Serie TV > Once Upon a Time
Ricorda la storia  |      
Autore: RowanDarkstar    12/03/2014    2 recensioni
«Per favore, lasciami parlare con Regina».
«Cosa?»
«Per favore. È passato così… così tanto. Parlami. Non come la Regina Cattiva. Non come la matrigna cattiva. Come la mia vera matrigna. Come Regina».
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
DISCLAIMER: “Once Upon a Time” e tutti i suoi meravigliosi personaggi appartengono all’ABC e ad Adam Horowitz e ad Edward Kitsis, eccetera… I mi limito a prenderli in prestito con amore.

Ambientazione: Nella seconda stagione, da qualche parte dopo “Regina di Cuori” e prima de “Il gioco del grillo”.




Parley

Mary… Biancaneve. Lei non è nessuna delle due ed è entrambe, in questi giorni. Due vite nella sua testa l’hanno fatta diventare qualcosa di più. Lei ha fatto crescere un po’ anche i suoi capelli. Al Principe Azzurro piacciono. Anche lei ci si è affezionata.

Ognuno sta lottando per un terreno sicuro. Gioia e paura e confusione tutte mescolate insieme.

*

Sapeva che si sarebbe sempre ridotto a questo, a loro due che si fissano negli occhi tra le macerie di una battaglia tragica e infruttuosa. Un colloquio tra nemiche mortali – tra famigliari. Il luogo la coglie di sorpresa. L’ultima volta si trovavano su una collina ventosa in mezzo agli echi di una scoperta e di una perdita che torce lo stomaco. Questa volta, lei giace su una trapunta morbida in un’assolata camera da letto di una piccola città del Maine.

I capelli di Regina sono un po’ più lunghi. Il suo trucco è un po’ più luminoso. Quasi tre decadi di Sindaco Mills hanno lasciato una traccia su di lei, e Biancaneve vede il cambiamento. Regina è ferita e terrorizzata e pronta a farsi violenta, come sempre. Ma un po’ della furia è scomparsa. A modo suo, persino Regina è maturata. Il ché porta a Biancaneve un sussurro di speranza.

Biancaneve si sistema sull’unico, semplice cuscino con la federa bianca e nera, si prende un momento per godere la freschezza del lino contro la propria guancia accaldata. Studia le linee sottili e le grinze agli angoli dei bellissimi occhi di Regina (e sono bellissimi, nonostante tutta la freddezza e la crudeltà che hanno trasmesso). Guarda il battito di ciglia scure.

Regina ha pianto. Non ha cercato di nasconderlo. Raramente lo fa. Mentre Biancaneve distende il proprio corpo, disarmato e scoperto, l’intero scenario è disorientante. In un’altra vita, lei potrebbe essere una sorella, una figlia, un’amica, che si trascina accanto a qualcuno che ama. Che offre conforto e affetto. In un’altra vita, lo era. Biancaneve ricorda lo svegliarsi da sogni oscuri e spaventosi in un palazzo pieno di spifferi e ombre, il percorrere lentamente il corridoio nel suo abito da notte, sentendosi come una fiamma di candela, l’essere lasciata passare oltre le guardie alle porte delle stanze della Regina, poiché erano state istruite che andava sempre bene. L’arrampicarsi nel letto accanto a Regina e l’essere accolta in braccia morbide e calde. Biancaneve può ancora sentire i lustrini del camice della sua matrigna contro la propria guancia, odorare l’acqua di rose sulla pelle di Regina. Casa e conforto. Amore.

Questo è cominciato con loro due e con confessioni e segreti sussurrati. Deve finire allo stesso modo. Biancaneve trae un respiro profondo. Regina profuma di mele. Questo deve iniziare da qualche parte.

*

«Ciao» dice semplicemente.

Regina gira la testa e aggrotta la fronte come se il suo linguaggio fosse qualcosa di incomprensibile. Un’ondata di paura vecchia di anni danza attraverso lo stomaco di Biancaneve, ma lei non lascerà questo posto. Devono essere loro due. Regina potrebbe ucciderla con un pensiero e un movimento della propria mano, ma non l’ha mai fatto. In tutti questi anni. Questo deve significare qualcosa.

«Cosa ci fai qui?» chiede Regina, la voce un po’ più profonda, un po’ più ruvida della voce della giovinezza di Biancaneve. Il cambiamento è stato graduale, ma la magia ha sempre un prezzo, e Regina ha vissuto con l’oscurità nelle vene per un lungo tempo.

Biancaneve ha pianificato una dozzina di cose da dire, una dozzina di suppliche d’apertura perspicaci e profonde. Ma in questo momento, fianco a fianco su un letto morbido a Storybrooke, dice prima di pensare: «Ho fatto un brutto sogno».

*

«Di cosa stai parlando?» Il cipiglio di Regina si approfondisce in fili di sospetto. La sua voce ha assunto un’incisività difensiva. La tensione tradisce il suo stato di quiete.

Biancaneve si prende il tempo per replicare, guardando le proprie dita mentre traccia le linee della cucitura sulla trapunta di Regina. Le ci vuole un momento per realizzare che le cuciture tracciano un ornato “RM”, e lei ricorda lo stare alzata sino a tardi e il ricamare segretamente e meticolosamente un cuscino come regalo di nozze per suo padre e Regina.

«Ho sognato il nostro reame» dice. «Il giardino dietro al palazzo. Qualcuno stava cercando di farmi del male. Avrebbero dovuto esserci guardie ovunque, ma erano tutte scomparse. Io stavo cercando te e mio padre. Tu avresti dovuto incontrarmi là vicino al tuo melo, portarmi alla casa sicura nei boschi. Ma non c’eri. C’era qualcosa che mi guardava dagli alberi. Mi sentivo esposta e terrorizzata. E si stava facendo buio. Tu dov’eri?»

Regina le rivolge qualcosa di simile a un’occhiataccia, ma c’è confusione nel suo sguardo. «Questo non è mai successo» dice.

Biancaneve non replica.

Dopo un momento, dice: «Ti ricordi Vanessa, la nostra sarta? Ricordi quando ha avuto quell’orribile febbre?»

Biancaneve guarda mentre i muscoli della gola di Regina si serrano e guizzano. «Non mi occupavo dei servitori di tuo padre».

«Hai mandato il tuo guaritore» dice Biancaneve. «Quando te l’ho chiesto, hai mandato il tuo guaritore. Lui l’ha aiutata».

Regina rilascia un derisorio sbuffo d’aria attraverso le proprie narici. «Per tenerti buona».

«Sei stata gentile con me. Per tanto tempo. Non sapevo che mi odiavi. Perché? Per favore, dimmi perché».

«Non avevo molta scelta». C’è qualcosa che manca nelle sue parole.

Una piccola brezza fluttua attraverso la finestra, e Biancaneve può odorare la magia nell’aria come i ricordi di giorni a lungo dimenticati. Può sentire il lieve ronzio che emana dalla pelle di Regina. Sa quando è iniziato. È solo che all’inizio non sapeva cosa significasse.

«Dov’è mio figlio?» chiede Regina. E la profondità delle sue parole picchia come un colpo contro la pelle di Biancaneve.

*

«Per favore, lasciami parlare con Regina».

«Cosa?»

«Per favore. È passato così… così tanto. Parlami. Non come la Regina Cattiva. Non come la matrigna cattiva. Come la mia vera matrigna. Come Regina. Come non avresti fatto in tutti quegli anni».

«Perché dovrei farlo? Perché dovrei anche solo fidarmi di te?»

«Perché vuoi una vita migliore. Perché vuoi essere felice. E la tua strada non sta funzionando».

«Oh, e la tua funzionerà?»

«No. Non la mia strada. Io sto trovando la mia strada proprio come te. La tua strada, Regina. La strada che hai iniziato. La strada che vuoi con Henry. La strada dove tu… hai una famiglia. E che ti piaccia o meno… io ne faccio parte. Ed Emma. E il tuo bambino. Lui è con Emma. Sta bene. Quindi per favore… per favore… parlami».

Silenzio.

«Parlami di Daniel».

Il suo sguardo sembra la calda scarica di una torcia di fuoco. «Tu non meriti di sapere di Daniel».

Biancaneve si infila le mani sotto le guance come un cuscino, come una bambina che aspetti una storia della buonanotte. Si domanda di sfuggita se Henry abbia fatto la stessa cosa su questo stesso cuscino. «Dimmi perché lo amavi. Dimmi perché lui ti amava. Se non a me… Dillo a Henry. Di’ a Henry che amavi Daniel. Digli che tua madre ti ha spezzato il cuore. Digli che non vorresti mai fargli provare questo. Digli che è per questo che lo proteggi».

«Tu non puoi dirmi come essere una madre per Henry. È mio figlio».

«Che odore aveva?»

Regina si spinge in su coi propri gomiti e abbassa lo sguardo su Biancaneve. «Cosa?»

«Daniel. Quando lo ricordi. Che odore ha?»

C’è confusione e un lampo di dolore che Biancaneve può sentire nelle sue stesse vene. «Di… pino».

Il momento sembra congelato. Come ghiaccioli. Come un globo di neve. Come un incantesimo. Biancaneve fissa negli occhi di Regina per un respiro lento e reale, le sopracciglia di Regina si alzano lievemente, una nube di lacrime fresche nei suoi occhi.

Biancaneve parla lentamente e cautamente, sentendo il bordo del globo con dita inguantate di pelle. «Io so… che tutti quelli che volevi amare ti hanno delusa. Tutti tranne Daniel. E l’hai perduto. E non è giusto. E in parte è colpa mia, lo so, e mi dispiace tanto… tanto. Ti ho delusa anch’io, sebbene non ne avessi mai avuto intenzione». Il sussurro le sfugge dalle labbra prima che lei possa pensarci: «Ti volevo bene».

«Io ti ho portato via tuo padre. Tu non ti fiderai mai di me. Non mi vorrai mai bene». Regina non è nulla se non pungentemente, tortuosamente onesta quando meno ce lo si aspetta.

Biancaneve dà una risata dolceamara. «Lo penseresti, non è vero?»

Regina non capisce. Ma è ovvio. Ha sempre pensato che loro siano molto più diverse di quanto le sono in realtà.

«Vedi, una volta ho dimenticato» dice Biancaneve. «Ho dimenticato il mio amore per James. E volevo ucciderti. In effetti, ci ho provato. Qualcuno mi ha salvata. Ma la verità è… quando ho perso il vero amore nella mia vita, ho ceduto alla stessa oscurità che ti ha mangiata viva. Se avessi guardato mia madre…» Le lacrime colgono Biancaneve alla sprovvista, e per un momento lei può quasi sentire l’odore della stalla e la nebbia e la notte su quella collina. La sua voce è debole mentre lei forza le parole: «…strappare il cuore di James…»

Il corpo di Regina sembra rifiutare ogni sillaba proferita. Si sposta come se ci fossero dei serpenti sulla sua pelle, ma ci sono lacrime nei suoi occhi e lei sembra quasi spaventata.

*

«L’hai mai amata?» chiede Biancaneve, prima che il silenzio possa rubare tutta l’aria.

«Chi?»

«Tua madre. L’hai mai amata?»

«Una volta, certo» dice lei. Regina lo fa, a volte. Risponde come se fossero solo due persone. Come se dimenticasse che dovrebbero odiarsi. «Era mia madre. Ma l’amore può diventare odio molto in fretta».

«E tu hai paura che è questo che succederà con Henry».

Regina volta in fretta la testa in direzione di Biancaneve, uno sguardo sorpreso o qualcosa di simile all’orrore sul suo viso. Ma svanisce quasi prima di iniziare. «Dimmi questo, Regina… quando Daniel era ancora vivo, se tua madre avesse smesso di usare la magia, se avesse appoggiato il tuo amore per Daniel… l’avresti perdonata? L’avresti amata ancora? Presa indietro nella tua vita?»

Un ricordo praticamente proietta un film negli occhi di Regina, si riflette sui suoi capelli lucidi e scarmigliati e nelle perle delle sue orecchie. Biancaneve vuole vedere quel momento così tanto che fa male. «Non c’era nulla che volessi di più» dice Regina semplicemente.

Biancaneve offre un dolceamaro sorriso. «Non pensi che sia proprio così che si sente Henry? Potresti dargli il lieto fine che tu hai perso».

Regina si sposta, si rannicchia, espira dal naso, si lecca gli angoli della bocca. Alla fine guarda Biancaneve, lievemente disorientata e dolorosamente giovane mentre dice: «Non so come».

Tutto cambia.

*

«Sei stanca?» chiede Biancaneve. «Io sono così stanca».

Regina non risponde. Ma si sistema sulla propria schiena e chiude gli occhi una volta di più.

*

«Cosa volevi diventare da grande?»

Silenzio.

Biancaneve prova di nuovo. «Cosa vuoi che diventi Henry?»

Quando Regina parla, le sue parole sono esitanti, ma sembrano… oneste. «Lui è così… buono con le persone. Compassionevole. Pensavo potesse diventare un dottore o… un insegnante».

«Un insegnante?» Qualcosa nel petto di Biancaneve si torce e si stringe e duole. Lei si odia. Per volere l’approvazione di Regina. L’amore di Regina. Le manca sua madre.

Regina la guarda, l’espressione illeggibile. Torna a guardare il soffitto.

*

Biancaneve vuole perdere il controllo. Vuole gridare contro Regina. Vuole essere furiosa e giustificata e crudele. Regina ha fatto cose terribili.

Lei deve tenere duro. Deve tenere duro.

«Tu ricordi l’amore» sussurra Biancaneve. «So che lo ricordi».

La risposta è della Regina. «L’amore è una debolezza».

Biancaneve scuote la testa. «No. Non ci credo».

«Perché? Perché hai perso la testa per il tuo prezioso Principe Azzurro?»

«No. Perché la mia matrigna mi ha detto che il vero amore è magico. Che crea la felicità. E io le credo ancora».

«Crea anche un dolore insondabile. Paura. Rabbia. Oscurità».

«Non per forza».

Regina scuote la testa con un ghigno disgustato. «Sempre la stessa viziata, ingenua principessina che tuo padre ha cresciuto».

*

Il sole si è mosso nel cielo. Della musica fluttua attraverso le tende da qualche parte in lontananza.

«Ho bisogno di riavere mio figlio» dice Regina.

Biancaneve trae un lungo, lento respiro e si gira sulla schiena. Guarda il soffitto, il disegno delle ombre mentre il sole si muove attraverso l’occhiello delle tende. Si chiede quanto Regina conosca bene questo disegno. Quante notti abbia giaciuto sveglia. «Lo so» dice Biancaneve. «Ma se lo prendi tramite l’oscurità, lui non sarà mai tuo per davvero. Ha bisogno di tornare volontariamente. Se tu puoi riaprirti all’amore… lui potrebbe semplicemente tornare a casa». Biancaneve prende un lungo momento, una vita di momenti e scelte, prima di dire: «E se lo fai… Sarò la prima a dirgli… che puoi essere una madre magnifica».

Regina non parla, ma il suo respiro accelera, e Biancaneve giura di poter sentire l’altra donna tremare.

*

«Tu non hai mai preso le mie difese» dice Regina, nel suo tono più curiosità che risentimento.

«Cosa?»

«Con tuo padre. Dici che mi volevi bene, ma non hai mai preso le mie difese».

Biancaneve lo assimila. Poi alla fine si limita ad annuire. «Hai ragione. Non l’ho fatto».

Dovrebbe esserci di più, dovrebbero esserci mille parole di più, ma questo è tutto quello che riesce a dire.

*

C’è una possibilità per la famiglia reale. Una possibilità per guidare, ed essere seguiti dagli altri. Le persone di Storybrooke sono arrabbiate, tradite. Il sortilegio ha messo ricordi di una vita di democrazia nelle loro teste, ma nei loro cuori, Regina è ancora la loro sovrana.

Gridano vendetta, ma se lei lo chiede, potrebbero seguire.

Se la loro Principessa la tiene per mano, tanto meglio.

*

Le ombre crescono.

«Mi dispiace che tu abbia perso tuo padre».

Non è proprio una confessione, ma è un’offerta genuina. E forse è qualcosa da cui cominciare.

Biancaneve quasi si allunga a prendere la mano di Regina. Ma alla fine si limita a chiudere gli occhi e a pensare a notti ventose e lustrini.

L’aria odora d’inverno.

Sono entrambe così stanche.

Gli alberi si spostano, e un intenso raggio del sole pomeridiano entra obliquamente e punge gli occhi di Biancaneve.

Le dita di Regina si alzano e ondeggiano come tende. I drappeggi si muovono per proteggere Biancaneve dal sole.

Passa un battito cardiaco prima che Biancaneve realizzi cosa potrebbe essere appena successo. Regina non si muove, non la guarda.

Forse non è niente. Forse il sole era anche negli occhi di Regina. Ma per un momento, questo palazzo bianco e nero sa un po’ di casa.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: RowanDarkstar