Lo strinse a sé, premendo le labbra sui suoi capelli. Le grida degli altri si stavano affievolendo; forse era solo merito dell'aria che lo spostamento dei loro corpi faceva scorrere prepotentemente nelle loro orecchie.

Tastò freneticamente il suo corpo, ogni brano di pelle, la stoffa sporca dei vestiti, le ragnatele nei capelli. Si godette silenziosamente la sensazione di calore che Nico riusciva a emanare perfino attraverso i vestiti, deglutendo forte e stringendo le palpebre, affidandosi unicamente al tatto.

Sentì Nico singhiozzare piano, farsi minuscolo fra le sue braccia, seppellendo il viso fra le pieghe della sua maglietta lacera. Anche così, anche così andava bene.

Finché erano insieme, sarebbe andato tutto bene.

«Sei un idiota» lo sentì singhiozzare, stringendo la stoffa con poca forza, «Sei il peggiore-»

«Insieme, Nico. Insieme. Te- te l'avevo promesso, no?»

Inghiottì un goppo amaro di lacrime e si decise ad aprire gli occhi.

Grosso sbaglio.

Lo sguardo di Nico faceva più male di tutto il resto. Più di quelli che gli altri gli avevano rivolto quando si era gettato volontariamente in quel viaggio di sola andata verso la fine, più della voce rotta di Annabeth e del grido gutturale di Hazel.

«Non così» un altro mormorio, un altro singhiozzo ingoiato male «Non così.»

«Così- come? Insieme, Nico. Non mancherò più alle promesse che ti faccio.»

Un bagliore caldo cominciò a intravedersi in fondo all'abisso, la fine di quella caduta che sembrava eterna. E Percy seppe che era la fine.

Non era poi tanto male.

«Ti amo, idiota.»

Nient'altro che un rantolo contro il suo orecchio, mentre la stretta si faceva più forte e il caldo più opprimente.

Non rispose.

Come ultime parole andavano più che bene.