Non posso crederci!!!!! Sono arrivata all’ultimo cap!!!!! Mi ero affezionata a questa fic!!!! Ringrazio tutti quelli che hanno commentato e dedico il
cap a tutti quelli che mi hanno seguito fino a qui!!! Grazie!!!!!! Il cap è molto
lungo, ma vi consiglio di leggerlo tutto, anche dopo che vedete la parola Fine,
altrimenti non riuscirete a comprendere il cap!! (perché se leggiamo tutto cambia qualcosa?? nd.tutti).
Quando il battito del cuore
supera le ombra del passato
l’amore potrà trionfare sul destino (“Un segreto nel cuore” di Nicholas Sparks)
Erano
arrivati, la Borg si innalzava
imponente davanti ai loro occhi, lo scontro finale era ormai giunto, non poteva
più essere rimandato. Il sole si sollevava lentamente all’orizzonte, l’alba
nascente inaugurava l’inizio di un nuovo giorno; un giorno particolare, un
giorno in cui si sarebbero decise le sorti dell’umanità mentre questa era
ancora ignara di quello che stava succedendo, e avrebbe continuato ad esserlo,
a vivere tranquilla, se solo loro fossero riusciti ad impedire ciò che quella
folle organizzazione aveva a lungo progettato. Dovevano riuscire ad ogni costo a fermare i loro diabolici piani o il mondo
sarebbe stato nelle loro mani. Vorkov il giorno
precedente gli aveva dato appuntamento, come lo chiamava lui, per quella
mattina alla sede della Borg, un campo che di certo
non poteva essere considerato neutrale, ma loro avrebbero comunque
dato il massimo, non potevano permettersi di sbagliare, anche se con tutta
probabilità quell’uomo non avrebbe giocato correttamente.
Quando si era presentato al parco la sua espressione troppo sicura di sé aveva dato da sospettare ai Bladebreakers…
-Bene arrivati! Vedo che siete stati puntuali- il falso monaco in questione li stava aspettando davanti l’entrata principale dell’edificio
per dargli un “caloroso benvenuto”, le braccia incrociate al petto, un sorriso
disgustoso dipinto sul volto. I ragazzi furono in grado di rivolgergli solo occhiate
cariche di odio, senza fiatare. L’uomo li squadrò uno
per uno, i Bladebreakers, Mariam, quelle due mocciose venute da chissà dove che li
avevano aiutati a liberare Alex, il bambino che
avevano tenuto segregato nelle prigioni per anni, e una ragazzina che non aveva
mai visto prima. Notò una certa somiglianza con Kai ma
non si soffermò a lungo su di lei, di certo non gli avrebbe causato problemi, e
a lui di chi fosse non importava minimamente. Per ultimo posò gli occhi su Hilary, se avrebbe vinto, cosa che era certo sarebbe
successa, si sarebbe preso anche lei…avrebbe avuto
tutto quello che desiderava.
La
brunetta sostenne il suo sguardo, non aveva più paura di lui, non doveva
averne, era certa che avrebbero vinto e finalmente quell’incubo
che durava ormai da cinque anni, da troppi anni, sarebbe
finito…
-Come ti senti?- le aveva chiesto il suo ragazzo la sera precedente. Hilary sospirò sedendosi sul divano e si passò una mano tra
i capelli con aria stanca –Bene…-rispose, cercando forse di convincere più se
stessa che il suo interlocutore. Il russo le si inginocchiò
accanto sollevandole il mento con un dito e costringendola a incrociare i suoi
occhi –Sicura?-
La blader lo guardò in silenzio trattenendo a stento le
lacrime prima di gettargli le braccia al collo –No…ho paura Kai-
disse liberandosi di una parte dell’enorme peso che l’opprimeva –Ho paura…- ribadì.
-Ce la
faremo, vinceremo noi, abbiamo già mandato in fumo i piani di Vorkov e mio nonno una volta, lo faremo di nuovo-
-Lo
so…non è questo che mi spaventa- l’occhiata interrogativa del sedicenne la indusse a spiegargli –Io sono certa che li sconfiggeremo-
affermò convinta –Ma quello che mi preoccupa è ciò che succederà dopo. Fermare
la Borg sarà la fine di un incubo…e
l’inizio della vita reale per me- si sciolse dolcemente dal suo
abbraccio, seppur controvoglia. Si diresse alla finestra ammirando lo splendore
del cielo invernale, colmo di stelle –A volte mi domando se riuscirò a buttarmi
il passato alla spalle, a dimenticare tutto quello che
è accaduto, ma soprattutto se riuscirò a spiegare ad Alex
ciò che è successo. Si, ho paura di Alex…ancora è piccolo ma ho paura che quando crescerà un
giorno mi possa rinfacciare quello che ha passato. Morti i miei genitori non
sono stata in grado di dargli un’infanzia normale…è solo colpa mia-
-Ma tu
non ne hai colpa, amore mio!- Kai le prese il volto tra le mani facendo arrossire vivacemente la
ragazza.
-Non mi avevi mai chiamato così- biascicò ancora imbarazzata. Il
russo abbozzò un sorriso, aveva ragione, quella era la prima volta che lo
faceva. Le accarezzò una guancia con il dorso della mano –Tu non ne hai colpa,
gli unici responsabili in questa storia sono Vorkov e
mio nonno-
-Scusate
se interrompo questo dolcissimo momento…- fece Rei affacciandosi alla porta
della stanza con un sorrisetto dipinto sulle labbra –ma
c’è al telefono una persona per te Hilary-
-Per
me?!-
Il
cinesino annuì, porgendole il telefono –E’ da parte di
un certo ragazzo…- le disse facendole l’occhiolino. Hilary
afferrò l’apparecchio e se lo portò all’orecchio –Pronto?-
-Ciao Hilary!- una vocina squillante rispose dall’altro capo.
-Ciao
tesoro!-
Kai si irrigidì leggermente alla parola “tesoro” e alzò un
sopracciglio fissando la quindicenne che sembrava a dir poco entusiasta per
quella chiamata ricevuta.
-Non
preoccuparti, è Alex- gli sussurrò
l’amico intuendo chiaramente la sua reazione.
-Ah- fu
tutto quello che riuscì a dire prima di lanciare un’occhiata a Rei e continuare
–Si può sapere che hai da sghignazzare?-
-No,
niente…è solo che non sono abituato a vederti geloso- cercò
di sopprimere una risata anche se con scarsi risultati.
-Non sono geloso- ribatté impassibile.
-Strano,
di solito ti riesce bene mentire ma questa volta non inganneresti neanche un
bambino!-
-Volete
farla finita di lanciarvi frecciatine? Siete amici,
no?- li riprese la brunetta quando ebbe terminato la
conversazione con il fratellino. Alex le aveva
telefonato perché era venuto a sapere delle sfida che
avrebbero dovuto disputare il giorno successivo contro la Borg,
era stato il nonno di Takao ad informarlo, e voleva
augurarle buona fortuna. Le aveva fatto molto piacere
sentirlo, erano due giorni che non lo andava a trovare ma appena finita quella
brutta storia avrebbe rimediato immediatamente.
-Io amico
di un simile arrogante?- Kai stava
per ribattere ma la voce di Federica interruppe il loro più o meno scherzoso
discorso.
-Rei,
invece di stare qui a non far nulla, potresti venire in cucina a darmi una mano
con i piatti?-
-Devo proprio?- rispose con scarso entusiasmo alla biondina.
-Si, dai ti aspetto di là cucciolotto-
Rei arrossì visibilmente mentre Kai ed
Hilary si morsero il labbro inferiore per non
scoppiare a ridere.
-Ehm…vi
lascio soli- disse appena si riprese –Così potrete farvi gli affari vostri-
-Non ce
ne sarebbe bisogno, noi andiamo-
-Dove?- domandò la ragazza sorpresa. Il russo le cinse la vita con un
braccio –A fare una passeggiata-
-A quest’ora?-
-Si, il
lungomare è bellissimo la sera e voglio che tu sia rilassata per domani- si
stava preoccupando per lei, e ad Hilary
piaceva quando si preoccupava per lei. E poi sarebbe
stata con Kai, da sola, a camminare sulla spiaggia
deserta, magari mano nella mano, al chiaro di luna…come poteva rifiutare? Gli sorrise dolcemente e gli regalò un tenero bacio sulla
guancia poi si voltò a salutare l’amico –Ciao Rei, ci vediamo più tardi-
-Si,
ciao…cucciolotto- lo prese in giro il russo divertendosi
ad osservare l’espressione mista tra la rabbia e l’imbarazzo che si dipinse sul
volto del compagno, beccandosi un’occhiata ammonitrice da parte della sua
ragazza.
Era
quella la vita che voleva, la vita che aveva sempre desiderato da quando aveva
cominciato a vivere nell’inferno della Borg, una vita
tranquilla, serena, divertente, lo voleva con tutte le sue forze e ci sarebbe riuscita. Più nessuno glielo avrebbe impedito.
Seguirono
Vorkov all’interno dell’edificio fin quando non
giunsero in un’enorme sala, provvista di un beyblade stadium semplice, di dimensioni medie, al suo centro e un
maxi schermo sulla parete opposta a loro. Tre ragazzi
li aspettavano, Takeshi appoggiato al muro in
silenzio, sicuro di sé, Jeremy e Carlos
seduti sul pavimento, tranquilli e quasi impazienti di cominciare sicuri
dell’esito favorevole della sfida.
-A questo
punto non posso che augurarvi buona fortuna Bladebreakers!-
-Risparmiati
i convenevoli Vorkov, non ti si addicono!-
Takao sembrava piuttosto irrequieto, voleva
iniziare subito, avevano aspettato troppo, era ora di finirla.
-Che
impazienza!- ribatté l’uomo con un ghigno perfido dipinto sulle labbra –Piuttosto,
il primo a scendere in campo sarà Takeshi…voi avete
già deciso chi lo affronterà?-
-Sarò
io!-
-Aspetta Takao!- Max poggiò una mano sul braccio del capitano –Non
sarebbe meglio se scendessimo a batterci prima noi?-
-E
perché?-
-Max
ha ragione, tu sei il più forte tra noi, sarebbe
meglio se intervenissi quando la situazione comincerà a farsi più difficile. Se
ti batti adesso dopo sarai troppo stanco per combattere ancora- il capitano
notò che Rei non aveva tutti i torti, probabilmente Vorkov aveva schierato per primo un blader
meno forte per lasciare per ultimo il suo atleta migliore…e in effetti era
questo il suo piano anche se non si sarebbe svolto esattamente nel modo in cui
loro avevano pensato…
-Per
quanto mi riguarda potreste battervi contro di me tutti e tre
insieme, per me non fa differenza- la voce dell’avversario li distolse
dalle loro riflessioni. Takeshi avanzò
verso i tre ragazzi, una strana luce negli occhi verde opaco danzava
pungente.
-Come non
fa differenza?-
-Posso
vincere anche se combattete insieme- ribadì sicuro di
sé.
-Cosa?!
Tu ci stai sottovalutando, noi siamo i campioni del mondo!-
-Lo so perfettamente Takao- la tranquillità
di quelle parole lo lasciò incapace di rispondere. Probabilmente i blader della Borg erano molto
forti, ma addirittura così tanto da riuscire a vincere anche contro tre
campioni come Takao, Max e Rei?
-Ma
non sarebbe corretto-
-Si, dal
momento che sono io a chiedervelo-
-E va
bene!-
-Ma Takao…- il biondino provò a fermarlo.
-Se
vuole così peggio per lui Max! Noi dobbiamo solo pensare a vincere!- il cinese
e l’americano si guardarono negli occhi per un attimo,
indecisi sul da farsi, il capitano aveva ragione. Il loro compito era quello di
fermare la Borg e in un modo o nell’altro avrebbero dovuto farcela.
-Siamo con te Takao- dissero infine. Il moretto sorrise, si
calcò in testa il capellino e con in mano il suo
fedele Dragoon si avviò in direzione del campo di
gara seguito dai suoi compagni. Vorkov incrociò le braccia al petto, soddisfatto…tutto stava
procedendo secondo i suoi piani…
Hilary
guardò i suoi amici incamminarsi verso il beyblade stadium, non sapeva il perché ma aveva addosso
un brutto presentimento; per il poco tempo che era tornata alla Borg aveva potuto chiaramente constatare che tra i tre
Black Killer, Takeshi, nonché il capitano, era il più
forte a beyblade…ma allora perché schierarlo per
primo e non lasciarlo come asso nella manica? Come avrebbe potuto sperare di
vincere contro tre campioni come i suoi amici? Avrebbe dovuto fermarli, lo
sapeva, ma sapeva anche che non avrebbero rinunciato a
sfidarsi…si morse il labbro inferiore pregando in silenzio di non avere
spiacevoli sorprese.
Takao,
Max e Rei si misero in posizione e lo stesso fece il loro avversario sotto gli
sguardi attenti dei presenti.
-Se
voi siete pronti si può dare inizio a questa competizione- asserì Vorkov solenne.
Intanto
da una poltrona dell’ufficio più grande della Borg, Hito Hiwatari osservava l’inizio
dell’ambita sfida, il maxi schermo della sala in cui
stava per svolgersi l’incontro trasferiva le immagini direttamente sul suo
computer grazie al quale poteva assistere comodamente ad ogni sequenza, e
tenere sotto controllo ogni minima mossa.
-TRE,
DUE, UNO…LANCIO!-
I quattro
beyblade schizzarono velocemente all’interno del
campo di gara, cominciando subito ad attaccare. La trottola color nero della
notte si staccò dalle altre tre fermandosi qualche secondo a studiarle. Era in
minoranza numerica ma Takeshi era certo dell’esito
dello scontro, dopo che il suo beyblade era stato
potenziato nessuno era in grado di batterlo. Pensò di terminare in fretta quel
primo match, non erano loro gli avversari con i quali agognava sfidarsi…sollevò
gli occhi oltre i Bladebreakers, incontrando quelli
di Hilary…un sorrisino indecifrabile comparve sul suo volto prima di tornare ad interessarsi al gioco. Partì all’attacco di Draciel, li avrebbe
eliminati uno per uno, tanto per farli soffrire un po’ di più. Aumentò la
rotazione del bey scagliandosi contro quello verde
dell’americano che riuscì ad attutire a malapena il colpo, di una potenza
inaudita. Takeshi stava per buttare fuori Max quando Rei
intervenne in suo aiuto allontanando la trottola avversaria, che colta alla
sprovvista fu costretta ad indietreggiare.
-Tutto a
posto, Max?-
-Si,
grazie Rei-
-Non c’è
di che!-
-Ma che
bella prova di amicizia! Siete
patetici!- sogghignò il giapponese per nulla turbato.
-Chiudi
il becco e non insultare i miei amici!- Takao fece lanciare Dragoon contro il beyblade di Takeshi che con
estrema semplicità riuscì a schivarlo sparendo dal campo di gara.
-Ma
dove è andato?-
-Sopra di
te Takao!- Kai mise in
guardia l’amico giusto in tempo per permettere al suo beyblade
di spostarsi ed evitare così un attacco che se fosse andato a segno gli avrebbe
sicuramente causato parecchi danni.
-Per un
pelo!- esclamò il capitano osservando la spaccatura procurata dal beyblade nero nell’arena per l’urto appena avvenuto.
-Ti è
andata bene- commentò a denti stretti –Ma non ho ancora finito!-
-Nemmeno
noi!- Driger e Draciel
partirono a tutta velocità contro l’avversario, ormai stufo di quella sfida che
stava durando anche troppo per i suoi gusti. Decise di farla finita. Invece di
evitare il colpo ordinò alla sua trottola di restare immobile e di aspettare di
riceverlo…l’impatto tra i beyblade
durò un attimo, provocando un’onda d’urto che si ripercosse per tutta la
stanza, buttando fuori dal campo di gioco i bey di Rei e Max, ormai fermi ai
loro piedi. Un’ondata di stupore attraversò il volto dei Bladebreakers…Takeshi aveva
eliminato senza difficoltà contemporaneamente due dei bladers
più forti al mondo.
-Non…non è possibile- commentò il professore incredulo. Come aveva
fatto? Era riuscito ad attutire il colpo sferratogli e riversarlo contro di
loro aumentandone la potenza.
-Che
vi prende? Siete senza parole per così poco? Sbaglio o avevate detto di essere
i campioni del mondo?-
Takao,
ancora scettico, spostò l’attenzione sul giapponese –Non è
ancora finita- affermò una volta ripresa la sua solita determinazione.
-Hai
ragione…ma la farò finire presto!-
-Takeshi!-
Vorkov richiamò l’attenzione del ragazzo –Sai quello
che devi fare…vedi di non esagerare-
Annuì
sotto lo sguardo interrogativo del capitano dei Bladebreakers…che
intendeva dire con quelle parole? “Vedi di non esagerare”…si stavano giocando
il tutto per tutto, non aveva senso…scosse la testa, non era il momento per simile pensieri, doveva concentrarsi. Lanciò un’occhiata
fugace ai suoi compagni che fino a un minuto prima
avevano combattuto con lui…non poteva deluderli.
-Attacca Dragoon!- obbedendo al suo proprietario il beyblade scagliò un attacco contro
l’avversario e a questo ne seguirono molti altri, tutti di notevole potenza.
Nessuno dei due sembrava volesse cedere, fin quando un’azione di Takeshi mise fine al combattimento…senza vincitori, né
vinti. I due beyblade tornarono contemporaneamente nella mani dei due ragazzi. Pareva che il match fosse
terminato in perfetta parità. Il sedicenne voltò le spalle ai Bladebreakers e senza proferire parola si avviò verso Carlos e Jeremy, adesso sarebbe stato il loro turno.
-Aspetta un momento!- le parole di Takao lo
costrinsero a
fermarsi –Non abbiamo ancora finito! L’incontro è terminato in parità-
-Takeshi
disputerà un’altra sfida per ultimo, dopo le altre due. Quindi se vuoi batterlo
dovrai pazientare ancora un po’ Takao-
-Ora ho capito!- dichiarò il professore leggendo fra le righe le
parole di Vorkov.
-Cosa?-
domandarono in coro Liz e Federica, al suo fianco.
-Credo
che Vorkov avesse architettato
tutto fin dall’inizio; ha progettato nei minimi dettagli questa sfida,
immaginando la reazione di Takao, Max e Rei e
prevedendo che avrebbero combattuto insieme-
-E
allora?- chiese Mariam, anche lei interessata.
-In
questo modo ha messo fuori gioco Max e Rei e fatto stancare Takao…il
suo beyblade ha subito dei danni durante l’incontro
mentre quello di Takeshi è perfettamente integro.
Quando combatteranno di nuovo, Takao partirà svantaggiato-
-E’
come ha detto Kai…- sopirò sconsolato lo studioso.
Hilary
chiuse gli occhi respirando profondamente, ora cominciava a capire, e non le piaceva affatto. Non potevano perdere, non
potevano. Strinse i pugni…e non sarebbe successo,
aveva in mente un piano alternativo. Si guardò la mano
destra, avvolta da una fascia bianco candido…era l’unica soluzione.
Vorkov
si avvicinò ai ragazzi –Ottimo lavoro Takeshi-
si congratulò, stava andando tutto come previsto –Ora tocca a te- fece
poi rivolto a Jeremy. Il biondo si alzò giocherellando
con un beyblade arancione scuro, quasi rosso e
avviandosi verso il campo di gara.
-Lo affronto io- affermò Kai risoluto,
con Dranzer stretto nel pugno. Si posizionò
di fronte all’americano e caricò il beyblade nel
dispositivo di lancio deciso a vincere. Guardava le due trottole scontrarsi
l’una contro l’altra mentre aumentava in lui la consapevolezza di riuscire a
vincere. Quello era il momento per riscattarsi di tutto ciò che aveva passato,
di quello a cui suo nonno lo aveva costretto…a crescere senza amore, senza
amicizia, a vivere lontano da sua sorella…senza contare quanto aveva fatto
soffrire Hilary…adesso che era innamorato di lei sapeva
che cosa significava star male per qualcun altro.
-Che cos’ha?- chiese Takao non capendo
l’impassibilità dell’amico. Dranzer cercava di evitare gli
attacchi del beyblade avversario senza
contrattaccare, con movimenti estremamente meccanici.
-Sembra
come in trance…- Rei aveva ragione, pareva si fosse estraniato
da ciò che lo circondava, rinchiuso in un mondo tutto suo.
-Kai…-
sussurrò il suo nome così piano che soltanto lei riuscì a sentirlo. Poteva
immaginare che anche lui stesse soffrendo…
Aveva
visto piangere troppe persone a cui era legato, non voleva che succedesse
ancora…
“Sarà la
fine di un incubo…e l’inizio della vita reale per me”
Le parole
della sua ragazza gli attraversarono la mente; forse sarebbe stata la stessa
cosa anche per lui…la fine di un incubo e l’inizio della vita reale. Avrebbe finalmente
potuto buttarsi il passato alle spalle e liberarsene una volta per sempre.
Sollevò
lo sguardo da terra spostando la sua attenzione sul beyblade
di Jeremy, il bit si illuminò
liberando il bit-power contenuto al suo interno sotto le sembianze di un falco.
-Preparati
Kai, adesso ti butto fuori!-
-Questo è da vedere- ribatté impassibile, prima di chiamare in aiuto
l’Aquila Rossa –ATTACCO FIAMMEGGIANTE, VAI!- Dranzer
si lanciò all’attacco dell’avversario con una velocità e potenza spaventose tanto
da far tremare e rimbombare le pareti dell’enorme sala. Il biondino fu
scaraventato a terra, stravolto, mentre il suo bey venne
spazzato via dallo stadio. Kai recuperò Dranzer e tornò dai suoi compagni, silenzioso come suo
solito.
-Sei
stato grande Kai! Anche se devo ammettere che ci hai
fatto preoccupare all’inizio!-
-Takao
ha ragione!- concordò Max –Sembravi fuori dal mondo!-
Hilary
gli si avvicinò e lo abbracciò, cingendogli il collo con le braccia –Ero sicura
che avresti vinto…- gli sussurrò all’orecchio. Sentì il russo poggiarle una
mano sulla testa e stringerla di più a sé.
-Non vi
conviene esultare Bladebreakers, non abbiamo ancora finito- la voce di Vorkov risuonò
terribile per tutta la stanza. Anche quella sfida era
andata secondo i suoi piani…incrociò le braccia al petto, procedeva esattamente
come lui l’aveva pianificata…questo equivaleva a dire che avrebbe vinto, come
da programma. Contro Carlos si sarebbero battuti o Kai o Hilary o Takao. Gli unici rimasti ancora in gioco, o almeno così
pensava lui. La ragazza non era al massimo della forma fisica per via della
lesione alla mano, mentre gli altri due erano già spossati per gli incontri
svolti. Senza contare il match di spareggio con Takeshi…sul
volto dell’uomo comparve un’espressione rilassata e perfida allo stesso tempo,
la vittoria della Borg era
vicina. Ma non aveva calcolato un piccolo particolare…
-Chi di
voi disputerà la gara contro Carlos?- chiese
divertito nel conoscere la risposta.
-Io- una
voce femminile attraversò velocemente la sala. Kayx avanzò di qualche passo stringendo nel pugno il suo beyblade rosso fiammante.
-Sei sicura?- le domandò il fratello.
-Certo,
se voi siete d’accordo- fece rivolgendosi al resto del gruppo che le sorrise
accondiscendente –Fai del tuo meglio!- la incoraggiò
il capitano.
-Puoi
contarci Takao!-
-Un
momento! Si può sapere chi sei ragazzina?- il falso monaco sembrava
essersi piuttosto innervosito. Questo non lo aveva previsto.
-Io? Sono
Kayx, la sorella di Kai-
-Dannazione!-
Hito sbatté con violenza i pugni sulla scrivania. Non
era possibile. Che ci faceva quella ragazzina lì?
Quanti anni erano che non la vedeva…sette, otto? E ora
era tornata, spuntata dal nulla come niente fosse e pronta a combattere a beyblade contro la Borg. Provò a
calmarsi…in fondo cosa avrebbe potuto fare? Non
sarebbe stata lei a mettergli i bastoni tra le ruote…o si? Si alzò dalla
poltrona dirigendosi verso la sala dove stava avvenendo l’incontro, o meglio
dove era avvenuto l’incontro.
Kayx
aveva messo fuori gioco Carlos in pochissimo tempo, anche
se non era stato facile. Il presidente si avvicinò a Vorkov,
quest’ultimo fuori di sé dalla rabbia –La situazione
ci sta sfuggendo di mano-
-Non era
previsto che mia nipote tornasse- disse squadrandola da lontano mentre era
accerchiata dai suoi amici, pronti a congratularsi con lei per la vittoria
appena ottenuta.
-Poco
male…rimane ancora la sfida contro Takeshi…nessuno di
loro sarà in grado di batterlo-
-Sei bravissima!- Takao fu il primo a complimentarsi.
-Si vede
che sei la sorella di Kai!- concordò
Max.
-Adesso
non esagerate, mi mettete in imbarazzo! E poi…- aggiunse rigirando il suo beyblade tra le mani –Zerdran è
piuttosto malridotto…-
-Di
questo non devi preoccuparti, ci penserò io a farlo tornare come nuovo!-
-Davvero?
Grazie prof!- gli sorrise radiosa facendolo
visibilmente arrossire.
-Fi-figurati!- (non preoccupatevi, non farò
mettere Kayx insieme al prof! Non sono così cattiva
(con lei ovviamente)!!!! nd.A)
-Mi
dispiace davvero tanto interrompervi- esordì Takeshi che impaziente aspettava il suo prossimo avversario
–Ma dovete ancora battere me! E vi dico subito che non
ci riuscirete!-
Era vero,
mancava l’incontro di spareggio contro il capitano dei Black Killer, era un blader fortissimo, questo dovevano ammetterlo, senza
contare che nonostante lui avesse già combattuto era come se non fosse ancora
sceso in campo, il suo beyblade era in perfette
condizioni, a differenza di quelli dei Bladebreakers.
-Combatto
io contro di lui, ho un conto in sospeso-
-Aspetta Takao…- il ragazzo si voltò verso Hilary.
La brunetta alzò lo sguardo dal pavimento incrociando quello
dell’amico –Voglio combattere io- affermò secca lasciando il moretto
completamente senza parole.
-Hilary…sei
sicura? E la mano?- chiese il professore preoccupato. La
ragazza portò la mano destra sotto gli occhi osservandola per qualche istante,
poi con quella libera cominciò a disfare la fasciatura
lasciando cadere in terra le bende. Nell’atto di aprire e stringere il pugno sentì
una specie di scossa che partendo dal palmo le attraversava tutto il braccio.
-Va bene- disse cercando di essere il più convincente possibile. Non poteva tirarsi
indietro, era l’unica che aveva ancora il beyblade
integro, non avendo ancora combattuto. Era certa che gli altri avrebbero
capito, voleva far parte anche lei della causa della sconfitta della Borg, dopo tutto quello che aveva
passato…doveva fargliela pagare. Cercò con gli occhi l’appoggio dei suoi
compagni e lo trovò…le sorrisero incoraggiandola, certi che ce
l’avrebbe fatta.
Liz e
Federica si scambiarono un’occhiata complice e si
allontanarono dal gruppo con in mano i loro cellulari…solo più tardi si scoprì
che erano andate a chiamare i rinforzi presso la filiale della MITHRIL di
Kawasaki.
Ora le
rimaneva solo una cosa da fare…combattere e vincere…
Sette mesi
più tardi: 16 Agosto 2004
Si inginocchiò
davanti alla lastra di marmo posandole accanto un mazzo di splendidi crisantemi
bianchi. Accarezzò con la punta delle dita quella lapide gelida, così in
contrasto con la temperatura estiva della giornata, sulla quale c’erano incisi
due nomi: Hiroyuky Tachibana
(1960-1999) e Ran Tachibana
(1961-1999). Cinque anni, erano passati esattamente cinque anni. Un periodo terribile per lei e per suo fratello, il periodo più
brutto di tutta la sua vita. Un sorriso comparve sul suo volto…un
periodo finalmente finito, e questa volta
definitivamente, per sempre.
Si
sedette sull’erba continuando a guardare la fotografia dei genitori
incorniciata in un piccolo ovale appena sopra i loro nomi. Quante cose erano
cambiate da allora, molte di esse in meglio. Si
soffermò con la mente al giorno di circa sette mesi
prima, quando era riuscita a battere Takeshi. Si
ricordava ogni particolare come fosse accaduto il giorno precedente…le
difficoltà che aveva incontrato per sconfiggerlo, era un blader
abilissimo e le aveva dato del filo da torcere. Per un
momento aveva addirittura creduto di non farcela; quando aveva sfoderato il suo
attacco migliore colpendola in pieno con la forza del suo potente bit-power, la
Lince, era caduta a terra sentendole le forze venirle meno. Sarebbe stata
sconfitta se fosse stata da sola, ma non lo era…Kai si era avvicinato a lei, sembrava arrabbiato –Non
volevi vincere? Non volevi liberarti per sempre di quest’incubo?
Se cederai condannerai non solo te ma anche noi…ed Alex…è questo che vuoi?- le aveva gridato. Ma lui non era
arrabbiato, le aveva detto quelle cose solo per spronarla a dare il meglio…lei
si era rialzata, aveva guardato i suoi amici, che in quel momento riponevano in
lei ogni speranza, non poteva deluderli…si era rigirata, aveva guardato in
faccia il suo avversario concentrando tutte le sue forze in Ixion,
il suo beyblade, aveva liberato
il suo bit-power, l’unicorno alato che scontrandosi con la lince aveva finito
per avere la meglio, con un attacco spettacolare che aveva inondato la sala di
una bellissima luce violetta, aveva scaraventato fuori dal campo la trottola di
Takeshi, aveva distrutto i piani della Borg.
Si passò
una mano tra i capelli ancora sorridendo, non avrebbe più dimenticato
l’espressione sconvolta dipinta sul volto di Vorkov e
Hito alla loro disfatta, quando improvvisamente la
porta della sala si era aperta inondando la stanza di agenti
in divisa con tanto di pistole puntante contro di loro. Erano i rinforzi che
avevano chiamato Liz e Federica…peccato che loro non
si erano potute fermare di più in Giappone, il loro lavoro le richiamava a Limerik, in Irlanda…Rei e Takao volavano laggiù un fine settimana si e uno no per
andarle a trovare. E qualche volta capitava che le due
ragazze ottenessero il permesso per passare un paio di giorni a Tokyo.
Estrasse
dallo zainetto un quaderno, che per lei aveva la funzione di un diario, aveva
cominciato a scrivere tutto quello che le era
capitato, era sicura che un giorno nel rileggerlo avrebbe sorriso. Mentre stava
per scrivere la data del giorno la sua mente tornò
indietro su un altro particolare, sulla squadra dei Black Killer. Ricordava
ancora l’espressione di smarrimento sul viso di Takeshi,
quella quando sei consapevole che tutte le certezze che avevi sono andate
distrutte, la conosceva bene…Hilary gli si era
avvicinata porgendogli la mano. Lui l’aveva afferrata, accettando l’aiuto e lei
gli aveva sorriso –So come ti senti- gli aveva detto
–Ma non lasciare che Vorkov ti rovini la vita, non
lasciare che i ricordi si trasformino in rimorsi. Prima riuscirai a capirlo e
prima potrai ricominciare, credimi-
Il
ragazzo l’aveva abbracciata, senza preavviso –Grazie…- una sola parola, un
secondo dopo lo aveva visto allontanarsi insieme ai
suoi due compagni, e da allora non ne aveva più avuto notizie ma qualcosa le
diceva che stava bene adesso, come si sentiva lei in quel momento.
-Sapevo
di trovarti qui-
-Kai!-
chiuse il quaderno e guardò il suo ragazzo sorridendogli. Si alzò in piedi
spostando l’attenzione sulla lapide ai suoi piedi –Sono passati cinque anni da
allora…-
Il russo le si avvicinò cingendole la vita con le braccia e
scostandole una ciocca di capelli dal viso –Va tutto bene?- le chiese
dolcemente. La brunetta annuì, poggiando la testa sul petto del sedicenne,
lasciandosi cullare dal suo abbraccio rassicurante. Sorrise di
nuovo –Grazie…- sussurrò.
-Di che?-
-Per
tutto quello che hai fatto per me…mi sei stato vicino
nel momento in cui ne avevo bisogno, senza di te probabilmente non sarei
riuscita a superare tutto quello che ho passato- lo guardò negli occhi, la luce
che filtrava attraverso le foglie degli alberi andandogli ad accarezzare il
viso lo faceva sembrare ancora più bello –Ti amo- gli sussurrò a un centimetro
dalla sua bocca.
-Anch’io
ti amo…da morire- concluse azzerando le distanze che li separavano e fondendo
le sue labbra con quelle della ragazza in un breve ma dolcissimo bacio.
E ti amo ancora adesso amore mio, se
ripenso a tutti i momenti che abbiamo passato insieme, quelli belli e quelli
brutti, a quanto mi hai aiutata…hai riacceso in me la
speranza dove qualcun altro l’aveva distrutta, hai riportato i sogni dove prima
c’erano solo incubi, in un istante, in un battito d’ali…come un soffio di
vento.
Fine
Kai
sfogliò il libro al contrario arrivando alla prima pagina, quella precedente al
primo capitolo, una semplice pagina bianca dove a metà con inchiostro nero
c’era una dedica: A Kai, lui sa il perché. Sorrise
leggendola. Chiuse il romanzo e sfiorò con la mano la copertina, in alto era
scritto a lettere dorate il titolo, Come Un Soffio Di Vento, appena sotto c’era
l’immagine di una spiaggia deserta dove si infrangono
le onde sul bagnasciuga, e sotto ancora l’autore o meglio l’autrice del libro, Hilary Tachibana.
Posò il
volume sul tavolo non appena cominciò a squillare il telefono, che lo costrinse
ad alzarsi dal divano per rispondere.
-Ciao
amore!- la voce della donna all’altro capo lo fece sorridere –Hilary!-
-Ho
appena finito di leggere il tuo libro…- aggiunse.
-Davvero?
Ti è piaciuto?- chiese radiosa, teneva molto al suo
giudizio.
-Molto…racconta
la tua storia-
-Racconta la nostra storia…- lo corresse lei in tono malizioso.
-Già…-
-Che succede da quelle parti?- Hilary
era momentaneamente a Parigi, un importante editore francese aveva chiesto di
parlarle di persona per commissionargli un nuovo romanzo, ormai era famosa in
quasi tutto il mondo per i suoi libri. Senza contare che era anche la moglie di
un campione di beyblade che ora si dedicava ad
insegnare, come Takao e gli altri, alle giovani promesse
di questo sport.
-Niente
di particolare…a parte Takao e Liz,
sai che si sono rimessi insieme?-
-Sono contenta per loro, mi era dispiaciuto così tanto quando due anni fa si erano
separati. Ma succede tutto sempre quando io non ci
sono?- si lamentò con quel tono da bambina che a Kai
faceva impazzire. Lo trovava tremendamente sensuale.
-E Ran?-
Il
ragazzo gettò un occhiata alla bambina che giocava
felicemente con i peluche, si divertiva a lanciarli poco distanti da lei e ad
andarli a riprendere gattonando. Aveva compiuto da poco dieci
mesi, aveva una montagna di capelli castano scuro come la madre, e due
splendidi occhioni viola, come il padre.
-Sta bene- rispose abbozzando un sorriso nel vedere la figlia così
spensierata. Il suono del campanello della porta costrinse Kai
ad interrompere per un minuto la conversazione.
-Aspetta
un attimo, vado ad aprire…sarà la mia amante che è arrivata in anticipo- scherzò. Aprì la porta del delizioso appartamentino in cui
vivevano da quando si erano sposati, circa tre anni ormai.
-Ciao fratellone!- una bellissima donna entrò portandosi dietro
pacchetti e varie buste per la spesa –Ho pensato di
cenare con te stasera, sei contento?-
-Non mi
sembra di averti invitato, ma se proprio devi…-
-Tanto lo
so che ti fa piacere!- gli schioccò un bacio sulla
guancia prima di fiondarsi in cucina a sistemare la
spesa e poi dalla piccola Ran, si era innamorata di
quella bambina.
-Stavi al telefono?- gli domandò Kayx vedendo la cornetta
dell’apparecchio poggiata sul tavolo.
-Si, con Hilary-
-Allora porto
di là a giocare mia nipote, così voi potete fare i piccioncini
al telefono in santa pace!- prese in braccio la piccola e fece
l’occhiolino al fratello.
-Chi
era?- domandò quando Kai tornò al telefono.
-Kayx,
stasera si ferma a cena-
-A proposito…Alex, come sta?-
-Credo
bene anche se a casa non lo trovo mai-
-E’
sempre in giro quel ragazzo…-
-Come
tutti i diciannovenni di questo mondo- Hilary si
preoccupava troppo per il fratello, ormai era maggiorenne, ed era un bravo
ragazzo, sapeva badare a se stesso.
-Già…comunque ti ho chiamato per dirti che martedì torno a Tokyo-
-Ti vengo
a prendere all’aeroporto insieme a Ran allora-
-Non vedo
l’ora di riabbracciarla-
-E io non
vedo l’ora di riabbracciare te…ti amo-
-Oh Kai…- nonostante stessero insieme da dieci anni e fossero sposati da tre quel russo riusciva ancora a farla
arrossire e a farle provare le stesse emozioni che le percorrevano il corpo
durante i primi tempi della loro storia.
-Anch’io
ti amo…e tanto-
THE END
Questa è davvero la fine!!!!! Ci ho messo l’intera mattinata per scrivere questo cap!!!! Spero che tutta la fic sia stata di vostro gradimento!!!
Vi prego fatemi sapere se vi è piaciuto il finale…l’idea che quello che avete
letto fino ad ora era in realtà quello che aveva scritto Hilary
nel libro nel raccontare la sua storia mi è venuta in mente di notte…in fondo
la notte è fatta per pensare, no? (veramente sarebbe fatta per dormire! nd.tutti).
Bene, ora posso dedicarmi completamente a “Un richiamo irrevocabile” l’altra fic che ho già cominciato a pubblicare…faccio pubblicità: se
vi è piaciuta questa fic leggete anche quest’altra!! Bacioni!!!!!!