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Autore: twisted__    09/03/2014    3 recensioni
Non lo sa.
Non lo sa, Sirius Black, perchè sia successo.
Non lo sa per quale motivo James e Lily siano morti. Forse in realtà lo sa, semplicemente non si rassegna. Non è un motivo, non è giusto, semplicemente.
La verità, spesso, non è la verità del sentire. Quello che al cuore appare senza veli, viene inghiottito dalla realtà.
Ancora una volta non lo sa perchè proprio Peter Minus, quello che a scuola interpretava la parte del ragazzino silenzioso, un po' impacciato.
Non lo sa che cosa sia successo a quel ragazzino ormai scomparso. Quello che tutti credono morto e che invece continua a vivere, chissà come.
Poi Sirius ricorda che forse è vero, forse è davvero morto. Forse è morto dentro, forse non vive più.
Se la sua fosse vita - Sirius lo sa - di sicuro non è quel Peter Minus a godersela. Non il ragazzino, ma il traditore e l'assassino.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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" Avevamo giurato di non avere buone intenzioni, solo uno di noi ne ha avute di cattive"



A Francesco, che ha continuato ad ascoltare i miei scleri e che mi ha detto di scrivere tutto quello che mi passava per la testa.
A un amico come lui che ha creduto in me. 

"Non lo so".
E' tutto quello che ha saputo dire a coloro che hanno chiesto cosa sapesse quella notte.
"Non lo so", ancora oggi risponde così, come se fosse ancora la prima notte, come se avesse ancora la follia negli occhi e gli occhi sconvolti dal pianto. 
Ma ad ascoltare con attenzione, si può capire quanto siano diverse fra loro quelle due frasi a distanza di tempo (anni? mesi? secoli o minuti?). La prima risposta era incredulità, fatica alla rassegnazione, l'ira umida di pianto; la seconda è verità, semplicemente.
Non lo sa.
Non lo sa, Sirius Black, perchè sia successo. 
Non lo sa per quale motivo James e Lily siano morti. Forse in realtà lo sa, semplicemente non si rassegna. Non è un motivo, non è giusto, semplicemente.
La verità, spesso, non è la verità del sentire. Quello che al cuore appare senza veli, viene inghiottito dalla realtà.
Ancora una volta non lo sa perchè proprio Peter Minus, quello che a scuola interpretava la parte del ragazzino silenzioso, un po' impacciato.
Non lo sa che cosa sia successo a quel ragazzino ormai scomparso. Quello che tutti credono morto e che invece continua a vivere, chissà come.
Poi Sirius ricorda che forse è vero, forse è davvero morto. Forse è morto dentro, forse non vive più. 
Se la sua fosse vita - Sirius lo sa - di sicuro non è quel Peter Minus a godersela. Non il ragazzino, ma il traditore e l'assassino.
Non lo sa cosa ne sia stato di Remus - il lupo mannaro più saggio che abbia mai conosciuto, ricorda con una risata amara - e non sa se ogni tanto a lui ci pensa, se pensa a James.
Non lo sa se sia riuscito, alla fine, ad accettare una verità fasulla.
Ancora una volta, quello che il cuore vede senza maschere, non corrisponde alla realtà.
Sirius davvero non lo sa, non lo sa.
Ogni tanto si abbandona a qualche sentimentalismo, scivola nei ricordi color rosso e oro dei tempi della scuola e si fa cullare.
Ed è quasi grottesco, vedere un uomo - o lo scheletro di un uomo - con le gambe sottili strette al petto che mugola al buio di una cella, con gli occhi piangenti.
E' quasi grottesco guardare il presunto assassino piangere la notte.
I ricordi diventano sempre più slavati, man mano che l'influsso dei Dissennatori diventa più forte. E Sirius lo sa che impazzirà del tutto solo il giorno in cui le porte di quei ricordi gli si chiuderanno in faccia per sempre.
Lo sa che impazzirà del tutto soltanto il giorno in cui il ricordo del loro giocare alla guerra nel cortile della scuola, sarà completamente spazzato via.
Ricorda quasi come fosse, immaginare la guerra come un gioco da portare avanti nelle aule scolastiche, quando il mondo era facilmente divisibile in Grifondoro, Serpeverde, Corvonero e Tassorosso.
Ha imparato però che quei nomi che sanno di fantascienza sono soltanto colori. Il bene non è mai tutto da una parte, mentre il male fa marcire quello che può.
Un po' marcisce anche lui, e se lo ricorda bene il giorno in cui ha iniziato a marcire.

Un corridoio distrutto, buchi nelle pareti, un silenzio paradossale.
Quello lo ricorda bene, perchè lo sapeva che in quella casa il silenzio non era nemmeno mai stato contemplato.
Ricorda il suo orrore silenzioso, una ricerca interrotta abbastanza presto, davanti al cadavere del suo migliore amico.
Ricorda quello che si prova quando le ginocchia cedono, dall'interno, quando il loro cedimento non dipende dalle ossa ma dal cervello.
Qualcosa marcisce, qualcosa si rompe e così tu cadi. 
Ricorda il viso pietrificato di James, non l'ha nemmeno mai visto così. Dopo diverso tempo che sembrava aver passato lì, aveva cercato Lily.
Era apparsa dietro i suoi occhi come un ricordo lontano, come una specie di prolungamento di James.
Da lei, il pensiero era fuggito ad Harry. Così aveva salito le scale di corsa e lì aveva trovato lei.
Lei, i capelli rossissimi sparsi come una corona di fuoco sul tappetino azzurro della cameretta infantile, il viso sporco di sangue e gli occhi ancora spalancati su chissà cosa.
Lì aveva singhiozzato, questo lo sa. Le aveva accarezzato diverse volte il viso con le mani ancora tremanti, scosse da fremiti più potenti dei precedenti.
Per finire, poi, aveva visto il piccolo Harry, vivo, in lacrime.
I suoi singhiozzi erano immediatamente divenuti espressione di compassione per una creatura che, poverina, non avrebbe saputo cosa fare.
Il dolore diveniva compassione e la compassione ritornava a essere odio e poi dolore.
Non sa esattamente quanto tempo passa così, prima di provare diverse volte ad evocare un patronus per comunicare con l'Ordine. Quando ci riesce, la sua voce tremante formula senza consultare il cervello, che Lily e James sono morti.
L'ultimo rumore che aveva sentito prima della fine, era stato quello di passi svelti scendere le scale.
Li aveva seguiti, cieco per chissà quali sentimenti e aveva visto Peter.
All'inizio lo aveva abbracciato piangendo, senza capire.
Poi, piano, la realtà si era fatta avanti, timida e terribile.
Peter era lì per un altro motivo, il suo viso pietrificato ne era il primo testimone.
Tutto quello che aveva saputo dire era stato un sussurro, un "mi dispiace" debole quanto i suoi occhi, poi si era amputato un dito e trasformato in topo.
Aveva provato a fermarlo, con il cuore in gola e gli occhi sconvolti. Aveva urlato, aveva preso a calci il muro che gli restituiva i colpi, aveva scosso James per le spalle diverse volte, come se potesse ancora puntellarsi sui gomiti e restare meravigliato per quello che era appena successo, come se fosse stata una sorte toccata a qualcun altro.

Non era andata così.

Aveva passato diverso tempo in questo stato di follia prima che lo arrestassero, prima che lo accusassero di aver ucciso il suo migliore amico.
"Per l'ultima volta, Black, cosa sai?"
"Non so niente, niente" - piange, urla e si dimena - "non so assolutamente niente."
Crucio.
Sirius si contorce di nuovo, come se le sue interiora non avessero abbastanza dolore da contorcersi per una vita intera.
"Black, rispondi!"
"E' stato Peter, Peter Minus" - deglutisce sconvolto - "lui era lì, si è tagliato un dito ed è scappato. Era un animagus, lo eravamo tutti e quattro. Lui ci ha traditi, ci ha traditi!"
Crucio.
Sirius rivede gli occhi di James e li rivede annoiati in biblioteca, illuminati nel campo da quidditch, teneramente sconvolti davanti a Lily Evans con diversi libri fra le braccia e ancora sconvolti quando quelle braccia aveva potuto stringerle diverse notti, mentre dentro di lei cresceva piano il bambino che poi era sopravvissuto.
"Te lo dico io che cosa è successo, Black. Tu hai tradito i Potter, li hai venduti a Lord Voldemort e poi hai letteralmente distrutto il povero Peter Minus quando ha cercato di denunciarti!"
"Bugiardo" - urla ancora, come se si stesse discolpando davanti a James - "bugiardo!"
Il Ministro della Magia gli si fa sempre più vicino, il suo viso perfettamente pulito con quello di Sirius macchiato e sconvolto per il dolore.
Il suo carnefice, invece, dall'altra parte della cella, aspetta solo un nuovo cenno della mano del Ministro per torturare ancora.
"Black, ogni prova è contro di te! Ogni maledetta prova è-"
" Me ne fotto delle prove! Me ne fotto! L'assassino di James e Lily è ancora a piede libero, colui che li ha traditi è con lui e voi-"
"Black! Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è morto! Morto! Ha provato ad uccidere Harry Potter ed è morto! E tu lo hai aiutato a trovare i Potter e sta sicuro - stai ben certo - che anche se il tuo Signore è morto, tu pagherai tutto quello che hai fatto, è chiaro?"
Ride, lo ricorda ancora, ride.

Crucio.

Urla, poi ride più forte e ancora piange.
Il viso del Ministro non si sposta di un soffio, lui ne sostiene lo sguardo.
"Mi arresti, se vuole, Signor Ministro. Lo faccia, ma sappia pure che Lord Voldemort non è morto, un giorno tornerà e con lui tornerà chi ha tradito Lily e James e lei non avrà fatto niente per impedirlo. Mi arresti." - ora il suo tono è più rassegnato - "Mi uccida, Ministro, la prego".
"Lei deve pagare, Black".
La frase colma l'aria con una pesantezza e una solennità quasi assurda. 
"Pagherò, anche per un male che non ho fatto. Quello che davvero pagherò è che non ho potuto fermare tutto questo prima che accadesse. La mia vita sarà una prigione per sempre, anche se fossi libero."
Il Ministro gli rivolge un'ultima occhiata sprezzante, poi gli volta le spalle e lo lascia lì, nell'oscurità della cella angusta.
Da allora, quello che Sirius ricorda, sono i dissennatori e la loro ombra fredda e viscida.
Da allora, quello che sa è il buio, quello che non smetterà mai di conoscere sarà invece l'oscurità dell'animo.
Avevano giurato insieme di non avere buone intenzioni, ma solo uno di loro ne aveva avute davvero di cattive.
Solo uno di loro aveva smesso di giocare alla guerra e aveva deciso di farla davvero. Forse non se ne era mai accorto, ma la guerra impazzava ormai già da tempo. 
James, Lily, Remus, Peter e l'Ordine non avrebbero potuto durare per sempre. Avrebbe perso qualcosa - o qualcuno- un giorno. Solo non avrebbe voluto che andasse così.
Non avrebbe voluto iniziare il lento e irreversibile processo delle perdite così.
Aveva davvero pensato, mentre piano piano si avvicinava il giorno in cui avrebbe iniziato a lasciar andare diversi pezzi, che tutto potesse essere per sempre.
Ci aveva creduto e lentamente ogni sua convinzione - come la vita del suo migliore amico, come la vita come l'aveva sempre percepita e come la sua personale esistenza - scivolavano nell'oblio.
Piano, senza fare rumore, i Dissennatori raccolgono i suoi pezzi e li divorano.
"Mi dispiace, James" - è un sussurro - "non so perchè sia successo. Difendi Harry, ti prego difendi Harry. Un giorno lo conoscerò, difendilo, okay? Proteggili tutti. Proteggi anche me"
   
 
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