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Autore: Silvie_Marie    09/03/2014    2 recensioni
Annabeth vede un'ombra che la segue; quello che non sa potrebbe costarle la vita.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Che cosa raffigurerebbe quel quadro?» chiedo sottovoce a William, mentre visitiamo il museo d'arte contemporanea a Down-Dark un paese, non molto grande, nei pressi di Cardiff, che ospita una varietà di quadri e sculture infinita.  
William scruta il quadro dove ci siamo soffermati, lentamente, prima di darmi una risposta.
«Beh, Annabeth, io credo che questa ragazza sia vicino al fiume per passeggiare e schiarirsi le idee... »
Io incomincio a ridacchiare.
Lui mi guarda confuso. «Beh, che c'è? Io lo farei...»
«Appunto! Comunque perché secondo te è stata usata la tecnica a puntini?»
Lui sbuffa. «Annabeth, dimmelo se mi devi fare un'interrogatorio...»
Io lo guardo dispiaciuta. Certe volte esagero con le domande e molte persone pensano che io voglia fargli un interrogatorio, ma si sbagliano.
La mia è solo curiosità.
«Va bene, Annabeth... Proseguiamo?»
Io faccio un cenno.
Mentre passiamo tra i vari corridoi del museo, passo davanti a uno specchio.
Dovrebbe essere normale passare davanti a uno specchio: si vede la propria immagine riflessa e si scruta il proprio corpo.
Ma quando guardo lo specchio, in quel museo, oltre a vedere la mia immagine riflessa, vedo anche un'ombra passare velocemente.
Per un momento il mio sguardo resta fisso sullo specchio, poi sento William che mi chiama scuotendomi la spalla.
 Lo guardo, lui fa un respiro di sollievo. «Anna cos'è successo?! Ti ho vista guardare qualcosa nello specchio. Chi era?»
Io scuoto la testa. «Non chi, ma che cosa...»
Lui alza gli occhi al cielo, meglio dire al soffitto bianco. «Non mi dire che ancora "quell'ombra" ti perseguita... Ma quando capirai che non è possibile?...»
Io so che cosa ho visto e per l'ennesima volta ho visto quell'ombra.
Fin da quando mi sono trasferita qui, ovvero da due anni, ogni volta, dovunque io sia, vedo quell'ombra. Quanto vorrei sapere perché mi segue sempre...
«William, credimi, so cosa ho visto...»
«Ti credo, ma credimi non c'è e non ci sarà nessuna ombra che ti perseguita. Ora se non ti dispiace, dobbiamo andare... Ho una commissione da fare.»
Io faccio un cenno. Ripercorriamo il corridoio ed usciamo dal museo.
Ci avviamo verso il parcheggio, fino alla macchina nera di William.
Io salgo in macchina per prima, e poi con un leggero abbassamento della testa, William si china ed entra, per lui è facilissimo entrare in una macchina senza sbattere la testa, al contrario di me, che la sbatto sempre ogni volta che entro in una benedetta macchina.
William mi fa un sorriso storto mentre inserisce la chiave e la gira  facendo partire il rombo dei motori, poi mette le mano sul volante di pelle e schiaccia il pedale dell’accelleratore.
Guardo fuori dal finestrino. Il paesaggio sembra un sogno. Tanto arancione e giallo  nei campi deserti ed infiniti. D'altronde siamo in autunno, cosa pretendo?
Però mi manca vedere i campi pieno di verde e mille colori dei fiori selvatici che ispirano felicità.
Poi sposto lo sguardo su William che è letteralmente concentrato sulla strada.
«Dove andiamo?» chiedo incuriosita guardando la strada.
«Da Kevin... Devo ritirare la chitarra che ho lasciato lì, ieri.»
William, oltre ad essere amici da un secolo e mezzo, suona in una band da un anno come chitarrista e se la cava molto bene per non aver mai studiato musica in vita sua.
Io passo ogni giorno, dopo la scuola, da Kevin per sentire le prove del gruppo chiamato "B&S"... Che in realtà non ho la minima idea di che cosa voglia dire.
Ci siamo fermati per via di un semaforo. Rosso.
Al lato sinistro c'è il fiume di Down-Dark che dicono essere freddissimo e che una volta entrati non si riesce più ad uscire. Non so se è vero ma non vorrei mai provare.
Il semaforo diventa verde. William sfreccia mentre io guardo fuori dal finestrino. Non faccio in tempo a pensare una sola sillaba che un camion si schianta sul lato destro, ovvero il mio, della macchina di William.
Io sbatto la testa ma non perdo i sensi, mentre William, sì.
La forza del camion ci trasporta via e rompiamo quelli che devono essere gli argini del fiume. La macchina cade nel fiume e velocemente si riempie di acqua.
Io cerco di aprire la portiera strattonandola. Niente.
L'acqua è già arrivata al mio collo. Faccio un ultimo respiro, poi mi immergo.
Devo uscire da questa maledetta macchina. Dopo vari tentativi, riesco ad aprire  la portiera.

La spalanco per bene, mentre slaccio William dalla cintura. Poi lo trascino fuori dalla macchina e incomincio a risalire.  Sono quasi alla superficie, sto per toccarla... Quando tutto si offusca , riesco solo a vedere una mano, prima di perdere completamente i sensi.
   
 
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