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Autore: bic    11/03/2014    1 recensioni
Altair ha una natura coraggiosa, fiduciosa, ostinata e ambiziosa, è una ragazzina, ma non si rassegna al destino di moglie e madre riservato alle donne, vuole fare ed essere qualcosa di più.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A cena fui distratta nell’osservare l’atteggiamento della regina e rispondevo a monosillabi alle domande di Caleb.
Maestro Phoenix raggiunse la tavolata dei compagni d’arme del principe e si presentò: - Sono onorato di incontrarvi e sarò lieto di condividere anche con voi le mie conoscenze.
Caleb, con la giovialità che gli era propria lo invitò a sedersi alla nostra tavola e il maestro ci intrattenne con racconti di tribù di terre lontane governate da donne che vivevano in pace e prosperità da secoli.
I giovani uomini ridacchiarono: - Come potrebbe una donna governare? Sono troppo umorali, ragionano con il cuore, non con il cervello.
Mi voltai ringhiando: - E da quando gli uomini ragionano con il cervello? Generalmente nelle loro decisioni si fanno guidare più da quello che hanno venti centimetri sotto l’ombelico che dal cervello.
Phoenix scoppiò in una sonora risata: - Posso intuire per quale motivo gli altri maestri siano fuggiti a gambe levate.
Continuavo a tenere d’occhio il tavolo dei sovrani e, quando vidi che la regina si alzava presi commiato dai miei compagni e la seguii.
- Altair, sono così felice che tu abbia lasciato la compagnia degli altri ed abbia deciso di venire a trascorrere la serata con me!
- Sono felice di vedere che la maestà vostra sta decisamente meglio, il nuovo maestro vi ha dato qualche infuso miracoloso?
La regina sorrise: - Solo riposo e tranquillità per i prossimi otto mesi.
Aggrottai le sopracciglia, poi capii, le presi le mani: - Congratulazioni, il re sarà al settimo cielo!
- No, voglio aspettare ancora qualche tempo prima di dirglielo, non so come la corte potrebbe reagire alla notizia e sinceramente non mi va di subire pressioni.
Annuii, doveva essere stata dura passare tutto quel tempo con il fiato della regina madre sul collo.
Vidi che la regina si rabbuiava.
- C’è qualcosa che vi preoccupa?
La giovane donna arrossì: - No, è che vedi, ho seguito il tuo consiglio, così il re ha preso l’abitudine di trascorrere tutte le notti nel mio letto e io, non so come dirgli che …
Avvampai: - Obiettivamente maestà è un argomento su cui non sono minimamente in grado di dare consigli, ma forse dovreste parlare con il re di tutto, dire che non siete ancora pronta a dirlo alla corte e chiedergli di avere pazienza almeno fino a quando non vi sentirete di nuovo disposta a …
La regina mi tolse d’impiccio: - Forse hai ragione, probabilmente dovrei parlarne con lui e poi chiedere dei consigli a maestro Phoenix, mi incute molto meno timore del Maestro di corte, non trovi che sia più affabile?
Sorrisi: - Ci vuole anche poco, non credete?
Mi ritirai presto per consentire alla regina di riposare e mi diressi verso i miei alloggi.
- Ehi.
- Ehi. – risposi con un cenno del capo.
- Dopo cena sei scappata così in fretta che non ho avuto nemmeno il tempo di fare due chiacchiere con te.
- Volevo parlare con la regina, non stava molto bene ed ero un po’ preoccupata.
Flake corrucciò la fronte: - Spero che sia tutto a posto, l’ha vista il maestro?
- Sì, ci ha pensato quello nuovo, è un tipo in gamba, le ha prescritto solo di stare a riposo.
Flake appariva scettico: - Che se uno sta male deve riposarsi non mi sembra una novità, potevo dirglielo anche io.
- Uh, allora dovresti dire a tuo fratello di farti maestro di corte.
Mi si avvicinò e sussurrò con voce suadente: - Magari così potremmo passare un po’ più tempo assieme.
- Credo che in quel caso studieremmo ben poco, non credi?
Mi accarezzò la guancia: - Non vedo tutta questa necessità di passare il tempo sui libri.
Gli bloccai la mano: - Solo perché sei un ragazzino viziato ed arrogante. Dovresti leggere un po’ di più, trova qualcosa che ti appassioni e studialo. Io amo studiare le proprietà delle piante.
Mi tappò la bocca con un bacio.
- Cosa ne diresti se continuassimo questa conversazione in camera?
Sollevai un sopracciglio: - Se stai tentando di intrufolarti nel mio letto forse non hai capito che non c’è trippa per gatti.
Sbuffò e mi salutò con un bacio sulla fronte.
Entrai in camera mia scuotendo la testa. Ocean mi accolse con le sue solite fusa, ormai era abbastanza grande da gironzolare per il castello e si intrufolava in camera passando per la finestra che lasciavo sempre socchiusa.
Nei giorni seguenti imparai ad apprezzare sempre di più il nuovo maestro: le sue idee erano rivoluzionarie e, a differenza degli altri, mi spronava nel mio studio delle piante perché riteneva che fosse più utile saper curare una ferita ed evitare che si infettasse piuttosto che conoscere a memoria tutte le costellazioni del cielo.
Ero così presa dallo studio da lasciar perdere le cavalcate mattutine, anche perché le giornate si facevano sempre più fredde ed uggiose.
Il maestro Phoenix aveva un eloquio eccezionale e sapeva rapire le persone parlando.
Aveva il fascino delle persone colte, era sempre impeccabile, il suo volto imberbe lo faceva sembrare più giovane dei venticinque anni che mi aveva detto di avere.
 La regina aveva insistito affinché sostituisse le sue vesti consunte con abiti più adatti ad un maestro di corte ed ora sembrava addirittura più bello.
Aveva lineamenti fini ed un corpo slanciato molto differente rispetto a quello pingue e rilassato del maestro di corte con cui aveva stabilito un buon rapporto essendosi assunto l’onere dell’intervento educativo della mia persona.
La regina aveva chiesto in più occasioni colloqui personali ed aveva finito con l’affidarsi a lui per la cura della propria salute, nonostante il sovrano non fosse molto soddisfatto di questa scelta. Nonostante ciò il re e la regina tubavano come colombi e si vedeva che il sovrano si preoccupava costantemente del benessere della propria sposa.
Anche Flake si era reso conto del cambiamento: - Quei due stanno sempre attaccati, mio fratello non sembra nemmeno più lui, passa tutto il tempo libero che ha con la regina.
- Sei geloso?
- No, è che…
- Mi sembra del tutto normale che passi molto tempo con sua moglie, almeno la toglie dalle grinfie di tua madre, se non ci siamo io o tuo fratello si aggira intorno a tua cognata come un falco in attesa di catturare la preda.
Flake sbuffò: - La dipingi come una strega. Non è una persona molto amorevole, ma vuole bene alla regina.
- Non ho mai detto il contrario, però lo dimostra in un modo ben strano.
Era una di quelle rare giornate di sole che ci sono a novembre e, intabarrati nei nostri mantelli pesanti, ci eravamo presi una mattinata per fare una cavalcata.  
Smontai di sella e legai le redini al ramo di una albero.
Flake mi abbracciò da dietro: - Mi sei mancata, stai sempre col maestro a studiare.
- Fa parte dei patti che ho preso con tuo fratello e poi il maestro Phoenix è l’unico uomo di studio che conosco ad apprezzarmi per quello che sono e a considerare il mio valore, sono riuscita ad imparare molto di più in queste poche settimane da quando è arrivato lui che dal giorno in cui ho raggiunto l’accordo con il re.
- Meno male che c’è questo maestro, allora, come faremmo senza di lui?
 Il tono di scherno non mi piacque affatto: - Non permetterti di mancargli di rispetto, è una persona che ha una cultura quale tu non avrai mai. – Mi slacciai dall’abbraccio.
- Come sei permalosa, non pensavo che tenessi così tanto al tuo adorato maestro.
Gli diedi una spinta: - Se proprio un ragazzino, come puoi parlare così?
- Quanto tempo è che non accetti di uscire a cavallo con me? Non dirmi che col tuo maestro studi soltanto, non ci credo.
Non riuscivo a credere che quelle parole fossero uscite dalla sua bocca, mi immobilizzai e strinsi i pugni, poi gli urlai in faccia tutta la mia rabbia: - Ma per chi mi hai preso? Sei diventato completamente deficiente? Che fossi un idiota lo sapevo, ma ora stai davvero esagerando.
- Allora dimostrami che per lui non provi niente, vieni da me, stanotte.
Lo guardai come se fosse impazzito: - Non devo dimostrarti proprio niente. Chi ti credi di essere? E quando e se deciderò di fare qualcosa sarò io a decidere tempi e modi. Non entrerò di soppiatto nella tua stanza come una servetta qualunque solo per compiacerti.
- Aspetta, io…
L’ astio che traspariva dal mio sguardo era più che palpabile: - Non osare avvicinarti ancora a me, non parlarmi, lasciami in pace.
Salii in groppa alla mia cavalla e partii al galoppo.
Entrai nella sala che era stata apprestata per lo studio sbattendo la porta, il maestro Phoenix sollevò appena lo sguardo dal volume che stava consultando.
Mi sedetti e presi un volume cercando di mandare a memoria alcune leggi, ma ero talmente furiosa che ogni cosa che leggevo si cancellava immediatamente dalla mia mente.
- Cercare di studiare quando la mente non è preparata oltre che inutile è anche controproducente, non otterrai nulla se non un forte mal di testa.
L’atteggiamento di tranquilla severità che trasmetteva il maestro era, se possibile, ancora più irritante.
- Vieni, andiamo nella serra reale, sicuramente l’ambiente bucolico ti aiuterà a rilassarti e mi spiegherai cosa sta succedendo con il principe Flake.
Sollevai il capo di scatto e mi resi conto che le mie guance avevano cambiato colore.
- Non mi sbagliavo, quindi. – Sorrise il maestro.
Lasciammo la stanza e ci dirigemmo in silenzio verso le serre. La mattinata, che precedentemente era apparsa tiepida e piacevole, ora aveva assunto i connotati di una tipica giornata autunnale nuvolosa e fredda, l’umidità penetrava fin sotto il mantello e fu un sollievo trovarsi nel locale chiuso della serra.
Mossi la testa facendo scrocchiare le vertebre del collo.
- Allora, vuoi spiegarmi cosa è successo?
- Il principe Flake è uno stupido ragazzino viziato e deficiente. Convinto che il mondo intero sia disposto a cadere ai suoi piedi.
Il maestro sorrise: - Mi sa che al principe non interessi tutto il mondo, da come ti guarda direi che tu sei l’unica persona di cui gli importi davvero qualcosa.
Che a Flake piacessi mi era risultato abbastanza chiaro, ma da qui a dire che a me tenesse in maniera particolare mi sembrava un po’ eccessivo. Tentai di ribattere: - L’unica cosa che gli interessa è fare un’altra tacca sul suo letto, ma non ho nessuna intenzione di farmi mettere nel sacco da uno come lui.
- Credo che tu ti sottovaluti troppo. Come mai avete litigato?
- Perché è geloso di voi.
Il maestro scoppiò a ridere e continuò con le lacrime agli occhi: non riusciva a fermarsi.
- Trovate davvero così divertente l’idea che qualcuno possa trovarmi attraente? Non è molto lusinghiero. – ripresi un po’ piccata.
- No, mi hai fraintesa, trovo divertente il fatto che abbia pensato che io possa provare attrazione per te.
Mi rabbuiai, detestavo essere trattata da sciocca. Vedendo il mio viso corrucciato riprese: - Ora ti rivelerò un segreto, ma ti prego di non farne parola con nessuno, eccetto la regina, anche lei ne è a conoscenza. Ricordi quando ti raccontavo che nel paese da cui provengo le donne detengono il potere? Ebbene la maggior parte dei maestri sono appunto donne, gli uomini generalmente si occupano dei lavori di fatica, ma l’organizzazione della società è rigidamente matriarcale: nessuno si azzarderebbe mai a mancare di rispetto alla regina o alla sacerdotessa, perché è la donna che decide se dare la vita e come e quando toglierla.
I consorti hanno una vita piacevole e tranquilla, ma se un uomo si azzarda a mancare di rispetto alla moglie, alla madre o alla sorella viene immediatamente cacciato dalla comunità. Questo sistema ci ha permesso di vivere in pace per quattrocento anni.
- Quindi generalmente anche i maestri sono donne?
- Esatto, ed io non faccio eccezione.
Osservandola meglio tutto divenne chiaro: - Ma perché avete deciso di venire in queste terre dove il rispetto per le donne è inesistente?
- Quando si è giovani si desidera cambiare il mondo, sono partita dalla mia terra natia cinque anni fa, volevo conoscere altri luoghi ed ho girato in lungo e in largo, ho conosciuto sacerdotesse che custodivano segreti di un antico passato, lo sai che anche in queste terre le donne detenevano il potere?Purtroppo, però il desiderio e l’avidità hanno distrutto questo tipo di società soppiantandola con una patriarcale e maschilista. Gli uomini cercano di dominare le donne perché temono il loro potere. Solo la donna ha il potere della vita. Gli uomini usano quello della morte, ma se tu dovessi scegliere sapresti dirmi quale è il più importante?
Era una domanda complicata. Ci riflettei a lungo e non mi resi nemmeno conto che il maestro, avrei ancora potuto chiamarlo così?, mi aveva lasciata ai miei pensieri.
Quella sera cenai nei miei alloggi, non avevo voglia di vedere Flake. Ero ancora molto in collera, ma stavo cercando di vedere la cosa dal suo punto di vista e, sebbene avesse torto marcio, potevo anche capire il suo atteggiamento, non lo accettavo, ma lo capivo.
 
Nei giorni seguenti trascorsi  molto tempo con Phoenix e con la regina, tanto che arrivai anche a trascurare un paio di allenamenti.
Il maestro d’armi venne ad informarsi delle mie condizioni di salute e spiegai che essendo rimasta indietro con lo studio il maestro aveva preteso un maggiore impegno. Per fortuna Phoenix mi resse il gioco e la nostra complicità crebbe maggiormente, passavo ore a leggere testi che narravano delle usanze del suo popolo e spesso chiedevo delucidazioni su ciò che non capivo, così cominciò ad avviarmi anche allo studio dell’antica lingua che si parlava nelle terre al di là del mare.
Talvolta la regina con il suo ricamo si sedeva nella sala dello studio e seguiva le lezioni che Phoenix mi impartiva.
Quel giorno anche loro scesero nella corte per assistere agli allenamenti.
- Altair, ci degni della tua presenza? Ti avevamo dato per dispersa! – La voce di scherno di Flake mi colpì come uno schiaffo.
- Non pensavo di mancarvi così tanto, Principe. – Calcai l’accento sull’ultima parola.
Una risatina si alzò da Gianfar che si stava godendo il siparietto come se fosse una delle farse di Alan.
Non degnai più di un solo sguardo Flake e mi diressi da Luke e Gianfar.
- Ciao ragazzi, non mi sono più fatta viva perché stavo studiando.
I due scoppiarono a ridere come pazzi: - Tu che studi? inventane un’altra.
- Idioti,  – Dissi con una voce nemmeno tanto convinta accennando un sorriso – venite, vi faccio conoscere il maestro Phoenix.
Fatte le presentazioni Phoenix mi prese da parte: - Dovresti smetterla di esasperare il principe.
- Non vi ci mettete anche voi.
- Ehi, Altair, scommetto che tutto quello studio ti ha rammollita.
 Mi voltai, Flake aveva davvero deciso di farmi arrabbiare: - Sono pronta a dimostrarti in qualunque momento il contrario a meno che tu tema di fare la figura dell’idiota.
Presi la spada corta con l’impugnatura in osso che era diventata la mia arma di elezione e feci una riverenza per ridicolizzarlo. Ovviamente si lanciò subito all’assalto, era parecchio più alto di me, ma io continuavo ad essere più agile, schivavo i colpi e in un paio di occasioni riuscii anche a metterlo in difficoltà.
In un momento in cui fummo abbastanza vicini da non farci sentire da nessuno gli ringhiai contro: - Stai cercano di trapassarmi con questa spada visto che con l’altra non ci sei riuscito?
I suoi occhi sembrarono fiammeggiare e mi diede una testata aprendomi un’escoriazione  sul sopracciglio, abrasione che, data la posizione, cominciò a sanguinare copiosamente.
Si allontanò un attimo ed osservai lo smarrimento e la preoccupazione dipingersi sul suo viso. Purtroppo ero troppo furiosa per provare anche solo un minimo di pietà per lo sguardo confuso del principe: aveva trasgredito una delle regole dei combattimenti cavallereschi. Approfittai della situazione, gli diedi un calcio nello stomaco che gli fece perdere l’equilibrio, gli assestai una ginocchiata nel fianco e poi gli fui addosso, lanciai la spada da un lato e gli diedi un pugno in faccia, se non fosse intervenuto Luke avrei continuato fino a ridurre il suo prezioso musetto una maschera sanguinolenta.
- Adesso basta Altair! Non ti ho mai vista così, sembri una tigre, cosa diavolo ti ha fatto? – Disse prendendomi di peso e trascinandomi lontano.
- Lascia perdere. - Mi voltai e spintonai gli altri compagni d’arme per aprirmi un varco ed andarmene.
  
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