Film > Hannibal
Ricorda la storia  |      
Autore: DazedAndConfused    12/03/2014    2 recensioni
[Il Silenzio degli Innocenti]
Clarice Starling incassò quella stilettata senza batter ciglio, come fece San Sebastiano quando i dardi, uno dopo l’altro, andarono a conficcarsi nella sua carne.
Una falena, ecco che cos’era lei per Lecter.

Song Challenge – Movies ~ #3
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sappy Nirvana

{And if you save yourself, you will make him happy}

 

È un visone da cimitero. Vive in una cassa toracica, tra le foglie secche di un cuore.

 

 

Erano quelle le parole che erano frullate in testa a Clarice Starling – impavide falene che lasciavano la propria polvere sulle pareti della sua mente – quando aveva scorto Lecter nella cella in cui era stato da poco trasferito.

L’acciaio che rivestiva il pavimento, i muri, il soffitto – i pensieri di Lecter stesso – scintillava come una macchina infernale, ferendo gli occhi della donna; il dottor Lecter nel frattempo pareva non essersi accorto di lei, intento com’era nel leggere su un tavolino sommerso di volumi, con le spalle rivolte verso la porta.

Nell’istante in cui l’agente Starling aveva sbattuto le palpebre, cercando di sgombrare la propria mente da qualunque pensiero futile, l’uomo l’aveva però già accolta con il suo solito “Buongiorno, Clarice”.

(la lingua rosea aveva guizzato rapidamente sulla L, tornando a sbattere morbidamente sul palato per la R,

per poi andare infine ad adagiarsi sulla fila inferiore di denti)

Finì la pagina e si voltò a fissarla, le scintille che guizzarono rapidamente e che rivelarono un misto di sensazioni, tra cui un sottile fastidio e un interesse che non era riuscito comunque a soffocare.

Ogni volta che era costretta a sostenere quello sguardo, Clarice si sentiva sempre più nuda e piccola, quasi fosse una larva… Un’imago. Un’imago con le unghie laccate, con lo smalto metallizzato dato con cura e le orecchie forate più e più volte per sembrare più carina e-no. No. Dannazione, non pensarci. Non è il momento. Non devi pensarci.

Sventolò i disegni sotto il naso di Lecter, riprendendo a respirare regolarmente, e non rispose alle sue provocazioni.

Al diavolo se si annoia. Non ho tempo da perdere, io. E neanche Catherine. E neppure Kimberly ne aveva…

“Non mi hanno mandato, sono venuta di mia iniziativa.” si decise infine ad aprir bocca, mentre le labbra di Lecter si distesero e scoprirono due file di denti piccoli e bianchissimi, schierate in quello che aveva tutta l’aria di essere un sorriso.

“La gente dirà che siamo innamorati.”

 

He’ll keep you in a jar

And you’ll think you’re happy

He’ll give you breathing holes

Then you’ll think you’re happy

 

Clarice Starling incassò quella stilettata senza batter ciglio, come fece San Sebastiano quando i dardi, uno dopo l’altro, andarono a conficcarsi nella sua carne.

Una falena, ecco che cos’era lei per Lecter.

L’uomo si divertiva a tenerla rinchiusa in un barattolo con il coperchio bucherellato e a nutrirla con le lacrime di chi aveva voluto bene a Fredrica, Kimberly e tutte le altre, le lacrime che la senatrice Martin aveva trattenuto stoicamente durante gli appelli televisivi e anche nell’incontro che aveva avuto con lo stesso Lecter, immensamente lieto di poter avere a disposizione una nuova vittima da tartassare verbalmente come più gli piaceva.

Poteva vederlo chiaramente picchiettare sul vetro e ridersela nel vederla così spaurita e disorientata… o forse quello era Buffalo Bill?

Effettivamente Lecter si sarebbe annoiato nel vederla ridotta così; probabilmente avrebbe preferito passare il tempo osservandola, studiando con minuziosa attenzione ogni suo movimento e annotando numerose osservazioni su uno dei taccuini eleganti che era solito usare quando esercitava ancora la propria professione.  

Giusto, lo stronzo che se la rideva era sicuramente Buffalo Bill.

Ora al suo posto c’erano Kimberly Emberg e le sue unghie scarnificate a forza di cercare una via di uscita da quella prigione, mentre il sangue andava ad incastrarsi tra le cuticole, nascondendo quel poco che restava dello smalto che si era messa con tanta premura. Un istante dopo Buffalo Bill era comparso di fronte a lei – il ghigno malefico reso ancor più gigantesco e deformato dal vetro del barattolo – e le aveva sparato una stella in mezzo al petto, proprio laddove non c’era quasi nulla da guardare.

Kimberly si era afflosciata su se stessa, senza nemmeno avere il tempo di protestare: un istante e non era altro che un mucchio informe di pelle.  

 

He’ll cover you with grass

And you’ll think you’re happy

Now

 

“È un peccato che Catherine Martin non debba rivedere mai il sole.”

A quelle parole l’agente Starling si riscosse dai propri pensieri e pregò che Lecter aggiungesse qualche altra parola, dandole così il tempo di rientrare in possesso della propria lucidità.

“Il sole è un materasso incendiato sul quale è morto il suo Dio, Clarice.”

“È un peccato che lei ora debba fare il compiacente e leccare qualche lacrima quando può” ribatté lei con fare deciso, guadagnandosi così l’incurvarsi quasi impercettibile delle labbra del dottor Lecter.

Quell’immagine – l’invertirsi di ruoli, il cedere il costume della falena a lui, l’uomo le cui pulsazioni non erano andate oltre il numero di ottantacinque neanche quando aveva strappato a morsi la lingua a quella povera infermiera – aveva rincuorato Clarice e le aveva permesso di riprendere il colloquio con Lecter con rinnovata energia.

Quelle impressioni erano state confermate dal successivo scambio di opinioni, durante il quale il dottor Lecter l’aveva portata a ragionare sui meccanismi che innescano il processo del desiderio, ma avevano di nuovo ripreso a cozzare contro il vetro non appena egli aveva ricominciato ad incalzarla sul suo passato.

Quid pro quo, Clarice.

C’era una fossa che l’attendeva e, di fianco ad essa, Buffalo Bill con la vanga in mano, pronto a ricoprirla di zolle smosse.

Nessun fiume per lei, nessun’acqua impetuosa che le mischiasse le sembianze con fare disordinato, che le levasse di dosso la sua identità… quella che un tempo era stata Clarice, la piccola orfanella.

Quid pro quo, Clarice.

 

And if you fool yourself

You will make him happy

 

Del successivo scambio di battute l’agente Starling aveva soltanto un’immagine piuttosto sbiadita: erano finiti a parlare di quella notte in cui gli agnelli avevano preso a strillare e piangere e a dibattersi, e di come lei si fosse alzata di soprassalto e fosse fuggita con Hannah, la cavalla mezza cieca della cugina di sua madre, perché non voleva farle fare la stessa fine di quegli agnellini che non avevano mai fatto male a nessuno.

Eppure erano loro che gridavano.

Quando li puntò sul dottor Lecter, Clarice aveva gli occhi colmi di lacrime, e nelle orecchie gli strilli incessanti di quelle povere bestiole, e il petto le andava rapidamente su e giù, come se la scena si stesse nuovamente ripetendo di fronte a lei.

“Grazie, Clarice.”

Quelle due parole fecero vacillare la donna, che dovette appoggiarsi ad una sedia e respirare a fondo per poter riacquistare un po’ di razionalità.

“Mi dica il nome, dottor Lecter” sibilò piano, tornando all’attacco ma assomigliando sempre di più ad un toro trafitto da una raggiera di banderillas.

Lecter distolse lo sguardo e si schiarì la voce, tornando a concentrarsi sui propri disegni.

“Dottor Chilton… credo che voi due vi conosciate già.”

Le gambe dell’agente Starling si fecero molli e il sangue riprese a ronzarle insistentemente nelle tempie.

Un passomancava un fottutissimo passo.

 

He’ll keep you in a jar

And you’ll think you’re happy

He’ll give you breathing holes

Then you will seem happy

 

“Prenda l’ascensore, Starling” la intimò Chilton, prendendola per un braccio, ma la donna si divincolò, per poi finire nella stretta di uno dei due agenti che avevano accompagnato il dottore fin lì.

“Andiamo!” Chilton urlò per l’ennesima volta, il volto ormai paonazzo. Nel frattempo Lecter si era voltato di nuovo e aveva ripreso a fissarla.

“Addio, Clarice. Me lo farà sapere se gli agnelli smetteranno di gridare?”

“Sì. Glielo dirò.”

“Lo promette?”

“Sì.”

Un fremito impercettibile scosse Clarice nell’esatto istante in cui s’accorse che Lecter stava afferrando qualcosa dal tavolino.

Fu un attimo: l’agente Starling si liberò dalla presa degli agenti e si sporse verso la cella, da dove lui le stava tendendo il dossier del caso.

L’indice di Clarice Starling per un millesimo di secondo andò a toccare quello di Hannibal Lecter – il cannibale, il mostro – che ebbe un sussulto. Gli occhi di Lecter lampeggiarono per qualche istante, dopodiché egli riassunse il suo usuale aplomb.

“Grazie, Clarice.”

“Grazie a lei, dottor Lecter.”

Quella fu l’ultima volta in cui Clarice Starling vide Hannibal Lecter – l’essere umano – prima che egli fuggisse: non era altro che una falena imprigionata in un barattolo da quel bambino capriccioso di Chilton, con le ali abbassate e la proboscide tra le sbarre, che la osservò uscire di lì senza lasciar trasparire la benché minima traccia di alcun sentimento.

Forse non avrebbe più avuto bisogno di nutrirsi di lacrime.  

 

You’ll wallow in your shit

Then you’ll think you’re happy

 

Fredrica Bimmel aveva strisciato ai piedi di Jame Gumb fino alla fine, solo che non se n’era resa conto. Gli aveva scritto una lettera perfino nel buco in cui lui l’aveva scaraventata, e neppure sull’ultima pagina era comparso un solo insulto nei suoi confronti.

Fredrica sapeva?

Clarice si augurava con tutto il cuore che la giovane donna non si fosse resa conto di quel che le stava succedendo attorno, nemmeno quando lui le aveva mandato una lozione da spalmare su tutto il corpo – d’altronde il giorno della concia si stava avvicinando – tramite il cestino calato in quel pozzo… nemmeno quando le aveva sparato un colpo a bruciapelo, facendo nascere una stella marina di sangue e carne sul suo petto.

Lei, che credeva di essere la prima – l’unica – per lui, e che invece era stata ritrovata solo dopo altre come lei, tutte ugualmente mangiate dai torrenti…

Che faccia aveva fatto Gumb quando aveva legato i pesi al corpo molle della Bimmel? E quando lo aveva scaricato nel Blackwater? Era rimasto impassibile, lui che un tempo era stato capace di scriverle che l’amava?

‘Carissimo Amico Segreto del mio Cuore’… Bah, stronzate!

Gli serviva solo la tua pelle, Fredrica. Voleva solo quella, e l’ha desiderata talmente tanto da riuscire a impossessarsene.

Era la cosa migliore che potessi offrirgli… e non hai avuto nulla in cambio.

 

Now

You’re in a laundry room

You’re in a laundry room

You’re in a laundry room

 

Accademia di Quantico, 3.12 A.M.

Sono trascorsi un paio di mesi da quando il caso di Buffalo Bill – o Mr. Hide, come la stampa ha recentemente iniziato a chiamarlo – è stato finalmente dichiarato chiuso.

Molte cose sono cambiate da allora, e altre invece sono rimaste sempre le stesse: Clarice Starling addormentata nella lavanderia, per esempio, è una di queste.

Non sono gli scossoni energici delle lavatrici a turbarla, né l’acqua che scroscia nei tubi, e neppure gli agnelli che strillano.

Clarice Starling ha salvato Catherine Martin e, così facendo, ha tratto in salvo anche se stessa: nell’alveo che ha ricavato dallo spazio tra due lavatrici la donna sonnecchia placida, senza che l’ombra di nessuna minaccia giunga a disturbarle il sonno.

D’altronde, senza di lei, il mondo sarebbe un posto meno interessante.   

 

Conclusion came to you

 

 

 

Note autrice

La saga di Hannibal Lecter mi ha letteralmente sconvolto la vita: fino a qualche anno fa non avrei scommesso neppure un soldo bucato sul fatto che avrei amato alla follia un libro di questo tipo… e invece mi sono dovuta ricredere.

Thomas Harris è entrato prepotentemente – e meritatamente, c’è da dirlo – nell’Olimpo dei miei scrittori preferiti di sempre: è incredibile l’abilità con cui quest’uomo riesca a descrivere in maniera naturale i pensieri di una donna, di un serial killer con gravi traumi e di uno psicopatico che, in fondo, così psicopatico non è.

Mi sono innamorata di tantissimi personaggi – in particolar modo di Hannibal Lecter – ma non è questo lo spazio per stare a ciarlare della mia ennesima cotta per un personaggio di finzione.

Passando alle cose importanti!

Beh, che dire? Come già precisato nell’introduzione, la fanfiction si svolge nel periodo narrato nel secondo volume della saga, ovvero il celeberrimo Il Silenzio degli Innocenti. I dialoghi presenti in questo scritto – così come la citazione all’inizio – sono stati riportati dal libro (almeno, così mi pare) e ammetto che questa fanfiction risenta maggiormente dell’influenza dell’opera originale, piuttosto di quella della trasposizione cinematografica. (anche se, c’è da dirlo, mentre scrivevo sulla pagina di Word apparivano i volti di Hopkins e della Foster!)

Posto comunque la fanfiction tra i film perché ho notato che solo qui è presente una sezione vera e propria dedicata alla saga del dottor Lecter… comunque sia, qui è e qui sta. :D

Ciò significa che questa ff è la terza della mia 10 Songs Challenge (rivisitata) dedicata ai film, dopo quella che ho scritto su Le Iene di Tarantino e quella in cui ho parlato di Milk, il film con Sean Penn e James Franco. (momento spam finito, abbiate pietà!)

Nella 10 Songs Challenge di solito m’ispiravo al titolo della canzone che mi capitava nella riproduzione random dell’iPod… adesso ho deciso di ispirarmi ad un verso del suddetto brano, ossia quello che dà il titolo a questa storia e che ritrovate tra le parentesi graffe.

Il brano in questione è Sappy dei Nirvana, che è stato una sorta di epifania in perfetto stile Joyce per la stesura di questa fanfiction.

E nulla, che altro dire?

Spero che questo mio cimentarmi nello scrivere qualcosa su questa saga intoccabile risulti essere un’impresa meno folle e malriuscita di quel che penso io :D

Ringrazio inoltre chiunque di voi sprecherà un po’ del proprio tempo per leggere e/o recensire :3

Baci,

 

Dazed;

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Hannibal / Vai alla pagina dell'autore: DazedAndConfused