secoli riesco finalmente ad aggiornare!
In questo capitolo ho usato molto di più il POV di Asher, mostrando anche i giochi di Nonno Woden e di Blight (sui quali scriverò una sorta di spin off in futuro).
Ho riservato invece poco spazio a Caleb, al quale mi dedicherò di più nel prossimo capitolo.
Per farmi perdonare del ritardo, pubblico anche le schede dei due tributi protagonisti che ho creato su modello di quelle ufficiali del primo film.
Nei capitoli successivi potrete vedere anche quelle degli altri tributi, e a proposito di questo, se volete potete proporre  pure i due che vi piacerebbe vedere nel prossimo.
Scusate ancora per il ritardo, grazie per aver letto e auguri a tutte le autrici/lettrici donne!
Tinkerbell92

Qui: Robin e Asher
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